Fra i più giovani c’è solo un brand che comanda: Supreme. Marchio di abbigliamento nato negli USA nel 1994, pur partendo dalla cultura street con linee dedicate agli skater, ha conosciuto il suo sdoganamento mainstream grazie all’avvento dei trapper e di altri influencer. La società che possiede i diritti del marchio, però, ha commesso un errore nella sua strategia di sviluppo: non lo ha registrato qui in Europa e, soprattutto, in Italia. La cosa ha stuzzicato la fantasia di alcuni nostri connazionali che hanno fondato la società Supreme Italia e registrato il marchio Supreme, seppur modificando l’iconico rettangolo rosso di sfondo con un aumento di superficie. Supreme USA ha ovviamente trascinato in giudizio l’azienda locale (la Trade Direct s.r.l. di Barletta, controllata dalla società International Brand Firm, con sede a Londra e proprietaria anche del marchio Supreme Spain), ma è stata quest’ultima a uscirne vincitrice, nonostante una prima pronuncia del Tribunale delle Imprese di Milano a lei sfavorevole.
La società americana aveva, infatti, denunciato i soci di quella italiana accusandoli di aver contraffatto il marchio, ma, vista la semplicità estrema del logo, il Tribunale Penale di Trani ha statuito che “secondo la giurisprudenza di legittimità, ai fini della sussistenza del reato non è sufficiente né la confondibilità tra i due marchi, né la sostanziale identità esteriore del prodotto“. Ad oggi, quindi, l’unica realtà legittimata a usare il marchio Supreme nella nostra penisola è proprio International Brand Firm (che potrebbe estendere la propria presenza in tutta Europa, visto che l’EUIPO si rifiuta ancora di registrare il marchio in favore dell’azienda americana). Un simile fenomeno è detto in gergo “legal fake“: non si tratta di prodotti contraffatti (anzi, da quel che leggo sul web i prodotti italiani sembrano essere di buona qualità), ma di un marchio che è stato registrato da un altro soggetto che, quindi, può legittimamente utilizzarlo.
Ovviamente, la possibilità di sfruttare un simile segno distintivo ancora in continua ascesa ha aperto nuovi orizzonti per Supreme Italia che, senza dare troppa pubblicità alla cosa, ha ottenuto i permessi necessari per poter vendere i propri prodotti in Cina (mentre l’azienda americana ne è ancora sprovvista). Questo vantaggio le ha permesso di avviare una collaborazione con Samsung che ha annunciato, durante la diretta streaming su Weibo della presentazione del nuovo A8 e per il tramite del suo direttore marketing cinese Feng En, la collaborazione con Supreme. L’obiettivo del colosso coreano è quello di permeare ancor di più fra i giovani e, quindi, una simile partnership non può che giovare alla società. Per onor di cronaca, Feng En è stato sincero e trasparente, chiarendo sin da subito che la società coinvolta nella campagna è proprio Supreme Italia.
Per quanto le vendite di Supreme Italia siano attualmente ferme qui da noi, in attesa che si definiscano le altre posizioni processuali (pende ancora il giudizio per concorrenza sleale) il futuro del marchio sembra essere decisamente roseo in Cina, visto che, oltre alla partnership con Samsung, è in programma la costruzione di una Supreme Tower in centro a Pechino e una sfilata alla Mercedes-Benz Arena di Shangai. Insomma, la possibilità che possano esistere al mondo due marchi molto simili fra loro e di pari peso potrebbe essere non troppo remota.