Recensione: Elgato Thunderbolt 3 Pro Dock, best in class

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Sapete qual è la cosa che più mi piace della Thunderbolt 3? La possibilità di collegare un cavo ad un portatile ed avere in un colpo solo ricarica, gestione di monitor esterni e diverse porte aggiuntive. Si può fare anche con la USB-C, e lo abbiamo visto, ma la Thunderbolt 3 offre maggiori garanzie di stabilità ed una banda superiore, tale da rendere possibile la creazione di prodotti più completi e performanti. Uso un dock anche sull’iMac Pro e in ambito professionale questa porta offre potenzialità incredibili, ma in generale è ben più utile sui portatili visto che su desktop non c’è la stessa ristrettezza di connessioni, non serve la carica e difficilmente si ha la necessità di un ulteriore monitor esterno o di una eGPU.

Ma sapete cosa non mi piace della Thunderbolt 3? Che questa promessa, nata insieme ai MacBook Pro del 2016, non l’ho vista avverarsi che nel 2018. Alcuni dock esistevano già prima ed altri sono apparsi subito dopo, ma entrambi avevano problemi. I primi non erano compatibili con i Mac, perché utilizzavano dei chip Texas Instrument di vecchia generazione per la componente USB-C (che viaggia sempre a braccetto di T3), mentre gli altri sono stati quasi tutti una delusione. Tre i principali problemi riscontrati nei modelli che ho provato fino al 2017: Power Delivery con ricarica bassa o assente, pessima gestione degli schermi UHD (alcuni senza HiDPI, altri con continui blackout) ed una saltuaria instabilità connettendo molti dispositivi.

Arrivo così a parlarvi del nuovo Elgato Thunderbolt 3 Pro Dock, che già dalle specifiche si dimostra essere il più completo e professionale dispositivo del suo genere. La struttura esterna è piuttosto standard, risultando simile a tanti altri dock e facilmente confondibile con il modello non Pro della stessa Elgato. Lo chassis è in alluminio con dei gommini antiscivolo alla base ed un rialzo centrale che favorisce il passaggio dell’aria e la dissipazione del calore.

In dotazione si trovano semplicemente un alimentatore con prolunga e presa schuko ed un cavo T3 di circa 70 cm. Ricordo che nei primissimi dock neanche c’era il cavo, quindi non mi lamento troppo, ma continuo a pensare che averlo di 1m o 1,5m sia più versatile. Iniziamo a dare un’occhiata più da vicino alle connessioni di questo dock, che rappresentano il suo principale pregio.

La zona frontale prevede 2 USB 3.1 Gen 1 (precedentemente note come USB 3), un’uscita audio da 3,5mm che supporta anche le cuffie con microfono ed un doppio lettore per schede di memoria con SD e microSD UHS-II. Già solo questo aspetto è di grandissima utilità e lo distingue dagli altri dock che ho visto finora. Per me che scarico ogni giorno foto e video da fotocamere, droni, ecc.. è davvero una gran cosa.

Il lato B del dock non è meno interessante, poiché prevede una ricchissima serie di porte ben distanziate le une dalle altre. Iniziando da sinistra:

  • Gigabit Ethernet
  • Uscita audio da 3,5mm
  • 2 x USB-C 3.1 Gen 2 (ovvero da 10 Gbps)
  • 2 x Thunderbolt 3 (a quella di destra si collega il computer)
  • Uscita video DisplayPort 1.2 (fino a 4K @ 60Hz)
  • Alimentazione

La quantità di connessioni è eccellente ma è soprattutto la loro tipologia a rendere validissimo questo dock. A differenza di altri che ho provato in passato, non offre soltanto la seconda Thunderbolt 3 per il daisy chain ma ha anche 2 USB-C di seconda generazione. La scelta della DisplayPort sulla HDMI è sempre gradita, in quanto si tratta dello standard in ambiente professionale e per chi necessità della seconda ci sono adattatori da USB-C economici ed efficaci. Il dock supporta fino a due monitor 4K a 60Hz e sulla T3 ci si possono anche collegare quelli 5K, compatibilmente con la GPU del computer host (qui i dettagli relativi ai Mac).

L’ho provato con l’iMac Pro (recensione), con il Mac mini 2018 (recensione) ed il MacBook Air 2018 (recensione), e con tutti si è dimostrato all’altezza delle aspettative nella gestione degli schermi esterni. In particolare gestisce senza problemi sia i 60Hz a 4K che le modalità HiDPI, così come il risveglio a coperchio chiuso coi portatili. Quest’ultimo richiede però delle periferiche Bluetooth, poiché è solo da lì che i portatili Apple possono ricevere il segnale di accensione wireless. Se si utilizzano mouse e tastiere Logitech Unifying con il dongle collegato sul dock, sarà invece necessario aprire lo schermo del portatile per riaccenderlo. Ma era prevedibile.

Per controllare la luminosità dei monitor di terze parti con la tastiera ho usato l’app native display brightness che mi era stata consigliata da un utente nella recensione dell’LG 27uk600 e funziona perfettamente, andando a modificare il parametro a livello hardware grazie all’interfaccia DDC/CI.

La gestione di numerose periferiche esterne si è dimostrata stabilissima e le performance dei dischi dati sono ottime, ma è importante segnalare anche la capacità di Power Delivery via T3 fino ad 85W, ricaricando completamente anche i MacBook Pro da 15″. A corredo con i dock di Elgato vi è anche l’utility Thunderbolt Dock che abilita la ricarica ad alta capacità via USB (utile ad esempio per gli iPad) ed aggiunge un’icona nella menu bar del Mac che consente di scollegare con un singolo clic tutti i dispositivi connessi e svincolare il portatile in un istante.

Grazie alla quantità di porte ed alla loro disposizione, si ottiene davvero tutto quello di cui si può aver bisogno con un unico cavo. Difficilmente servirà un hub aggiuntivo ed avere integrato un lettore di SD/microSD ad alte prestazioni è la ciliegina sulla torta, poiché si esclude l’eventuale necessità di chi le usa di collegarne uno esterno. C’è un singolo aspetto che ritengo migliorabile e riguarda più che altro l’ergonomia nella disposizione delle porte. In particolare io avrei diviso in modo uguale le 2 USB-C e le 2 USB-A, alternandone 1 ed 1 sia frontalmente che sul retro. Questo perché le porte a vista sono le più pratiche da raggiungere e non si capisce perché debbano essere solo nel vecchio formato. A me capita spesso di dover collegare al volo anche dispositivi USB-C, che siano dischi, pendrive o smartphone e tablet, dunque avere una di queste porte davanti sarebbe stato molto utile.

Conclusione

Voto 4,5/5Verso la fine del 2018 ho provato il primo dock T3 ben fatto e non ho avuto timore nel definirlo il migliore di tutti. Ma per fortuna la tecnologia va avanti e dopo pochi mesi quel titolo gli viene strappato dall’Elgato Thunderbolt 3 Pro Dock, che lo supera praticamente in tutto e costa di meno. L’attuale prezzo su Amazon è di 349€ e seppure abbia solo 2 vecchie USB-A, la presenza delle USB-C gen 2 in aggiunta alla T3 passante garantiscono una maggiore flessibilità. Inoltre non ci costringono ad occupare altre porte del notebook per connettere periferiche USB-C, che sono sempre più diffuse. La gestione dei monitor è ottima, la stabilità eccellente, il design riuscito e la ricarica da 85W supporta pure i MacBook Pro 15″. Infine, la presenza del doppio lettore microSD/SD elimina la necessità di quello esterno ed entrambi sono UHS-II. Se l’obiettivo è quello di avere un unico cavo per un centro di connessione valido per tutto, questo dock è la migliore implementazione che mi sia capitato di vedere. Il prezzo da pagare rimane salato, ma pur senza sconti risulta inferiore ad altre soluzioni top che ho avuto modo di provare e che non sono altrettanto “smart”.

PRO
+ Design pulito e costruzione ottima
+ Eccellente dotazione di porte grazie alle 2 USB-C 3.1 gen 2 aggiunte alle 2 T3
+ Uscita DisplayPort compatibile con HiDPI su tutti i monitor (e senza Blackout)
+ Doppio lettore di schede UHS-II per i formati SD e microSD
+ Connettore audio frontale a tre vie per l’uso di cuffie con microfono
+ Comoda app per scollegare tutti i dispositivi in un colpo solo
+ Supporto per l’alimentazione ad alta capacità via USB
+ Ricarica con Power Delivery fino ad 85W
+ Sempre utile la Gigabit Ethernet posteriore

CONTRO
- Nessuna porta USB-C frontale
- Il prezzo è giustificato essendo più completo ed economico di tanti altri, ma rimane alto

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.