All’inizio di questo mese il nostro Giovanni ci ha parlato del futuro del 3D Touch, una tecnologia molto apprezzata dagli utenti Apple ma che “non è mai decollata”, usando le sue stesse parole. Apple ha iniziato ad integrarla nell’Apple Watch in una forma più semplice denominata Force Touch, ma l’implementazione finora più riuscita è nei trackpad. Rischiamo quasi di dimenticarcene alle volte, ma da qualche generazione i MacBook non hanno più il tradizionale clic fisico, sostituito dal Force Touch con feedback aptico. Anche il Magic Trackpad 2 (recensione) sfrutta la medesima tecnologia e, per quanto non si sia diffusa all’intero settore, Apple continuerà certamente ad utilizzarla vista l’ottima risposta: funziona bene, il numero di rotture è minimo e offre funzionalità in più all’utente.
Il 3D Touch su iPhone ha avuto invece una sorte diversa, probabilmente perché richiede agli utenti di effettuare un gesto non già acquisito: premere con forza sui display (cosa che con memoria dei vecchi LCD senza vetro ci dà quasi l’impressione di violentare lo schermo). Al di là di questo, le sue funzioni sono sostanzialmente nascoste nell’interfaccia, con il risultato che l’utente non informato può persino non sapere che il suo smartphone “fa cose” schiacciando più forte con le dita. Se si impara ad apprezzarlo, però, il 3D Touch fornisce tante opzioni utili, come i menu contestuali sulle icone delle app, la cancellazione in blocco delle notifiche oppure lo spostamento del cursore in un campo di testo.
Quest’ultima funzione è quella che personalmente utilizzo di più, ma lo faccio anche su iPad dove non c’è il 3D Touch e si attiva muovendo 2 dita sulla tastiera. Ed è proprio qui che volevo arrivare:
le funzioni offerte da questa tecnologia sono molto interessanti, ma non lo è necessariamente anche la tecnologia in sé
Con iOS 12 rilasciato ieri, Apple ha infatti deciso di superare lo scoglio auto-imposto che non permetteva di accedere alle medesime opzioni sugli smartphone senza 3D Touch. Nella maggior parte dei casi si attivano sostituendo la pressione forte ad una prolungata (giusto pochi istanti in più del singolo tocco), che per il movimento del cursore sulla tastiera deve essere eseguita sulla barra spaziatrice. Manca solo il menu contestuale sulle icone delle app, perché lì la pressione prolungata è già utilizzata dal sistema per attivare lo spostamento e la cancellazione.
Tuttavia è facile che nelle prossime versioni di iOS venga risolta questa sovrapposizione, come già suggerito da Giovanni nell’articolo a cui facevo riferimento prima. Se fossero solo i vecchi smartphone ad essere interessati dal problema non ci sarebbe la necessità di perderci del tempo – dal punto di vista di Apple, s’intende – ma ci sono due aspetti fondamentali da considerare anche in ottica futura: l’apparente difficoltà nel portare il 3D Touch sugli iPad e la decisione di non inserirlo affatto nel nuovo iPhone XR. In entrambi i casi si tratta di prodotti di grande importanza nella strategia dell’azienda, per cui è improbabile che rimangano castrati delle funzionalità aggiuntive legate alla pressione profonda. Negli iPhone XS la tecnologia è presente ma se riusciranno a renderla superflua potrebbe persino essere abbandonata in futuro. A prescindere dalla decisione che prenderanno in tal senso, la presentazione di uno smartphone nuovo e con un ruolo chiave come il XR mi sembra una chiara dichiarazione d’intenti: il 3D Touch potrà essere una feature aggiuntiva ma non certo necessaria.