Altra multa UE da 1,5 miliardi di € contro Google; in arrivo una schermata di scelta del browser su Android

Siamo a pochissimi giorni dalla Brexit, col suo crescente carico d’incertezze che sta senz’ombra di dubbio assorbendo gran parte dei pensieri negli uffici dell’Unione Europea, impegnata peraltro anche a prepararsi alle imminenti elezioni per il rinnovo del proprio Parlamento. I battibecchi con l’uscente Gran Bretagna non hanno però fermato la vasta macchina organizzativa di Bruxelles, che ha proseguito coi procedimenti Antitrust nei confronti di Google. Dopo la multa da 2,4 miliardi di Euro del 2017 a causa delle pratiche scorrette sull’e-commerce e i 4,3 miliardi dello scorso anno dovuti alla posizione dominante di Android, oggi l’azienda di Mountain View si è vista recapitare un altro sonoro conto da 1,5 miliardi di € concernenti AdSense.

Il nocciolo della questione risiede nelle pratiche commerciali adoperate da Big G nella gestione del suo circuito pubblicitario online, limitando esplicitamente i propri clienti nell’utilizzo contemporaneo di altri servizi rivali e imponendo la prominenza degli annunci AdSense. Secondo la Commissaria dell’Antitrust UE, Margrethe Vestager, questa situazione è perdurata per più di 10 anni causando una perdita di concorrenza nel mercato, con una riduzione tanto dei guadagni delle altre piattaforme pubblicitarie quanto dei clienti stessi che in un regime più libero avrebbero potuto avere maggiori opportunità di monetizzazione. La quota di mercato di AdSense nel 2016, anno in cui la Commissione Europea ha ufficialmente aperto il fascicolo sulla vicenda, risultava attorno al 70%.

Pochi mesi dopo l’avvio delle indagini, Google ha cessato le pratiche più controverse, ma non è stato sufficiente a placare le ire dell’UE tutt’altro che disposta a perdonare il periodo precedente d’infrazione. Raccolto tutto il materiale, oggi è arrivata la sentenza definitiva con annessa sanzione pecuniaria, che porta a circa 8,2 miliardi di € il saldo totale dovuto a Bruxelles dal colosso guidato da Sundar Pichai. Dal canto suo, Google ha promesso che oltre ad evitare il ripetersi delle situazioni d’infrazione adotterà degli accorgimenti per riequilibrare la competizione.

Image from Ars Technica.

Si concludono così i tre filoni principali su cui l’Antitrust Europea aveva promosso indagini ed iniziative punitive contro Google. Potrebbe però non essere finita: ci sono altri ambiti in cui quest’ultima potrebbe essere soggetta a rischiosi approfondimenti e la Vestager ne ha già anticipato qualcuno, come le funzionalità di ricerca degli annunci di lavoro. In attesa di vedere se ci saranno effettivamente ulteriori sviluppi, dalla California sono in arrivo misure aggiuntive a quelle già implementate per essere in accordo ai requisiti UE dopo la multa riguardante Android. In sostanza, si ripeterà sul robottino verde uno scenario visto alcuni anni fa quando era invece Microsoft la maggiore destinataria delle attenzioni europee. A breve, utenti nuovi ed esistenti su Android vedranno una schermata concettualmente simile al soprastante Ballot Screen, che permetterà di scegliere il browser e il motore di ricerca preferiti, una decisione che potrà comunque essere cambiata in qualsiasi momento come già permettono le impostazioni del sistema operativo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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