#ProgettoAPU: un onesto mestierante, nulla di più

APU (accelerated processing unit) è un sistema con componenti di calcolo aggiuntive rispetto la CPU. Il termine è stato reso noto al grande pubblico da AMD, che l’ha fatto proprio con il progetto Fusion del 2011, ma la definizione è calzante anche per tutta l’offerta attuale di processori Intel mainstream, equipaggiati di serie con le varie HD Graphics o Iris. L’elemento aggiuntivo a cui si fa riferimento è, infatti, nella maggior parte dei casi una GPU. Ovviamente una con prestazioni basiche, adatta giusto per le esigenze di uso generico, ma che può essere di vitale importanza nelle configurazioni hardware più compatte o a basso budget. La componente grafica annessa alla CPU viene solitamente definita iGPU (Integrata), che si differenzia dalla dGPU (Discreta) e dalla eGPU (Esterna) in base al suo posizionamento. In alcuni casi si possono avere due o persino tutt’e tre queste schede grafiche: pensate ad un MacBook Pro 15” che ha la iGPU Intel nella CPU, poi una dGPU AMD Radeon Pro e, potenzialmente, anche una eGPU collegata via Thunderbolt 3. Ovviamente questo è un caso limite, ma il punto è:

quanto può essere buona una buona iGPU? 

Quelle di Intel erano davvero mediocri all’inizio, tuttavia sono maturate bene ed oggi risultano tra le più diffuse nei computer di tutto il mondo, poiché moltissimi usano solo la GPU integrata non avendo bisogno di prestazioni elevate nel gaming, nella grafica, nel 3D, ecc… Tuttavia se prendiamo la più prestante attualmente inserita nella linea Coffee Lake desktop, ovvero la UHD Graphics 630, ha prestazioni con OpenCL classificate da Geekbench 4 a 22.239 punti, che sono prossimi ai 22.210 di una vecchissima AMD Radeon R7 M260X e ben distanti dai 72.802 della più scarsa NVIDIA GTX attuale, ovvero la 1050, ma anche dalla GT 1030 che arriva a 43.809. Ciò non significa che sia inutile, anzi: consuma pochissimo, riesce a gestire tranquillamente schermi 4K e, nel caso delle Intel, c’è la tecnologia Quick Sync che è una manna nella codifica video, pur avendo una dGPU potente. Tuttavia la creazione di un computer super compatto su base ITX ci pone davanti ad una scelta difficile: per contenere le dimensioni e i consumi, ci si deve accontentare di schede grafiche adatte solo ad un uso generico e semplice del PC. Con l’uscita delle nuove APU Ryzen lo scenario si è ampliato positivamente, arrivando ad includere in CPU come la 2400G da 4 core / 8 threads anche una iGPU AMD Vega con 11 core e prestazioni promettenti.

Da qui l’idea di assemblare il #ProgettoAPU, così da valutarne le prestazioni nell’uso office e multimediale, con qualche incursione anche nel gaming. Il Ryzen 5 2400G è stato il punto di partenza, poiché il più alto in grado nell’offerta attuale con iGPU e ben bilanciato nel rapporto prezzo/prestazioni. Il prezzo street attuale è infatti di soli 170€, che sembrano una miseria considerando cosa si ottiene in cambio. In dotazione c’è anche un dissipatore di buona qualità, anche se un po’ rumoroso a massimi regimi, ovvero l’AMD Wraith Stealth. Alla fine dei conti, però, ho deciso di utilizzare un case troppo sottile per quello. Uno che, per giunta, avevo un po’ bistrattato in un precedente articolo. Si tratta dell’IN WIN Chopin, case mini ITX strutturalmente simile ad altri che costano meno della metà (come l’ITEK Spirit) pur essendo praticamente identico se non per la finitura esterna e l’alimentatore. È questo il motivo che me lo ha fatto scartare con un po’ di disappunto nel #ProgettoMiniMix, ma questa volta partivo da una prospettiva diversa, ben disposto a spendere quel qualcosa in più in cambio di coolness, poiché l’APU lo meritava. I principali vantaggi di Chopin rispetto ai prodotti nati dallo stesso stampo (e ce ne sono diversi) è che qui vi è un’elegante finitura esterna in robusto alluminio spazzolato, un alimentatore più potente (150W contro i classici 130W) e cavetteria tutta nera, quindi più elegante e meno confusionaria.

Con un case così piccolo si fa un minimo di fatica nell’assemblaggio, ma non più di tanto. Basta far passare per prima cosa i cavi dati (SATA) ed alimentazione del disco da 2,5” nel foro superiore sopra la scheda madre, poiché questi andranno sul retro (si possono evitare usando un disco M.2, se la scheda madre lo supporta). Poi si sollevano fino a quanto è possibile i cavi di alimentazione e si inserisce al di sotto la scheda madre. Infine si collega tutto e si cerca di nascondere i cavi sulla destra, l’unica area che rimane ben coperta dallo sportellino laterale, traforato per l’areazione. 

La prima scelta per dissipatore e RAM non è quella che vedete nelle immagini. Avevo infatti optato per la bella Cryorig C7 con pale bianche, accoppiata a della RAM G.Skill dello stesso colore. Il colpo d’occhio era perfetto ma ho riscontrato un problema imprevedibile: la ventola sopra il dissipatore arrivava così vicina alla griglia che entrava in risonanza, creando un fastidioso sibilo già a regimi medi. Alla fine ho dovuto ripiegare per la più canonica Noctua NH-L9a-AM4, certo delle sue ottime prestazioni e di uno spessore ancora minore. La qualità Noctua non si discute e con un case completamente cieco avrei preso direttamente quella, perché ha una ventola da 92mm con un’efficienza termica incredibile, ma l’avevo scartata per via di quell’orrendo schema cromatico stile PC degli anni ’80, visto che si intravede attraverso il pannello laterale. Pazienza: me ne sono fatto una ragione quando l’ho installata, ho riacceso il computer e mi sono accorto che quel fastidioso sibilo era sparito. Il silenzio è d’oro…

Forse esiste della RAM beige e marrone come quella ventola, ma preferisco non saperlo. Ho scelto di nascondere il più possibile il resto ed ho optato dunque per il nero, con 8GB Kingston HyperX in due moduli da 4GB a 2666MHz, che avevo acquistato alcuni mesi fa all’ottimo prezzo di 75€ (oggi sono salite a 100€). Vista la natura del computer ritengo che sarebbe stato inutile andare oltre: qui l’idea non era di spingersi ai limiti quanto piuttosto di bilanciare adeguatamente i componenti affinché il tutto risultasse veloce, silenzioso, stabile e parco nei consumi.

Per il disco ho pensato a diverse soluzioni e una che mi allettava era un M.2 di piccolo taglio per il boot più un HDD tradizionale da 500GB (o 1TB) per un po’ di storage integrato. Tenendo da conto che volevo mantenermi entro un range di spesa contenuto, era una possibilità intrigante. Ho fatto così, in effetti, ma con il case così piccolo e con diversi punti di areazione passiva (ovvero aperture), sentivo più il rumore del disco meccanico che il resto. Considerando che avevo da poco provato il Crucial MX500 da 500GB – che ad un prezzo di circa 110€ offre la velocità delle NAND 3D di ultima generazione ed una capacità più che valida – ho optato per questo e lo rifarei ancora.

Cosa manca all’appello? Beh, la cosa più importante e che di solito analizzo per prima: la scheda madre. Chissà come, questa volta è finita in coda all’elenco ma non per mancanza di meriti. La Gigabyte GA-AB350N-Gaming WIFI è una delle pochissime che a febbraio mi è arrivata già aggiornata col BIOS per supportare le APU Ryzen 2, con tanto di etichetta sulla confezione. Questo è un requisito fondamentale se non avete una CPU Ryzen 1 ed una scheda grafica PCIe da montare temporaneamente e non volete allungare i tempi ricorrendo al Boot Kit in prestito da AMD solo per fare l’update dell’EFI BIOS.

Il formato è mini ITX, com’è ovvio che sia, ed ha una disposizione degli elementi molto comoda per questo case, in quanto la cavetteria del front-panel sta in alto e non all’estrema destra (che qui è poco agibile). Mi dispiace un po’ che manchi una USB-C (sia sul case che sul retro della scheda), ma all’atto pratico non si è rivelata essere una limitazione pesante vista l’ancora scarsa diffusione. Molto importanti la doppia uscita video HDMI 2/DisplayPort 1.2, le quattro USB 3.0, due USB 3.1 Gen 2 (10Gbit), due USB 2 per eventuali mouse/tastiera/dongle, scheda di rete cablata e wireless ac con antenna esterna calamitata. Manca l’uscita audio ottica, se ve lo state chiedendo, ma al prezzo medio di 130€ non me la sono sentita di chiedere di più (le ITX sono care…). Ecco fatto, tutto finito, mettiamo da parte la descrizione e vediamo un po’ le prestazioni, ma non prima di aver riepilogato tutti i componenti con i prezzi da me pagati al momento dell’acquisto (e che possono facilmente variare considerando l’andamento degli shop online):

#ProgettoAPU: lista della spesa

Scegliere un metro di confronto in base ai miei SaggiProgetti non è stato facile, poiché sapete che con quelli tendo a salire piuttosto in alto con la spesa, di solito il doppio se non il triplo rispetto al #ProgettoAPU. L’unico tra quelli pubblicati che può aver senso vedere insieme è il primo #ProgettoAMD, equipaggiato con Ryzen 5 1600. E neanche tanto, a voler essere sinceri, visto che in quel caso c’erano 16GB di RAM ed una GTX 1060. Ho tirato quindi fuori dal cassetto i risultati di uno dei tanti computer assemblati che non ho avuto il tempo di portare sul sito, il cui nome in codice era #ProgettoMini2 e si basava su Intel i5-7500 quad-core, che ho provato sia con la iGPU Intel HD 630 che aggiungendo una NVIDIA 1050 ti. Iniziamo proprio dal test CPU, realizzato al solito con Geekbench 4.

Qui non c’è molto da dire, se non che le CPU di AMD a parità di core continuano ad essere leggermente inferiori alle Intel, con tutto che qui si sta valutando una Kaby Lake e non Coffee Lake. Vero è che ci sarebbe margine di overclock sul 2400G, ma non con questo case e questo dissipatore. Decisamente più interessante, e direi persino rivelatorio, il test sulle GPU in OpenCL. Qui vedrete il #ProgettoMini2 comparire due volte, sia con la iGPU che con la dGPU, ed è proprio questo salto a farci capire il senso di una APU Ryzen che include una Vega 11.

In condizioni normali un utente si trova a dover scegliere tra le soluzioni integrate di Intel nelle proprie CPU e le schede grafiche dedicate, che richiedono una spesa aggiuntiva media minima di 150/200€ ed offrono prestazioni ben superiori. Nel mezzo c’è un grande vuoto che le recenti APU di AMD vanno effettivamente a colmare. È facile vedere quanto la Vega RX 11 sia più potente di una Intel 630 ed è ancor più interessante, secondo me, che le sue performance siano praticamente identiche a quelle di una NVIDIA GT 1030. Ovvio che la prima delle GTX arrivi abbastanza più alto, ma non c’è dubbio che uno spazio per il Ryzen 2400G esista e sia anche ben definito.

Personalmente, però, non ritengo che le prestazioni siano tali da poterlo considerare per una macchina da lavoro di chi abbia esigenze anche solo medie in termini di grafica, se non per l’illustrazione 2D. Di sicuro ci dà la possibilità di gestire con maggiore scioltezza gli schermi esterni UHD e offre quel pizzico di sicurezza in più in tutti gli ambiti del multimedia rispetto ad una iGPU Intel attuale, ma il distacco da una soluzione dedicata è ancora troppo importante. Da notare che qui non ho considerato i prezzi ma solo i numeri: se teniamo anche i conti allora si nota che la componente GPU dei Ryzen 2 G è ben più economica rispetto quella presente nei processori Intel, pur offrendo performance superiori al doppio. E questo è senza dubbio un risultato di tutto rispetto.

AMD, comunque, sa spingere discretamente bene quando si tratta di rendering realtime e le possibilità di gioco offerte da un computer del genere sono da valutare. Bisogna però mettersi nella giusta prospettiva, poiché è chiaro che pure una CPU meno potente di questa andrà molto meglio se ha una GPU dedicata. Il punto qui è chiaro: se si sa già che si rimarrà solo con la iGPU, allora il Ryzen 2400G è una seria possibilità da considerare potendo giovare di un chip grafico migliore rispetto quelli Intel. Io lo vedo ideale per un computer nato per fruizione multimediale, magari anche da salotto (ed ecco il perché della bella livrea che ho scelto), ma non pensiate che possa sostituire una console. Tanto per darvi un’idea, Assassin’s Creed Origins in Full HD con le opzioni grafiche di base, raramente supera i 20fps ed ha anche dei picchi ben più bassi, stessa cosa per Total War Warhammer e Mad Max Fury Road, dove capita di vedere numeri ad una cifra. Certo è che con la HD 630 nemmeno ci pensate a farlo partire un gioco simile mentre qui, volendo proprio tirarlo per le orecchie, una capatina breve su titoli impegnativi si può immaginare, ma è decisamente una soluzione sub-ottimale per il gaming.

Sempre sulla colonna dei no ci vanno gli utilizzatori della suite Adobe, che già fatica con le Vega discrete figurarsi quelle integrate. Però non è solo colpa sua, pure DaVinci Resolve mi ha fatto capire che non era proprio il caso. Ci si può dimenare molto bene nelle attività del quotidiano con una macchina simile, può diventare un buon centro multimediale per il salotto o per lavori per i quali non serva molto la grafica ma si vuole stare più tranquilli nella gestione degli schermi ad alta risoluzione. Tuttavia questa è la soluzione più potente ad oggi offerta da AMD in campo APU, per cui anche se la GPU Vega RX 11 integrata vi stesse bene dovreste comunque accettare la “limitazione” a 4-core e 8-thread, che nella famiglia Ryzen sono poco sopra il minimo sindacale.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.