Ieri ho provato un po’ la Canon EOS R, le mie impressioni

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Ieri pomeriggio ho avuto modo di provare un po’ la nuova Canon EOS R grazie ad un evento tenutosi presso Cine Sud Megastore e tuttora in corso (termina oggi, 1 ottobre). Ammetto che è una gran comodità per chi fa il mio lavoro avere a così breve distanza uno dei più importanti poli fotografici d’Italia, in cui si organizzano continuamente eventi che uniscono il touch&try dei prodotti ai workshop con personalità di spicco. Mi rammarica solo non avere il tempo per visitarli più spesso, ma ieri sono riuscito a ritagliarmi un paio d’ore per toccare con mano la EOS R.

Dopo una piacevole chiacchierata con gli ambassador presenti, mi sono ritrovato di nuovo con una Canon in mano, a distanza di qualche anno dalla vendita della mia 5D Mark III. Quella è stata l’ultima reflex a far parte della mia attrezzatura, ora composta interamente da mirrorless. Non mi manca affatto quello specchio e credo che non ci fosse più tempo per Canon di tergiversare. Le EOS M hanno rappresentato un ponte tra il “vecchio” e il “nuovo”, concretizzatosi con l’annuncio del sistema R. Sono otto anni, mi dicono, che gli ingegneri di Canon lavorano sl progetto, che vede nella presentazione di questo corpo solo il punto di partenza. Questo è un aspetto da tenere bene a mente, in quanto non bisogna commettere l’errore di esprimere un giudizio sull’intero sistema basandosi esclusivamente sulle specifiche della EOS R (tipo l’assenza del doppio slot…). Questo corpo si posiziona secondo me a livello di una Canon 6D, lasciando ampio spazio per lo sviluppo futuro di modelli di fascia più alta. Le reflex continueranno ad esistere per molto tempo – dopotutto ci sono ancora le fotocamera a pellicola, volendo – ma il focus si sposterà rapidamente sulle senza specchio e la transizione sarà completa quando avremo le EOS R equivalenti alla 5D e alla 1D.

Ogni aspetto tecnologico è stato realizzato per essere future-proof, in modo da garantire la migliore longevità al neonato sistema. Prendiamo l’innesto, ad esempio, in cui troviamo ben 12 pin di contatto per consentire di scambiare più velocemente un maggior numero di informazioni con il corpo e con un diametro che garantire la possibilità di sviluppare ottiche molto luminose. Qui c’è anche una chicca che inizialmente non avevo notato, ovvero una tendina meccanica che copre automaticamente il sensore quando si effettua un cambio di obiettivo (a macchina spenta). Un dettaglio che dimostra esperienza ed attenzione alle esigenze della propria clientela, specie quella di derivazione reflex che non è abituata ad avere il sensore esposto.

Due gli obiettivi disponibili per il touch&try, ovvero il pratico 24-105mm F4L e lo spettacolare 50mm F1.2L. Entrambi presentano uno schema ottico rinnovato rispetto le controparti EF e, complice il ridotto tiraggio, riescono ad offrire una risoluzione migliore già a tutta apertura. Specie lungo i bordi, dove la caduta di nitidezza è davvero molto contenuta. Più avanti arriverà anche il mostruoso 28-70mm F2L: molto voluminoso e caro, certifica senza mezzi termini le potenzialità del nuovo sistema. Non è un caso che Canon abbia deciso di partire con queste ottiche e non con quelle “da battaglia”, come potrebbe essere il classico cinquantino f/1.8. Questi arriveranno (aspetto con ansia il 35mm f/1.8 macro), ma si voleva mettere in chiaro che la finalità principale del nuovo progetto è di innalzare la qualità e non di fare corpi più piccoli, leggeri o economici – cosa per cui la risposta rimane a carico delle EOS M. Dopotutto, ed è già da alcuni anni che lo ripeto, bisogna smettere di pensare che mirrorless significhi più piccolo: tolto il minimo guadagno dovuto all’assenza dello specchio, non cambia assolutamente nulla rispetto le reflex a parità di sensore ed ottica.

Veniamo dunque ad uno degli aspetti che più mi interessava: l’ergonomia. Non c’è dubbio che anche qui si avverte l’esperienza di Canon, poiché la EOS R restituisce un’ottima sensazione di qualità appena presa in mano ed offre un’impugnatura ampia e ben sagomata. Sembra di tenere una 6D Mark II, seppure il corpo sia leggermente più snello. Non c’è il rischio di sbattere sul barilotto delle lenti (anche con il 50mm F1.2) ma con mani grandi il mignolo sta un po’ a cavallo tra la fine dell’impugnatura e il fondello. C’è anche il battery grip, volendo, ma io credo che questo modello si debba apprezzare proprio per il rapporto peso/qualità e l’ho voluta provare senza. Menu ed approccio sono quelli tipici di Canon, molto coerenti e chiari fin da subito, ma ci sono degli elementi di novità su cui ho maturato giudizi diversi. Buono il display LCD superiore, più compatto rispetto quello delle reflex ma decisamente più moderno, visibile e con tutte le informazioni necessarie (ricordo che qui il mirino è un display e ne offre molte di più rispetto quello ottico delle precedenti EOS). Comodo anche il selettore per cambiare modo di scatto, che in pratica usa un piccolo pulsante con l’uso combinato della rotella posteriore: più o meno è come sbloccare e ruotare, altrettanto veloce e pratico (le modalità scorrono sia su schermo/mirino che sul display di stato superiore). L’accensione ON/OFF laterale è strano che sia apparentemente una ghiera, ma in fin dei conti si usa come il precedente selettore e si trova anche nello stesso posto, è solo più gradevole e meno incline a raccogliere lo sporco. Piacevole anche il mirino – ampio, fluido e con le informazioni che ruotano inquadrando in verticale – nonché il display, completamente orientabile e touch – utilizzabile sia per i menu per l’AF. Nella colonnina dei pro ci metto anche la ghiera sugli obiettivi, elemento che caratterizzerà tutti quelli della linea RF e che si può comodamente personalizzare. Ho provato ad esempio a metterci l’apertura e non è affatto male, per altro la rotazione è fluida ma si avvertono gli scatti nitidamente.

Dopo questa prima prova devo invece mettere nella colonnina dei contro il touchpad multifunzione posteriore. Mi riservo di cambiare idea con l’uso più intenso ma, pur apprezzando lo sforzo per far funzionare il tutto a livello software, non ne ho gradito l’esperienza d’uso. È bello che sia la fotocamera a proporti la configurazione e a spiegarti come si usa, ma rimane un elemento macchinoso rispetto ad una rotella programmabile. Mi hanno detto che questo elemento occupa meno spazio fisico “dentro” la fotocamera e non ne dubito, però trovo che sia scomodo doverlo attivare con un tap di qualche istante a sinistra prima di poterlo usare e che vada poi bloccato nuovamente nello stesso modo, visto che altrimenti è facilissimo modificare parametri senza neanche accorgersene (non ci sono feedback fisici). Cioè si può pure usare senza blocco/sblocco, ma a nostro rischio e pericolo. L’elemento ha tre comandi personalizzabili: tap a sinistra, tap a destra e scorrimento, la cui risposta è abbastanza veloce e precisa. Se si sceglie di dedicarlo all’ISO, ad esempio, si potrà modificare il parametro in tutti e tre i modi. Non è male ma fa perdere più tempo e non essendoci una risposta sensoriale sarà sempre meno preciso e “sicuro” di un controllo fisico. L’altro elemento negativo che ho riscontrato è di carattere più generale: essendo la EOS R un modello sostanzialmente d’ingresso, il numero di controlli è limitato. È vero che si può programmare praticamente tutto (anche le direzioni sul pad posteriore che ha perso la rotella), però siamo lontani dall’immediatezza di una 5D, per intenderci, dove c’è la corrispondenza 1:1 per le principali funzioni e i corrispettivi pulsanti con serigrafia. Tuttavia questo fa parte di una chiara scelta da parte di Canon che, a rigor di logica, mi sento di condividere. Sarebbero certamente potuti partire con un modello più alto in gamma ma la strada intrapresa si rivelerà ben più lungimirante nei prossimi anni. Sugli obiettivi hanno mostrato fin da subito i muscoli, anche perché quelli rimarranno così per tanto tempo, mentre sui corpi la scelta di partire “dal basso” porta almeno a questi vantaggi:

  • Prezzo di partenza più contenuto: considerando che in qualità di primo esemplare della linea R c’è da pagare lo scotto dovuto alla progettazione ex-novo, iniziare con un corpo equivalente alla 5D invece che alla 6D avrebbe portato il listino ancora più in alto di quanto già non sia (nel senso che costa un bel po’ di più della corrispondente reflex).
  • Possibilità di proporla come introduzione alle mirrorless per i fotografi reflex di casa Canon: non si poteva certo chiedere a chi usa tutti i giorni una 1D-X di cambiare radicalmente il suo strumento di lavoro principale. Molto più logico presentarla come fotocamera d’appoggio, capace di altrettanta qualità ma con la funzione di ponte verso i modelli superiori che arriveranno più avanti.
  • Possibilità di correggere il tiro: se qualcosa andrà storto con la EOS R, in particolare sui controlli secondo me, Canon potrà correre ai ripari sui modelli pro successivi. Ad esempio il touchpad: io ritengo che sarebbe il caso di farlo sparire o magari mantenerlo solo sulla fascia bassa.

Per quanto concerne la qualità d’immagine è opportuno rimandare ogni tipo di conclusione ad una prova completa. Al momento ho potuto portare a casa anche qualche scatto in RAW/CR3 ma non c’è modo di svilupparlo adeguatamente. Per il momento mi fermo qui, sperando che ci inviino presto un esemplare per la recensione estesa.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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