C’è ancora spazio per il Micro Quattro Terzi nell’era delle mirrorless full-frame?

Da quando tanti anni fa ho acquistato la mia prima reflex a pellicola, il mondo fotografico ha subito moltissimi cambiamenti. Avendoli vissuti tutti in prima persona, prima in qualità di semplice appassionato e poi anche di professionista e divulgatore, ho assaporato ogni evoluzione giorno per giorno, adeguando costantemente la mia attrezzatura. Gli smartphone hanno cannibalizzato il mercato delle compatte, ma le fotocamere a lenti intercambiabili si sono sapute rinnovare, adeguandosi alla crescente richiesta di qualità, semplicità e portabilità.

Ho apprezzato le mirrorless fin da subito, ma ho dismesso definitivamente tutte le reflex solo negli ultimi tempi. Da quasi 5 anni scatto principalmente con le Lumix Micro Quattro Terzi, con 3 corpi ed 8 ottiche attualmente all’attivo. La lunghezza focale dei diversi tipi di obiettivi mi ha concesso di arricchire il sistema coprendo dal grandangolo al tele, con alcuni fissi destinati alla comodità (come il Panasonic 20mm f/1,7 pancake) ed altri alla massima qualità (il Leica 42,5mm f/1.2 è il mio preferito).

Data la mia attività possiedo anche fotocamere diverse, comprese molte delle full-frame senza specchio uscite di recente, ma ho concentrato le mie risorse nell’arricchire prima di tutto il corredo Lumix. Ci sono diverse motivazioni dietro questa scelta e vorrei provare a spiegarle il più brevemente possibile, avendo come riferimento la recente ondata di mirrorless full-frame.

Panasonic Lumix G9 con 8-18mm + Leica 42.5 f/1,2 + Lumix 20mm f/1,7

Quando le dimensioni contano: obiettivi

Abbiamo imparato a capire che mirrorless non vuol dire necessariamente più piccolo. Certo manca lo specchio, ma sappiamo che esistono corpi grandi e corpi piccoli in entrambe le categorie. La cosa più importante, però, è che spesso si fa l’errore di considerare solo la dimensione della fotocamera, dimenticandosi che serve anche l’obiettivo, e sensori più grandi richiedono ottiche più grandi. Nel momento in cui decidiamo di sfruttare pienamente un sistema a lenti intercambiabili e iniziamo ad averne 2, 3, 4 e magari anche di più, il vantaggio importante in termini di portabilità deriva proprio dalla dimensione del sensore. In una borsa relativamente compatta riusciamo a mettere una mirrorless full-frame ed un paio di lenti, mentre nello stesso spazio con il Micro Quattro Terzi è facile inserirne il doppio.

Lumix GX9 e Lumix G9: due Micro Quattro Terzi di dimensioni molto diverse

Perché le dimensioni contanto: corpi

Si può dire che sia sempre utile avere obiettivi piccoli e leggeri, ma la stessa cosa non vale per i corpi. Fatico solo al pensiero di impugnare di nuovo una di quelle grosse e pesanti reflex, ma c’è una soglia sotto la quale non è necessariamente utile scendere. In termini di portabilità si deve considerare l’intero sistema completo di ottiche, quindi risicare troppo e solo sul corpo porta a due problemi: perdita di ergonomia e sbilanciamento tra fotocamera ed obiettivo. Entrambe queste cose inducono una sostanziale scomodità di utilizzo che causa affaticamento, vanificando uno dei possibili vantaggi di un sistema senza specchio. La cosa belle di fotocamere come la Lumix G9 è che sono grandi “quanto serve”, offrendo un immediato senso di comodità appena si impugnano e fin dalla prima volta. Se proprio ci serve un corpo più compatto, il vantaggio di un sistema completo ci viene nuovamente incontro, dato che possiamo aggiungere al nostro corredo una GX9, oppure una ancora più economica ma validissima GX80 ed usare gli stessi obiettivi. Tutte le Lumix sono semplicissime da usare, hanno dei menu chiari, guide in linea, un touch screen utilizzabile ovunque e funzionalità molto evolute anche in ambito video.

Pur rimanendo nel Micro Quattro Terzi si possono avere corpi di dimensioni molto diverse

Come le dimensioni incidono: sensori

Da qualche parte ci deve essere il lato negativo ed è che riducendo il sensore si incide sulla resa fotografica, in alcuni casi in senso negativo. Sono tre i fattori principali di cui si deve tener conto:

  • Crop e moltiplicatore: un sensore più piccolo rispetto lo standard full-frame significa che gli obiettivi avranno una resa diversa, che nel caso del Micro Quattro Terzi si calcola con un moltiplicatore 2x. In pratica un 25mm avrà un angolo di campo prossimo a quello di un 50mm su full-frame.
  • Profondità di campo: in passato abbiamo illustrato gli effetti della profondità di campo in fotografia, spiegando anche da cosa deriva e come si controlla. Un sensore più piccolo incide su questo aspetto, in quanto utilizzando un 25mm f/1,7 su Micro Quattro Terzi questo renderà come un 50mm in termini di visuale (angolo di campo), ma la sua PdC sarà sempre quella di un 25mm f/1,7 e non di un 50mm f/1,7. Per farla molto breve, con sensori più piccoli si ha una maggiore PdC a parità di condizioni, dunque sarà più complicato ottenere uno sfocato estremo ma più facile avere il soggetto interamente a fuoco. Pensate ad esempio alla difficoltà di scattare una foto “giusta” con un 85mm f/1.2 su full-frame, che ci induce spesso a chiudere su f/1,8 o f/2, mentre con il Panasonic Leica 42.5mm f/1.2 (che rende come un 85mm) si potrà utilizzare con maggiore frequenza la massima apertura. Inoltre queste ottiche più piccole sono meno estreme anche da costruire e molto spesso riescono ad offrire un maggior rapporto qualità/prezzo.
  • Resa ad alti ISO: nei sensori più grandi si cattura più luce e in molti casi si hanno anche dei fotodiodi di maggiore dimensione (dipende dalla risoluzione), tutte cose che incidono positivamente sul mantenimento del rapporto segnale/rumore anche ad alte sensibilità. In pratica una Micro Quattro Terzi presenta maggiore rumore di una APS-C o una full-frame quando si sale con gli ISO. È un dato di fatto di cui bisogna tenere conto. Ci sono però un paio di attenuanti che secondo me bisogna sottolineare. La prima è che molto spesso gli obiettivi luminosi per questo formato costano poco, o comunque meno di quelli full-frame, dunque è più facile crearsi un corredo con la lente giusta da usare con poca luce, evitando di aumentare troppo gli ISO. La seconda è che per la questione della maggiore PdC si potrà in molti casi utilizzare pienamente la luminosità degli obiettivi. Faccio un esempio per spiegare meglio questo aspetto: se si deve fotografare un animale da una certa distanza serve tendenzialmente un tempo rapido (cosa che riduce la luce nell’esposizione) ma con i tele non si può quasi mai scattare con aperture elevate per compensare, in quanto il soggetto rischierà di essere solo parzialmente a fuoco. Quindi si deve chiudere, magari a f/6,3 o superiori, riducendo ancora la luminosità e costringendoci ad aumentare gli ISO. Con il Micro Quattro Terzi, invece, la maggiore PdC ci consente di utilizzare aperture maggiori (a patto di avere l’obiettivo giusto) e di contenere così gli ISO, bilanciando il limite di resa con alte sensibilità. Non è un discorso che si applica sempre, ma a grandi linee è un aspetto di cui tener conto.

Notare la maggiore PdC nel Micro Quattro Terzi a parità di focale equiv. e apertura (è a fuoco l’omino)

Il Micro Quattro Terzi nell’era delle mirrorless full-frame

In fotografia, come in tanti altri settori, si vive di corsi e ricorsi. In questo periodo non si fa altro che parlare delle mirrorless full-frame ed è facile che queste abbiano una forte attrattiva sui fotografi, spesso anche per giuste ragioni. In alcuni casi, però, nel più ci sta il meno e puntando sempre al massimo si rischia di allontanarsi dalla giusta misura delle cose. Non voglio dire che tutti dovrebbero scattare in Micro Quattro Terzi, dopotutto anche io utilizzo fotocamere full-frame ed APS-C quando serve, ma deve appunto “servire”. I vantaggi di un sistema compatto e ricco di scelte sia per corpi che obiettivi, rischiano di essere ben più rilevanti della possibilità di fare una foto con pochissimo rumore a 12.800 ISO.

La Lumix GX9 Micro Quattro Terzi vicino alla Lumix S1 full-frame

L’idea è allettante e tutti noi che recensiamo fotocamere facciamo queste prove, ma poi guardo le mie foto e mi accorgo che sono quasi tutte tra 100 e 1600 ISO, range in cui i sensori Micro Quattro Terzi reggono bene (ma se posso preferisco rientrare negli 800 ISO). Questo risultato è in parte dovuto al fatto che contenere gli ISO è più facile rispetto al full-frame, dato che si riesce ad ottenere la PdC che serve tenendo una maggiore apertura e che si possono comprare più ottiche luminose con minore spesa. Sono tutte fotocamere, ma non credo ci sia una concorrenza diretta tra Micro Quattro Terzi e full-frame. Non a caso Panasonic è rimasta saldamente in questo settore anche oggi che ha inaugurato la nuova linea S1 con L-mount e sensori 35mm. Il mio consiglio, soprattutto per gli amatori, è quello di pensarci due volte prima di fiondarsi su una mirrorless full-frame solo perché “è migliore”. Considerando le reali necessità e la disponibilità del conto in banca, il segmento del Micro Quattro Terzi si può rivelare una scelta più adeguata per molti fotografi, in special modo i non professionisti.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.