Che fine faranno le reflex? Cronache di un futuro in decadenza

Prima dell’exploit delle mirrorless full frame nel 2018, ci sono stati diversi anni in cui le novità in ambito fotografico mi avevano annoiato in modo incredibile. Ho venduto l’ultima reflex che ancora sopravviveva nel mio corredo circa quattro anni fa ed avevo già perso interesse in quel filone grazie all’uso sempre più costante delle Lumix e delle Fujifilm. Non è un caso che in quel periodo abbiamo ridotto notevolmente le recensioni di fotocamere sul sito, così come non lo è il fatto che le riprenderemo con maggior costanza quest’anno. Dato che il 2019 sarà per molti un anno di transizione, qualche giorno fa ho provato a fare il punto delle attuali tecnologie fotografiche. Oggi, invece, vorrei provare a rispondere ad una domanda:

che fine faranno le reflex?

Iniziamo dall’osservazione oggettiva del mercato, che vede ormai quasi esclusivamente annunci nel segmento delle senza specchio. Ciò riguarda i pionieri del Micro Quattro Terzi, Olympus e Panasonic, così come Fujifilm su APS-C e medio formato, nonché Sony, che ormai mantiene le SLT solo per continuità e supporto legacy. Canon spinge già da qualche tempo sulle EOS M con sensori APS-C, ma ha già fatto il passo successivo con due corpi mirrorless Full Frame presentati a breve distanza l’uno dall’altro (R ed RP). Non fa eccezione Nikon, che dopo aver abbandonato la fallimentare serie 1 (con sensori da 1″), oggi tenta la rivincita grazie alle Z6 e Z7. Giusto per conferma ho provato a sfogliare in ordine cronologico il database di fotocamere di DPreview e dal 2018 fino ad oggi sono state presentate 51 fotocamere, di cui solo 4 reflex e soltanto 1 full frame (la Pentax K1 Mark II). Non tutti i 47 modelli fanno parte di sistemi senza specchio a lenti intercambiabili, nel senso che alcune sono fotocamere compatte o bridge, ma il trend è comunque più che evidente.

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Il fatto che i produttori siano andati in questa direzione non è dipeso sempre da una loro scelta: a prescindere che lo si faccia con convinzione o meno è ormai imperativo assecondare la crescente richiesta di mirrorless di alta qualità espressa dagli acquirenti. I più restii, o magari soltanto più lenti ad adattarsi, sono stati chiaramente Canon e Nikon, che avendo in pugno il segmento delle reflex lo hanno spremuto al massimo prima di annunciare la nuova generazione di fotocamere. Sto parlando principalmente di corpi ma va da sé che anche gli annunci di nuovi obiettivi hanno seguito il medesimo trend, forse anche con una escalation più rapida dovuta al fatto che alcuni sistemi sono ancora giovani, altri completamente nuovi, e non si può vivere solo di adattatori.

Questi ultimi hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale per le mirrorless, rispondendo non solo ad un’esigenza di continuità ma creando anche nuove opportunità. Grazie al ridotto tiraggio è stato infatti possibile adattare le lenti reflex di altri brand e addirittura quelle vintage. Ad esempio molti fotografi Canon e Nikon passati a Sony hanno potuto riutilizzare il loro parco ottiche acquistando dei piccoli adattatori, rendendo molto più semplice e meno dispendioso il periodo iniziale. Alcuni scelgono volontariamente questa strada per risparmiare o perché preferiscono altri obiettivi, ma gli adattatori sono rientrati nel linguaggio comune anche perché rappresentano un nodo cruciale per i pilastri del mondo reflex, almeno finché non avranno un’offerta abbastanza variegata anche in ambito mirrorless. Non è un caso che proprio Canon e Nikon abbiamo l’adattatore per i loro vecchi sistemi compreso nel kit. Lo si potrebbe interpretare come un gradito regalo, e lo è, ma in realtà è quasi più importante per loro che per noi. Dico questo perché grazie all’adattatore si può “vendere” una compatibilità nativa praticamente perfetta con tutto il precedente parco di ottiche, cosa che fa ribaltare la percezione del potenziale acquirente e rende più agevole la transizione.

Se escludiamo alcuni brand dalla ridotta diffusione come Pentax, ormai tutto il mondo fotografico si è spostato sulle mirrorless. Ciò vale anche per tanti amatori e professionisti, ma per questi ultimi il passaggio non è scontato e sarà comunque ben più graduale. È certamente vero che possono già da oggi utilizzare i loro obiettivi sui nuovi sistemi senza specchio, ma non ci sono ancora i corpi equivalenti alla Nikon D5 o alla Canon 5D. Tuttavia questo gap sarà colmato nei prossimi mesi, quando entrambi i big player in campo reflex avranno un comparto di obiettivi nativi ed accessori fondamentali molto più ampio. Per ora si stanno bagnando i piedi per adattarsi alla temperatura dell’acqua, ma è in programma una graduale e piena immersione.

Non amo fare previsioni ma alcune cose sono già evidenti oggi e l’esperienza passata ci può dare una prospettiva abbastanza fedele sul futuro. Prendete gli smartphone, che si sapeva con giusto anticipo avrebbero soppiantato le fotocamere compatte a basso budget, cambiando radicalmente l’offerta dei produttori. In pochissimi anni siamo passati da un florido mercato in cui ogni marchio realizzava anche 10 compatte all’anno ad uno in cui questo tipo di prodotto è completamente sparito. Sono rimaste solo le compatte prosumer, perché hanno grandi sensori con qualità diverse da uno smartphone, le bridge super zoom che si differenziano per la grande escursione focale degli obiettivi e qualche rugged destinata all’uso nelle profondità marine o nelle escursioni ad alto rischio di impatto. Ciò che è sopravvissuto al terremoto dei cameraphone è dunque il prodotto super specialistico e la stessa cosa accadrà con le reflex.

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È difficile che possano scomparire anche nel lungo periodo, non fosse altro perché finché funzionano funzionano e c’è pure chi è rimasto sulla vecchia cara pellicola come chi ci è tornato per riscoprire quell’autenticità di scatto, senza considerare le ventate di passione vintage che non mancano mai. Quello che però prevedo e che da qui a cinque anni la presentazione di nuove reflex sarà ancora più rada e taglierà ulteriori segmenti. Nel settore DSLR APS-C rimarrà ancora per un po’ il corpo da volantino, quello da buttare nei cestoni delle offerte nelle catene di elettronica e che può catturare l’acquisto d’impulso, magari per un regalo. Il mid-range DSLR APS-C non avrà più motivo di esistere e i due o tre modelli che ogni produttore ha attualmente verranno condensati in uno solo, includendo funzioni anche di quelli top di gamma, ma probabilmente saranno gli ultimi di questa specie. Ciò che sopravvivrà meglio è il segmento DSLR Full Frame professionale, proprio perché altamente specialistico. Tuttavia anche qui il numero di corpi e le nuove presentazioni saranno sempre più lente. Non riesco ad immaginare quando pubblicheremo un articolo titolando “esce di produzione l’ultima reflex” e non credo avverrà a breve, ma prima o poi succederà.

Nell’articolo di confronto Mirrorless vs Reflex ho già analizzato punto per punto ogni aspetto tecnologico delle due soluzioni, concludendo che l’unica differenza sostanziale ed inamovibile è proprio il mirino ottico dovuto allo specchio. Certo l’uso continuo di schermi e sensore peserà sempre di più sulle batterie, ma la tecnologia sta migliorando e anche in tal senso abbiamo già raggiunto ottimi risultati (vedere Sony A7III). Tutto è sostanzialmente a favore delle mirrorless e non a caso i nuovi brand come quelli più storici sono ormai tutti in questo segmento. Ormai anche gli ultimi difensori delle DSLR lo hanno capito ed hanno progettato sistemi con innesti più ampi e tecnologie più avanzate per le loro mirrorless, così da assicurarsi un futuro prospero ora che lo specchio è indiscutibilmente il passato. Ma ricordate, le dimensioni non contano più: mi pare ormai pacifico quanto dico da anni e che esisteranno mirrorless grandi e piccole così come sono sempre esistite reflex grandi e piccole.

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Sono sempre esistite le reflex grandi e piccole, la stessa cosa succederà per le mirrorless
Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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