Android 9 Pie impara da noi (e anche un po’ da iOS)

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Google ha appena annunciato ufficialmente la nona release di Android, con il nome ufficiale Pie, ossia “torta” in italiano. Un nome senza fronzoli e semplice che rispecchia la volontà di perseguire una esperienza pulita e che si adatti all’esigenze di ogni utente, grazie anche al sapiente uso dell’intelligenza artificiale.

Android 9 Pie, infatti, impara dall’uso che ognuno di noi fa del suo dispositivo per capire quali app vengono usate più spesso e per le quali è necessario dedicare più risorse energetiche (Adaptive Battery) o, ancora, come impostiamo la luminosità del display nelle vicende che ci occupano durante la giornata, di modo da regolarla in automatico secondo le nostre abitudini (Adaptive Brightness).

Grazie alle App Actions, Android 9 Pie sa ciò che facciamo abitualmente durante la giornata: se, ad esempio, ogni mattina prendiamo la macchina per recarci al lavoro ascoltando un audiolibro, lo smartphone imposterà Google Maps con il tragitto con meno traffico e farà partire la riproduzione dal punto in cui l’avevamo interrotta non appena lo smartphone sarà connesso alla macchina. Ancora, se durante il viaggio di ritorno siamo soliti chiamare la nostra compagna per avvertirla di preparare la cena (non prendetemi per maschilista, è solo un esempio fra mille, ndr) Android ci mostrerà un pulsante per la chiamata veloce.

Ogni torta che si rispetti si divide in fette. Ed è proprio su questo concetto che gli sviluppatori di Google hanno introdotto le Slices (ossia “fette”), piccole porzioni di app di terze parti che possono essere richiamate direttamente dal campo di ricerca di Google. La feature, però, non vedrà la luce prima del prossimo autunno.

Android 9 Pie, però, impara anche da iOS 11: la canonica barra di navigazione a tre pulsanti è stata sostituita da un unico pulsante, dal quale si possono chiudere le app o aprire lo switcher (strutturato in card come quello di Apple) con le stesse gesture che abbiamo imparato a conoscere su iPhone X. Secondo Ek Chung, il manager per la user experience di Android, l’introduzione del nuovo sistema di navigazione si è resa necessaria visto che gli schermi dei nuovi dispositivi diventano sempre più alti e, quindi, più difficili da gestire con una sola mano. 

Per Chung, la filosofia che è alla base di Pie e che si propagherà per tutte le prossime release del sistema operativo si può riassumere in quattro parole chiave: Subtract (sottrarre) ciò che è ridondante o serve a poco; Combine (combinare) ciò che può essere raggruppato assieme (come le gesture del nuovo home button virtuale); Prioritize (dare priorità) ad una interfaccia più solida e coerente, ossia rendere chiaro a cosa serva un determinato elemento della UI che, per giunta, avrà sempre lo stesso comportamento (basti pensare al tocco sui toggle del centro notifiche per attivare o disattivare le funzioni dello smartphone o al tocco prolungato che, invece, apre il menu delle impostazioni per quella singola funzione); Clarify (chiarire): se un elemento della UI non viene compreso immediatamente da un utente novizio va eliminato e ripensato.

Anche la sicurezza dei dati ha un ruolo di rilievo: Android 9 Pie può sfruttare i chip dedicati alla crittografia dei dati che possono proteggere al loro interno dati particolari come quelli biometrici o dati personali come quelli relativi alle proprie carte di pagamento.

La strada che vuol tracciare Chung è, quindi, ben segnata: rendere Android, un OS ormai solido e potente, più semplice e familiare da usare per chiunque, sia grazie ad una interfaccia grafica pulita e ragionata (come Apple insegna) sia grazie all’intelligenza artificiale, campo nel quale Google regna ancora incontrastata.

Android 9 Pie è disponibile da ora per tutti i dispositivi Pixel, oltre ai dispositivi che hanno partecipato al programma beta e prodotti da Sony Mobile, HMD Global, Oppo, Vito, OnePlus, Essential e altri che partecipano al programma Android One.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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