Huawei presenta il Mate 20, il Mate 20 Pro e il Watch GT (senza Wear OS)

Sarò sincero: è ormai da qualche tempo che consiglio ai miei amici orientati verso il mondo Android gli smartphone di Huawei: dal design alle fotocamere, ritengo che sia tutto curato nel minimo dettaglio, a differenza di molti terminali della concorrenza. Non fanno di certo eccezione il Mate 20 e il Mate 20 Pro, appena presentati a Londra per il lancio sul mercato globale che avverrà nei prossimi giorni.

Partiamo subito dalle caratteristiche comuni dei due dispositivi: entrambi montano il nuovissimo Kirin 980, il secondo processore al mondo ad essere stato progettato con tecnologia a 7 nanometri e il primo del suo genere nel mondo Android. Il SoC è octacore, accompagnato da una GPU Mali G76 a 720 Mhz, mentre la camera frontale è da ben 24 MP con f/2.0. A differenza del modello dello scorso anno, i due Mate 20 sono privi – anche loro – del jack audio. Le similitudini fra i due smartphone terminano con la possibilità di estendere la memoria tramite microSD fino a 256 GB, con il sistema operativo, Android P con EMUI 9, e con le colorazioni della scocca, realizzata in ben cinque varianti: verde smeraldo, blu mezzanotte, crepuscolo, oro rosa e nero.

Tutto il resto dell’hardware, invece, varia da terminale a terminale: il Mate 20 è dotato di un display FHD+ da 6.53″ RGBW, con fattore di forma 18.5:9 e luminosità da 820 nits e notch a goccia, tre fotocamere posteriori Leica da 16 MP ultra-grandangolare da 17mm con f/2.2, 12 MP grandangolare da 27mm con f/1.8 e un teleobiettivo da 8MP, 52mm f/2.4 con stabilizzazione ottica. È disponibile in due tagli di… RAM: 4 o 6 GB, mentre la memoria interna è sempre da 128 GB. La batteria è da 4000 mAh e la ricarica è da 22.5W con tecnologia SuperCharge.

Il Mate 20 Pro è, invece, un’autentica meraviglia tecnologica: pur condividendo lo stesso cuore del fratello minore, è dotato di 6 GB di RAM e 128 GB di memoria interna, di un display Huawei Full View da 6,39″ OLED con form factor da 19.5:9 HDR e risoluzione 2K+, notch “tradizionale”, con supporto all’High Color Saturation e all’High Contrast Ratio. Le fotocamere, invece, sono sempre tre e sono sempre sviluppate da Leica, ma hanno caratteristiche decisamente superiori rispetto alle loro controparti montate sul Mate 20: quella grandangolare è da 40 MP, 27 mm e f/1.8, quella ultragrandangolare è da 20 MP, 16 mm e f/2.2 e il teleobiettivo è da 8 MP, f/2.4, OIS e zoom ottico 3X. La batteria è da 4.200 mAh, con SuperCharge da 40 W e supporto alla ricarica wireless. Altra particolarità del Mate 20 Pro è la presenza del lettore di impronte digitali sotto lo schermo e non sul retro della scocca come per il fratello minore. Trovo, invece, meno interessante la presenza di un caricatore Qi all’interno del Mate 20 Pro per ricaricare altri dispositivi a propria volta, cosa che ritengo più che altro un esercizio di stile e utile solo in casi di estrema necessità come, ad esempio, aiutare un amico a ridare un pizzico d’energia al proprio cellulare per effettuare una telefonata importante.

La cosa più stuzzicante su Mate 20 e Mate 20 Pro è, invero, il filtro per le foto AI Color (e la sua controparte AI Cinema per i video): utilizzandolo è possibile ritrarre (o riprendere) un soggetto a colori, mentre il resto della foto rimarrà in bianco e nero, tonalità che, come da tradizione Huawei/Leica, è ottenuta dal sensore fotografico e non tramite elaborazione software. È interessante notare come il dualismo riscontrato con iPhone XR e XS possa essere ravvisato anche per Mate 20 e Mate 20 Pro: entrambi hanno lo stesso cuore, ma display e fotocamere diversi. I prezzi dei dispositivi dovrebbero partire da € 799 per il Mate 20 da 4 GB di RAM, passando per € 849 per quello da 6 GB, fino ad arrivare ai € 1049 per il Mate 20 Pro.

Vogliamo esagerare? C’è Huawei Mate 20 X: presenta un notch più ridotto e soprattutto un generosissimo schermo OLED da 7,2″ con risoluzione FHD+, come sul Mate 20. Sempre in linea al modello base di quelli presentati oggi, vista la compattezza del già citato notch non è presente il sistema di riconoscimento facciale, lasciando i compiti biometrici al sensore d’impronte posto sul retro. Dal Pro invece prende quasi tutte le altre caratteristiche, in primis il sistema fotografico, ad eccezione della ricarica wireless che non è presente. Quest’ultimo dettaglio è però in parte compensato dalla batteria integrata di 5.000 mAh. Una caratteristica unica di Mate 20 X che non è presente negli altri modelli è il supporto al pennino opzionale M-Pen con 4.096 livelli di pressione riconosciuti. Arriverà a partire dal 26 ottobre ma non in Italia: il prezzo dovrebbe attestarsi sugli 899 €. Infine, un breve cenno lo merita il Mate 20 RS Porsche Design, che prosegue l’importante collaborazione che Huawei ha con la celebre azienda tedesca. Di fatto si tratta del Mate 20 Pro con una scocca posteriore parzialmente in pelle e più memoria, 8 GB di RAM invece che 6 e 256 o 512 GB per l’archiviazione. Il dispositivo nei due tagli sarà proposto rispettivamente a € 1695 e € 2095.

Assieme ai nuovi smartphone, il colosso cinese ha presentato anche i due nuovi smartwatch Watch GT che, per la prima volta, abbandonano Wear OS per fare spazio al proprietario LiteOS. Disponibile in due versioni, Sport e Classic, sono entrambi dotati di un display AMOLED circolare da 434×254 pixel e di una batteria da 420 mAh. Ovviamente, sono dotati di tutti i classici sensori che ben conosciamo: accelerometro, giroscopio, rilevatore di battiti cardiaci e il GPS. La scelta di usare LiteOS  è abbastanza discutibile: gli sviluppatori di terze parti dovranno creare app ad hoc, ma, quanto meno, Huawei ha il pieno controllo sulle sue e, per di più, è riuscita a contenere i consumi, spingendo l’autonomia dell’indossabile sino a 2 giorni.

Infine, la società ha svelato anche la Band 3, leggermente rinnovata nel design e con un migliorato rilevamento della qualità del sonno. I prezzi del Watch GT partono da € 199 per il modello sport e € 249 per quello Classic, mentre la Band 3 sarà disponibile a soli 99 €.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.