Come rovinare un’app in poche mosse: gli sviluppatori di Pocket Casts ci sono riusciti

Questa è una breve storia di delusione e tradimento con un pizzico di insana follia. È l’ennesima prova del fatto che non si possa fare affidamento sugli altri e che le cose buone, ahimè, non durano per sempre. Il ruolo principale in questo dark drama a tinte forti è di Pocket Casts, uno dei migliori client di podcast esistenti, che utilizzo ormai da tantissimi anni. Ho superato indenne la scomparsa di Instacast, non ho mai apprezzato più di tanto Overcast e Castro, e se non uso l’ottima Castamatic è solo perché Pocket Casts ha saputo rispondere più di tutti gli altri ad una mia personale esigenza cross-platform. Ho il mio account con le sottoscrizioni e posso continuare ad ascoltare indistintamente dall’app iOS, Android, dal client per Mac, Windows e persino da browser! Non che questo non abbia un costo, visto che ogni elemento va acquistato, ma non c’è un abbonamento e dunque si può scegliere solo ciò che si preferisce. È stato proprio questo approccio che mi ha tenuto vincolato al servizio di Pocket Casts per tantissimi anni. Questo, ma anche un’app assolutamente gradevole, con funzioni chiare, un buon comparto audio, una vista configurabile e sviluppatori rapidi a recepire le novità dell’ecosistema iOS, implementandole negli aggiornamenti.

Pocket Casts è l’unica con account sincronizzato ed app su iOS, Android, Windows, Mac e Browser

La disfatta è avvenuta il 7 marzo del 2019, quando è stata rilasciata Pocket Casts 7.0. Come ogni major release che si rispetti, questa ha introdotto molte novità, alcune delle quali davvero interessanti: la ricerca per singolo episodio, la possibilità di ascoltare un podcast senza sottoscriverlo ed una gestione sempre più avanzata della coda d’ascolto (la famosa “Up Next”). Con un inizio così ci si può giustamente chiedere: cosa potrà mai andare storto? In effetti era davvero difficile far deragliare questo treno, ma si sono riusciti. Bisogna dare atto agli sviluppatori di aver realizzato una vera impresa, perché trasformare un’app efficace in un questa poltiglia di schermate senza né capo né coda ha del miracoloso. Tant’è che sono stato davvero incredulo nei primi giorni ed ho aspettato un mese intero prima di scrivere questo articolo. E il vero problema è che non saprei nemmeno da dove iniziare per spiegare cosa non funziona in questa nuova versione.

Tante novità nella versione 7.0 ma si è tradita l’esperienza d’uso

Di sicuro mi è dispiaciuto perdere quella caratteristica e spiccata colorazione della schermata di play, in cui lo sfondo riprendeva a tinte forti il colore predominante dell’artwork del podcast. Questa è stata sostituita da una flebile e delicata sfumatura a nero, probabilmente più elegante ma molto meno riconoscibile ed immersiva. Ci sono poi diverse incoerenze nel sistema di navigazione che prima non c’erano, però il dramma consiste prima di tutto nell’aver cambiato completamente la logica di gestione delle puntate. In tutte le precedenti versioni si era evoluta mantenendo una forte coerenza, mentre nella 7 hanno cambiato tutto di punto in bianco, distaccandosi dai dettami principali delle UI su iOS e soprattutto dalla logica più razionale.

La vista è sempre configurabile ma la vista del podcast ha perso i colori vividi

L’esempio più banale è questo: c’è una puntata che per qualche ragione non si vuole più ascoltare, magari perché ormai è vecchia o perché l’argomento trattato non interessa. La cosa più semplice era poter fare uno swipe da sinistra verso destra per marcarla come ascoltata, così come si fa su Mail per la posta elettronica. E invece no, perché quel gesto ora amministra la coda di riproduzione, lasciando la puntata sempre al suo posto e in grassetto come “da ascoltare”. E anche lo swipe da destra verso sinistra, che dovrebbe cancellare il file della puntata, qui esegue l’archiviazione, sistema la cui logica mi sfugge ancora oggi dopo un mese di utilizzo. Non si capisce che diavolo sia questa archiviazione e cosa faccia, visto che quando esegui l’operazione inversa il file sembra essere ancora al suo posto e non viene neanche azzerato il punto di riproduzione, lasciandoti un fastidioso anello incompleto in evidenza sulla destra.

Il risultato è che per segnare una puntata come ascoltata, facendola anche apparire in secondo piano visivamente, la si deve prima aprire. E siccome non capisce da solo che l’hai conclusa se lasci pochi secondi al termine, dopo un po’ ti trovi con una fastidiosissima lista di incompleti a meno di non entrare in ogni puntata per cliccare sul pulsante “mark played” in un interminabile ping-pong tra le interfacce. L’imposizione di questa nuova logica basata esclusivamente su Up Next ed Archiviazione è di una grandissima scomodità perché sostituisce integralmente il funzionamento di prima e non è il linea con i principi diffusi ed acquisiti nelle UI. Gli si poteva dare più risalto in molti altri modi ma non facendo perdere all’utente l’immediatezza di cui ha bisogno.

Ascoltata, non ascoltata, cancellata: le cose principali non si possono più fare con gli swipe

Prima bastava uno swipe su una puntata e l’app la segnava come letta, azzerava il punto di riproduzione e cancellava la traccia in locale, oggi per fare la stessa cosa serve il triplo del tempo per seguire una serie di passaggi illogici e macchinosi. Cosa abbia potuto indurre gli sviluppatori a sostituire ciò che funzionava benissimo con qualcosa di farraginoso e scomodo non me lo spiego. Inoltre anche le schermate sono in generale più brutte e anonime, con un’accozzaglia di icone mal distribuite e in alcuni casi neanche coerenti nello stile.

Ad esempio nella pagina del podcast c’è a destra una spunta tonda e colorata che segna l’iscrizione, dal lato opposto una campanella in grigio più piccola per attivare/disattivare le notifiche e al centro un ingranaggio per definire queste ed altre opzioni in una maschera dedicata, mentre poco sopra c’è una freccia per vedere le informazioni estese del podcast e ancora più sopra la condivisione. Più giù i tre puntiti per determinare ulteriori opzioni di ordinamento. Per tutto questo bastavano due icone: una con l’ingranaggio per accedere ai dettagli e che si poteva tenere premuta (o 3D Touch) per le opzioni veloci di iscrizione/notifica e un’altra per la condivisione.

Le opzioni non consentono di modificare il comportamento degli swipe in modo valido

Pocket Casts 7 funziona sempre bene dal punto di vista tecnico, ma l’esperienza d’uso è stata danneggiata in modo drammatico, tradendo anche la fiducia dei propri acquirenti. Purtroppo non ho ancora trovato una alternativa che mi consenta di gestire l’ascolto su tutte queste piattaforme sincronizzando preferiti e punto d’ascolto, ma se non si decideranno a rilasciare un aggiornamento risolutivo mi vedrò costretto a metterci una croce sopra. E il bello è che basterebbe poco: una opzione in più nelle preferenze per dare libertà all’utente di scegliere i comandi da associare agli swipe, perché non risolverebbe tutto ma almeno ci darebbe la possibilità di utilizzare nuovamente l’app in modo intuitivo.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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