Chi vuole di più spende di più: l’iPhone XS Max da 512GB è un buon affare per Apple

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Stefano Ferri, Sergio Lo Bianco, Vincenzo Conigliaro, Fabio Sereno, Andrea Filipponi, Fabrizio Fontana, Alessandro Lazzarini.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Dalla data di uscita di un nuovo iPhone siamo abituati ad assistere ad una trafila mediatica più che consolidata. Direi addirittura noiosa. Ci sono le lamentele sui prezzi, poi gli unboxing dei pochi ammanigliati di turno, il teardown di iFixit, i voti di DisplayMate e DxOMark, le lamentele delle associazioni dei consumatori e via così. Nell’elenco c’è anche la classica stima: “quanto costa ad Apple produrlo”? Già perché fa scena, c’è poco da fare. E i titoli, pur non essendo nati pensando al clickbait, tendono ad attirare per via del contenuto. Un iPhone XS Max costa meno di $500 e voi lo pagate 1300€ (sembra quasi di sentire un ghigno malefico in sottofondo). Difficile rimanere impassibili.

Posto che sempre di stime si tratta, se il mio professore di economia vi sentisse dire che il costo di un prodotto è dato dalla somma dei suoi componenti vi manderebbe diritti a casa senza passare dal via. Potremmo definirlo costo di produzione, ma ciò che un’azienda spende per un singolo prodotto finito parte da molto prima (ricerca e sviluppo) e finisce dopo (costi di promozione, vendita, distribuzione). E se Apple appare così “bene” rispetto agli altri produttori non è solo questione di gusto: spendono tanto per i loro store, per l’assistenza…  per tutto, finanche per le buste. Chiarito che il conto della serva ci potrà solo dire quanto costano i pezzi, per altro andando di stime per tutti quelli progettati da Apple e per i quali non si può avere un dato certo, constatiamo comunque che vi è un bel margine di guadagno per l’azienda di Cupertino.

Quel delta nei ricavi rispetto alla media delle aziende concorrenti è ciò su cui Jobs ha lavorato per tanti anni. Con l’aiuto di Ive intento ad affinare un design minimalista in stile Dieter Rams, Apple ha realizzato un quantitativo di prodotti iconici incredibile in un arco di tempo davvero ristretto. Questa fama ha un prezzo e siamo noi a pagarlo in cambio di uno spicchio di questa mela. La stima di Bloomberg concentra la sua attenzione su un altro aspetto ben noto a tutti, ovvero che i guadagni di Apple crescono di più con le modifiche in fase d’ordine. Vale per i Mac da sempre ma è così pure per gli iPhone. Non è il colore ad incidere ma il taglio di memoria: passando dai 64GB del modello base ai 512GB di quello top, la casa di Cupertino spende circa $110 in più ma ne chiede al cliente 350 (parlando sempre di dollari).

data from Bloomberg

Il costo al produttore per gigabyte di quelle memorie NAND è di circa 25 cents, dice il report, Samsung ne richiede 65 agli utenti per il suo Note 9 ed Apple 78. Non è certo quel che vorremmo come acquirenti e sperare che entrambe si diano una “regolata” è più che lecito, ma non è neanche uno scandalo come lo si vuole dipingere. Gli iPhone dovrebbero costare meno per i consumatori, su questo non ci piove. E credo anche che il margine per contenere di poco i prezzi ci fosse per XS ed XS Max, se con questo si intende stralciare 100/150€ dal cartellino. Ma la cosa “bella” del mercato è che c’è libertà: Apple ha la sua offerta e se non ci piace basta ritirare la nostra domanda.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.