La trappola del Mac App Store sui vecchi Mac

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Due settimane fa scrivevo di Apple contro l’obsolescenza programmata, segnalando un comportamento ottimale in risposta al problema delle batterie usurate nei vecchi iPhone. Oggi mi trovo a riportare invece una condizione di disagio sui computer con più di un lustro alle spalle, con particolare attenzione su un difetto strutturale del Mac App Store. Presentato a fine 2010 e poi introdotto a gennaio del 2011 come update su Snow Leopard (Mac OS X 10.6.6), questo “negozio digitale” si poneva l’obiettivo di semplificare la vita agli utenti, fornendo una fonte unica e sicura per l’installazione del software (e un po’ di ricavi per Apple che ci fa la cresta). A differenza dell’App Store per iOS, questo è nato come un sistema parallelo e non esclusivo, lasciando all’utente la libertà di reperire applicazioni anche da altre fonti. È rimasto così tutt’ora, ma le successive versioni di macOS hanno stretto un po’ la cinghia introducendo un vincolo – comunque aggirabile – sull’installazione solo da App Store o sviluppatori identificati, nonché tramite il rilascio di alcune app ed aggiornamenti esclusivamente su quel canale.

L’approccio a questo nuovo sistema non è stato privo di scetticismi, ma fin dall’inizio ci siamo rassicurati del fatto che Apple non sarebbe potuta andare verso una completa chiusura come quella vista su mobile. I vincoli di sicurezza richiesti dallo store nativo si sono però fatti via via più stringenti, portando molti sviluppatori che avevano creduto nel nuovo corso ad uscire del Mac App Store; alcuni non ci sono mai entrati (specie quelli professionali) ma altri ancora continuano ad arrivare (vedi Office 365). In questo progressivo movimento di emancipazione, però, qualcosa è andato perso.

Quello che vedete qui sopra è il mio nuovo e fiammante MacBook 13″ nero di inizio 2008, dotato di CPU Core 2 Duo da 2,4GHz (T8300 Intel Penryn), 4GB di velocissima RAM DDR2 ed un SSD Samsung 860 EVO da 250GB (questo sì, davvero veloce). Il progetto SaggiaStoria è tutt’altro che accantonato e sta crescendo molto, devo solo trovare il tempo di pubblicare il sito a lui dedicato. Questo “pezzo” mancava nella collezione ed ho faticato molto per trovarne uno in condizioni ottimali, poiché il case aveva la tendenza ad usurarsi con estrema facilità (persino peggio di quello bianco).

È chiaramente un computer obsoleto, dunque non c’è e non c’è da aspettarsi supporto hardware o software dalla casa madre, ma sono comunque rimasto deluso dalle limitazioni riscontrate. Iniziamo col dire che la CPU di cui è dotato è vecchia ma è pur sempre a 64-bit e con lo stesso hardware su un PC si potrebbe installare l’attuale release di Windows 10. L’ultimo macOS supportato ufficialmente è invece Lion (10.7), dopo il quale sono stati rilasciati:

  • (10.8) Mountain Lion – con notevoli migliorie
  • (10.9) Mavericks – il più dimenticabile di sempre
  • (10.10) Yosemite – nuovo design
  • (10.11) El Capitan – miglioramenti massicci sotto il cofano
  • (10.12) Sierra – qualche novità funzionale e qualche bug
  • (10.13) High Sierra – molti più bug…
  • (10.14) Mojave – miglioramenti per stabilità e sicurezza

Tramite qualche hack si può fare girare degnamente Yosemite e forse anche oltre su questo MacBook4,1 ma in pratica equivale a farsi un Hackintosh visto che Apple non ne consente l’installazione. Non intendo certo lavorare su questo computer, anche perché voglio preservarne lo stato e mi piace l’idea che sia il più possibile “originale” (e già l’SSD non lo è, ma cavoli quanto lo rende reattivo!), per cui avevo deciso di lasciarlo con il Mac OS X dell’epoca. L’amara sorpresa si è palesata aprendo il Mac App Store, perché quasi tutti i software richiedono un sistema operativo più aggiornato. Ragionevole, potreste pensare, ma non se l’errore si verifica anche su app acquistate proprio nel 2011 con il più vecchio Snow Leopard e poi anche sullo stesso Lion.

Prendiamo Aperture, tanto per fare un esempio, software che ho acquistato a febbraio del 2011 proprio con l’uscita di Lion, che ho attualmente installato. Da quel momento in poi questo ha subito diversi aggiornamenti prima di essere abbandonato e alcuni hanno progressivamente tagliato il supporto per le vecchie generazioni di macOS. La cosa è ragionevole, poiché avranno introdotto novità e miglioramenti basati sui framework più recenti, ma Apple doveva conservare l’ultima versione supportata per ognuno dei vecchi sistemi operativi e renderla disponibile al download tramite il Mac App Store riconoscendo l’OS installato.

Se io ho Lion ed ho comprato Aperture che supportava Lion, devo poter scaricare almeno quella versione lì. Per non parlare delle limitazioni riscontrate per l’anzianità di Safari, che purtroppo non si può aggiornare separatamente rispetto al sistema operativo. Esistono diverse soluzioni a questi problemi (la più semplice: scaricare Chrome….) ma è un vero peccato che Apple non si dimostri capace di fornire questo genere di attenzioni legittime e doverose per i vecchi computer. Non si tratterebbe di un supporto attivo ma semplicemente di lasciare l’opportunità di scaricare ed usare software che si sono pagati, anche se in versioni non più recenti. Ci saranno dei bug? D’accordo, forse sì, ma la scelta se installare o meno del software pagato dovrebbe essere data all’utente.

affinity-mac

Un plauso gigante va a Serif, poiché ho cliccato quasi per errore sul bottone installa a fianco di Affinity Photo (recensione) ed ho scoperto che è supportato: si installa e funziona, con tutto che è arrivato nel MAS solo nel 2015, quindi 4 anni dopo l’uscita di Lion. Devo ancora decidere in che condizioni lasciare questo MacBook dal punto di vista software, ma non vi nascondo la tentazione di eseguire qualche semplice hack per metterci sopra una versione più aggiornata di macOS e vedere se la limitazione imposta da Apple è sensata oppure solo di forma. In tutti i casi il Mac App Store ha un difetto di fondo che va superato, non solo per chi usa glorie del passato ma anche guardando al supporto futuro degli attuali computer.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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