Auricolari true wireless a confronto: AirPods 2 vs Galaxy Buds vs Freebuds Lite

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Gli auricolari Bluetooth true wireless, ovvero quelli completamente senza fili, hanno iniziato a diffondersi circa 4 anni fa ma abbiamo dovuto attendere gli AirPods per vedere un’implementazione davvero riuscita. La prima generazione dei prodotti concorrenti presentava molti difetti e, soprattutto, non aveva centrato l’obiettivo di semplicità operativa che è stato invece il miglior successo di Apple. Di recente sono usciti gli AirPods 2 (recensione) che hanno innalzato ancora l’asticella, ma nel frattempo la concorrenza si è adeguata, ha capito gli iniziali errori ed ha risposto con dei prodotti più semplici ed efficaci. Insomma, mentre Apple ha lavorato sulle rifiniture a partire da un modello già ben riuscito, gli altri hanno ripreso in mano martello e scalpello per modellare delle proposte nuove (per loro). È una storia già sentita e neanche mi interessa dal punto di vista dell’assegnazione di primati, quanto piuttosto per i risvolti positivi sul mercato e sugli utenti.

Fino all’anno scorso le uniche alternative proponibili agli AirPods arrivavano dai big del settore audio e presentavo due principali difetti: prezzi elevati, integrazione con gli smartphone non sempre ottimale. In fascia bassa – e dico anche fino a 80/100€ – non c’era quasi nient’altro di consigliabile. A parte i modelli seriamente difettosi (me ne sono capitati almeno 7 da brand cinesi semi-sconosciuti presenti su Amazon), pure quelli mediamente validi che erano approssimativi in molte cose, dal design, al case, all’autonomia, così come per l’audio ed i controlli. Ormai avevo quasi perso le speranze.

Per fortuna il 2019 è iniziato con un piglio diverso, perché oltre a delle alternative economiche che iniziano ad essere accettabili seppure mediocri (vedi Jaybird, Zolo, ecc..), sono ritornate in grande spolvero alcune big del settore smartphone, tra cui Samsung e Huawei. Il perché io reputi potenzialmente più valide le offerte di questi brand di elettronica di consumo generalista è presto detto: con gli auricolari Bluetooth true wireless un audio “sufficiente” si può già considerare buono, ma per ottenere una perfetta resa in termini di funzionalità operativa servono competenze diverse e chi produce gli smartphone a cui si collegano ha certamente una chance in più di successo.

Dopo questo lungo preambolo arriviamo al nocciolo della questione, ovvero il confronto a tre che vi avevo già anticipato su Instagram. I modelli che ho selezionato sono quelli che trovo attualmente più interessanti per la resa e perché coprono tre differenti fasce di prezzo:

Funzionalità esclusive legate alla piattaforma

Tutti questi auricolari si possono utilizzare su iOS come su Android, ma anche su computer, tablet o smart TV. Ci sono però delle funzioni esclusive che si possono sfruttare solo sui prodotti della stessa casa. Ad esempio gli AirPods si possono abbinare ad un Apple ID e saranno automaticamente disponibili su tutti i device che lo utilizzano (previa selezione manuale) e aprendoli vicino ad un iPhone si vedrà un pop-up che mostra lo stato di carica. Sempre e solo su iOS si possono scegliere le funzionalità da abbinare al doppio tap sui singoli auricolari e, con la generazione 2 dotata di chip H1, richiamare vocalmente Ehi Siri.

I Galaxy Buds sugli smartphone Samsung mostrano un popup similissimo a quello ideato da Apple ed hanno un’app companion integrata per il controllo, tuttavia la stessa è disponibile anche sugli altri smartphone Android installando Galaxy Wearable e poi il plugin Galaxy Buds. Su iOS, invece, si possono usare senza opzioni aggiuntive e personalizzazioni, esattamente come gli AirPods su Android.

Infine ci sono i Freebuds Lite, versione che trovo meglio riuscita rispetto la non-Lite perché ha più o meno le stesse funzioni ma si posiziona in una fascia di prezzo più bassa. Questi non hanno praticamente personalizzazioni e l’app companion (disponibile solo su Android e non su iOS) serve giusto ad effettuare l’update del firmware e per una sorta di guida in linea testuale (direi più delle FAQ).

I Freebuds Lite sono gli unici a non avere controlli personalizzabili

In conclusione: gli AirPods non hanno molto senso su Android, specie oggi che ci sono alternative valide; i Galaxy Buds non è il caso di usarli su iOS perché si perdono tante funzionalità (di cui parlerò più avanti) ma si possono usare benissimo anche su smartphone Android non Samsung; i Freebuds Lite hanno meno fronzoli e, dunque, risultano utilizzabili un po’ ovunque senza molte distinzioni (unica nota: al momento non si può eseguire l’update del firmware da iOS).

Nota bene: I tre auricolari a confronto hanno prezzi diversi, dunque è lecito attendersi che vi siano delle differenze. L’ho detto all’inizio, lo ribadisco ora, ma non lo ripeterò ogni volta. Dunque se vi dico, come farò più avanti, che gli AirPods hanno una qualità costruttiva superiore, non è che io non consideri il fatto che costino di più. Semplicemente evito di sottolineare continuamente l’ovvio aggiungendo “però costano di meno” dopo ogni contro oppure “è normale visto che costano di più” per giustificare ogni pro.

Dotazione diversa ma coerente

Nella scatola degli AirPods 2 ci sono solo gli auricolari ed il cavo di ricarica Lightning. In quella dei Galaxy Buds il cavo è USB-C e ci sono anche due coppie di gommini e due di supporti ad arco di diversa dimensione (tre con quelli già installati sugli auricolari). Nei Freebuds Lite il cavo è microUSB ed è cortissimo, poi ci sono tre coppie di gommini aggiuntivi (quindi 4 in tutto) e due guarnizioni di ricambio (poi vedremo dove si applicano).

Dotazione
AirPods 2 (Qi) Galaxy Buds Freebuds Lite
Custodia con Auricolari
Cavo Lightning/USB-A
Custodia con Auricolari
Cavo USB-C/USB-A
3x gommini (S/M/L)
3x archetti (S/M/L)
Custodia con Auricolari
Mini cavo microUSB/USB-A
4x gommini (S/M/L+traspiranti)
1x guarnizione di ricambio

Ci sono dunque piccole differenze nella dotazione che però sono correlate a doppio filo con le specifiche degli auricolari. Ad esempio non ci sono gli archetti nei Freebuds Lite e non ci sono affatto gommini su AirPods, ma solo perché la loro forma non ne prevede l’uso.

Escalation di qualità

Iniziando dal basso, i Freebuds Lite appaiono subito come i più economici. La plastica lucida utilizzata è molto sottile ed incline a graffiarsi, inoltre sia la custodia che gli auricolari non brillano per le finiture. I Galaxy Buds si presentano decisamente meglio, con un case di plastica opaca che da chiuso è molto bello sia da vedere che toccare.

L’interno è meno riuscito, soprattutto nelle varianti chiare dove c’è un mix di colori diversi (in quelli bianchi troviamo anche azzurro e grigio perlato sopra gli auricolari). Gli AirPods 2 hanno una plastica lucida bella spessa e compatta. Il retro del case è impreziosito dalla cerniera piatta argentata e anche i singoli auricolari hanno un design più integro e lineare, senza parti mobili e con il bordino argentato intorno al microfono. Direi che fin qui le diverse fasce di prezzo collimano perfettamente con la qualità che si ottiene.

Non è solo una questione di dimensione

La custodia degli AirPods 2 è la più piccola e sottile, comodissima da tenere in mano e trasportare. Ancora molto compatta e comoda quella dei Galaxy Buds, mentre i Freebuds Lite sono inseriti in un suppostone più grande e soprattutto più spesso. Nessuno dei tre case rappresenta un problema da portare, ma quello di Huawei è l’unico che definirei ingombrante e più impegnativa.

Apple ha scelto un formato completamente diverso, con gli auricolari che si infilano in verticale, mentre i Freebuds Lite si ripongono coricati, pur avendo una forma vagamente simile. Il vantaggio più evidente della soluzione prevista dagli AirPods e che la custodia si apre con una sola mano, per giunta con una cerniera con molla che accompagna il tutto con un movimento fluido.

Lo svantaggio è che non si può tenere la custodia aperta e poggiata su una superficie come avviene con Galaxy Buds e Freebuds Lite. Però nessuno di questi due ha custodie facili da aprire con una mano e le cerniere sono molto più approssimative – la peggiore è quella di Samsung che fa uno scatto, poi si avverte una molla debolissima ed infine un altro scatto a fine corsa.

Curiosità: i Freebuds Lite sono inseriti nella custodia in ordine inverso, perché quello a sinistra è in realtà l’auricolare destro. Tuttavia c’è una logica, poiché sono disposti in modo tale da usare la mano giusta per prenderli.

In tutti e tre i modelli gli auricolari sono agganciati magneticamente nelle loro posizioni. I più facili da prendere sono gli AirPods, poiché si stringe completamente la testa con due dita, mentre nella custodia dei Freebuds Lite c’è una piccola area scavata per aiutarci a sollevarli, ma non è altrettanto efficace. Infine i Galaxy Buds non si sai mai come “arpionarli” e ruotano un po’ sia mentre si prendono che mentre di ripongono (nel mentre capita anche di premere involontariamente sulla superficie touch).

I pin di contatto non si vedono solo negli AirPods, in quanto sono in fondo alla “stecca” degli auricolari, mentre negli altri due case sono a vista e molto meno gradevoli da vedere (forse anche più inclini a sporcarsi anche se più facili da pulire).

Oltre la custodia

Un tempo la custodia degli auricolari era un dispositivo passivo per il trasporto, mentre nei modelli true wireless dispone anche di batteria e svolge le funzioni di ricarica ed abbinamento. Sul retro di quella degli AirPods si trova infatti un pulsante per il pairing, che è presente anche nei Freebuds Lite (ed ha pure altre funzioni). Completamente liscia quella dei Galaxy Buds, in cui l’abbinamento si attiva automaticamente all’accensione. Il lato negativo dell’approccio di Samsung è che non si può lanciare fisicamente un nuovo pairing se sono già associate e per eseguire un reset completo si deve obbligatoriamente passare dall’app.

AirPods 2 e Freebuds Lite hanno un LED esterno di notifica, nei Galaxy Buds ce ne sono due, uno fuori ed uno dentro.

Carica e ricarica

Gli AirPods 2 hanno un’autonomia media di circa 5h d’ascolto, che è sostanzialmente in linea a quella effettiva dei Galaxy Buds (che rispetto ai vecchio Icon X non hanno battery drain da spenti). Inferiore la durata dei Freebuds Lite, che arrivano più o meno a 3 ore per carica. Per tutti quanti l’autonomia scende in chiamata, poiché si utilizza anche il microfono, e riponendoli da scarichi nella custodia per 15 minuti si ottiene un rapido boost che dà un bel po’ di autonomia. Le custodie dei Galaxy Buds e degli AirPods 2 presi in esame hanno anche la ricarica wireless Qi oltre a quella via cavo, che è più lenta ma comoda, però è assente sui Freebuds Lite.

Autonomia AirPods 2 (Qi) Galaxy Buds Freebuds Lite
Ascolto ~5h ~6h ~3h
Chiamata ~3h ~4h ~1,5h
Ricariche ~4,5x ~1,5x ~4x
Autonomia totale ~24h ~14h ~12h
Ricarica veloce ~3h in 15′ ~90′ in 15′ ~90′ in 15′
Ricarica Via cavo e Qi Via cavo e Qi Solo via cavo

Anatomia di un auricolare

Gli AirPods hanno una forma molto particolare e accuratamente studiata da Apple, ma non a tutti calzano allo stesso modo e non ci sono elementi mobili o sostituibili per adattarli. C’è anche da considerare che la maggior parte delle persone non sono esattamente simmetriche, dunque si possono avvertire più comodi in un orecchio rispetto all’altro. Vanno provati, non c’è modo di prevedere la resa anatomica su ognuno di noi, ma si può certamente farsi un’idea indossando gli EarBuds con filo che sono inclusi nella dotazione di iPhone. Tuttavia io trovo questi ultimi meno stabili, forse per il filo che si può strattonare ed ha un suo “peso”, mentre gli AirPods mi calzano abbastanza bene e non cadono a meno di non fare movimenti eccessivi o urtare da qualche parte. Comunque ribadisco che si tratta di un’esperienza molto personale e non modificabile a meno di non aggiungere degli elementi di terze parti (che comunque sono scomodi perché non entrano nel case, quindi si devono togliere e mettere). Data l’assenza di gommini e l’estrema leggerezza, quasi non si sentono nelle orecchie e sono anche gli unici del gruppo che calzano pure ai bambini (vanno comodi a mio figlio di 5 anni).

I Freebuds Lite sembrano un po’ gli AirPods ma a dire il vero si piazzano a metà tra questi e i Galaxy Buds. La forma è allungata con le stecche e i microfoni in basso, ma alla fine dei driver ci sono i finali in gomma. Sono anch’essi molto leggeri ed offrono maggiore adattabilità per via degli inserti di diversa dimensione e un o-ring di gomma bianca che quasi non si vede ma aggiunge grip nell’orecchio. Onestamente mi è sembrata una buona soluzione ma la calzata assomiglia più a quella dei tradizionali in-ear, dunque se si sceglie un gommino di dimensione “giusta” sono ben stabili ma se ne avverte di più la presenza rispetto gli AirPods.

I Galaxy Buds si infilano completamente nelle orecchie: sporgono un po’ ma hanno meno elementi esterni che possono urtare mentre si indossa un maglione o un cappuccio, oppure si muove la testa sul cuscino. Strutturalmente sono degli in-ear con maggiori similitudini con auricolari sportivi, perché oltre ai finali di diversa dimensione hanno pure dei piccolissimi archetti che si arpionano nell’orecchio. La stabilità è eccellente e pesano anche poco, ma come tutti gli in-ear la scelta del gommino giusto è essenziale e comunque se ne avverte la presenza dentro l’orecchio di più rispetto gli AirPods.

Isolati e compagnoni

Gli auricolari che più ci mantengono connessi all’ambiente circostante sono gli AirPods 2, poiché la loro forma non tappa completamente il condotto uditivo e dunque è un po’ come “aggiungere” musica (o chiamate, video, ecc..) al contesto. C’è un minimo di isolamento meccanico, ovviamente, ma ci consentono di essere sempre presenti e vigili. Il contro altare è che in ambienti molto rumorosi diventano difficili da usare, in special modo con il parlato come nel caso di contenuti video o podcast.

I Frerbuds Lite ci separano un po’ meglio dall’ambiente, ma è solo un’isolamento meccanico e non è neanche chissà cosa (non sono cuffie over-ear chiuse, per intenderci). Alla fine se c’è rumore passa comunque ma negli ambienti più tranquilli non hanno la stesa resa “trasparente” degli AirPods. Sono un po’ a metà e onestamente non dispiacciono.

I Galaxy Buds sono quelli con il migliore isolamento, ma non sono poi molto diversi dai Freebuds Lite. Il loro vantaggio primario è un altro ed è l’esatto contrario del noise cancelling. In pratica vengono usati i microfoni per catturare l’audio esterno e riportarlo negli auricolari, similmente alla funzione Ambient delle cuffie Sony. Questa opzione si può mantenere sempre attiva, ricreando digitalmente un effetto simil-AirPods, ma volendo si può scegliere anche di enfatizzare la voce. La verità è che non essendoci di base chissà quale tipo di isolamento, questa funzione di per se fa veramente poco o nulla. La cosa cosa interessante è la possibilità di assegnare alla pressione prolungata su uno o entrambi gli auricolari la modalità “rapido suono ambientale”, poiché abbassa il volume della riproduzione e filtra per intero l’audio ambientale finché teniamo il dito premuto.

Controlli controllabili con i controller

I più completi in tal senso sono senza dubbio i Galaxy Buds. La piccola superficie touch esterna agli auricolari supporta diversi tipi di tocco e ci sono anche alcune personalizzazioni possibili tramite l’app companion (ma ricordo che è solo per Android). Nel dettaglio possiamo avere:

  • play/pausa: singolo tocco (su entrambi) o togliendo un auricolare
  • brano successivo e termina chiamata: doppio tocco (su entrambi)
  • brano precedente: triplo tocco (su entrambi)
  • rifiuta chiamata: tocco prolungato

Dalle impostazioni possiamo personalizzare l’effetto del tocco prolungato (in aggiunta al rifiuto chiamata), selezionando due di queste opzioni (una a sinistra e una destra, ma anche uguali se si preferisce):

  • Comando vocale
  • Rapido suono ambientale
  • Suono ambientale
  • Volume su / Volume giù

La superficie touch dei Galaxy Buds risponde bene, ma si deve comunque toccare nel punto giusto. Con AirPods 2 e Freebuds Lite si hanno meno funzioni ma è più intuitivo attivarle perché l’intero auricolare risponde all’urto del dito.

Passando agli AirPod 2 si perde la superficie touch e abbiamo solo la possibilità di attivare una funzione al doppio tocco, che però può essere personalizzata diversamente sui due auricolari (solo su iOS). In più la nuova versione supporta l’attivazione vocale di Ehi Siri, dunque si può arrivare ad un buon livello di controllo ma si deve per forza penalizzare qualcosa. Ad esempio qui vedete quasi tutte le funzioni attive ma senza il controllo volume (che si dovrà regolare dalla sorgente):

  • traccia precedente: doppio tocco auricolare sinistro
  • traccia successiva: doppio tocco auricolare destro
  • play/pausa: togliendo e mettendo gli auricolari
  • ehi Siri: vocalmente

Infine ci sono i Freebuds Lite che funzionano allo stesso modo dovunque, dato che non c’è possibilità di personalizzare nulla. I controlli sono essenzialmente questi:

  • play/pausa: doppio tocco auricolare destro (o togliendo e mettendo un auricolare)
  • rispondi o termina chiamata: doppio tocco (su entrambi)
  • assistente vocale: doppio tocco auricolare sinistro

Qualità dei microfoni e conversazione

Per quanto gli auricolari si usino spesso per la musica, nel momento in cui si connettono allo smartphone sono anche fondamentali per le chiamate. Su tutti possiamo utilizzare indistintamente solo il destro o il sinistro, in quanto entrambi sono dotati di microfoni. La resa è tuttavia molto diversa, quindi li analizzo singolarmente.

Iniziando dai Freebuds Lite l’interlocutore ci sente bene, la voce arriva abbastanza forte e con una timbrica rotonda, ma c’è una prevalenza dei toni bassi che può renderla meno chiara. Si chiama bene ma la riduzione del rumore non c’è o se c’è non funziona, quindi bisogna fare attenzione in ambienti rumorosi.

Passiamo poi ai Galaxy Buds, che hanno microfoni forse un po’ più efficienti ed una buona riduzione del rumore. Tuttavia la voce arriva quasi senza bassi, solo con medi ed alti, quindi tende ad essere un po’ troppo squillante. L’audio ambientale viene soppresso in modo più che decente.

Infine ci sono gli AirPods 2, i cui microfoni restituiscono all’interlocutore una voce più sostanziosa e che non si avverte carente né per i bassi che per medi ed alti. Grazie al nuovo chip H1 c’è anche un’impressionante riduzione del rumore i cui effetti si sentono in tempo reale: se stiamo zitti filtra quasi interamente l’audio ambientale, possiamo anche far sentire una canzone a chi ci ascolta, ma appena parliamo questa viene azzerata quasi completamente e riusciamo a parlare a volume basso riuscendo a farci capire. Sicuramente i migliori dei tre.

Sebbene solo i Galaxy Buds siano ufficialmente IPX2, ovvero resistenti agli schizzi d’acqua, il teardown degli AirPods 2 ha rivelato la presenza di un rivestimento impermeabile sui circuiti.

Quale qualità ti aspetti?

Per quanto non si possa parlare di fedeltà audio e ci siano ovvi limiti di riproduzione su ogni range di frequenza, tutti e tre gli auricolari si comportano mediamente bene, nel senso che almeno non fanno rimpiangere gli equivalenti col filo.

Ancora una volta il vantaggio complessivo mi sento di assegnarlo agli AirPods 2, perché non hanno opzioni di equalizzazione ma suonano bene con qualsiasi sorgente, anche collegati ad uno smart TV. Riescono infatti a far sentire delle frequenze basse più che degne e mantengono una buona chiarezza sugli alti, con medi solo un po’ arretrati. Sembra comunque esserci un bilanciamento adeguato per questi piccoli driver, che reagisce bene un po’ con tutto.

Nessuno dei tre supporta aptX, aptX HD o altri codec evoluti

Trovo che i Galaxy Buds siano i peggiori in termini di equalizzazione di default, perché senza usare l’app c’è un eccesso di frequenze medio-alte e pochi bassi, che con questi piccoli driver non è una bella idea visto che le canzoni si sentono come se fossero riprodotte attraverso la cornetta di un telefono degli anni ’90. Utilizzando l’app e spostando completamente l’equalizzazione sull’enfasi dei bassi si ottiene un ascolto decisamente più piacevole e pieno, che si avvicina a quello degli AirPods ma con minor presenza di alti. Dunque considerate che accoppiandoli con sorgenti che non consentono l’equalizzazione (ad esempio su iOS e su molti smart TV) non rendono molto bene e di sicuro non al meglio delle loro possibilità.

Mediamente apprezzabili i Freebuds Lite, che un po’ come gli AirPods tendono a dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, dato che non offrono equalizzazione manuale. Il suono è forse un po’ cupo e non c’è un grandissimo dettaglio, però si fanno ascoltare piacevolmente così come sono e questo è un vantaggio.

Sync Sync

La cosa più complessa da gestire con gli auricolari completamente senza fili è la sincronizzazione tra i canali sinistro e destro. Gli AirPods 2 sono ottimi, poiché sono stabili e gestiscono bene anche il passaggio da 1 a 2 auricolari. Ad esempio mi capita spesso di indossarne solo uno quando sono al computer, giusto per essere pronto a rispondere alle chiamate, ma se poi passo alla musica o voglio sentire meglio, prendo anche il secondo e si attiva dopo alcuni istanti senza interrompere il flusso.

Addirittura più impressionanti i Galaxy Buds, in quanto facendo la stessa identica prova l’auricolare aggiunto si attiva prima e in modo completamente trasparente. Davvero un plauso a Samsung per questo ottimo risultato.

Molto meno bene i Freebuds Lite, che non solo si interrompono per un attimo quando aggiungiamo il secondo auricolare ma sembrano avere anche un bug di memoria sul volume: se mettiamo la sorgente al 20%, indossiamo solo il sinistro e lo portiamo poi al 50%, aggiungendo poi anche il destro si avverte un blackout di un secondo e quando riprendono a funzionare entrambi hanno volumi differenti. Chissà che un prossimo update firmware non migliori le cose, comunque nei vari cambi non c’è la stessa fluidità degli altri due.

AirPods 2 e Galaxy Buds hanno il Bluetooth 5.0

Lag e Portata

Essendoci di mezzo il Bluetooth, peraltro senza il supporto per codec aptX o aptX HD, nessuno dei tre modelli ha una riproduzione del tutto esente da lag. Gli AirPods 2 sono a mio avviso i migliori, almeno usandoli su iOS, perché anche con i film non danno nessun problema e se c’è un ritardo sarà questione di millesimi.

Ancora buono per me il risultato dei Galaxy Buds, dove il lag sarà al massimo di un decimo di secondo e io non lo noto a meno di stare proprio a controllare il labiale con attenzione maniacale. Non sono dei risultati statici, poiché la gestione del sync può interferire saltuariamente in modo negativo, però in generale non hanno problemi nessuno dei due, specie se accoppiati a dispositivi Bluetooth 5.0. In questo caso si potrà usufruire anche di un bel vantaggio di portata, che è praticamente tripla rispetto al precedente standard.

I Freebuds Lite sono invece fermi al 4.2, con i limiti che ben si conoscono per la distanza dalla sorgente ed un lag più evidente rispetto ai due competitor. Provando a vedere un video anche su YouTube si nota un leggero ritardo della voce, anche non è una cosa drammatica. Forse dipende un po’ dalla suscettibilità dell’utente, io ci ho visto un’intera puntata di una serie in lingua originale con il Pixel 2XL e non mi ha dato troppo fastidio. Ovvio però che preferisco la resa degli altri.

Il sistema di update dei Freebuds Lite è il peggiore, nonché per nulla semplice. Bisogna abbinare gli auricolari, rimetterli nel case, chiuderlo, riaprirlo e premere 5 volte di seguito il tasto sul retro. Però prima di capire il ritmo con sui si deve fare ci vuole un po’ e spesso l’operazione si interrompe.

Conclusione

E io mica lo immaginavo che per questo confronto avrei scritto oltre quattromila parole! Tanto per capirci: ho iniziato a scrivere alle 10 e pensavo di pubblicarlo alle 12, incluso il tempo per fare le foto. Ma poi scrivi questo, ah e pure quello, ma non puoi non dire quell’altro… insomma, sono passate 6h ed ho dovuto ritardare la pubblicazione di  un giorno. Probabilmente ho anche dimenticato qualcosa, ma a questo punto meglio concludere e con una sintesi estrema. Gli AirPods 2 sono eccellenti e se non fosse che tante cose funzionano solo con iOS sarebbero da valutare anche su Android. Per come stanno le cose, però, rimangono i migliori solo su piattaforma Apple, anche perché Samsung ha fatto un bel lavoro con i Galaxy Buds, che sono comodi stabili ed efficienti. Hanno completamene cannato l’equalizzazione di base, ragione per cui è praticamente obbligatorio usare l’app per migliorare la resa, ma purtroppo è disponibile solo su Android. Altrimenti per la fascia di prezzo si sarebbero potute abbinare anche su iOS visto che costano di meno di AirPods 2 ma non gli manca nulla di importante (beh, la riduzione del rumore in chiamata non è all’altezza, ma comunque si difende). I Freebuds Lite di Huawei sono più basic, non hanno la medesima qualità di sincronizzazione strabiliante degli altri due, gli manca pure una bella soppressione del rumore in chiamata, però sono mediamente meglio delle “robette” che si trovano sotto i 100€ e si usano praticamente ovunque visto che i comandi sono fissi. L’unico inghippo è che serve l’app Android per aggiornare il firmware, ma onestamente come soluzione entry anche su iOS non sono affatto malvagi.

Gli auricolari oggetto del confronto sono:

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.