Per quanto ancora Apple potrà lucrare su macOS?

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Tutti ricordiamo i prodotti più famosi realizzati da Apple, per alcuni abbiamo anche le date scolpite nella mente. Penso ad esempio all’iMac G3 (1998), al primo MacBook Air (2008) o l’iPhone 2G (2007). Sono molti di meno quelli che invece rammentano i suoi sistemi operativi dell’era UNIX-like, che hanno avuto inizio nel 2001 con il primo Mac OS X. Non si fa altro che ripetere quanto sia importante l’integrazione hardware e software garantita in quel di Cupertino, eppure il secondo elemento di questo cocktail viene messo troppo spesso in secondo piano.

NeXTSTEP, il sistema operativo UNIX-Like e basato su oggetti creato dalla NeXT di Jobs

Era il 1996 quando Gil Amelio riuscì a riportare Steve Jobs all’interno di Apple acquisendo la sua NeXT, azienda che non era ancora riuscita a generare utili ma aveva ottenuto grande interesse nel settore universitario. Come al solito Jobs sforò la promessa di realizzare un computer economico ma andò a segno con NeXTSTEP, un sistema operativo multitasking ed orientato agli oggetti su cui fu sostanzialmente creato il World Wide Web da Tim Berners-Lee. Amelio sapeva che Apple aveva bisogno di uscire dalle sabbie mobili economiche in cui si trovava e le uniche due opzioni serie – al di fuori di farsi acquisire da un’azienda più grande – erano la NeXT di Jobs e la Be di Jean-Louis Gassée, entrambe con un OS valido e dei fondatori con una storia nell’Apple dei primi tempi (il primo più del secondo, chiaramente). Alla fine, anche per errori strategici di Gassée, la storia ha preso il corso che ben conosciamo e che forse la stessa Apple voleva prendesse, nonostante la versione ufficiale poneva l’accento meno sulla persona e più sul sistema operativo, di cui i Mac avevano effettivamente bisogno data l’anzianità del precedente Mac OS Classic.

Mac OS 9, oggi Classic: il capolinea di un’architettura software di vecchio stampo

L’attuale macOS, così come anche iOS, tvOS e tutti gli altri sistemi operativi Apple da quel momento in poi, sono stati basati proprio sulla commistione delle esperienze maturate con NeXTSTEP e la più gradevole interfaccia dell’OS Classic. Non è solo a quello che si deve l’attuale successo ottenuto dai prodotti realizzati dall’azienda di Cupertino, ma senza quel fatidico momento, senza Mac OS X, nulla sarebbe potuto succedere. Si tratta di uno dei tasselli più importanti nel quadro generale, eppure tendiamo a dimenticarlo. Ma non Apple.

Il primo Mac OS X, versione 10.0 Cheetah

In Apple sono ben consapevoli dell’importanza rivestita dal software, tant’è che proprio su questo e sulla sua esclusività, riescono a riempire le casse dell’azienda. Pensateci bene: quando uscì il primo iPhone non esisteva nulla di simile, né sul piano hardware che software, e nessuno poteva negarlo. Oggi i vantaggi tecnologici sono più nascosti, persino difficili da evidenziare in alcuni casi, perché il mercato ha seguito ed ha avuto tempo di imparare, così come di sperimentare cose nuove. Difatti oggi è più facile ritrovare i germogli delle innovazioni altrove, seppure io riconosca ad Apple la capacità di fare poi le stesse cose in modo migliore. Per il software, invece, iOS ha creato una sorta di dipendenza in milioni di utenti. Alcuni riescono tranquillamente ad usare ed apprezzare Android, che di strada ne ha fatta ed ha anche i suoi pregi, per altri non esiste altro al di fuori di iOS. Per queste persone comprare un nuovo smartphone significa comprare un iPhone, ovvero spendere mediamente di più dell’acquirente medio.

Il primo iPhone OS vs Android 1.0

Pensate poi ai computer: quando uscii il MacBook Air, in special modo quello riprogettato con le varianti da 11” e 13”, non esisteva nulla di simile nel mercato. Da lui hanno preso esempio tutti i produttori, tentando di realizzare dei cloni che fossero in grado di offrire portabilità, buone performance, ottimo design e soprattutto tastiera e trackpad di qualità. Non è stata una cosa facile, però, infatti in quegli anni Apple ha allargato moltissimo la sua base di utenti Mac, facendo anche conoscere a molte più persone il proprio sistema operativo. A distanza di quasi 10 anni, la situazione è cambiata moltissimo. I computer Apple sono sempre più costosi ma i concorrenti hanno ormai prodotti realizzati bene e con qualità strutturali molto valide a prezzi ben più convenienti o con componenti superiori per dotazione e valore. Eppure Apple continua a vendere e molti di noi a comprare…

Asus ZenBook UX430UN i7-8550U, GTX MX150, 16GB RAM, SSD 512GB, 14″ FHD a 1150€

Di certo riconosciamo ancora ad Apple una certa capacità di leadership tecnologica per alcuni alcuni elementi come la Touch Bar (che a me non piace, ma questo è un altro discorso), il Touch ID con la sua Secure Enclave, il chip ARM T2, gli ottimi schermi Retina e via discorrendo, ma sempre più persone si sentono messe alle strette perché vogliono usare macOS ma vedono che le alternative ai Mac sono sempre più allettanti.

Huawei MateBook X Pro i7-8550U, GTX MX150, 8GB RAM, SSD 512GB, 14″ Touch 3000 x 2000 a 1400€

Prendiamo come esempio l’ultimo MacBook Air 13”, che eredita un nome pesante e si propone come assoluto entry-level della gamma di portatili Apple con un prezzo di 1379€. Chiunque può vedere che con la stessa cifra si possono acquistare prodotti con dotazione migliore e se si provano i MateBook, gli ZenBook o i Dell XPS se ne potrà apprezzare anche una qualità più che sufficiente. Magari avranno ancora qualcosina in meno nei dettagli, ma speso si tratta di cose marginali su cui si può soprassedere, come Apple stessa ha fatto eliminando logo luminoso, MagSafe, indicatore di batteria a LED e tante altre “unicità” nel corso di questi ultimi anni.

MacBook Air 13″ 2018 i5-8250U, no dGPU, 8GB RAM, SSD 128GB, 13,3″ Retina a 1379€

Ci sarà certamente chi ritiene che i Mac siano sempre e comunque superiori, ma razionalmente si deve accettare che oggi acquistare dal leader di mercato non ha più particolari vantaggi al di fuori di macOS. Immaginate se d’improvviso Apple dovesse di nuovo offrire in licenza il proprio sistema operativo a terzi, pensate di poterlo avere montato di serie ed originale su un prodotto dal rapporto qualità/prezzo come il MateBook D, quanti ancora sarebbero disposti a spendere più del doppio per le stesse caratteristiche in un MacBook Air?

Huawei MateBook D i5-8250U, no dGPU, 8GB RAM, SSD 256GB, 14″ Full HD a 690€

Ce ne sarebbero, ovviamente, sono il primo a riconoscere la cura per i dettagli, la qualità dell’assistenza e tutti gli altri plus che si trovano nei prodotti Apple, ma se si potesse avere macOS ufficialmente su prodotti abbastanza gradevoli, curati e con prezzo decisamente inferiore, la maggior parte ci farebbe almeno un pensiero. Ecco perché Apple non farà mai un errore del genere ed ecco su quale leva oggi si possono ancora “permettere il lusso” di avere dei prezzi che per le sole specifiche tecniche sono fuori mercato.

Una cosa da tenere a mente è che dal passaggio PowerPC > Intel, i computer Apple sono realizzati con componentistica per lo più standard. Fanno eccezione alcuni componenti custom, come la scheda logica, ma i chipset sono quelli e infatti creare un hackintosh per diversi anni è stato davvero facile. L’introduzione dei chip T1/T2 ha però iniziato un nuovo percorso che potrebbe pure culminare nell’uso esclusivo di CPU ARM, cosa che differenzierebbe nuovamente i Mac anche sul piano hardware. Con la speranza che per allora le prestazioni raggiunte su architettura RISC saranno sufficienti a far girare bene macOS, un sistema ben più complesso di iOS.

Non voglio dire di essere dipendente da macOS, perché uso anche Windows e Linux e se fossi costretto abbandonerei il sistema operativo che preferisco riuscendo ad abituarmi, tuttavia ho l’impressione che in Apple siano ben consapevoli di questa situazione e siano lì lì per tirare troppo la corda. Per alcuni magari non è così e per altri sono già andati oltre, è una questione molto soggettiva quella di bilanciare benefici e spesa pur di rimanere su macOS. Per me ancora oggi ne vale la pena, un po’ perché posso spendere ciò che serve per acquistare un Mac, un po’ perché vorrei rimandare il più possibile il momento in cui dovrò fare a meno del suo ottimo sistema operativo, ma non sarà così per sempre.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.