Le stime sul mercato laptop nel terzo trimestre 2018: non bene per Apple

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Il 2018 lo possiamo vedere come un anno molto altalenante tanto per Apple quanto per gli altri colossi, fatto di picchi positivi ed altri negativi. Forse, per la mela, era da parecchio tempo che non v’era così tanta alternanza. Se è vero che i profitti non hanno sinora deluso le aspettative, anzi hanno continuato a macinare numeri roboanti, e i prodotti presentati sono tutti largamente soddisfacenti è anche vero come a più riprese si sono avvertiti degli scricchiolii. E se inizialmente potevano essere sì segnalati ma senza troppo peso, man mano stanno ponendo qualche domanda sull’eventualità che possano occorrere correttivi di rotta, tanto tra i cosiddetti armchair CEO (categoria in cui, in fondo, qualche volta pure noi inevitabilmente finiamo nelle riflessioni) quanto tra gli addetti ai lavori.

Le ultime stime sul mercato laptop per il terzo trimestre solare 2018 pubblicate da TrendForce mostrano una situazione ancora difficoltosa nel complesso. Se è vero che rispetto al trimestre precedente le unità spedite a livello globale sono tornate a crescere, nel cosiddetto contesto Year-over-Year che compara direttamente il trimestre analizzato col medesimo dell’anno prima, la situazione non solo resta immutata nel complesso, ma per alcuni produttori mostra drastici peggioramenti. Purtroppo quella che si è contraddistinta maggiormente in tal senso sembra essere proprio Apple, con un -24,3% rispetto al terzo trimestre 2017. Ciò la porterebbe a perdere una posizione, dal quarto al quinto posto, nella classifica dei top brand del settore portatili, a favore di Asus che ottiene paradossalmente un piazzamento migliore pur segnando essa stessa -6,2%.

Non si tratta di dati ufficiali, ma le avvisaglie c’erano già state: Gartner aveva pubblicato delle previsioni “a caldo” (il report è del 10 ottobre, poco dopo la chiusura del terzo trimestre avvenuta il 30 settembre) in cui Apple segnava -8,5%. Un dato quasi lusinghiero, alla luce di questi aggiornamenti ben più pesanti (e positivi invece per Asus, dato che Gartner prevedeva -15,9%). Come la dicitura “a caldo” fa intuire, vanno presi con le pinze e sono come gli exit poll prima dello scrutinio dei voti nelle elezioni. I numeri sono spesso sballati, con forchette ampie ma spesso (Brexit e Trump notabili eccezioni recenti) fiutano correttamente l’andamento che poi prenderà la questione. E stavolta per Apple il buongiorno non sembrava esserci già dal mattino.

TrendForce imputa tra i motivi principali i prezzi elevati dei MacBook Pro, che non hanno sufficientemente giustificato i maggiori core delle nuove CPU Intel adottate, e l’arrivo dei più economici Air solo nel trimestre corrente, il quarto. Ma bastano questi a spiegare addirittura un -24,3%? Che se confermato e non avesse altri dati di ben maggiore conforto (come quelli su iDevice e servizi) farebbe impazzire qualsiasi top manager? Difficile dirlo. Si tende a voler trovare sempre un punto preciso in cui le cose sono cambiate, perché col senno di poi è utile a raccontare la storia. Ma a maggior ragione quando la storia sta avvenendo, la verità è generalmente più complessa. I fattori necessari per il cambiamento di uno status quo sono tanti e non si legano tutti ad un singolo periodo recente. Sono tanti quelli che nel corso dell’ultima decade sono stati messi in evidenza dalla comunità critica rispetto ai prodotti ed alle modalità di vendita di Apple. Piccole cose, dei sassolini tolti dalla scarpa, ma ad un certo punto, sassolino dopo sassolino, ci si trova davanti ad una montagna e arrivati a tale punto scalarla non è poi così facile come invece sarebbe stato affrontando direttamente i problemi una per volta, quando si sono presentati. Prezzi in costante crescita, politiche hardware troppo vincolate ad Intel e AMD, scelte progettuali controverse come quelle relative alle tastiere e alle porte, anche il software tra qualche release claudicante di macOS e la sensazione di trascuratezza nell’utenza pro… Potremmo stare qui a fare tutto l’elenco dei sassolini che hanno formato la montagna, in buona parte l’abbiamo pure fatto di recente perciò è inutile stare a ripeterci, ma il succo del discorso è che il conto, prima o poi, si paga.

Image from The Verge

Ma ad Apple interessano davvero i numeri di cui abbiamo parlato sopra? Dal punto di vista economico/matematico, forse no. Con gli ultimi dati finanziari ha già annunciato che dalla prossima trimestrale non riporterà più i dettagli numerici delle unità vendute. Inoltre, come mostra l’immagine soprastante, loro sono perfettamente consci della situazione e ben lieti di sopportarla se l’iPad supera da solo le vendite di tutta la gamma di portatili HP. Anche lì è però una strategia a doppio taglio: iOS deve darsi una svegliata se vuole davvero far volare l’ottimo hardware che ha a disposizione. Molti hanno senz’altro pazienza per attendere fino a giugno/settembre 2019, anche un po’ oltre, ma non sarà infinita e in tal caso quel grafico tra qualche anno rischierà di non mostrare gli stessi dati gaudenti per l’iPad. Il ché ci porta al punto di vista morale, sul quale speriamo che Apple non sia davvero così contenta della situazione, soffrendo in un settore, quello dei portatili, che le è sempre stato storicamente molto favorevole. Le previsioni di Gartner e TrendForce sul quarto trimestre solare 2018 probabilmente mostreranno qualche dato più confortante ora che il MacBook Air è stato rinnovato, ma non è neanche detto. L’importante è che questo che ormai sembra essere un trend reale per Apple, viste le numerose notizie e rumor che sono emersi di questi tempi, sia ben chiaro anche a Cupertino.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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