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Quando nello slang anglosassone si dice (un po’ più volgarmente di questa traduzione italiana) che il karma è una rottura di palle non scherzano. Chiedere a Microsoft. Se la foto seguente fosse stata fatta nel 2009, avrebbe potuto rientrare con la controparte attuale nella “10 Years Challenge” che negli ultimi giorni va parecchio in voga sui media. Invece risale al 2010, anno di lancio di Windows Phone 7.

Image from CNET.

In quel periodo la Microsoft guidata da Steve Ballmer era piuttosto baldanzosa, non completamente a torto. Windows Phone 7 era un sistema operativo pulito, elegante, semplice e rapido, che voleva porsi in una conveniente via di mezzo tra l’ottimizzazione blindata di iOS e l’apertura caotica di Android. Parlo per esperienza: ho avuto tre Lumia e anche nella fascia bassa si percepiva una fluidità invidiabile rispetto a certi dispositivi “powered by Google” ben più costosi. Ma torniamo al racconto storico. Nel 2010 Microsoft era convinta di avere le carte in regola per sparigliare il settore mobile, con tanto di finto funerale per commemorare iPhone e BlackBerry. Un momento atteso da tempo, visto che già a più riprese Ballmer aveva sbertucciato tali prodotti.

In parte a Redmond hanno avuto ragione. Il BlackBerry, almeno nella forma originaria, è morto, col marchio campeggiante su terminali Android con personalizzazioni ad-hoc. Peccato che la seconda vittima non sia stata iPhone. Come in altri casi, purtroppo anche qui la strategia di Ballmer si è ritorta contro il suo ideatore. Ad inizio 2011 le premesse non erano poi così male, grazie all’alleanza con Nokia allora guidata dall’ex-Microsoft Stephen Elop (lascio al lettore decidere sulla dibattuta questione del cavallo di Troia; nel 2014 lascerà gli uffici finlandesi senza troppi rimpianti). Una serie di errori tecnico-commerciali hanno tuttavia condannato in pochi anni Windows Phone ad un fato poco lusinghiero. I due cambi di piattaforma nel 2012 con Windows Phone 8 e nel 2015 con Windows 10 Mobile, che hanno lasciato al palo dispositivi anche relativamente nuovi per l’epoca e i loro utenti, insieme al poco appeal presso OEM e sviluppatori sono stati tutti fattori fatali. Lo scarso interesse degli OEM è frutto anche di un’altra mossa, l’ultima dell’era Ballmer verso fine 2013: l’acquisizione della divisione mobile di Nokia. Quel moderato successo che i Lumia stavano riscuotendo in certe nazioni, Italia inclusa, si è rapidamente disintegrato una volta che la gestione è passata a Microsoft Mobile.

Al passaggio di consegne nella primavera 2014, però, Ballmer aveva già lasciato Microsoft. Alle redini del colosso era appena salito Satya Nadella, con ben altre priorità. Windows 10 Mobile è stato una sorta di ultimo colpo di coda, su cui forse già non vi era molta fiducia ma che valeva la pena tentare, mostrando pure idee interessanti come Continuum che permetteva di avere alla bisogna un ambiente operativo desktop-like collegando lo smartphone ad una docking station, cui connettere a loro volta monitor, tastiera e mouse. Il resto della storia lo sappiamo: Nadella ha portato Microsoft sulla strada dei servizi, portandoli su Android ed iOS a piene mani, e i Lumia nel giro di tre anni sono diventati un ricordo del passato mentre i telefoni Nokia stanno conoscendo una seconda giovinezza sotto la gestione HMD (che saggiamente -è proprio il caso di dirlo- ha scelto di affidarsi ad Android sin da subito).

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Ed ora? Il Microsoft Store su mobile è al minimo indispensabile in termini di app, per quel che riguarda i pochi sviluppatori ancora impegnati quantomeno a tenerle aggiornate. Da oltre un anno il sistema operativo si limita a ricevere solo aggiornamenti di sicurezza, senza migliorie funzionali in sincrono con la versione desktop come i primi tempi. Tempo 11 mesi circa e non sarà più nemmeno questo caso: il 10 dicembre 2019 cessa qualsiasi supporto software. In caso di falle, exploit e quant’altro i dispositivi saranno potenzialmente alla mercé dei malintenzionati (in maniera non dissimile, da loro svariati “colleghi” Android, ma questo è un altro discorso). Fino al 10 marzo 2020 potranno essere effettuati backup di impostazioni e app Windows 10 Mobile sul cloud Microsoft, dopo tale data nessuna garanzia della prosecuzione di tali funzionalità, che in ogni caso cesserà entro i successivi 12 mesi. Spostando il discorso sulle app stesse, viene lasciata la scelta ai singoli sviluppatori se continuare a dare supporto o meno. Il Microsoft Store resterà accessibile dagli smartphone, ma anche lì dopo dicembre nulla sarà più garantito e se verrà seguito un percorso simile a quello di Windows Phone 8.x (dal 1° luglio prossimo le app su tali sistemi non riceveranno più aggiornamenti) si tratterà di uno o due anni al massimo per far migrare anche gli ultimissimi resistenti.

Il consiglio di Microsoft alla domanda su cosa dovrebbero fare gli utenti Windows 10 Mobile sin da ora è laconico: passare ad Android o ad iPhone. La parola fine è quindi prossima per un’avventura nata sotto buoni auspici, che avrebbe potuto godere di eccellenti sviluppi ma si è risolta, anche con mio personale dispiacere (per un periodo accarezzai persino l’idea dello switch), in un flop dalle dimensioni miliardarie. Fortunatamente, per questioni tanto di rispetto come di buon gusto né in Apple né in Google ci sarà mai l’idea di inscenare un finto funerale per i Lumia nelle vicinanze del Microsoft Campus o, come certi diavoletti sopra le spalle potrebbero suggerire, della sede dei Los Angeles Clippers.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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