Recensione: Adore June, un ritorno di fiamma per le custodie a sacchetto

Quest’anno sto avendo grande difficoltà a trovare una cover per i nuovi smartphone e ho sempre più voglia di usarli senza niente. Poi, però, appena li poggio sulla scrivania e sento quel fastidioso “clack”, ricomincio a cercare. Quando compro una cover da pochi euro la tengo anche se non mi convince al 100%, ma se inizio a spendere 20 o 30€ allora mi sento in obbligo di fare un reso se la qualità non è soddisfacente. Dopo averne già fatti tre iniziavo a stancarmi (nonché ad abusare del servizio di Amazon), così ho deciso di spendere circa 40€ su Aliexpress comprando 10 cover (miste tra XR, X, XS Max, 8 Plus e 7). Arriveranno tra qualche giorno e magari non mi piaceranno neanche, ma per quanto le ho pagate non mi lamenterò comunque (anche se per un paio nutro buone speranze). Nel frattempo, l’unica altra cover per XS Max che mi sta piacendo tanto è una di ESR che però ha il grosso difetto di essere aperta in basso come quelle originali. Non posso negare che sia più comodo oggi che ci sono le gesture che partono da lì, ma ho sempre la sensazione di ridotta sicurezza. Per il XR, invece, calma piatta: sono ancora fermo alle 8 cover testate e ho un grosso punto interrogativo per quella ufficiale presentata da Apple.

Nell’attesa di ricevere il malloppo acquistato dalla Cina, che arriverà a spizzichi e bocconi visto che anche Aliexpress è un marketplace con diversi venditori, ho ripescato l’idea delle custodie a sacchetto. Nel corso degli anni mi è capitato di chiamarle sleeve, pochette, calze… e mi sono sempre piaciute tanto, sia esteticamente che come idea. Il problema è che non si adattano al mio uso tipico dello smartphone. Per la maggior parte del tempo lavoro al computer e lo tengo in silenzioso con lo schermo visibile, così da controllare le notifiche. Quanto mi sposto lo porto con me prendendolo rapidamente e l’idea di fermarmi per mettergli la calzamaglia mi annoia tantissimo. Da quanto non uso le pochette, però, è cambiato qualcosa. Mi riferisco all’Apple Watch (recensione), dispositivo sempre più maturo e che oggi mi consente di allontanarmi dall’iPhone senza pensieri, sicuro che eventuali chiamate o messaggi urgenti non andranno persi. Per cui si sono ridotte tantissimo le volte in cui mi alzo dalla scrivania e lo porto con me. Da qui l’idea di riprovarne una, affidandomi ad un brand che negli ultimi tempi è stato molto attivo su questo fronte: Adore June.

Credo di averne letto per la prima volta in un commento di un utente su questo sito, anche se faccio fatica a ricordare quando e in quale articolo. Ne ho presa una per l’iPhone XS Max con questo tessuto grigio a spina di pesce che mi piace molto. Non è rigida, non è robusta nel senso di protettiva in caso di cadute e non ha una chiusura. L’utilità di per sé rasenta lo zero, eppure usandola un paio di giorni l’ho potuta apprezzare. Non dico che sia diventata di colpo la mia soluzione preferita, ma nel quotidiano è stata più utile di quanto immaginassi.

Sulla scrivania ci poggio sopra lo smartphone, che quindi rimane perfettamente visibile e nudo. Se mi sposto rapidamente rimane lì, tanto ho sempre l’Apple Watch. Se invece devo uscire ci metto dentro l’iPhone e via. La parte frontale è l’unica con questo tessuto a spina di pesce mentre il retro e l’interno sono neri. Quest’ultimo è di un panno morbidissimo che evita i graffi ed ha due effetti secondari positivi: spolvera il vetro ad ogni passaggio e la superficie porosa tende a trattenere il telefono. Se si strattona vola via comunque, ma se si mette testa in giù per qualche secondo questo non scivola facilmente.

Dopo averla usata per qualche giorno, però, sono ritornato alla precedente cover. Questa è carina, ma il mio uso dell’iPhone è spesso piuttosto frenetico. Ad esempio mi capita di usarlo spesso come strumento informativo mentre installo qualche apparato elettronico o assemblo un computer, oppure come torcia mentre sono indaffarato e lo poggio da qualche parte ad occhi e anche con le mani sporche (povero iPhone!) quindi la custodia a sacchetto che lo lascia nudo non è l’ideale per me. Fortunatamente ho scoperto che questa misura è perfettamente compatibile anche con il mio redivivo Pixel 2 XL ed è qui che la sto usando. Con questo smartphone l’abbinamento è stato perfetto, ma solo perché lo uso in modo diverso. Qui c’è il mio secondo numero, quello storico del vecchio lavoro a cui onestamente riservo molta meno attenzione. Lo tengo all’interno della Adore June, se suona lo prendo e mi godo lo smartphone bello, sottile e piacevole al tatto, poi lo rimetto dentro e me ne dimentico anche per ore. Quando esco è già pronto nella sua elegante custodia. Tutto ciò mi fa pensare che se si utilizza lo smartphone in modo più leggero e forse meno anche sul lavoro, una soluzione simile possa essere davvero apprezzata.

Lo stesso marchio ne realizza di diversa forma e colorazione, e sono molto belli anche i modelli per tablet. Vi consiglio di sfogliare tutto il catalogo Adore June.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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