“Fuchsia”, inizia a prendere corpo il progetto Google che in futuro potrebbe sostituire Android

Tra una decina di anni Android potrebbe essere un ricordo del passato o quasi. No, non per colpa delle sanzioni dell’Unione Europea. Per mano di colei che l’ha creato, ossia Google. Da qualche tempo, parallelamente, nei laboratori di Mountain View si sta sviluppando un nuovo sistema operativo. Nome in codice: “Fuchsia”. Vive già tra noi e si fa vedere in giro ogni tanto, ma non è ancora pronto per il grande pubblico né lo sarà per parecchio (come dimostra la prova di Ars Technica effettuata ad inizio anno). Stando però al fresco report di Bloomberg, le cose stanno iniziando a farsi serie.

Sarà anche la similitudine dei colori richiamati dai loro nomi, ma pur con le dovute differenze del caso (qui lo sviluppo avviene alla luce del sole) “Fuchsia” non può non riportare alla mente il progetto “Purple” che in Apple portò oltre un decennio fa al primo iPhone. Anche in questo caso si tratta di un gruppo selezionato d’ingegneri, soprattutto quelli di più lungo corso, impegnati nella realizzazione di una nuova piattaforma software. Qui però si parte proprio da zero: se a Cupertino si partì da Darwin/OS X, con “Fuchsia” si fa tabula rasa di Linux ed Android a favore di un kernel sviluppato in proprio, denominato “Zircon”. Uno dei tanti sotto-progetti di cui si compone quest’iniziativa (un buon excursus lo offre 9to5Google nella sua sezione periodica Fuchsia Friday).

Big G intende realizzare un sistema operativo maggiormente modulabile per la moltitudine di dispositivi oggi esistenti, ottimizzandolo ai vari contesti con maggiore facilità e pressoché totalmente slegato da qualsiasi codice considerabile legacy. Tra gli obiettivi “Fuchsia” si propone di essere un prodotto molto sicuro ed attento alla privacy sin dalle fondamenta: quest’ultimo punto ha causato però non poche frizioni con altri team del Googleplex, in particolare quelli dedicati alla pubblicità, costringendo infine a qualche compromesso.

Al momento, come abbiamo già osservato ad inizio articolo, “Fuchsia” ha sì fatto dei discreti progressi ma resta lontano dall’essere un sistema anche solo in parte utilizzabile nel quotidiano. Chi lo volesse installare ora si troverebbe davanti ad un esperimento, interessante ma destinato a spegnersi dopo poco tempo per ritornare ad un sistema più funzionale. Si sta iniziando a lavorare sul controllo attraverso i comandi vocali nonché ad alcune delle prime applicazioni dedicate, come YouTube. Il percorso tracciato dal team prevede di rendere “Fuchsia” pronto all’utilizzo commerciale entro i prossimi tre anni per caricarlo su prodotti come altoparlanti smart e altri destinati alla domotica. Il passo successivo consisterebbe nel portarlo su portatili e tablet, rimpiazzando man mano Chrome OS. Infine, si passerebbe entro la prima metà del prossimo decennio al rimpiazzo di Android.

Le cose ovviamente possono cambiare da qui a 7 anni, anzi, cambieranno di sicuro. Benché sia molto ben visto da Sundar Pichai e abbia l’appoggio interno di altri dirigenti come Hiroshi Lockheimer e Matias Duarte, “Fuchsia” non ha ancora ricevuto l’avvallo ufficiale per mettere in pratica la soprammenzionata strategia. Considerato che a lungo termine si andrebbe a sostituire il sistema operativo mobile più utilizzato al mondo, bisogna coordinarsi per bene con tutti gli OEM (alcuni analisti sostengono che Google potrebbe cogliere la palla al balzo per revocare alcune delle concessioni sinora fatte loro riguardo Android) e pianificare un’adeguata struttura commerciale di supporto. Ma la tentazione di fare totalmente da sé sul software, tanto quanto sull’hardware, è senz’altro elevata.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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