Apple porge le sue scuse per i problemi con le tastiere dei MacBook, in attesa che prenda atto della realtà

Vi piacrebb se tuti i nosri rticoli avessero letere mancanti, ch portano d ovvi errori grammaicali compiui nemmeno da un bamino delle elementi? Immagino proprio di no, a me sicuramente. Quanto appena fatto non è una simulazione, ho davvero un po’ di tasti consumati dopo oltre 4 anni di continue pigiature, ma basta insistere un pochino nella pressione ed ecco che si può ovviare, almeno finché non mi deciderò a portare il mio MacBook Air presso il Genius Bar aprendo il borsellino (avendo già provato con scarso successo a sostituire i singoli tasti e non avendo sufficiente manualità per smontare tutto il case). Il problema è quando ciò si avvera dopo pochi mesi o addirittura settimane. Un motivo che ha spinto la nota reporter tecnologica Joanna Stern a pubblicare sul Wall Street Journal non solo una frase, ma un intero articolo con lettere mancanti o ripetute.

Nel suo caso, i principali problemi riscontrati sono sui tasti E, R, T e W, col primo che manifesta il malfunzionamento maggiore nonché più volubile. Il portatile in questione è uno dei nuovi MacBook Air rilasciati nell’ultima parte del 2018, una vicissitudine generale condivisa con altri utenti delle ultime generazioni di laptop Apple. Nei contesti più estremi il calvario è iniziato dopo sole due settimane dall’acquisto. A nulla è valso portare l’unità presso lo Store per una pulizia generale e la sostituzione di singoli tasti: dopo poco tempo, si è tornati alla casella di partenza.

E sì che Unbox Therapy, pur col suo fare un po’ esagerato, ci aveva avvisati già due mesi fa (spoiler: è passato ad un ThinkPad). E sì che già a novembre 2018, col nuovo MacBook Air appena entrato in vendita, su Reddit comparivano i primi report. Una situazione che sembrava limitata a pochi esemplari, provando a dare fiducia alla guaina in silicone pensata per mitigare i guai delle prime due generazioni di tastiere a farfalla, e che invece a giudicare dai crescenti avvenimenti prosegue quanto di fatto va avanti dal 2015, quando coi MacBook da 12″ è stata introdotta questa tipologia di tastiera. Continue segnalazioni, visite degli utenti agli Store mondiali e class action dedicate hanno convinto Apple ad aprire lo scorso anno un programma di richiamo che prevede la sostituzione gratuita del blocco in caso di problemi. Il tutto nella speranza che la terza generazione avrebbe messo la parola fine o quantomeno drasticamente ridotto le probabilità di difetti. Speranza purtroppo vana, alla luce dei fatti.

Nell’articolo della Stern, un portavoce di Apple ha offerto le sue scuse a nome dell’azienda per i problemi che stanno continuando ad affliggere una parte degli utenti anche con l’ultima versione della tastiera a farfalla, sostenendo comunque che al contempo l’esperienza della maggioranza dell’utenza rimane positiva. Scuse apprezzabili, e certamente è corretto dire che molti non ravvisano problemi. Ma i pochi, a conti fatti, non lo sono affatto. Se si trattasse di una percentuale minima, il focolaio sarebbe stato sedato molto prima e non continuerebbe ad avere così risalto tra le notizie. Invece abbiamo visto anche noi stessi sui vari canali di comunicazione segnalazioni di tasti malfunzionanti anche su Mac non ancora arrivati al primo anno d’età operativa. Proprio perché non c’è la possibilità di predire esattamente quando può manifestarsi il problema, inoltre, chi ci dice che nei prossimi mesi, settimane o anche domani alcuni di coloro sinora tra i “molti” non finiscano malgrado dall’altra parte della barricata?

Ha ragione John Gruber su Daring Fireball: queste tastiere si stanno rivelando il peggior prodotto mai fatto da Apple, rischiando di danneggiare la reputazione di dispositivi per il resto ottimamente realizzati. Tempo fa erano invece un vanto, un altro segno distintivo rispetto i portatili del mondo Windows, che ora giocoforza stuzzicano persino per chi non li aveva mai considerati prima. Come ho scritto all’inizio, il mio Air ha passato i 4 anni; la tastiera è di fatto l’unico acciacco, manifestatosi nei mesi scorsi. Benché mi aspettavo una maggiore durata, posso comprendere che il mio stile picchiarello a lungo andare vada a creare problemi, li sto creando pure alla tastiera tradizionale Dell che uso quando sono in ufficio e il portatile aziendale è collegato alla docking station (considerazione a margine, i Latitude non sono i modelli che sceglierei per uso personale, ma oltre ad essere solidi muli da lavoro hanno una tastiera integrata gradevole nel feedback). Il cruccio è pensare al dopo, che mi fa paura. Se ho imballato i tasti sul mio attuale Mac dopo qualche anno, con uno dei nuovi rischierei di tornare allo Store dopo solo qualche settimana. Un Pro del 2015 non lo contemplo, perciò potrei dover valutare davvero lo switch back, eventualità che per me è gestibile, destreggiandomi bene su entrambi i sistemi, ma non altrettanto per gli altri due utenti del Mac in casa, cui ho insegnato ad usarlo con tanta pazienza nel corso di 7 anni (includendo il MacBook bianco che avevo prima). Dovrebbero, e dovrei ricostruire, tutto il loro modus operandi su Windows.

In altre realtà forse una gatta da pelare così prolungata sarebbe potuta costare il declassamento o addirittura il benservito al principale responsabile. Ma qui non possiamo pensare minimamente ad uno scenario del genere, trattandosi di Jonathan Ive e Dan Riccio, né tantomeno ce lo vogliamo. Ciò su cui ci piacerebbe confidare è però una presa di coscienza della realtà da parte di Apple: ha tentato coi tasti a farfalla, non ha dato i risultati sperati per ben tre volte, non ha senso insistere con palliativi infruttuosi. Io non ho la risoluzione del problema, non essendo ingegnere, ma essendo un cliente che paga il prodotto finale del lavoro svolto dagli ingegneri mi aspetto che riescano a trovarla. Che passi dal ritornare al vecchio meccanismo, pure rimettendo qualche mm di spessore, o da uno nuovo più promettente fa poca differenza; l’importante è non proseguire su una strada senza via d’uscita. Come dicono gli anglosassoni, spesso “the third time is a charm”, la terza è quella buona. Questa volta non è andata così.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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