Apple chiede scusa per il Thermal Throttling dei MacBook Pro 2018 e rilascia un fix

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Ieri abbiamo aggiunto nell’header del sito il classico testo “lento per ferie” che ci accompagna per circa 45gg d’estate, eppure non accenniamo a staccarci dalle pubblicazioni per via del sottotitolo, che quest’anno non si vede ma rimane intrinseco: “sempre sul pezzo”. Sfrutteremo questo periodo per far proseguire alcuni dei progetti paralleli che vedranno la luce entro la fine dell’anno e allo stesso tempo cercheremo di essere attivi per le cose importanti e con qualche recensione. Insomma, ritmi leggermente più rilassati ma siamo sempre qui ad aggiornarvi sulle novità di maggior rilievo. Ed è certamente di gran peso ciò che è emerso in queste ore su TechCrunch, che molto chiaramente titola: Apple apologizes, issues update for MacBook Pro thermal throttling bug.

Un bug, dunque, così viene definito in quel di Cupertino, chiarendo che sì: i problemi non erano millantati da questo o quell’altro youtuber per ottenere fama ma sono del tutto reali. Questa è un’ottima notizia perché se Apple si espone in questo modo possiamo immaginare che sappiano come arginare – almeno in parte – il difetto. E dicono che era nel software.

Matthew Panzarino informa che proprio l’autore del video più discusso in rete ha lavorato per ricreare sistematicamente il workflow che generava quella grave crisi termica, fino alla riduzione della frequenza operativa al di sotto del clock base dell’i9 sul 15″. Come detto in precedenza, si potrebbe andare a lavorare sul firmware SMC che si occupa delle ventole, il quale ora è entrato nel dominio ARM del chip T2. Chissà che non sia stato proprio lì il problema, perché da più parti si dice che questo MBP 2018 sia più “silenzioso” dei precedenti, cosa assurda se si considera l’aumento di core e frequenze in Turbo Boost… a meno di un miracolo, ovviamente. Di certo il “bug” non riguarda i software: Premiere non c’entra perché ovunque è emerso che anche con Final Cut Pro si incorre in risultati assurdi, al punto che disabilitando 2 dei 6 core spesso si va più veloci perché la CPU riscalda meno. E che dire dei miglioramenti enormi ottenuti mettendo i portatili nel freezer (e che sono naturali solo in piccola misura)?

Mantenendo lo stesso sistema di areazione ed aumentando core e frequenze operative, nonché il TDP durante le fasi di Turbo Boost, non mi aspetto un raffreddamento che consentirà di sfruttare pienamente i processori 6-core più spinti dei MacBook Pro 15″, ma almeno si deve arrivare al punto di non vederli superare dai vecchi modelli che mantengono per più tempo il carico al 100%. Una parte del gap prestazionale possibile sulla carta rimarrà quasi sicuramente solo nei benchmark, perché è quasi impossibile che l’i9 possa mai arrivare al pieno del suo splendore senza un miglior progetto di dissipazione termica (è un processore troppo estremo per un case così sottile ed una ventolina per lato) ma sugli altri 6-core la situazione potrebbe migliorare di molto accettando una maggiore rumorosità. Lo dicevo scherzando in un precedente post:

Oppure uscirà un fix software che darà libero sfogo alle ventole e allora si potrà avere il 100% di sfruttamento anche dell’i9, ma indossando le cuffie insonorizzanti dei piloti di elicottero.

Che la pezza sarà questa o un’altra, possiamo sicuramente riconfermare che si doveva fare di più in fase di ottimizzazione dei MacBook Pro 15″ e non volendo riconfigurare la dissipazione si doveva almeno testarli per bene, cosa che evidentemente non è stata fatta. Mettiamoci però la delusione dietro le spalle, forse siamo noi ad essere colpevoli di accreditare ad Apple una “perfezione” che non può esistere in questo mondo consumistico. Almeno si sono fatti avanti, hanno ammesso il problema e provano a risolverlo così, con qualche patch firmware. Se siete interessati proprio all’i9 aspettate maggiori informazioni ma per i modelli base vale, secondo me, quello che ho detto ieri su Twitter ad un utente: Apple non lascerà così tanti consumatori con un problema talmente impattante e riuscirà a venirne fuori sulle CPU meno spinte, dove è più facile creare una pezza che ridia all’utente una buona parte delle performance andate in fumo…

Se aspettate il MacBook Pro perfetto, però, la risposta è sempre nella prossima generazione. Da quando gli aggiornamenti sono così lunghi ogni update porta fin troppe novità sotto il cofano e diventa più facile incorrere in nuovi problemi (thermal throttling) pur risolvendone di vecchi (tastiera). L’ideale è stato in quel periodo in cui si avevano spesso due update all’anno, con un secondo incentrato solo su un leggero boost hardware (CPU, RAM, disco, ecc..) perché in quel modo si potevano arginare più facilmente i difetti di gioventù e perfezionarli nell’arco di sei mesi con un modello quasi perfetto prima del nuovo salto generazionale.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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