Recensione: YI M1, mirrorless Micro Quattro Terzi economica per principianti

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Nel nostro podcast PixelClub abbiamo più volte detto che l’ambiente fotografico è tendenzialmente elitario. Samsung ha provato ad entrarci per alcuni anni ma non è riuscita a far breccia, pur ricevendo ottime valutazioni della critica per corpi come NX500 o NX1. Sony ha iniziato molto prima ed ha comunque dovuto combattere strenuamente per scrollarsi di dosso la nomea di produttore generalista, ma alla fine ci è riuscita. I fotografi preferiscono investire i propri soldi su marchi consolidati, affidabili, e non scommettere sulle nuove leve. Questo vale per i professionisti ma insospettabilmente anche (e forse di più) per i neofiti, che si sentono più sicuri a comprare da nomi storici, riconosciuti e riconoscibili. Probabilmente c’è una motivazione d’immagine alla base, ma è pur vero che con le fotocamere ad obiettivi intercambiabili si sceglie una “famiglia” e non solo un corpo. È facile che si facciano altri acquisti nel corso del tempo per espandere la propria dotazione di lenti e affidarsi ad aziende che possono improvvisamente sparire dal mercato, così come improvvisamente ci sono entrate, può rivelarsi un problema. Pensiamo a chi ha speso tanti soldi per la Samsung NX1 ed i suoi obiettivi (per altro ottimi) e che oggi si trova con un prodotto più che valido ma sa già che non ci saranno ulteriori sviluppi. Non deve essere una bella sensazione ed è anche difficile decidere cosa fare di lì in avanti: continuare ad investire su una prodotto che è già arrivato al capolinea oppure svendere tutto ed acquistare altro: in entrambi i casi si prospetterà una perdita economica e non pochi grattacapi.

Trovo quindi giustificata una certa resistenza verso i nuovi arrivati, almeno finché non dimostrano di tenere davvero alla fotografia e di non essere solo a caccia di un nuovo business. Non è un segreto che Sony abbia guadagnato prestigio anche per via del concorso “Sony World Photography Awards” e non solo per la sua capacità di realizzare ottimi “attrezzi”. Con queste premesse di fondo approcciarsi alla fotocamera cinese YI M1 non è certo cosa facile e – aggiungo – forse neanche del tutto gradita. Parliamo di un marchio giovane in tutti i sensi che pur avendo ottenuto ottimi risultati in ambiti direttamente correlati (come quelli delle actioncam, dashcam e videocamere di sorveglianza) è qui alle prese con il suo primo corpo fotografico. Non parte proprio da zero, dunque, ma è legittimo il dubbio che questo possa essere solo un esperimento e che, come tale, potrebbe non avere sviluppi futuri senza un buona risposta dal mercato. Eppure il rischio, in questo caso, potrebbe essere giustificato.

Il sensore Micro Quattro Terzi è più piccolo di quello APS-C e più grande di quello da 1″

La prima cosa importante da sapere è che la YI M1 è una fotocamera Micro Quattro Terzi e che, come tale, è già nativamente compatibile con lo sterminato parco di obiettivi che usano quell’innnesto; realizzati da Panasonic, Olympus ed altri. La stessa YI ha prodotto due lenti che vende in abbinata al corpo: il 12-40mm f/3,5-5,6 ed il 42.5mm f/1,8, che equivalgono rispettivamente ad un 24-80mm ed un 85mm, dunque uno zoom standard ed un tele luminoso. Essendo parte di un sistema esistente, florido ed in continua espansione, se anche YI dovesse decidere di non interessarsi più alla fotografia si avrebbero comunque delle lenti compatibili con i corpi Micro Quattro terzi ed una fotocamera che potrà montare gli obiettivi presenti e futuri con questo innesto, a prescindere da chi ne sia il produttore (al massimo alcune funzionalità legate all’elettronica potrebbero non andare correttamente senza un aggiornamento del corpo). Non è un dettaglio da poco, questo, perché posiziona la M1 in una timeline ben più estesa di quella che la sola YI sarà in grado di garantire, con uno storico già bello ricco ed un futuro possibile anche senza il supporto dell’originale produttore.

La mirrorless YI M1 è una Micro Quattro Terzi, per cui è compatibile con tantissimi obiettivi

La scelta di YI è stata molto saggia perché le ha consentito di offrire all’utente un prodotto con un valore intrinseco molto superiore a quello che avrebbe avuto se avesse utilizzato un sistema proprietario. Per la verità, e sono sincero, è solo perché si tratta di una Micro Quattro Terzi che ho preso in considerazione la YI M1. Sappiamo che fine hanno fatto molti sistemi mirrorless quando non supportati adeguatamente o se non abbastanza allettanti in termini di qualità (Pentax Q, Nikon 1, Samsung NX, ecc…), quindi avere questo bel paracadute di un innesto standard è la cosa migliore che un’outsider potesse fare, sia per sé stessa che per i potenziali acquirenti. Insomma, ci sono secondo me i presupposti per prendere in considerazione questa fotocamera, forte di un prezzo di mercato molto aggressivo, ed è per questo che ho deciso di recensirla per voi.

La YI M1 con l’obiettivo Panasonic 20mm f/1.7 pancake

Caratteristiche principali

Il sensore della YI M1 è in formato Quattro Terzi ed è realizzato da Sony con la sua tecnologia CMOS Exmor. Offre 20MP, come le cugine più recenti di Panasonic ed Olympus, nonché registrazione video in 4K fino a 30fps e FHD a 60fps. Ottima la scelta di utilizzare il formato RAW standard DNG, così che non serva un software proprietario ed il continuo supporto della casa madre per il futuro: i file grezzi saranno nativamente gestibili con i software che già si utilizzano. L’autofocus è per contrasto, quindi non ci sono tutte le finezze dei sistemi ibridi, ma per un modello di questa fascia di prezzo era prevedibile. C’è il Wi-Fi, il Bluetooth ed un’app di controllo remoto da smartphone, nonché funzioni integrate e semplificate per TimeLapse e scatto ad alta risoluzione. Un pacchetto niente male per una entry-level.

Corpo ed ergonomia

I cinesi di YI hanno più o meno lo stesso imprinting di Xiaomi: ottima cura per il design ma senza originalità. La mirrorless M1 è una evidente riproduzione della prestigiosa Leica T, dove invece del metallo monoblocco vi è uno chassis di termoplastica. La scocca è sottile e il corpo leggero ma l’assemblaggio è ben curato e in mano appare solida. Anzi, rispetto alle fotocamere super economiche che ho potuto provare mi viene spontaneo il confronto con la Samsung NX3000 che è decisamente più deludente. Non so se abbiano volutamente preso ad ispirazione la linea della prestigiosa casa tedesca, dopotutto di fotocamere simili se ne sono già viste, ma qui il loghetto rosso YI sul frontale la richiama inevitabilmente. Il risultato è comunque gradevole, con dimensioni contenute ma non troppo ed una ergonomia insospettabilmente buona.

L’area di grip non è tanta, si tratta di circa mezzo centimetro di spessore, però è ben scavata all’interno e le dita vi si arpionano senza fatica. Complice l’estrema leggerezza del tutto, si riesce ad avere una presa sicura e stabile, resa più gradevole da una leggera gommatura. Inizialmente erano presenti solo il modello in nero e quello in grigio, più di recente è uscita la versione bianca che vedete in foto. Non piacerà a tutti ma per un corpo economico destinato ad un principiante lo trovo molto gradevole.

Ho scattato volutamente solo con gli obiettivi YI durante il periodo di prova

L’innesto per l’obiettivo è di metallo e pare realizzato abbastanza bene, mentre il pulsante di sblocco è di plastica e il mio cigola leggermente. Bisogna però rendersi conto che non si può andare a cercare difetti con il lanternino in un prodotto del genere poiché sembrerà anche una Leica ma non ha lo stesso prezzo. L’altro elemento di metallo è la slitta flash e (forse) l’anello di accensione, i restanti tasti sono di plastica. In realtà questi sono davvero pochissimi, poiché oltre a quello di scatto e alle due ghiere per modo e un parametro, ci sono solo due pulsanti sul retro, vicino allo schermo.

Display

Sono tre i pollici di diagonale, con una risoluzione di 1 milione di punti, rientrando così nello standard della categoria. Non ci sono meccanismi di inclinazione o ribaltamento e neanche un mirino, proponendo quindi uno schema fin troppo tradizionale; o che almeno lo era fino a qualche anno fa. Ad oggi è una scelta accettabile solo in ragione del contenimento del prezzo, perché può essere un limite in diverse occasioni.

Lo schermo è fisso e touchscreen, buona la quantità di informazioni visibili

La visibilità del pannello LCD non è male, ho visto di peggio in fotocamere più costose, però con pieno sole non si riesce comunque ad inquadrare bene se non guardandolo frontalmente. Dipende molto dalle abitudini degli utenti – chi arriva dallo smartphone è abituato già a fare così – ma io ho sentito la mancanza di un sistema di inclinazione del display. Non dico del ribaltamento a 180°, che io amo ma non si trova sempre neanche in fotocamere top di gamma, però poter fotografare da mezzo busto con le braccia strette sui fianchi è una cosa utile in tante occasioni (report, tempi lunghi, street, ecc..) ed è praticamente impossibile con lo schermo fisso. Certo si potrebbe obiettare che non c’è neanche nella maggior parte delle reflex professionali, ma stiamo parlando di due tipologie di prodotto completamente diverse per target di utilizzatori e finalità, senza considerare che quelle hanno il mirino. In conclusione l’ho trovata un po’ carente da questo punto di vista ed è la prima cosa che mi ha fatto sentire gli effetti di un progetto al risparmio.

Lo schermo è touchscreen e l’implementazione di questa funzionalità viaggia tra alti e bassi. Tra gli aspetti positivi va certamente considerato il fatto che l’interfaccia sia stata progettata nativamente per l’uso con le dita, e si vede per via delle icone e pulsanti ampi e circolari. La sensibilità è anche buona, non bisogna schiacciare sullo schermo, tuttavia ci si deve abituare ad un delay di qualche istante. All’inizio è fastidioso perché si ha l’impressione che non abbia “preso” il comando e si tende a premere più forte, ma non serve. Dopo poco si capisce che gli si deve lasciare un attimo di tempo affinché l’operazione richiesta abbia un seguito: ci si fa l’abitudine ma non è piacevole.

Qui vedete pulsante di scatto intorno al selettore di accensione, ghiera dei modi con tasto di registrazione video e a destra l’unica rotella dei parametri

Controllo, impostazioni, menu

Lo sviluppo di una interfaccia touch ha comportato lo snellimento dei controlli fisici, ridotti praticamente all’osso. Sul retro si trovano solo due pulsanti di fianco lo schermo, uno per entrare in modalità di riproduzione e l’altro per confermare, tutto il resto si fa con le dita. Faccio qualche esempio concreto partendo dalla modalità più complicata, ovvero la manuale. Sulla sinistra dello schermo si vedranno in sovrimpressione 3 cerchietti: F (apertura), S (tempo), EV (compensazione). Se ne seleziona uno col pollice sinistro (diventa arancione) e si può usare la rotella dei parametri per modificarlo. Avrei preferito avere il valore ISO come terzo parametro, anche perché in M non ha un senso operativo la compensazione, tuttavia è un’informazione utilissima in lettura perché non sono riuscito ad abilitare l’anteprima di esposizione in tempo reale e quindi serve a vedere se con le attuali impostazioni la foto sarà ben esposta (in teoria dovrebbe esserci un “EV 0” a meno di foto con molte aree scure o chiare).

Alcuni filtri cromatici disponibili

Sulla destra vi è un un ulteriore pulsante virtuale sullo schermo, identificato da un cerchio con quattro quadranti. Attivandolo si accede a quello che tipicamente nelle fotocamere si chiama Quick Menu e che qui comprende 6 parametri: AF, ISO, bilanciamento del bianco, misurazione delle luce, formato file e metodo di avanzamento. Per ognuno di questi si segue lo schema di controllo già visto prima: si seleziona, diventa arancione e poi si può modificare con la rotella dei parametri.

Non c’è un pulsante per il menu principale ma è sempre accessibile con uno swipe da sinistra verso destra. Questo ripropone il medesimo schema di icone circolari, qui in griglia 3×3, con scorrimento verso il basso fino a riempire circa 2 pagine e mezza. Quello che cambia è la modalità di modifica, in quanto non si usa la rotella ma ogni elemento circolare dà accesso ad una pagina più tradizionale con le voci in elenco, molto spesso identificate da una bella icona chiarificatrice. È tutto leggermente diverso rispetto a quanto siamo abituati a vedere ed usare ma c’è una logica e se si accetta quel leggero ritardo nella risposta del touch è anche gradevole.

Un menu decisamente atipico, ci vuole un po’ per abituarsi

Chiaramente non ci si può aspettare una grande varietà di impostazioni ma per l’uso semplice che probabilmente si farà di una simile fotocamera direi che c’è tutto quel che serve. Quindi il menu principale si trova a sinistra rispetto alla modalità di cattura ma in basso si vede che c’è un terzo pallino che identifica una maschera anche alla sua destra. Per quanto sia un linguaggio per interfacce ormai tipico negli smartphone, non l’ho trovato ben inserito in questo contesto. Per dire, all’inizio non avevo proprio capito dove stava il menu principale e quando l’ho trovato ci ho messo un po’ per vedere una minuscola barra di scorrimento sulla destra, che mi ha fatto capire di poter scorrere in basso per vedere altre impostazioni.

Ecco una delle modalità guidate in cui la YI M1 ci suggerisce una possibile posizione del soggetto

Su questa maschera a destra, comunque, si trovano alcune impostazioni aggiuntive. Nel caso dei metodi fotografici standard (auto e PASM) c’è la scelta del profilo colore tra standard, ritratto, vivido, naturale b&n e contrasto alto b&n; attivando le Scene (S) appaiono nove modalità tipiche, che vanno dallo sport ai fuochi d’artificio, passando per ritratti e tramonti; l’uso più “simpatico” è nel modo C, dove la fotocamera ci propone una serie di composizioni tipiche e poi ce ne sovrappone lo schema sul display in modo da far posizionare i soggetti come suggerito. È una funzione limitata nell’uso ma è pensata per principianti totali e per loro può essere un modo diverso ed originale per iniziare a pensare alla fotografia in modo più strutturato.

AF – Messa a fuoco

La YI M1 è entrata in commercio nel 2017 e mi dicono che all’inizio la messa a fuoco fosse proprio pessima. Ad oggi ho il firmware 3.1 e le cose sono migliorate molto, ma rimane uno degli aspetti critici. L’esperienza maturata dall’azienda in diversi settori del video non l’ha aiutata a portare a casa un risultato a livello dei principali brand del settore. In realtà di giorno non ci sono particolari problemi, perché la velocità è sufficiente e gli errori dovuti al poco contrasto sono contenuti, ma con poca luce o con soggetti scuri (ma anche troppo chiari) si perde sia rapidità che affidabilità. Risultati del genere mi richiamano alla mente le mirrorless entry-level del 2014/2015. Certo un paio d’anni li hanno già guadagnati con i due major update iniziali e non è detto che non ne arrivi un quarto (o un quinto), però l’AF è uno degli aspetti più sottotono che ho personalmente riscontrato.

Il punto AF si sceglie con un tocco della dita

Perché è vero che mancano opzioni evolute ma quelle non le ritengo necessarie su un prodotto nato per soddisfare un’utenza semplice o il fotografo alle prime armi. Ora che ci penso, proprio l’AF è stato il problema più grosso agli esordi della serie X100 di Fujifilm e guardate poi come è andata a finire. Ora non voglio dire che questa YI M1 abbia le qualità estetiche, strutturali e tecnologiche della X100, ma i fatti ci hanno dimostrato che l’AF per contrasto può cambiare molto con gli aggiornamenti firmware, poiché il suo funzionamento dipende direttamente dall’efficienza del software. Speriamo nel supporto di YI sul lungo periodo, anche se non mi aspetto miracoli.

Il quick menu dispone di poche ma chiare opzioni

Le modalità AF si scelgono dal Quick Menu e sono MF, MF+FP, S-AF, C-AF. Curiosa la scelta di suddividere in due diverse voci il fuoco manuale e quello sempre manuale ma con il Focus Peaking, che evidenzia in rosso le aree a fuoco per aiutare il fotografo. La Singola è quella che probabilmente si userà più spesso mentre le Continua c’è ma non è di buon livello. Per ottenere i risultati migliori converrà lavorare con punto singolo e S-AF, andando ad usare quello centrale quando si va di fretta oppure usando il tocco per selezionare dove si vuole mettere a fuoco. Con gli obiettivi di terze parti la resa è simile,

Curiosità: nel 42,5mm f/1,7 realizzato da YI la ghiera di messa a fuoco è solo estetica. Avete capito bene, non gira! Appena l’ho scoperto ci sono rimasto male: va bene che il fuoco manuale si può ottenere coi controlli a schermo, ma non è comodo o veloce.

Drive / Metering / WB

Metto in un unico blocco tutta una serie di cose che qui non richiedono analisi particolarmente approfondite. In generale, infatti, questa fotocamera è pensata per l’uso in automatico e il metering standard gestisce abbastanza bene l’esposizione, così come il bilanciamento del bianco. Per l’avanzamento abbiamo la raffica, ma è modesta. In JPG si raggiungono anche i 5fps, mentre lavorando in RAW+JPG  fa più o meno 2 o 3 scatti al secondo e si ferma molto presto per carenza del buffer. Che non fosse un prodotto destinato alla fotografia d’azione era già chiaro per le prestazioni dell’AF, per cui non è una carenza che si noterà se si parte da questa considerazione. Tuttavia utilizzandola in JPG un minimo di soddisfazione lo dà in tal senso, in linea con la sua fascia di prezzo.

La batteria si ricarica via microUSB direttamente tramite la fotocamera

Connessioni, memoria, batteria

Lo sportellino sulla destra nasconde le connessioni fisiche, che includono la microUSB per la ricarica (che avviene direttamente tramite la fotocamera), un’uscita video micro HDMI e lo slot per la memoria SD. In cima c’è lo slot per il collegamento di flash Micro Quattro Terzi, ma non ve c’è uno integrato nella fotocamera. In basso l’alloggiamento della batteria, la quale mi ha davvero stupito per capacità. Regge anche 400 scatti in una giornata, per cui ci fa stare abbastanza tranquilli in una escursione.

L’autonomia è buona per una mirrorless, si fanno circa 400 scatti

La cosa davvero interessante è la parte wireless; sono rimasto stupito dalla semplicità della connessione garantita da Wi-Fi e Bluetooth LE. Grazie all’app YI Mirrorless si attiva la connessione in un attimo e non bisogna far nulla sulla fotocamera: lo smartphone la rivela e propone l’abbinamento, che si conferma con un tocco sul display. Molti brand storici della fotografia non hanno ancora raggiunto una tale semplicità dopo anni di sviluppo. Di contro le modalità operative sono già poche direttamente sul corpo e sono ancor di meno in remoto, ma si può comunque mettere a fuoco, modificare tutti i principali parametri manualmente e scattare… che è più di quanto un utente medio possa desiderare.

L’abbinamento wireless con l’app YI Mirrorless si esegue in modo facilissimo

Qualità d’immagine e resa ad alti ISO

La qualità fotografica garantita da questo sensore 20MP è in linea con le aspettative per un modello Micro Quattro Terzi. Siamo leggermente al di sotto rispetto al segmento APS-C, ma fino ad 800 ISO le immagini sono molto buone e anche a 1600 ISO ci sono tante informazioni ed un rumore tutto sommato contenuto. A 3200 ISO, invece, solo le foto esposte perfettamente all’origine (anche leggermente sovraesposte) rendono bene, mentre quelle che partono buie richiedono la riduzione rumore ma rimangono un po’ piatte. Dai numeri sembrerebbe proprio uno degli ultimi sensori Micro Quattro Terzi, però dai risultati mi pare siamo più vicini a quello precedente che Panasonic e Olympus usavano un paio di anni fa. Ciò non toglie che si riescano ad ottenere delle belle foto.

I JPG on camera sono sviluppati in modo pulito, direi senza infamia e senza lode anche per i colori, forse un po’ soft nei dettagli e con un pizzico di contrasto di troppo. Però ci sono i DNG e con quelli si tira fuori il risultato che si preferisce facilmente. Di sera, con poca luce, vi garantisco che il vero nemico sarà più l’AF che non il sensore, che tutto sommato reagisce molto bene.

Apprezzabilissima la possibilità di registrare video in formato 4K a 30fps, che non si trova spesso sulle fotocamere concorrenti in questa fascia. In FullHD c’è anche l’opzione dei 60fps che farà piacere a molti, nonché anche le varianti 24p sia a 1080 che 720. Alla fine la resa non è male, alla massima qualità salva a 75 Mbps, il problema è la gestione del tutto. Se si lavora completamente in automatico si comporta più o meno come uno smartphone, con il vantaggio di una resa decisamente migliore soprattutto di sera, ma con una messa a fuoco continua non di pari livello (si notano i salti di fuoco e non sempre “indovina” cosa fare). In manuale sarebbe anche buona, ma c’è il problema dei pochi controlli e neanche proprio intuitivi oltre che fuori standard. Insomma, va presa così: buone potenzialità penalizzate dalle scelte strutturali ed ergonomiche. Ciò non toglie che per registrare qualche video ricordo, con famiglia o amici, vada più che bene.

Conclusione

Voto 3/5
Possiedo la YI M1 Mirrorless già da questa estate, ma non a caso ho temporeggiato per recensirla. A mio personale giudizio, infatti, l’acquisto al vecchio prezzo di 499,99€ non era consigliabile. Non me ne vogliano quelli di YI, ma il mercato in quella fascia inizia ad offrire alternative che sono migliori quasi in ogni segmento rispetto alla prima mirrorless di questa apprezzatissima azienda. A fine ottobre le cose sono cambiate, perché c’è stata una riduzione di prezzo importante, arrivando a 399€ per il kit che comprende il corpo, l’obiettivo zoom standard e pure il tele luminoso. Da lì in avanti ho ripreso a tenerla d’occhio, considerandola in una prospettiva diversa, e la questione se sceglierla o meno credo si sia spostata in parte su questioni soggettive. Se si escludono le saltuarie offerte, di cui parlerò a breve, in questa fascia qui non è che si trovino alternative di chissà quale livello per un principiante. Il problema della YI M1 è che risulta perfetta per iniziare ma non può riuscire a portare per mano il neofita in un eventuale processo di miglioramento a lungo termine. Diciamo che alla fine si paga quel che si ottiene, dispiace solo il fatto che si poteva fare di più con uno sforzo tutto sommato contenuto, magari anche in una M2 che non sappiamo se vedrà mai la luce. Ma in tutti i casi rimane quanto detto prima: essendo una Micro Quattro Terzi non si rimarrà mai a secco di lenti visto lo sterminato parco di ottiche compatibili. Parliamo di offerte, però, perché grazie a questa Black Friday Week tutte le considerazioni sul piano economico devono essere rivalutate. Non soltanto gli altri brand stanno proponendo sconti fotografici, ma anche YI ci ha inoltrato un’offerta che cambia completamente le carte in tavola.

In questi giorni, infatti, si potrà acquistare l’intero kit formato dal corpo e dai due obiettivi 12-40mm e 42,5mm a soli 249€. L’offerta durerà solo fino a domenica 25 novembre 2018 e per approfittarne dovrete selezionare questo modello bianco o la variante nera, metterli nel carrello e poi inserire il codice MIRRORLESS. Attenzione però, perché nella pagina del prodotto troverete anche un pulsante per usufruire di una promozione aggiuntiva che vi farà risparmiare 30€ sulla bella borsa a tracolla YI, pagandola solo 19,99€. In pratica ci si può portare a casa un kit completissimo per un totale inferiore a 270€, basta aggiungere una SD magari da 32GB non troppo costosa (al momento c’è la Extreme Pro a 20€ ed è il top, ma va bene anche qualcosa di inferiore).

PRO
+ Gradevole alla vista, comoda in mano
+ Innesto Micro Quattro Terzi standard
+ RAW in formato standard DNG
+ Facile da usare per il neofita
+ Buona durata della batteria
+ Velocissima e pratica la configurazione wireless

CONTRO
- La risposta al tocco non è immediata
- Poche opzioni e personalizzazioni
- Il display è statico
- AF non molto performante
- Si ricarica collegando direttamente la fotocamera

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.