Apple cambia strategia: dopo il Q4 2018 non fornirà più i numeri del venduto

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Tra un impegno e l’altro – con tutti gli editor di SaggiaMente in vacanza – non ho avuto modi di parlare dei risultati finanziari di Apple. Ormai sono passati due giorni dalla presentazione del Q4 2018 probabilmente avrete già approfondito l’argomento, quindi eviterò di scendere troppo nel dettaglio. Il fatturato è stato di quasi 63 miliardi di dollari, in aumento rispetto un Q4 2017 che superava di poco i 52. Cresce anche l’utile netto, che passa da 10,7 a 14,1 miliardi di dollari, dandoci modo di archiviare un ennesimo trimestre col segno più. Gli iPhone sono sostanzialmente stazionari nelle vendite, ma il mercato globale smartphone è in contrazione, per cui non c’è da lamentarsi. Gli iPad e i Mac hanno venduto meno, ma Apple ha mantenuto alti i ricavi anche grazie ai servizi ed ai prodotti secondari della categoria “altro” (tra cui si trova l’Apple Watch).

In realtà ci sarebbe un altro aspetto da considerare, che purtroppo è ormai un trend confermato: Apple continua ad aumentare i prezzi dei propri prodotti. Lo fa in casa in misura minore ma diventa più pesante all’estero per via del cambio e dei vari balzelli dovuti alle fiscalità locali. In alcuni casi i salti sono netti, quando può giustificarsi per un cambio di design, in altri si procede con continui piccoli ritocchi e politiche aggressive sui tagli di memoria e i prezzi degli aggiornamenti. Sappiamo di essere liberi di fare le nostre scelte, che nessuno ci obbliga a comprare prodotti con la mela, per cui non arriviamo mai a provare risentimento per queste cose, ma alcuni giochetti che tolleriamo da anni iniziano a dare fastidio a tante persone. Le cose non cambieranno mai più di tanto, ma un po’ di attenzione in più verso i clienti sarebbe gradita. Penso ad esempio al giochino di partire sempre con storage limitato su ogni dove, con iPhone da oltre 1000€ con 64GB e il passo successivo a 256GB, quando ogni sondaggio che si fa sull’argomento evidenzia il 128GB come più ragionevole (volutamente saltato per indirizzare sul taglio maggiore). Oppure anche ai computer, dove si parte da 128GB SSD su prodotti come il nuovo Mac mini, spingendo ad upgrade venduti a prezzi tripli o quadrupli rispetto le medie di mercato per soluzioni comparabili.

Apple pensa molto ai numeri, lo capiamo da queste strategie consolidate ma anche per le infinite slide che abbiamo visto in cui mostrano i muscoli lucenti, come in una gara tra culturisti. Eppure durante la classica call che si tiene durante la pubblicazione dei risultati fiscali, il CFO Luca Maestri ha annunciato che d’ora in poi non comunicheranno più il numero di dispositivi venduti. Il mercato non ha reagito bene per ora e non lo hanno fatto neanche gli analisti. “Questi numeri non rappresentano più il reale andamento del nostro business”, è stato detto. È certamente vero che i ricavi in quel di Cupertino sono basati su una strategia ben più ampia, che oggi include più prodotti e servizi oltre ad un crescente rincaro, ed è una realtà che si estende ad ogni settore d’attività, compreso anche lo store di app, dove Android ha numeri ben più elevati ma fa guadagnare di meno sia gli sviluppatori che Google. È altrettanto vero che con un’azienda che mira ad avere un portfolio sempre più variegato, il singolo dato sulle vendite di un prodotto diventa meno rilevante. Tuttavia la scelta è piuttosto controversa, sia perché l’iPhone continua ad essere la voce di bilancio di maggiore importanza e sia perché non si farà altro che dare spazio alle stime degli analisti esterni, creando un alone di incertezza a mio avviso ingiustificato. Potrebbe anche rivelarsi una pesante incognita per gli azionisti, che in questi giorni post-annuncio hanno fatto scendere il valore del titolo di circa il 15%. Vedremo come andrà sul lungo periodo, ma è inevitabile notare che l’azienda usa due pesi e due misure.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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