Recensione: Fujifilm X-T100, un travestimento semplice ma riuscito

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Quest’anno la fortunata serie di fotocamere Fujifilm X-T si è arricchita di un nuovo modello che estende la gamma verso il basso. La struttura simil-reflex sembra essere la più apprezzata dai fotografi, che hanno trasformato in veri best-seller X-T1 ed X-T10, di cui la casa giapponese ha già realizzato le nuove generazioni. I tre numeri della Fujifilm X-T100 la posizionano su un rango inferiore, occupando lo spazio di entry-level tra le X-T. Con un corpo compatto, design ricercato, buona qualità costruttiva e fotografica unite ad un prezzo di vendita competitivo, si propone ad un largo pubblico di potenziali acquirenti. Da considerare pure come secondo corpo per chi è già nella grande famiglia X-Series ma soprattutto come prima scelta di chi, un tempo, si sarebbe indirizzato sulle reflex di fascia bassa.

Caratteristiche principali

La Fujifilm X-T100 è la più piccola fotocamera della casa giapponese con un mirino integrato, qui in posizione centrale. Assomiglia molto ad una X-T20 “alleggerita” di qualche funzione ed elemento strutturale, ma in realtà è una X-A5 “travestita”. In particolare è da quest’ultima che prende sia il sensore APS-C da 24MP, che non è dunque un X-Trans ma un più tradizionale CMOS con filtro Bayer, e la messa a fuoco ibrida da 91 punti. Un dettaglio molto interessante riguarda il display con il nuovo sistema a doppia cerniera, il quale garantisce sia la possibilità di inclinazione verticale che il ribaltamento orizzontale di 180° verso l’esterno. Sul fronte video è presente la registrazione 4K ma solo a 15fps.

Corpo ed ergonomia

Guardando e toccando la X-T100 non ci sono dubbi: è una Fujifilm puro sangue. Sul fondello non c’è la dicitura “made in Japan” – sostituita da “made in Indonesia” dietro il display – ma la qualità costruttiva non delude. È robusta, ben assemblata e davvero molto bella con il suo fascino retrò. La striscia di rivestimento orizzontale, che separa i due elementi di metallo in alto e in basso, è l’unico elemento che tradisce la natura di entry-level, perché si presenta bene ma è costituita da una plastica più rigida rispetto quella dei modelli superiori.

Sul frontale è completamente piatta e l’assenza d’impugnatura la distingue a colpo d’occhio dalla X-T20. Manca anche la ghiera dei parametri frontale, a dirla tutta, ma il family feeling rimane evidente. Grazie al peso contenuto e ad un generoso appoggio per il pollice sul retro, la X-T100 è comunque abbastanza comoda da usare, l’unica accortezza è quella di abbinarla con obiettivi adatti. L’ideale sono gli zoom leggeri come il 15-45mm del kit (che non ho provato) oppure i fissi non troppo voluminosi, con i quali si abbina perfettamente.

Display e mirino

Seppure il sensore e l’AF siano della X-A5, la Fujifilm X-T100 non tradisce il nome che porta ed include un bel mirino in posizione centrale. È ampio e ben visibile, con una risoluzione di 2,36 milioni di punti e la comoda rotazione delle informazioni scattando in verticale. Questo elemento distingue più di ogni cosa la X-T100 dalla X-A5 in termini di esperienza di scatto, rendendola adatta a qualsiasi fotografo, anche quelli abituati alle reflex. In basso c’è il sensore di prossimità per lo switch automatico tra schermo e mirino, mentre a destra si trova il pulsante per selezionare manualmente uno dei due.

Il display touchscreen viene utilizzato per selezionare il punto AF e per alcune opzioni in sovraimpressione ma non è attivo nei menu, neanche in quello veloce (tasto Q). La risoluzione e la luminosità sono nella media alta del mercato, rimanendo poco visibile con luce diretta ma senza lasciare mai il fotografo in difficoltà vista la presenza del mirino.

L’elemento più significativo dello schermo riguarda il sistema di articolazione, che riprende un po’ l’idea della doppia cerniera presente su X-T2 sviluppandola in modo diverso. Oltre al classico tilt verticale vi è la possibilità di ribaltamento verso l’esterno, in direzione opposta rispetto la X-T2. Su quest’ultima si può inclinare di 45° verso destra, riuscendo a vedere lo schermo dall’alto quando si scatta in verticale, mentre con la X-T100 Fujifilm ha pensato alle esigenze dei fotografi più amatoriali, facendolo ribaltare a sinistra di 180° per l’autoscatto. L’idea è quella giusta, d’altronde anche la X-A5 consente di inquadrarsi grazie alla rotazione totale verso l’alto, che qui non era possibile per la presenza del mirino che sporge.

È più che legittimo chiedersi come mai non si sia optato per una singola cerniera centrale con movimento completo, che avrebbe anche consentito di chiudere lo schermo per proteggerlo durante il trasporto. Fujifilm non ha mai adottato questa soluzione altrove piuttosto diffusa (basti pensare a Canon, Nikon, Panasonic e Olympus) ma sta perseverando nel migliorare il tradizionale tilt raggiungendo ottimi risultati con la X-T100. Non c’è libertà completa di articolazione ma questo sistema ha comunque i suoi vantaggi. Gli schermi che si aprono su un lato non offrono la possibilità di visione in asse con mirino e sensore, e spesso finiscono per interferire o bloccarsi con la cinghia. Girando video a mano libera a me piace aprire lo schermo sulla sinistra e ruotarlo in orizzontale, poggiandolo sull’avambraccio per ottenere più stabilità e guardandolo dall’alto: questa stessa posizione si può ottenere anche con la X-T100 ma risulta inusabile visto che il contenuto dello schermo sarà capovolto (va prima ribaltato di lato e poi inclinato verso l’alto di 90°).

Controllo, impostazioni, menu

Abbiamo speso fiumi di parole per descrivere il controllo tipico delle fotocamere Fujifilm, ma per la X-T100 il discorso è un po’ diverso. Qui non ci sono le classiche ghiere per l’impostazione manuale dei parametri ma una struttura più standard con i metodi PASM. È ancora una volta la X-A5 a dimostrarsi la più affine, confermando l’impressione che si tratti di fotocamere gemelle con struttura diversa ed alcuni innegabili vantaggi a favore della più recente X-T100 (il mirino in primis).

Dall’alto notiamo una ghiera laterale a sinistra senza serigrafie, poiché ha una funzione contestuale al metodo attivo. Ad esempio modifica la simulazione pellicola utilizzando le opzioni fotografiche di base (PASM) oppure i filtri in modalità Adv., le scene in SP, l’autoscatto in SR+, ecc. La ghiera dei modi, a destra del mirino, include tutte queste opzioni ed ha anche un metodo dedicato al panorama automatico (in stile smartphone) e alcune scene precotte: notturno, sport, paesaggio, ritratto. Insomma, l’impostazione è quella tipica di una reflex o mirrorless mid-range, con un occhio di riguardo per la semplicità e per i fotografi che derivano da altri brand. La X-A5 era già questo ma peccava per l’assenza di un mirino e per un’impostazione strutturale da rangefinder che non è sempre ben accolta da chi preferisce l’approccio da reflex. Qui sembra che Fujifilm abbia cercato di mettere a punto ogni dettaglio per andare in diretta concorrenza con fotocamere che ancora sono vendute ed apprezzate, colpendo il segmento in cui si trovano le Nikon D5xxx o Canon xx0D.

Il risultato è certamente buono: la X-T100 si usa con piacere e semplicità, seppure il margine per personalizzare i controlli sia molto ridotto (giusto il tasto Fn in cima che io ho dedicato all’ISO). Ci sono però tutti i pulsanti necessari ed anche una ghiera “in più” sul posteriore che si rischia di dimenticare, poiché a parte modificare il tempo in modalità S non fa altro che duplicare il movimento del d-pad (es. nello scorrimento dei menu).

Nell’ottica di conquistare l’utenza di derivazione reflex, non sarebbe stato male utilizzare le due rotelle in M per un controllo tradizionale, dopotutto l’impostazione meccanica dell’apertura sul barilotto viene già scavalcata elettronicamente in altri casi. In questo modo, invece, sarà necessario un minimo di adattamento sia per i fotografi che non conoscono Fujifilm che per quelli che la amano e possiedono altri corpi di fascia più alta, dove non c’è la ghiera dei modi e si ragiona diversamente. Alla fine non c’è nulla di complicato e si usa comodamente anche se si arriva da una X-T2, come nel mio caso, ma è evidente che sia indirizzata ad una utenza meno avanzata.

AF – Messa a fuoco

Un altro ambito in cui la X-T100 non si è dimostrata completamente meritevole è la messa a fuoco. Con i livelli raggiunti dalla X-T2 è facile abituarsi bene ma qui siamo chiaramente su una fascia inferiore e bisogna ridurre le aspettative. Ancora una volta è la X-A5 la più simile in termini di risultati, offrendo una buona esperienza con l’AF punto singolo ed obiettivi recenti ma peccando di precisione e velocità nell’inseguimento, con poca luce e con alcuni dei vecchi fissi luminosi. A livello di controllo devo sottolineare pure due particolari che non ho apprezzato. Il primo è che non potendo chiudere lo schermo il touch conviene disattivarlo: nella mia esperienza fa più male che bene. Non solo capita di spostare il punto AF a zonzo urtando con la guancia o il naso, ma è facilissimo spostare la messa a fuoco su manuale senza volerlo (ha un’icona in basso a destra). Credetemi, ho buttato almeno 10 minuti di foto per questa cosa utilizzando il 16-55 f/2,8 che non ha la ghiera con il meccanismo diretto per AF/MF. Anche in questo caso la X-T100 è “poco X-T”, perché lo spazio per un selettore fisico frontale c’era e non sarebbe stato male inserirlo.

Il sistema a 91 punti è sufficiente per un uso generico ma non soddisferà l’utente più evoluto, richiamando alla mente i modelli Fujifilm di qualche anno fa. Manca chiaramente un joystick ma la selezione tramite touchscreen è abbastanza comoda. Vorrei potervi dire con più precisione se questo autofocus sia sufficiente per voi ma non è così semplice. È infatti vero che le ultime mirrorless hanno raggiunto ottimi traguardi, con sistemi ibridi che hanno persino superato le reflex di pari livello, ma se guardiamo nella fascia bassa cui la X-T100 appartiene il livello è più o meno questo. È vero anche che qui c’è un’elettronica di ultima generazione, ma la resa sul campo non è così convincente. In sostanza siamo più o meno nello standard per la fascia di mercato.

Drive – Scatto continuo

Non mi soffermerò molto sulle opzioni di avanzamento, ricordando solo che non c’è una torretta per selezionarli ma il pulsante direzionale in basso come scorciatoia. L’autoscatto è separato (vi si accede con la freccia a sinistra sul d-pad) ed include tutta una serie di funzioni smart per foto di gruppo, scatto automatico sul sorriso o se rileva l’ingresso nella scena di una nuova persona (ciò il fotografo che fa “il giro”). La raffica più veloce raggiunge i 6fps, ancora una volta in linea con X-A5, ma il buffer è stato quasi triplicato, passando da un massimo di 10 fotogrammi a 26 in JPG. Con i RAW non si raggiungono questi risultati, ovviamente, ma siamo ancora una volta nel range tipico di una fotocamera entry-level.

Metering – Esposizione

Semplice ma efficace il metering automatico, che mi è sembrato un po’ meno conservativo sulle luci rispetto quello della X-T2 ma probabilmente ancor più centrato. Il livello di recupero in post-produzione è in effetti molto alto e quel minimo di sovraesposizione che ogni tanto –di rado– capita è ben calibrato per mantenere leggibili le aree scure ed offrire al fotografo la possibilità di sviluppare immagini pulite e ricche di dettaglio. Inoltre ci porta ad avere dei JPG già molto validi in situazioni di estremo contrasto, cosa indicata in generale per una Fujifilm, viste le belle simulazioni pellicola, ma ancora di più su un modello destinato ad amatori e principianti, che non è detto usino il RAW come prima scelta.

Il sensore Bayer da 24MP si comporta molto bene e consente un ottimo recupero in fase di post produzione, mantenendo contenuto il rumore nelle aree buie che si vanno ad aprire aumentando l’esposizione in modo selettivo. L’auto ISO viene in aiuto quando si lavora con i metodi manuali e a priorità, con ben tre modi (auto1, auto2 e auto3) nei quali si può definire sia il tetto di sensibilità ISO che la velocità minima dell’otturatore, offrendo una flessibilità ottimale in ogni circostanza.

WB – Bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco automatico ha una buona resa, tendendo a mantenere i risultati coerenti con la reale ambientazione. C’è un tasto dedicato sul d-pad per arrivare alla modifica di questa impostazione e si trovano tutte le modalità di cui si ha bisogno. Da notare che vi è una singola posizione personalizzabile, mentre sono tre nei modelli superiori. In modalità Kelvin si va da un minimo di 2500 ad un massimo di 10.000°.

Flash

Nella piccola X-T100 c’è un flash integrato a popup, ulteriore elemento che conferma la vocazione amatoriale. Lo switch di sblocco è meccanico e si trova alla base della ghiera di sinistra, mentre le modalità – che comprendono la disattivazione, la seconda tendina e il comando di unità wireless/ottiche – sono disponibili rapidamente dal quick menu (il tasto è sul retro). Ovviamente non ha una grande portata ma può essere utile per un po’ di schiarita di sera o riempimento delle ombre all’aperto, senza richiedere all’utente l’acquisto di un lampeggiatore dedicato o di ricordarsi di portare sempre con sé l’unità esterna che si trova in bundle con le X-T di fascia alta.

Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

Dopo aver testato tante fotocamere di Fujifilm, rimane davvero ben poco da dire sulla qualità delle immagini. In questo caso non c’è il tipico sensore X-Trans ma un più classico CMOS a pattern Bayer, che tuttavia si difende davvero egregiamente. Dirò di più: per la tipologia di fotografi a cui è destinata la X-T100, questo è da considerarsi quasi un vantaggio. Non fraintendetemi: gli X-Trans riescono ad offrire di più ed è fuor di dubbio, ma la gestione dei RAW è più complessa. Non tutti i software di larga diffusione effettuano una demosaicizzazione perfetta ed è generalmente richiesta una maggiore potenza al calcolatore. Il sensore da 24MP qui presente è giù in uso dallo scorso anno ed offre sia una buona gamma dinamica che un ottimo rapporto segnale/rumore. L’assenza dell’X-Trans si nota per lo più nel pattern del “disturbo” ad alti ISO, mentre le eccellenti simulazioni pellicola Fuji rendono in modo quasi identico (anche la Classic Chrome).

Di seguito il nostro classico test con luce controllata, in cui compariamo alcuni crop 1:1 realizzati con la fotocamera e tutte le sensibilità disponibili. Il JPG è quello standard fine mentre il RAW è stato esportato da Lightroom CC con profilo Adobe Standard azzerando completamente sia la riduzione del rumore di luminanza che crominanza.

File Sensibilità
JPG 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 200 400 800 1600 3200 6400 12800

Come si può notare il pattern Bayer influisce sulla pasta, che non è la tipica della Fujifilm X-Series, ma la tenuta ad alti ISO è davvero molto buona: a 6400 ISO basta applicare un minimo di riduzione per risultati gradevoli e con buona quantità di dettaglio. Oltre ci si può spingere comunque per la condivisione web o piccole stampe, dipende tutto dal tipo di foto. Non ci si fa un ritratto a 12800 ISO, ma se capita una scena street o in un evento con pochissima luce, un po’ di rumore visibile ci sta tutto e mantiene un carattere più naturale delle immagini. Di seguito ne vedete una a 6400 ISO esportata direttamente da Lightroom con la riduzione rumore cromatico a 25 e quella sulla luminosità a 0. Giusto per dire: si può pulire molto molto di più, ma non sempre è proprio necessario.

X-T100 – 14mm – f/2,7 – 1/80 – ISO 6400 @ Maurizio Natali

Durante il periodo di prova non mi è capitato di testare la X-T100 in situazioni o luoghi particolarmente attraenti o d’ispirazione, quindi prendete le foto per quello che sono: delle semplici prove. Devo comunque dire che mi ha colpito la flessibilità di questo sensore, perché si riescono a “tirare” molto le immagini pur mantenendo un look quasi naturale. Prendete ad esempio questa foto scattata appositamente fronte sole con un’area centrale in ombra:

X-T100 – 14mm – f/14 – 1/280 – ISO 200 @ Maurizio Natali

Si vede che è stata aggiunta della post-produzione, ma guardate quanti dettagli sono venuti fuori sia in termini di nitidezza che di gamma pur senza trasformarla in un HDR esasperato. E non è neanche detto che la risoluzione ed incisività ottenibile con questo sensore e le ottime lenti Fujifilm sia l’elemento di maggiore interesse.

X-T100 – 50mm – f/11 – 1/340 – ISO 200 @ Maurizio Natali

In alcuni casi si può preferire la sottrazione. Sottrazione del colore e anche di elementi, come le nuvole che ho fatto sparire qui con lo sviluppo b/n (no Photoshop, s’intende) per ottenere un’atmosfera più eterea. Sono gusti, non è quello il punto, quanto il fatto che la piccola X-T100 tira fuori dei file molto malleabili che offrono al fotografo massima libertà di sperimentare e crescere. Consiglio però l’utilizzo dei RAW su questo sensore, sia perché appunto molto gestibili da qualsiasi software, sia perché l’elaborazione dei JPG on-camera è ben riuscita per le cromaticità ma a volte mi è sembrata troppo digitale.

Questo qui sopra è proprio un “geipeg” tirato fuori dalla memoria SD (con simulazione Velvia, mi pare di ricordare) e l’effetto sulle foglie, per quanto sottili e quindi difficili da rappresentare, per me è un po’ troppo vicino allo soglia dell’over-processing.

Connessioni, memoria, batteria

Sul fronte connessioni l’offerta è piuttosto semplice e prevede una porta microUSB di collegamento e ricarica, l’uscita video micro HDMI e l’ingresso per il microfono. L’ultimo si trova isolato in uno scompartimento a sinistra, mentre gli altri due sono sulla destra.

In basso vi è il vano che contiene la memoria SD (UHS-I) e la batteria. Si tratta della NP-W126s che qui offre una valida autonomia di circa 450 scatti. A completare il tutto vi sono sia Wi-Fi che Bluetooth LE, comodo per velocizzare l’operazione di pairing con lo smartphone e mantenerla attiva. L’app di controllo remoto non è il massimo in termini di solidità e funzioni. Può certamente essere utile in alcune circostanze, tuttavia mi trovo costretto a ripetere esattamente quanto scritto nella recensione della X-H1:

L’app rimane accettabile nella modifica dei parametri in remoto (apertura, tempo, ISO, WB, flash e autoscatto) e usa il touchscreen per il fuoco, ma non possiamo cambiare il metodo AF, la risoluzione di foto e video o il metering. Inoltre non ha una modalità di vista orizzontale / panoramica e non è ancora ottimizzata per iPhone X. Insomma, di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio.

Video

Quando è uscita la X-T100 si è detto che registra video in 4K. In un’epoca in cui le fotocamere usate per i filmati sono fin troppo diffuse e con Fujifilm che ha dimostrato di saper fare bene con la X-H1 prima e con X-T3 ora, questo modello è quasi da dimenticare. Dico per i videografi. La presenza dello schermo con maggiore libertà di movimento faceva ben sperare, così come il 4K, che però è limitato a soli 15fps con i risultati che si possono immaginare (si nota l’assenza di fluidità). Volendo essere un po’ pignoli il girato è meno che sufficiente, di sicuro nettamente inferiore a quello della sorella maggiore X-T20. Anche l’utilizzo è in generale scomodo o incompleto: ISO base 400, autofocus continuo inefficiente, focus peaking che si disattiva mentre registri, niente zebra, impossibilità di registrare su scheda mentre si sfrutta l’uscita HDMI e ancora e ancora. Ci si possono girare cose gradevoli in 1080p più che altro per la piacevolezza delle simulazioni pellicola Fujifilm, ma non è un corpo adatto a chi intende girare molti video e ricerca una buona qualità.

Conclusione

Voto 4/5In un mercato sempre più affollato di mirrorless e con modelli che puntano a raggiungere le vette più alte per sostituirsi anche alle reflex professionali, la Fujifilm X-T100 va nella direzione opposta. È la prima X-T che non ha il sensore X-Trans ed è anche la più economica delle stirpe. In sostanza è una X-A5 con mirino in posizione centrale, poiché le specifiche sono quasi sovrapponibili. È piccola e piacevole da usare, sforna ottime immagini e si abbina all’eccellente parco ottiche Fujifilm serie X, a cui non manca davvero nulla. Vi sfido a dire che un prodotto del genere mancava nell’offerta della casa giapponese, tuttavia potrebbe essere più che indovinata per il mercato. Costa meno della X-T20 (recensione), è più compatta, ha gli stessi “megapixel” ed è fatta comunque bene. Ci sono tanti “dettagli” che mi portano a preferire e consigliare la sorella maggiore, ciò non toglie che la X-T100 offra un ottimo pacchetto di base e si presenti bene con un prezzo street di 560€ in kit con l’obiettivo (XC 15-45mm OIS). Insomma è piuttosto allettante e lo è potenzialmente anche come secondo corpo per un amatore evoluto, a patto di accettare alcuni compromessi funzionali per usarla nelle escursioni leggere e come backup (senza obiettivo si prende a 490€). Secondo me è un buon prodotto se si sa cosa aspettarsi. Il travestimento X-T è riuscito e il mirino in posizione centrale ne è la prova, ma è forse l’unico elemento significativo che va in quella direzione. D’altronde a questo prezzo non è che ci si potesse aspettare un miracolo e nel confronto con le dirette rivali non solo si difende, ma gliene dà senza esclusione di colpi.

PRO
+ Non è un X-Trans ma questo sensore è davvero buono
+ File RAW ricchissimi di informazioni e facili da maneggiare
+ Resa ad alti ISO molto buona
+ Corpo molto bello e dall’ottimo feeling in mano
+ Piccola piccola ma con un mirino più che degno
+ Abbastanza comoda da impugnare con obiettivi compatti
+ Controlli più reflex-like: piaceranno ai neofiti
+ Diverse funzioni dedicate agli amatori ed all’utilizzo in modalità selfie
+ Articolazione originale ma piuttosto comoda dello schermo
+ Durata della batteria “ok”
+ Prezzo ed offerta complessiva molto interessanti

CONTRO
- Controlli personalizzabili poco o niente
- AF un po’ lento e non sempre preciso: l’inseguimento è da evitare
- Il touch è poco reattivo quando serve ma si attiva involontariamente quando vuole
- Una ghiera AF/MF/C l’avrei messa: lo spazio c’era
- Il video è nettamente inferiore a quello della X-T20.. peccato visto lo schermo più articolato

DA CONSIDERARE
| Sembra una X-T e lo è… ma forse è più un travestimento
| Vista la vocazione della X-T100 sarebbe stato un buon momento per rinnovare l’app di controllo remoto rendendola più rapida e moderna

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.