Le CPU 6-core soffrono nei MacBook Pro 2018: vecchi problemi e strategie future

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Il teardown di iFixit ha svelato alcune delle novità presenti all’interno dei nuovi MacBook Pro 2018, ma nell’elenco che abbiamo pubblicato non si parla di un redesign termico. Nel momento in cui è stato progettato l’iMac Pro (recensione) Apple ha giustamente creato un sistema di areazione ad hoc molto più avanzato che funziona bene – e mi auguro possa arrivare anche sui futuri iMac – mentre nulla è stato modificato nel recente update dei portatili “Pro”.

La cosa potrebbe sembrare del tutto normale, alla fine i processori del 2018 hanno la stessa architettura di 4 anni fa, ma l’aggiunta di core dovuta a Coffee Lake ha portato un consistente incremento di prestazioni. Uno che si sognava da taaaanto tempo, soprattutto per i 13″ quad-core. Il fatto è che i MacBook Pro soffrono dal punto di vista termico già da moltissimi anni e ci siamo praticamente abituati a vederli viaggiare un po’ al di sotto delle loro potenzialità per via del surriscaldamento. Se la temperatura sale il sistema può anche attivare il Thermal Throttling, ovvero riduce la frequenza di clock finché non si rientra in zona sicurezza. I MacBook del 2015 soffrivano pesantemente di questa problematica, ne ho parlato nella recensione, ma con i modelli successivi è andato via via un po’ meglio. Per i MacBook Pro, invece, un primo step “involutivo” si è presentato con i modelli Retina di fine 2012 ma il vero peggioramento si è avuto nel 2016 con quelli dotati di Thunderbolt 3 e Touch Bar. Il motivo principale è evidente: la riduzione di spessore senza un’adeguata cura per la ventilazione fa salire troppo rapidamente le temperature di esercizio al di sopra della soglia di sicurezza.

Pro Tip: se avete un vecchio MacBook/Pro/Air, diciamo dal 2010 in avanti, sappiate che già sostituendo la pasta termica sopra la CPU e togliendo un po’ di polvere all’interno del case potrete recuperare prestazioni perdute, specie ora che il caldo incombe. Ma attenzione: fatelo solo se avete la giusta esperienza tecnica.

Avendo a che fare con computer Apple da molto tempo, non mi stupisco affatto di come siano andate le cose. Steve Jobs ha sempre odiato le ventole e pare proprio che questo pallino sia ora passato nelle mani di Ive e della sua ciurma, già di suo fissata per altre cose (vedi simmetrie, assenze di porte e sottigliezza estrema). Per ragioni lavorative cambio portatile ogni anno e nel 2016 ho comprato il mio ultimo MacBook Pro da 15″ anche per questo motivo, passando al 13″ nel 2017 e poi ad un nuovo 13″ quest’anno. Anche spremendo queste macchine con eGPU e monitor esterni, i limiti intrinseci di un portatile così sottile si sentono tutti, per cui sulla scrivania continuo a preferire i computer desktop e in mobilità mi accontento volentieri del più agevole 13″. Ora che su questi sono arrivati i quad-core mi piacciono ancora di più, ma che dire del MacBook Pro 15″ con 6-core e addirittura della variante opzionale con i9?

Onestamente fa gola. Costa tanto ma sulla carta promette di essere un vero desktop replacement, capace di eseguire in scioltezza anche le operazioni più complesse. Certo rimane il grosso limite delle schede grafiche inadeguate al di fuori dell’uso con le poche applicazioni sviluppate in forma nativa per macOS, ma questo è un altro discorso. Il vero problema potrebbe essere un altro, ovvero che Apple ha messo dentro queste CPU molto più prestanti senza un minimo di ottimizzazione. L’affermazione è pesante, lo capisco, ma hanno presentato questi portatili con Coffee Lake in ritardo di oltre 7 mesi rispetto tutto il resto del mercato, per cui uno si aspetterebbe chissà quale lavorone dietro le quinte per fare di più e meglio. Invece no, perché si sono premurati di migliorare la tastiera visto che gli causava troppe spese in riparazioni gratuite, ma siccome poche persone si accorgono davvero del problema del Thermal Throttling non gli hanno prestato alcuna attenzione. Ho temuto un po’ per questo, infatti ho temporeggiato prima di scegliere cosa acquistare e recensione, e non mi sono voluto sbilanciare in affermazioni ipotetiche prima che se ne sapesse di più. Ebbene un primo test eseguito proprio sul 15″ con i9 sembrerebbe essere davvero negativo. Al di fuori dei benchmark rapidi eseguiti giusto per dire “guarda quanto vado veloce”, i nuovi portatili non sono in grado di amministrare il calore emesso dalla CPU durante i carichi medi e per nulla con quelli intensivi. In questi ultimi casi, infatti, non solo non si riesce a sfruttare il Turbo Boost di frequenza ma non si riesce neanche a mantenere la frequenza di clock base di 2,9GHz. Assurdo.

Non aggiungo altro, il video mi sembra piuttosto chiaro e anche se alcuni confronti li trovo inadeguati, rimane evidente che nel passaggio a Coffee Lake si sarebbe dovuto fare qualcosa sul profilo termico. Qualsiasi cosa. È vero che ormai nessuno di noi si porterebbe dietro un portatile spesso come alcuni obbrobri che si vedono in giro, però sappiamo che l’eccesso porta a storture ancora peggiori, qualsiasi sia l’argomento in discussione. E voglio ribadire di nuovo il discorso delle tempistiche, perché quando ho criticato Apple per questo ritardo sui nuovi portatili molti mi hanno detto che era normale perché lei fa le cose per bene. A me sembra che il lavoro sia stato davvero grossolano ed è sintomatico il fatto che si siano premurati di aumentare la capacità della batteria piuttosto che cercare di dare un po’ di aria all’hardware. Aspetto di vedere qualche altro test ma se le cose stanno così credo che anche per il prossimo anno confermerò la mia preferenza per il 13″, che con il quad-core dovrebbe reggere discretamente i carichi non troppo intensivi ma con un notevole miglioramento rispetto i precedenti dual-core.

Nel frattempo continuo a chiedermi dove vogliano andare in Apple. Sul fronte mobile con i loro chip Ax hanno dimostrato di essere i migliori, mentre in ambito Mac si trovano in un limbo di eterna indecisione che ha portato tutti noi utenti nel bel mezzo del Purgatorio. Se non vogliono stare con Intel va bene, facciano le loro CPU e ce le presentino: le competenze non gli mancano e nessuno di noi parte prevenuto. Se però vogliono continuare ad usare le tecnologie Intel Core si devono dare una regolata perché evidentemente non sono compatibili con il loro ideale di computer portatile.

Ho sempre sentito elogi nei confronti dei Mac e li ho generalmente trovati più che corretti. Dal 2013 in poi, e ancora di più dal 2015, noto invece che solo chi usa i computer per compiti basilari come office, navigazione e multimedia continua a premiarli senza riserve. La quasi totalità di chi ha buone competenze tecniche e/o ha bisogno di prestazioni tende invece a lamentarsi. E, ahimè, devo dargli ragione. Chi ha comprato un MacBook Pro tra il 2009 e il 2013 (meglio ancora 2010-2012) se lo sta tenendo ben stretto. Al tempo si pagavano il giusto e pur non essendo dei mostri di prestazioni avevano quel minimo di apertura che ha consentito agli utenti di fare alcuni piccoli update. Oggi paghiamo oggettivamente tanto dei portatili indiscutibilmente bellissimi, sottilissimi, leggerissimi e con tante soluzioni tecnologiche all’avanguardia, ma l’attenzione è più sull’ergonomia e sull’autonomia che non sulle prestazioni. Queste sono chiaramente sempre in più basso nella lista delle priorità di chi progetta i Mac, e non è che partissero da una posizione di rilievo neanche in passato.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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