Recensione: case Adwits in metallo con USB-C 3.1 Gen 2 per SSD M.2 PCIe NVMe fino a 10GBps

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Questo titolo fa sorridere. Sembra uno di quei nomi prodotto su Amazon in cui mettono tutte le parole chiave possibili ed immaginabili, per altro mal tradotte nel passaggio cinese > inglese > italiano. Andando avanti con la lettura, però, vedremo che è sostanzialmente questo: un case di metallo per dischi flash di tipo NVMe con attacco M.2 PCIe e connessione USB-C 3.1 di seconda generazione, che garantisce una velocità massima di 10Gbps. Ma in questo caso, più che in tanti altri, credo sia opportuno arrivarci per gradi.

Gli SSD sono essenzialmente composti da un controller ed una serie di memorie NAND, che con l’attuale processo produttivo e l’utilizzo su più livelli occupano davvero poco spazio. Dopo un primo periodo in cui si realizzavano quasi esclusivamente in formato da 2,5″ – per essere inseriti nei computer nati per ospitare i vecchi HDD – sono apparsi anche quelli di tipo “blade”, ovvero senza scatola e in formati larghi 22mm e lunghi 30, 42, 60 oppure 80mm (da qui le sigle come la 2280). Nella prima fase il tipo connessione era sempre in standard SATA III, che stabilisce un paletto massimo alla banda di 6Gbps, e ancora oggi se ne trovano di questo tipo (si riconoscono perché il pettine di connessione ha due separatori). NAND e controller garantisco tuttavia maggiori velocità teoriche ed ecco perché è nata la nuova interfaccia NVMe (che ha la stessa dimensione ma un solo separatore tra i pin).

Apple è un caso a parte, perché ormai utilizza dischi con formati tagliati su misura, quindi anche utilizzando la stessa interfaccia sono diversi ed incompatibili con quelli standard che vanno dal 2230 al 2280. In quest’ultima famiglia troviamo alcune delle unità più note ed apprezzate del mercato, come i Samsung 960 e 970 oppure i Crucial P1.

L’uso ideale di questi SSD è tramite una connessione diretta sul bus PCIe, quindi internamente oppure su porte come la Thunderbolt 3, che include di fatto anche una PCIe 3.0 4x. Purtroppo i case di questo tipo arrivano a costare anche 200€, per cui sono sempre economicamente svantaggiosi. Sommando il costo del disco alla fine converrebbe quasi acquistare un modello all-in-one come il Samsung X5, ma sono comunque rari i campi d’applicazione in cui la spesa aggiunta rispetto ad un comune disco USB-C sia giustificata, sia che si considerino i modelli come il Samsung T5 (recensione) che le soluzioni composte a partire da un SSD da 2,5″ con un ottimo case USB-C (recensione).

Quello che vedete nelle immagini, invece, è un case di ultima generazione adatto ai dischi PCIe NVMe di tutte le taglie che include un controller con connessione USB-C 3.1 Gen 2, che tradotto vuol dire una velocità teorica massima di 10Gbps, dunque ben più di quello che si otterrebbe con dischi SATA connessi con tradizionale USB-A 3.0. Rispetto ad un case analogo ma di tipo Thunderbolt 3 si perde un po’ della banda (solo se il disco eccede il tetto dei 10Gbps) ed anche l’utilizzo del Trim, che non è supportato via USB. Il vantaggio, però, è che si spende molto meno, cosa che lo posiziona in una scala di valori completamente diversa. Vi faccio qualche esempio concreto:

  1. 80€ ca: Disco SATA III 2,5″ 500GB + Case con controller USB-A 3.0
    Economico: si sfrutta gran parte della banda del disco SATA III e si spende poco (ca 450MB/s)
  2. 100€ ca: Disco SATA III 2,5″ 500GB + Case con controller USB-C 3.1 Gen 2
    Giusto: si spende poco di più ma si può arrivare al massimo consentito dal disco (ca 530MB/s)
  3. 140€ ca: Disco PCIe NVMe 22xx 500GBCase con controller USB-C 3.1 Gen 2
    Giusto: si riduce molto la dimensione del case e si raddoppiano le prestazioni rispetto alla precedente soluzione spendendo pochissimo in più (praticamente tutti i dischi NVMe faranno fruttare quei 10Gbps con una velocità di trasferimento vicina ad 1GB/s)
  4. 310€ ca: Disco PCIe NVMe 22xx 500GBCase con controller Thunderbolt 3
    Sconveniente: si raddoppiano le prestazioni teoriche (ma non tutti i dischi le raggiungono e difficilmente in scrittura), però la spesa sarà più che doppia e l’effettiva differenza percepita non compenserà la differenza

I prezzi sono ad oggi ed indicativi, non c’è dubbio che si possa spendere un po’ di più o un po’ di meno, inoltre questo mercato subisce diverse fluttuazioni nel tempo e la fotografia attuale può non valere tra un mese. Le due soluzioni che ho indicato come “giuste” sono quelle più abbordabili e con vantaggi concreti rispetto alle controparti all-in-one in termini economici. La combinazione 2 l’abbiamo vista di recente (anche se c’era un case leggermente più costoso per l’uso di metallo), mentre oggi vediamo sul campo quella del punto 3.

Anche in questo caso, però, ho scelto di acquistare un case che costa leggermente di più di quello linkato nella lista, ma non ci sono differenze sostanziali. Quello indicato è della stessa marca e pare avere lo stesso controller, ma io ho speso 10€ in più per la variante in metallo argento scuro perché ho trovato più interessante la presenza di bocche di areazione laterali.

Nella seconda foto qui potete vedere la confezione con sacca morbida e due cavi (sia con finale USB-A che USB-C), nonché tre pad termici ed un piccolo cacciavite. Di pad se ne userà uno solo, per cui è graditissimo il fatto che l’azienda ne abbia messo altri due, nel caso si dovesse cambiare unità in futuro (basta “solo” ricordarsi dove si conserveranno…). C’è anche un piccolo pezzo di gomma adesiva di colore nero, che si mette a copertura delle uniche due viti sulla base e funge anche da secondo appoggio antiscivolo.

Questa soluzione è bellissima perché il case poi apparirà come un unico blocco senza aperture, tuttavia sarà sconveniente doverla scollare nel caso in si debba cambiare disco in futuro. Peccato perché la soluzione dei tre pad dava l’idea di un case pensato per essere aperto più e più volte in modo pratico. Il supporto all’interno va svitato con due piccole viti ai lati (non toccate quella centrale in alto) e poi si deve rimuovere completamente perché il disco si installa dall’altra parte. Strana soluzione anche questa, ma sarà quasi sicuramente motivata da studi termici a favore della dissipazione.

Per fissare il disco si deve togliere la vite superiore e posizionarla sul foro giusto in base alla lunghezza dell’unità flash, ma quello dove si trova già è adatto ai 2280, che sono la maggior parte di quelli sul mercato. Dopo aver rimosso vite e supporto, si inserisce il disco nella scavatura di quest’ultimo e poi si ferma rimettendo la vite. Più facile a farsi che a dirsi, ve lo garantisco.

Dopo aver richiuso il tutto si può passare al computer. Non l’ho specificato fino ad ora, ma è ovvio che tutte le valutazioni fin qui fatte hanno come base un assunto fondamentale: i valori massimi di banda valgono se collegate il drive alla porta giusta. Inutile comprare un disco con porta USB-C 3.1 Gen 2 e poi collegarlo su USB-A 3.0, perché funzionerà ma andrà alla velocità di quest’ultima.

Io ho usato come SSD il Samsung 970 EVO da 500GB, ma semplicemente perché ne avevo uno in redazione. Intendiamoci, è sicuramente buono oltre che indicato, ma se avessi dovuto acquistarlo per lo scopo avrei preferito risparmiare quasi 30€ utilizzando il Crucial P1 da 500GB (come suggerito nella tabella prezzi superiore). Le prestazioni che vedete sono decisamente molto valide considerando l’investimento e non sono raggiungibili con unità all-in-one di prezzo anche superiore come il Samsung T5. Inoltre il case è molto compatto e robusto.

Ho lasciato il benchmark girare per circa 1h senza sosta e si è riscaldato pochissimo, per cui anche sul fronte dissipazione devo dire che è fatto molto bene. L’unica cosa che non mi piace è che ci sono una miriade di LED che rimangono praticamente sempre accesi. Anzi, dopo un po’ che il disco non si usa iniziano pure a lampeggiare! Per ora non mi dà fastidio perché l’ho messo dietro il case dell’iMac Pro, ma ad avercelo sempre davanti con queste luci sparate temo sia molto fastidioso.

Conclusione

Fino a pochi mesi fa una soluzione così, semplicemente, non esisteva. Ci auguriamo che prima o poi si potranno comprare case T3 a prezzi umani, ma fintanto che aspettiamo quel giorno una combinazione di questo tipo è davvero ottima. Si spende poco di più rispetto ad un abbinamento con SATA III ma si hanno diversi vantaggi, tra cui la maggiore portabilità mi pare rilevante. Controindicazioni non ce ne sono, perché il disco NVMe viene sfruttato per buona parte delle sue performance (in particolare per la scrittura) e non riscalda troppo nell’uso continuativo. Il case di Adwits oggetto della recensione è quello argento scuro che costa 46€ ma ribadisco che si può prendere anche quello da 35€ in nero: non mi piace il logo in bianco e forse ha un dissipazione peggiore del il calore, ma si risparmia e non ha tutti quei LED!

PRO
+ Ottima costruzione: robusto e compatto
+ Vasto supporto per tutte le dimensioni comuni di SSD M.2 NVMe
+ Dotazione completa
+ Dissipazione del calore ottimale
+ Presenza di 3 pad termici
+ Chiusura con zero viti a vista
+ Velocità massima della USB-C Gen 2 sfruttata pienamente

CONTRO
- Troppi LED accecanti che lampeggiano in stato di standby

DA CONSIDERARE
| Il sistema di chiusura prevede la copertura delle viti con un gommino adesivo che si dovrà rimuovere per cambiare disco

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.