Il consumatore Apple: prima coccolato, poi studiato, oggi spennato

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Negli ultimi due giorni Apple ha presentato tante novità, prima sulla linea iPad e poi per gli iMac, ma diversi rumor suggeriscono che non c’è due senza tre, nel senso che oggi potrebbero essere aggiornati anche gli iPod touch o altro. Come utenti ci piacerebbe avere delle lineup semplici, dove i prodotti sono ben differenziati per categorie di utilizzo e fasce di prezzo, ma soprattutto aggiornati con costanza per offrire l’ultima tecnologia disponibile.

Gli iPhone sono “sicuri” e prevedibili: nuovi modelli dopo l’estate

Sul fronte iPhone Apple ha una cadenza regolare ormai da tanto tempo e anche coi tablet sta seguendo un ritmo degli update progressivo e abbastanza chiaro, mente sul fronte desktop è diventato impossibile capirci qualcosa e pianificare un acquisto. La differenza principale tra i due settori è che in quello mobile Apple è più indipendente, perché progetta in casa i processori, e dunque sembrerebbe facile dare la colpa agli altri.

Apple è più autonoma nel mondo mobile poiché progetta da sola i SoC ARM

In effetti sia Intel (CPU) che AMD (GPU) sono tutt’altro che regolari, eppure tutto il resto del mercato riesce ad implementare i componenti più aggiornati quasi in tempo reale. Non vedo altri produttori al di fuori di Apple che per prassi vendono computer con hardware vecchio al prezzo di quello nuovo, per altro già disponibile da mesi sul mercato. È un comportamento che appare assurdo e che agli occhi di un tecnico potrebbe sembrare deleterio per l’azienda, salvo poi vedere trimestrali con vendite e fatturati in positivo anche nel segmento Mac, mentre chi propone i computer con l’hardware più aggiornato e ad un prezzo onesto non ottiene gli stessi risultati. È magia?

2019: oggi potete acquistare sul sito Apple un Air con CPU Broadwell (del 2015) a 1129€

Gli appassionati di fantascienza conoscono bene l’affermazione di Arthur C. Clarke, secondo cui ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia e io penso che lo stesso principio si possa applicare alla strategia marketing di Apple. Qualche volta ci sembra di riuscire ad intravedere un disegno, qualcosa che spieghi perché c’è chi ha atteso 4 anni per poter aggiornare il suo Mac mini e alla fine si è trovato di fronte ad un prodotto posizionato in una differente fascia di prezzo; o perché il MacBook 12″ del 2015 è stato rinfrescato nel 2016, nel 2017 e poi d’improvviso il nulla; e chi voleva una workstation professionale dopo il Mac Pro 2013 si è trovato di fronte all’unica opzione di un computer diverso, ovvero l’iMac Pro; così come chi aspettava un aggiornamento dell’iMac da due anni per qualche motivo è stato accontentato di punto in bianco ieri.

Non c’erano ancora i componenti, quel computer non vendeva abbastanza, stavano attendendo per lanciare un nuovo design, dovevano dare priorità alle vendite di un altro prodotto… quante volete avete letto o magari anche pensato che il mancato aggiornamento di un computer Apple fosse dovuto a motivi simili?

In certi casi sembra di assistere ad una banale sciatteria, come se non ci pensassero o non gli importasse nulla di alcuni loro prodotti. Li tengono lì, sul sito e negli store, a fare bella mostra di componenti vetusti a prezzi da gioielleria, con mezzo mondo informatico che gli inveisce contro e l’altro mezzo che se li compra lo stesso. Alcuni si lamentano della lentezza, ma spesso non sono le vecchie CPU o GPU il problema, quanto il fatto che si sono fidati della brava mamma Apple acquistando un disco meccanico su un computer da 1500€ (nuovo iMac 21,5″ base) oppure quell’accrocchio promettente però malfatto del Fusion Drive (di serie pure sull’iMac 27″ top da 2699€ appena aggiornato).

A proposito di iMac: se dopo due anni di completa ed ingiustificata assenza di aggiornamenti avesse avuto un nuovo case, anche leggermente ritoccato, oppure hardware non disponibile prima, sarebbe stato assolutamente comprensibile. In effetti mi auguro che i teardown dimostrino del lavoro interno, almeno per compensare in dissipazione la spinta della CPU i9 opzionale, ma il punto è che questo computer, magari con l’ottimo i7 che non si capisce perché non sia offerto nell’attuale 27″, si poteva benissimo presentare mesi prima. E non è che ad Apple manchino le risorse per mettere insieme una scheda logica che ospiti delle nuove CPU e GPU in tempi per lo meno uguali a quelli degli altri ben più poveri produttori. Se non lo fanno, state pur certi che non è per la sciatteria di cui parlavo prima, poiché al contrario è tutto studiato in modo così certosino da far paura.

Gli aggiornamenti dei computer Apple non seguono il mercato o le tecnologie ma sono attentamente misurati per massimizzare il profitto.

Se si ragiona in quest’ottica, si ha davvero l’impressione di capire molte cose e sono convinto che quanto ho detto a novembre del 2018 sul perché Apple tardasse ad aggiornare gli iMac fosse vero. In effetti abbiamo visto l’utilizzo diffuso di vecchie GPU proprio per non infastidire troppo l’iMac Pro e modelli Vega depotenziati per lo stesso motivo. Tutto ciò non sarà comunque sufficiente a differenziarli adeguatamente, infatti vedrete che si confermerà anche il fatto che l’iMac 27″ più carrozzato darà filo da torcere all’iMac Pro di pari prezzo. Ma Apple ha ragione, i numeri lo dicono chiaramente. Risulta del tutto inutile stare sempre a puntare il dito sui prezzi o sul fatto che vogliano sempre fatturare tanto e più di prima. Ci si può interrogare su quanto si possa ancora tirare la corda o se convenga tentare la strada di Windows o di un Hackintosh, ma è impossibile che certe cose non arrechino un certo fastidio a chi è interessato a comprare un Mac perché si trova bene con la sua piattaforma e la qualità dei prodotti.

Il mio precedente iMac 5K 2017 top di gamma, un signor computer ancora attualissimo

Non ne faccio una questione di prezzi ma di sostanza. Apple può avere, e sicuramente avrà, migliaia di indagini di mercato, strategie e motivazioni meticolosamente studiate per presentare questa offerta di iMac così composta e senza neanche preoccuparsi di renderla più accattivante con un nuovo design, ma se anche fatturasse e vendesse benissimo, certe scelte non mi vanno giù. L’iMac 21,5″ ha processori adeguati (i3, i5, i7), ma doveva montare solo grafica Vega con diversi CU e partire almeno da una base di Fusion Drive o solo SSD come il Mac mini. L’iMac 27″ doveva avere un solo i5 ben dimensionato di base (e non tre con clock differenti) e poi l’i7, che non si capisce perché sia disponibile solo sul 21,5″. A quel punto aveva senso l’i9 come opzione sul top di gamma. Ed è assurdo vedere pure qui la vergognosamente vetusta grafica AMD Polaris di serie e proporre in opzione solo la Vega 48 e solo sul top di gamma, ignorando le 56 e 64 per non infastidire l’iMac Pro e dimenticandosi che queste non sono mica primizie e sono comunque schede consumer, peraltro neanche così potenti o costose da non essere nelle configurazioni di default. E poi pure sui costosi 27″ solo Fusion Drive di serie, ma andiamo… e la ciliegina sulla torta è il modello top che parte da quello di 2TB, che nella scala di valori Apple degli update è sempre stato equivalente ad un SSD da 256GB, ma nelle opzioni non ti fa scegliere tra i due e se vuoi un disco serio anche solo per l’avvio di macOS e le app devi necessariamente prendere quello da 512GB e scucire altri 120€.

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Gli iMac Pro hanno areazione potenziata, mentre l’i9 sull’iMac 27″ potrebbe soffrire

Subito dopo la presentazione di ieri ho ordinato un iMac 27″, perché ci tenevo a pubblicare una recensione sul sito. Mentre scrivevo questo articolo, però, e andavo a snocciolare tutte le incongruenze e le forzature, studiate a tavolino per nascondere quello di cui possiamo avere bisogno dietro una cortina di configurazioni ed opzioni che ci invitano a spendere per forza di più, ho deciso di annullarlo. Se l’avete acquistato o state meditando di farlo, non pensiate che io vi voglia invogliare a fare lo stesso, perché la mia situazione è ben diversa visto che lo acquistavo solo per test e non per reale utilizzo o necessità. Sono completamente sincero con voi anche quando vi dico che ho avuto tantissimi iMac e li ritengo macchine strepitose, che si usano con piacere e durano un’eternità se ben bilanciate nelle specifiche al momento dell’acquisto. È difficile che ci possa pentire di un iMac, soprattutto se lo si compra poco dopo un aggiornamento, poiché rimarrà attuale per tantissimo tempo e non è insolito vederne di ancora arzilli e pimpanti dopo 6/8 anni di vita.

Qui era appena arrivato il mio primo iMac 27″ per sostituire il precedente 24″

Queste sono cose di cui Apple può andar fiera e rientrano nei motivi per cui io uso e oggi anche “colleziono” Mac recenti e non, ma quello che quest’azienda non fa più bene è scegliere al posto dell’acquirente. Fino a qualche anno fa era maestra in questo, scartando le tecnologie superflue e adottandone di nuove prima degli altri, evitando sbilanciamenti inutili nei componenti che altri usano come strumenti di marketing. E quando ti presentava un MacBook Air senza disco ottico e con un piccolissimo SSD da 64GB mentre altrove ti davano 500GB di HDD, facevi comunque bene a fidarti perché usandolo avresti capito che aveva ragione lei.

Oggi il consumatore si deve difendere da Apple e dalla sua politica di prodotto, perché quello che offre non è più valutato e misurato per risultare “giusto”, ma solo per massimizzare i ricavi sulle vendite agli inesperti ed indurre gli altri a spendere di più. Per dire: un iMac 27″ ben calibrato per l’utente poteva essere dotato dell’ottimo Core i7 di 8a generazione (che non è possibile avere), una Vega 48 CU (se ci fossero state poi le 56 e 64 sui modelli superiori) ed un SSD da 256GB con opzione per salire di capacità o aggiungere un HDD interno.

Queste cose non esistono e non perché non fossero possibili, ma solo perché qualche team di sapientoni avrà dimostrato con tanto di grafici che seguendo un’altra strada si sarebbe guadagnato di più e dall’altra parte non c’era nessuno disposto a mandarli a quel paese.

Una immagine dagli storici spot Mac vs PC, dove lo sfigato puntava tutto sui dati…

È questo che non mi piace; non sono i prezzi alti o gli aggiornamenti hardware sempre più lenti. Per quanto il board dirigenziale non perda occasione per dirci quanto tengano ai Mac, ormai traspare troppo chiaramente lo spostamento di attenzione verso il fatturato. Che sia forse ora di mettere in secondo piano l’ottimo business man Tim Cook per dare spazio a qualcuno che ritorni ad appassionarsi parlando di prodotti e non di grafici a torta?

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.