Apple Q1 2019: fine dei record per iPhone, ma la lettura è molto positiva

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I primi risultati fiscali dell’anno sono i più importanti, poiché fanno riferimento al trimestre finale del precedente che include il più alto picco di vendite. Apple ha registrato una lunga sequenza di record in passato ma in questo caso aveva già messo le mani avanti, correggendo le stime al ribasso con discreto anticipo. Sapevamo già, dunque, che il calo di vendite degli iPhone avrebbe avuto un impatto negativo, anche se i numeri del venduto non saranno più resi noti.

Una buona parte della classica call per gli investitori si è focalizzata proprio sull’iPhone ed il suo prezzo. Luca Maestri ha spiegato che le proposte economiche con valute straniere sono parte del problema, cosa confermata da Tim Cook che ha portato alcuni esempi concreti di fluttuazioni legate all’andamento del dollaro. Per questo motivo, ha detto Cook, l’azienda ha voluto assorbire parte del costo in alcune nazioni, un passaggio che conferma le nostre impressioni quando si è verificato il taglio di prezzo in Giappone per gli abbonamenti e poi quello in Cina in alcune catene di distribuzione, sostenendo che ci fosse dietro la mano di Apple.

In definitiva il CEO non ha potuto evitare di ammettere che il prezzo degli iPhone ha rallentato le vendite – “So yes, I do think the price is a factor.” – ma ha anche aggiunto tante parole per dire che è comunque quello giusto. In sostanza ha giustificato la propria posizione dicendo che in patria l’iPhone XS costa come il X, il XS Max costa un centinaio di dollari in più essendo quello nuovo, mentre il XR risiede tra la vecchia proposta (iPhone 8) e la base della nuova (XS). Il discorso è chiaro, si era ben capito che l’avessero pensata così, ciò non toglie che abbiano sbagliato. Come ho più volte ribadito, il prezzo del X alle stelle si sarebbe dovuto considerare come un’eccezione dovuta al radicale cambio di tecnologia e design del 2017, perché solo per quello gli acquirenti lo hanno accettato.

A distanza di un anno, con le linee produttive a regime e smartphone che hanno apportato migliorie piuttosto marginali, la proposta si sarebbe dovuta assestare lasciando solo al XS Max la posizione sopra i $1000. Inoltre gli acquirenti si sono stancati di questo marketing subdolo sullo storage che sposta il prezzo d’ingresso ancora più avanti. In Apple sanno bene che nessuno oggi vorrebbe solo 64GB su uno smartphone top-di-gamma-extra-lusso e quindi partono proprio da quello, così l’acquisto minimo diventa lo scaglione superiore in cui il prezzo sale ancora tanto, visto che hanno pure ricarichi elevatissimi al GB.

Lascio i grafici ai nerd della finanza, mio malgrado mi diverto con altre cose (peccato, altrimenti forse avrei fatto un po’ di soldi..), ma i numeri sono interessanti anche in forma sintetica:

  • Fatturato 84,3 miliardi, in calo rispetto agli 88 dello scorso anno.
  • iPhone -15% anno su anno, che considerando pure l’incremento medio dei prezzi dovuto al XS Max significa che le vendite sono state ancora più basse.
  • iPad +17%, cosa che conferma il trend ritornato in positivo da quando c’è un modello entry-level economico e poi anche un Pro completamente rinnovato.
  • Mac +9%, davvero ottimo considerando l’attuale offerta, avrà giovato sicuramente anche dei nuovi Mac mini e MacBook Air.
  • Servizi +19%, sempre in crescita e sempre più importanti per le finanze di Cupertino
  • Altro +33%, è qui che Apple sta spostando buona parte delle sue attenzioni, cercando sia un paracadute associato ai servizi che la nuova gallina dalle uova d’oro. Magari non hanno trovato un singolo prodotto, ma l’insieme di Apple Watch, HomePod, AirPods, ecc.. diventa sempre più importante anno dopo anno.

Questo quadro conferma certamente che Apple abbia sbagliato qualcosa con gli iPhone, ma nasconde una realtà molto positiva per l’azienda. Da diversi anni questa viene considerata come potenzialmente a rischio in caso di debacle del suo smartphone best-seller, eppure l’eventualità si è verificata proprio ora, sotto i nostri occhi, con un -15% di fatturato che probabilmente corrisponde ad un -30% sul venduto, ma le contromisure hanno retto benissimo il colpo (servizi ed altro, ma anche iPad e Mac). Non c’è dunque l’ennesimo Q1 da record per Apple, ma ci sta dimostrando di essere pronta a sopravvivere all’iPhone, cosa che 3 o 4 anni fa non era del tutto scontata. Per i Mac spero si rendano conto di quanto merito abbia macOS (approfondimento) in questa grande tenuta, mentre per gli iPhone dovrebbero far tesoro degli ottimi risultati dell’iPad e capire che un modello entry-level fa la differenza (e ai numeri tengono ancora tanto, ecco perché non li stanno mostrando). Insomma, nel momento di secca l’azienda ha retto benissimo il colpo e c’è ancora margine per fare di più e meglio.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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