Apple si è adeguata al provvedimento sanzionatorio dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato comminatole per l’obsolescenza programmata degli iPhone, con il quale le è stata comminata una multa di 10 milioni di euro (per la precisione, una sanzione di 5 milioni è stata comminata ad Apple Italia s.r.l., altri 5 ad Apple Distribution Italia s.r.l.). Infatti, ricordo che lo scorso 24 ottobre 2018 l’Autorità ha accertato che Cupertino ha deliberatamente rilasciato iOS 10 anche per iPhone 6/6 Plus e 6s/6s Plus senza informare gli utenti delle più esose richieste energetiche dell’update che, spesso, provocavano gli spegnimenti improvvisi dei dispositivi. Per ovviare a tale problema, Apple ha rilasciato nel febbraio 2017 iOS 10.2.1 che limitava la potenza di calcolo del processore per favorire le prestazioni energetiche: non che la scelta non fosse teoricamente condivisibile, ma anche questa volta la società ha omesso di comunicare il nuovo funzionamento della gestione energetica ai consumatori che, così, si sono ritrovati con smartphone poco reattivi e al limite dell’usabilità.
Infine, secondo l’Autorità, Apple non avrebbe correttamente informato i propri clienti circa la caratteristiche essenziali delle batterie al litio, come la loro vita media e la loro deteriorabilità, né sulle corrette procedure per tutelare il loro stato di salute nel tempo, né avrebbe predisposto alcuna misura di assistenza per gli iPhone che avevano sperimentato problemi di funzionamento, avviando solo nel dicembre 2017 il programma di sostituzione della batteria a prezzo scontato per i dispositivi non più coperti da garanzia legale. L’AgCM, quindi, ha inteso qualificare un simile comportamento volto a forzare l’obsolescenza degli smartphone, al fine di spingere gli utenti a comprarne di nuovi. Adeguandosi al provvedimento sanzionatorio, Apple ne ha pubblicato un estratto in calce alla homepage del proprio sito web (come segnalato da setteBIT su Twitter).
Una simile contestazione è stata formulata anche nei confronti di Samsung Italia, alla quale è stata comminata la stessa multa di 5 milioni di euro, pari al massimo edittale previsto dalla vigente normativa. Samsung, nel momento in cui scrivo, non ha ancora pubblicato il procedimento sul suo sito web italiano, cosa che potrebbe comportare l’irrogazione di ulteriori sanzioni.