Recensione: Camera Strap by Atelier MAAS, una tracolla artigianale per le nostre amate mirrorless

Amo la tecnologia, soprattutto quella applicata sapientemente agli oggetti di uso comune. Il problema dei prodotti hi-tech è che quasi tutti sono vincolati ad un preciso arco temporale. Ogni giorno che passa diventano più vecchi e solo in pochi mantengono un valore intrinseco quando superano l’obsolescenza. Ecco perché, oltre alle cose che spiccano per la loro componente tecnologica, apprezzo quelle in cui il design e la qualità riescano a superare le barriere del tempo. Il vintage è ritornato di moda e non mi piace quando diventa ostentazione, ma è innegabile che alcune cose risplendano per il loro sapore autentico, come il Camera Strap di Atelier MAAS.

Inizio a parlare della confezione di vendita, perché essa stessa è un piccolo capolavoro di artigianalità. Troviamo la tracolla per fotocamera, una morbida sacca da trasporto ed una scatolina che contiene cera 100% naturale (composta da olio e cera d’api). Ciò che l’immagine non può comunicarvi è il profumo che si sente, quindi vi do qualche dettaglio che mi è stato riferito dal produttore per far capire la qualità dei materiali e la cura nel processo di lavorazione artigianale:

  • pellame proveniente dall’Italia, recuperato da bovini destinati all’industria alimentare
  • taglio eseguito a mano senza macchinari
  • bordo smussato, levigato, lucidato con cera, oliato e poi ripassato con la cera
  • rivetti in rame per il modello nero e in ottone per quello marrone
  • paracord con tenuta fino a 45Kg
  • logo dell’atelier inciso a freddo

Nel dettaglio qui sopra vedete gli elementi che consentono l’aggancio alla fotocamera, ovvero il paracord e l’eyelet di pelle traforata che protegge la fotocamera da eventuali urti con l’anello di fissaggio. Ho deciso di utilizzare questa tracolla sulla mia Olympus E-M5 II titanio in edizione limitata, un modello che meritava un accessorio di tale prestigio. La stessa dispone già di anelli di forma triangolare a cui poter fissare il paracord, ma ho preferito rimuoverli ed utilizzare quelli forniti con la tracolla per due ragioni:

  1. il foro nell’eyelet di pelle non passava dall’anello originale (anche se si potrebbe rimuovere per inserirlo)
  2. la forma circolare dell’anello realizzato dall’Atelier MAAS mi è sembrata più gradevole e meno soggetta a movimenti irregolari

Sono molto soddisfatto del risultato, ma l’applicazione è stata un gran fatica. Il primo anello è relativamente facile, perché si inserisce da solo e poi si fissa il paracord all’interno facendolo attraversare da tutta la tracolla. Col secondo, invece, si deve prima di tutto fissare il paracord che riduce il già piccolo spazio interno all’anello (che ha 1cm di diametro), rendendo davvero difficile agganciarlo alla fotocamera. È esattamente il contrario della semplicità operativa che si ha con le tracolle Peak Design, ma le apprezzo entrambe per le differenti caratteristiche tecniche ed estetiche.

Escludendo la parte relativa all’innesto, questo camera strap è costituito da un’unica striscia di pelle. Senza vederlo dal vivo, toccarlo ed indossarlo, potrebbe sembrare persino un prodotto banale. Se ne vedono tanti in giro che appaiono in modo simile, ma il confronto non è assolutamente possibile. Ne ho provati alcuni acquistati a poche decine di euro in passato e sono rigidi, puzzano di colla e plastica e così grezzi ed affilati da tagliare. Provate a mettervi sul collo una cintura in finta pelle da 5€ e capirete cosa intendo.

Questa cinghia, al contrario, ha un aspetto delicato e fine anche grazie alla dimensione progressiva, che parte sottile e cresce verso la zona centrale per aumentare la superficie d’appoggio. Ti ammalia fin da quando ne senti il profumo, ti conquista quando la tocchi e una volta indossata è comoda come un guanto. Anche facendola strisciare volutamente sul collo nudo, scorre via liscia e senza alcun fastidio.

Non ci sono meccanismi per allungarla eppure porta la fotocamera proprio al punto giusto, qualche centimetro sopra l’ombelico. Una volta montata è lunga poco più di 90 cm, che in effetti è la dimensione che utilizzo mediamente anche con le tracolle che si possono ridimensionare. Vi consiglio di dare un’occhiata alla regolazione della vostra attuale tracolla, così vi renderete conto se va bene anche per voi.

Per quanto riguarda i pesi, le informazioni che mi hanno fornito lasciano presupporre che possa sopportare anche le fotocamere più grandi, ma non sarebbe comunque adatta per via dello spessore che concentrerebbe eccessivamente il peso sul collo. A mio avviso il limite alto è rappresentato da corpi come Olympus E-M1 e forse anche Fujifilm X-H1, però la trovo più indicata per modelli compatti come Lumix GX9, Fujifilm X-T3/X-E3 o proprio la Olympus E-M5 II che ho usato io.

Conclusione

La tracolla è un accessorio quasi fondamentale per una fotocamera, tant’è che ne viene fornita una in ogni confezione di vendita. Considerando solo l’aspetto utilitaristico va già bene quella e se si vuole maggiore praticità di aggancio e sgancio esistono diverse soluzioni tecnologicamente valide. Il Camera Strap dell’Atelier MAAS non è né l’una né l’altra cosa. È utile, certo, ma non è facile da mettere e togliere, così come non è certamente regalato (costa 78€). Io lo considero un piacevole lusso, un regalo che faccio a me stesso e alla mia fotocamera, e che si abbina maggiormente con i modelli con design vintage. Mi risulta difficile fare una pagellina di pro e contro proprio perché è un accessorio di stile, forse più legato alla moda e al gusto personale che alla fotografia. Non ci fa fare foto migliori e non è certamente essenziale, tuttavia sono felice di averlo e di condividerlo con voi. L’unico consiglio che mi sento di dare al produttore, è quello di migliorare in futuro il sistema di aggancio per renderlo più facile. Anche perché, sarò sincero, oggi volevo fare qualche foto con la Lumix GX9 e mi sarebbe piaciuto usarla, ma ho cambiato immediatamente idea quando mi sono ricordato che la prima volta ci ho messo quasi 10 minuti a metterla.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.