Il ritorno del MacBook Air, ora con display Retina e Touch ID

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Lo si aspettava da tempo e finalmente è arrivato il nuovo MacBook Air. Si tratta in sostanza di un incrocio tra il prodotto da cui eredita il nome e il MacBook Pro 13″ senza touch bar. Dallo storico Air prende l’iconica forma a cuneo mentre il design complessivo ricorda moltissimo il secondo (ma pure il MacBook). La sua posizione è quella occupata formalmente dal MacBook Pro 13″ senza touch bar che, non a caso, Apple ha evitato di aggiornare nel 2018 e potrebbe pure sparire in futuro. Da questo minestrone di prodotti è venuto fuori un computer davvero molto bello, sottile e leggero, che Apple ha ideato per chi ha bisogno di un portatile affidabile da portare sempre con sé e capace di gestire in scioltezza le attività del quotidiano. È quello che è sempre stato l’Air, in fin dei conti, e qui ci sono numerosi miglioramenti che lo rendono di nuovo attuale e competitivo.

Lo schermo è un 13,3″ Retina in 16:10 con 227 ppi, risoluzione 2560 x 1600. La scrivania di base non sarà proposta a 2x esatti, come già non avviene sui Pro 15″ recenti, ma dovrebbe offrire un’ottima qualità anche alla 1440 x 900 di default (le altre sono 1024×640 e 1680 x 1050 pixel). Cornici sottili e nere sottolineano questo schermo IPS, che ha anche ottenuto un incredibile miglioramento di qualità rispetto al vecchio TN dell’Air, offrendo una fedeltà colore superiore del 48% (da specifiche non sembra però raggiungere la gamma DCI-P3 come quello dei Mac più costosi).

La tastiera è quella di terza generazione, con meccanismo a farfalla più robusto e retroilluminazione, ma non c’è la Touch Bar. Per fortuna, però, rimane uno dei suoi componenti migliori: il Touch ID. Questo ci consente un’autenticazione rapida, sicura e veloce, nonché la possibilità di proteggere app, file, documenti e pagare online con Apple Pay. Il tutto si basa sul chip T2, lo stesso presente nell’iMac Pro e nei MacBook Pro di ultima generazione, che si occupa di gestire le fasi di boot e tutti i dispositivi primari, scaricando così l’utilizzo della CPU principale.

Qui Apple ha fatto la sua scelta più difficile, poiché ha voluto posizionare il MacBook Air alla base della sua gamma portatili, persino al di sotto del 12″, e per farlo ha deciso di utilizzare un unico e solo processore, senza possibilità di configurazioni custom. L’idea è che se serve maggiore potenza si acquista il modello Pro, per cui hanno mantenuto un netto distacco da questo utilizzando CPU a basso consumo, precisamente un i5 dual‑core a 1,6GHz (Turbo Boost fino a 3,6GHz) con 4MB di cache L3.

La tabella superiore realizzata da Anandtech, mette a confronto il vecchio ed il nuovo modello, ma in quest’ultimo Apple è passata dalla serie U a quella Y, specificatamente della serie Amber Lake. La distinzione tra le linee Pro ed Air c’è sempre stata ed è giustissima, perché in quest’ultima si privilegia l’autonomia che qui infatti raggiunge 12h. In passato, però, negli Air c’erano processori di un gradino più elevato, mentre ora Apple li ha sostanzialmente parificati ai MacBook 12″. E non essendoci neanche più l’i7 opzionale si perde anche la possibilità di dare almeno un po’ di boost in più. Comunque la scelta di Apple potrebbe non essere sbagliata per il tipo d’utenza a cui il prodotto si riferisce, per tutti gli altri è inutile cercare di adattarlo forzatamente ad un uso per cui non è nato. Meglio a quel punto prendere un “vecchio” MacBook Pro 13″ senza touch bar del 2017, che rimane comunque più potente anche se leggermente più grande e pesante e con autonomia inferiore.

Rimane un piccolo rimpianto, questo, visto che la GPU interna Intel 615 non è certo un fulmine ma si possono comunque usare delle eGPU via Thunderbolt 3 visto che il portatile ne possiede 2 sul lato sinistro (come il MBP13 “escape”). Quindi una CPU più potente in opzione sarebbe potuta essere interessante. Sul lato destro, invece, troviamo solo la porta jack da 3,5mm, mentre per quanto riguarda l’audio Apple ha sottolineato un notevole incremento che potrebbe avvicinarlo a quello certamente molto buono del modello Pro 13″ di quest’anno.

La configurazione base parte da 8GB di RAM e soli 128GB di SSD per 1379€, mentre servono 1629€ per passare al disco da 256GB. Una differenza che in effetti pare assurda con i prezzi attuali dei dischi allo stato solido e poco importa, secondo me, che Apple usi dei modelli PCIe ad altissime prestazioni. Su una macchina del genere sarebbe stato decisamente più misurato l’utilizzo di M2 standard, perché i sistemi informatici richiedono bilanciamento ed inserire un disco da diversi GB/s su una macchina così moderata non porta a vantaggi concreti. Molto meglio sarebbe stato offrire unità leggermente misurate, da 5/600MB/s, che ti consentono di acquistare 1TB a meno di 200€. D’accordo che Apple ha sempre “i suoi prezzi”, ma forse non saremmo arrivati a +250€ per passare da 128 a 256GB.

Lo storage è comunque super veloce, su questo non si può dire davvero nulla, dopotutto si paga 250€ per ogni 128GB in casa Apple. Così si arriva a +500€ per il 512GB e +1500€ per quello da 1,5TB. In pratica arriva a costare più il disco che il computer… un po’ come comprare un SSD con lo schermo intorno. Il prezzo del passaggio da 8 a 16GB di RAM è invece di 240€ (esi tratta chiaramente di LPDDR3). Il MacBook Air 2018 è disponibile nei colori grigio siderale, oro ed argento con prenotazione immediata e spedizione dal 7 novembre.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.