Recensione: casse amplificate Audioengine A2+, qualità da monitor in piccolo formato

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Utilizzo diversi computer, la maggior parte dei quali sono Mac, ma tendo a considerare unica la mia postazione di lavoro. Se si tratta di confezionare articoli e recensioni riesco a farlo abbastanza bene anche in mobilità con il MacBook Pro 13″ (recensione), ma ho bisogno di una scrivania per collegare tutte le mie periferiche. Dai dischi dati a quelli di backup, dal lettore di memorie all’hub USB, dal masterizzatore BluRay alla scheda audio, dal microfono alle cuffie… c’è una bella pila di dispositivi nel mio ambiente di lavoro e sono tutti strettamente necessari. Come casse ho utilizzato per due anni le Bose Companion 20 (recensione), complessivamente buone considerando il bel design, il suono corposo e il pratico controller da posizionare a portata di mano. Sul fronte audio le ho trovate più che soddisfacenti per ascoltare musica ma nel montaggio video risultavano deludenti. L’enfasi dovuta all’equalizzazione di Bose mi ha indotto più volte a posizionare dei cambi in momenti che poi rendevano molto peggio riguardando i filmati sui TV, smartphone o tablet, infatti ho iniziato a preferire l’ascolto in cuffia (ma anche così la percezione rischia di non essere proprio corretta). Per questo motivo era da tempo che volevo acquistare delle casse monitor, solo che oggi la maggior parte dei montaggi li eseguo su PC Windows e non sull’iMac Pro (recensione) che è il mio daily driver. Alla fine ho optato per qualcosa di leggermente diverso su quest’ultimo, con delle casse aventi il carattere e lo stile di quelle monitor professionali ma con dimensioni più compatte ed un sound più amichevole: le Audioengine A2+.

Non vi mentirò dicendo che quelle nere sono state la mia prima scelta. Col senno di poi le reputo decisamente le migliori da affiancare alla neritudine dell’iMac Pro, ma le avevo sempre apprezzate laccate di bianco e al momento dell’acquisto le ho prese addirittura rosse: bellissime! Purtroppo avevano un difetto di verniciatura sul fondo e il venditore non ne aveva altre nel colore della passione, quindi l’ho preso come un segno ed optato per le nere. Temevo fossero un po’ anonime, per questo le avevo scartate all’inizio, ma dal vivo si apprezzano tanto e la finitura opaca ha una resa eccellente.

Non so se la piantina qui sopra suggerisca quanto siano piccole le A2+ per cui riporto anche le misure: 10 x 15 x 13 cm. Il design è esattamente quello che deve essere, al contrario dei prodotti ideati per le vetrine queste casse non hanno bisogno di sbrilluccicare per tentare di apparire migliori di quanto non siano. Puntano alla sostanza, insomma, ma sono anche belle. Credo che a renderle attraenti sia proprio il fatto di avere questo design che siamo abituati a vedere nelle casse monitor ben più grandi, ma in miniatura. La derivazione è chiaramente quella, infatti si tratta del sistema stereo più economico della statunitense Audioengine, ma si propongono ad un più ampio bacino di utilizzatori.

La robusta struttura di MDF racchiude infatti un DAC (il TI/BurrBrown PCM2704C) e i due diffusori attivi possono essere utilizzati su qualsiasi computer dotato di porta USB. L’amplificazione fornisce 60W, 30 per canale (15 RMS), veicolati da un midwoofer da 70 mm ed un tweeter da 19. L’unico “trick” presente è la sottile feritoia che funge da bass-reflex, per il resto si tratta di un sistema audio stereo tradizionale a cui si può aggiungere un sub woofer in output.

Vediamo rapidamente la dotazione di serie, che include due morbide sacche da trasporto per le casse, l’alimentatore, un cavo USB, uno da 3,5mm e quello di connessione tra i due altoparlanti. L’elemento principale è la cassa sinistra, dove è presente un potenziometro per il controllo volume che funge anche da on/off grazie ad uno scatto aggiuntivo rispetto la posizione di partenza. Nel mio setup è risultato un bene che questo fosse proprio lì e non sulla cassa destra, che è in parte coperta dal secondo monitor, ma va considerato che non c’è un telecomando o un controller distaccato che si possa avvicinare alla tastiera.

La connessione tra gli altoparlanti avviene nel modo tradizionale, con il filo le cui due estremità vanno inserite e bloccate in un preciso meccanismo a vite. Abbiamo poi l’alimentazione e l’uscita USB sotto il volume, mentre sulla sinistra si trovano due ingressi (uno da 3,5mm e l’altro RCA) ed una uscita utilizzabile anche per l’ottimo sub woofer Audioengine S8.

Ci sono quindi diverse modalità di connessione, che consentono anche di far sentire dalle casse anche l’audio di uno smartphone o di collegarle ad un amplificare senza sfruttare quello interno. Non c’è il Bluetooth, se ve lo state chiedendo, e non mi aspettavo di trovarlo, anche se ci sono alcuni prodotti Audioengine in cui è presente (come le HD3). Io le ho provate sia sulla scheda audio (una Focusrite Scarlett 2i2) che collegate direttamente al computer via USB e devo dire che il DAC interno è davvero ottimo quindi si prestano benissimo ad essere sfruttate proprio così, senza nessun hardware aggiuntivo.

Il volume massimo non è fortissimo anche se può riempire una stanza di medie dimensioni in modo adeguato e senza produrre alcuna distorsione. Nel mio caso le ho adoperate quasi sempre intorno al 50% sulla postazione di lavoro, quando non anche al di sotto per ottenere un gradevole tappeto musicale. Chiaramente lo scotto per dimensioni così compatte si paga e lo si fa in termini di potenza, ma questo era del tutto prevedibile, non mi aspettavo certo che potessero competere con le sorelle maggiori A5+. Per chi non ha problemi di spazio queste ultime offrono decisamente quel qualcosa in più, ma già andiamo su un prodotto dall’impiego più specifico oltre che più costoso.

La cosa che mi piace delle Andioengine A2+, e che personalmente sono andato proprio a cercare, è il loro carattere più discreto, sia per le dimensioni che per il profilo audio. L’obiettivo è certamente quello della maggiore linearità possibile, ma in questo caso il suono rigorosamente “flat” delle casse monitor è meno vincolante e ci consente di utilizzarle con ottima soddisfazione anche per un ascolto più casual. I bassi ci sono, anche più di quel che potessi immaginare in relazione alle dimensioni, manca però quel colpo forte che richiederebbe o un’estrema elaborazione digitale o dimensioni maggiori. Si può sempre risolvere con il sub, ovviamente, ed è interessante che questa sia un’opzione aperta, poiché alcuni potrebbero preferirne l’utilizzo ma non tutti.

Io sono tra quelli che le preferisce così, perché queste casse suonano proprio come avrei voluto. La riproduzione è davvero chiara nei medio-alti, ricca di dettagli e sfumature di colore in ogni range di frequenza. Poggiate su un piano e a volume sostenuto possono creare un po’ di risonanza sui bassi, cosa normale con questa struttura, per cui consiglio di utilizzare dei supporti che rendono il suono ancor più pulito e aperto (ci sono gli originali Audioengine ADS1 ma si trovano anche prodotti compatibili).

Il sound è tutt’altro che cupo, ad ogni modo, ed hanno uno stage ampio ma al tempo stesso vicino e presente, cosa che con le casse che enfatizzano il suono e simulano effetti surround si tende a perdere in favore di una spazialità aperta ma forzata che allontana la musica. Le A2+ sono casse incredibilmente oneste e concrete, così come già il loro aspetto suggerisce. Ormai le sento suonare già da qualche tempo e ogni giorno mi convincono più del precedente con l’unica eccezione della riproduzione con volume molto basso, perché al di sotto del 20% il suono viene privato di buona parte dei bassi.

Conclusione

Voto 4,5/5La piacevolezza del suono sta anche nelle orecchie di chi ascolta, per cui non discuto chi preferisce delle casse da computer tecnologicamente più sfiziose. Anzi, se il vostro impiego principale è il gaming direi che fareste decisamente bene a rivolgervi altrove. Le Audioengine A2+ rappresentano un particolare ibrido in cui si fondono i principi qualitativi e strutturali delle casse monitor con esigenze più comuni in termini di spazio e godibilità di riproduzione. Probabilmente io sono esattamente il tipo di persona a cui queste sono dedicate e per questa ragione le sto apprezzando tanto, ma ci sono degli indubbi vantaggi in un suono così ben bilanciato e al tempo stesso non del tutto piatto e freddo. Proprio perché ammiccano anche ad un utente non necessariamente professionale, ma anche uno che può esserlo, avrei gradito che avessero aggiunto qualche optional più fancy, come un telecomando (anche cablato) per rendere più agevole il controllo nel caso in cui si volesse posizionarle con maggiore libertà e distanti dalla tastiera. Per il resto non ho davvero nulla da recriminargli, salvo forse un prezzo di listino importante che tende a rendere più convenienti le A5+ dove sia necessaria una potenza e qualità superiore (e ci sia anche maggiore spazio a disposizione). In Italia i $249 (+tasse) sono stati infatti tradotti in 299€, che sono sicuramente “pesanti”.

PRO
+ Amplificazione di buona potenza
+ DAC di ottima qualità
+ Case in MDF robusto e ben rifinito
+ Design da cassa professionale in dimensioni lillipuziane
+ Ampio range di connettività cablata a disposizione
+ Possibilità di aggiungere un sub woofer in un secondo momento
+ Profilo audio ben bilanciato: non proprio flat ma neanche troppo elaborato

CONTRO
- La posizione del volume sul retro può non essere comoda e manca un telecomando
- Il prezzo di listino è alto, suggerisce di preferire le A5+ avendo lo spazio

DA CONSIDERARE
| Le dimensioni incidono inevitabilmente sulla potenza trasmessa
| Un base di rialzo aiuta a migliorare la risonanza dei bassi

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.