Recensione Nomad Base Station, una bella base di ricarica wireless con hub integrato

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Agli albori della ricarica wireless avevamo al massimo lo smartphone che supportava questa tecnologia, e neanche sempre. Apple ha tardato molto per inserirla negli iPhone e ancora oggi alcuni produttori la escludono nella fascia media, per contenere i costi e differenziare i modelli superiori. Probabilmente siamo ancora distanti dalla potenziale diffusione dello standard Qi, ma già oggi può capitare di avere smartphone, auricolari e smartwatch che lo supportano. L’esempio tipico in casa Apple è costituito da iPhone 8/X/XS/XR, AirPods 2 con case wireless ed Apple Watch, anche se per quest’ultimo ci sono degli importanti distinguo. A quanto pare dal modello 3 in poi ci si è avvicinati allo standard Qi, eppure le normali basette difficilmente funzionano. Personalmente ne ho provate almeno 20 e nessuna innesca la carica. All’inizio pensavo fosse una questione di dimensione delle bobine, ma il fatto che il case degli AirPods 2 funzioni pressoché ovunque, pur essendo altrettanto piccolo, mi fa pensare che non sia questo il problema. Inoltre quasi tutte le basette che si dichiarano compatibili con Apple Watch hanno il dischetto magnetico bianco tipico del caricatore originale, dunque siamo di fronte ad una soluzione fortemente personalizzata e non si può parlare di vero standard. Mi auguro che Apple vi possa porre rimedio con la generazione futura di Apple Watch, ma per il momento trovare un pad che ricarichi insieme tutti e tre i prodotti senza il disco dedicato all’orologio è praticamente impossibile, dato l’ormai certo abbandono di AirPower.

Di dispositivi misti, invece, se ne trovano. Anche troppi, a dire il vero, poiché il mercato ha ingolosito i produttori orientali, che hanno letteralmente invaso gli shop online con prodotti scadenti. Lasciando stare quelli che sono di fatto dei semplici stand che vanno poi cablati in proprio, come l’AirPower(y) di cui vi ho parlato, oppure quelli bellissimi ma che non supportano gli AirPods 2 – io ho questo Belkin che è meraviglioso ma il supporto verticale non funziona con il piccolo case degli auricolari – e ancora i dispositivi indipendenti come lo SliceCharge (per il quale ho partecipato alla raccolta fondi ed aspetto la spedizione), uno dei prodotti più completi, ben realizzati e già in commercio è la Base Station Apple Watch Edition di Nomad. Le facevo il filo già da diverse settimane in attesa di capire cosa sarebbe successo con l’Apple AirPower, ma nel momento in cui il progetto è stato cancellato non ho avuto la prontezza di ricordarmene ed ordinala prima che andasse sold out. Poi è ritornata in back order per pochissimo tempo, dando la possibilità di prenotare addirittura sul non ancora prodotto, ma nel frattempo avevo già optato per la versione senza il supporto per Apple Watch (che, per inciso, anche qui è ottenuto grazie al classico “dischetto bianco” aggiunto).

Vorrei dunque potervi dire che questa recensione riguarda l’esemplare più completo di quella basetta, ma in realtà non è così. Vi parlerò infatti del Nomad Base Station Hub Edition, identico per il pad e le rifiniture ma con due porte posteriori aggiuntive (una USB-A ed una USB-C) in cambio del mancato supporto nativo per Apple Watch. Anche questo è attualmente sold-out e se in passato mi era capitato di intravederlo su Amazon, oggi è praticamente introvabile. Nomad ha ottenuto un bell’incremento di visibilità ed ordini da quando Apple ha gettato la spugna su AirPower, perché punta allo stesso segmento alto di mercato. Quello costituito da utenti che difficilmente possono essere soddisfatti da altri prodotti più economici ma di qualità nettamente inferiore. Soprattutto oggi che sembra esserci un’offerta enorme ma iniziando a filtrare per affidabilità (recepita a fatica sfoltendo le recensioni palesemente taroccate e mal tradotte), per design e qualità dei materiali, dotazione (molti non hanno il caricatore e in alcuni il disco dell’Apple Watch lo dobbiamo aggiungere noi), si finisce per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.

La Base Station di Nomad è visibilmente di un’altra categoria e, anche non conoscendo già l’ottimo brand, la qualità si percepisce a partire dalle immagini e poi dalla confezione. Il caricatore incluso è robusto e anche piuttosto voluminoso, poiché in grado di erogare fino a 10W sulle tre bobine, 18W/3A sulla USB-C e 7.5W/5V/1.5A sulla USB-A. Ci sono tre tipi di prese utilizzabili per questo, tra cui quella compatibile con la rete italiana (notevole il sistema di aggancio a rotazione).

La basetta è piccolina e molto sottile, con una struttura in alluminio anodizzato nero ed un pad superiore in ottima pelle. Vera pelle, non roba sintetica. È leggera ma ha due lunghi piedini antiscivolo per far presa sulla superficie e non spostarsi quando poggiamo i dispositivi. La dimensione della superficie in pelle sembra fatta apposta per l’iPhone XS Max, che ci si poggia sopra per lungo in modo ottimale. In questo caso si utilizzerà la coil centrale, ma volendo caricare due dispositivi si possono mettere uno a sinistra e uno a destra (tutte e tre insieme non funzionano).

Frontalmente ci sono tre LED che si accendono per evidenziare le bobine attualmente in funzione ed un sensore di luminosità posteriore che adatta l’intensità della luce per essere sempre visibile ma non disturbare (di notte è molto più delicata). Sono anche accortezze come questa che distinguono un prodotto realizzato in fretta tanto per “battere cassa” ed uno davvero curato fin nei minimi dettagli.

Tuttavia c’è un aspetto che non mi ha convinto pienamente ed è che il posizionamento di due dispositivi richiede un po’ troppa precisione. Nel caso sia solo uno smartphone si poggia in lunghezza e funziona il 100% delle volte, usando la coil centrale, mentre quando si devono metterne due ai lati bisogna allinearli nel punto esatto con poco margine di tolleranza.

Dopo un po’ si memorizza il punto giusto e ci si riesce facilmente, soprattutto se si pensa alla disposizione delle tre bobine Qi interne al pad, però non dovrebbe essere così. Non a caso uno degli aspetti che Apple voleva superare con l’AirPower era proprio questo, offrendo la completa libertà di disposizione, ma è anche vero che non ci sono riusciti. Finché la base è singola è quasi impossibile sbagliare, con quelle multiple serve purtroppo una maggiore attenzione.

La funzionalità di hub è uno degli aspetti che mi ha più interessato di questa basetta, in quanto non tutti i dispositivi supportano la ricarica wireless ed utilizzare un unico alimentatore per caricarne fino a 4 è davvero molto comodo. Volendo si può anche usare la porta USB-A per aggiungere un piccolo stand per l’Apple Watch come questo, oppure si possono caricare cuffie e persino fotocamere. Bisogna un attimo ingegnarsi per gestire bene i cavi aggiuntivi affinché non siano visibili, ad esempio con questo fermacavi da attaccare sul retro della scrivania o del comodino, ma la comodità che si ottiene è tanta.

Conclusione

Voto 4/5Inutile dire che chi sta cercando una basetta di ricarica economica si deve rivolgere altrove. Il prodotto di Nomad si distingue certamente per l’efficienza, la dotazione di un buon alimentatore e le funzionalità accessorie, ma prima di tutto per la cura nel design, l’utilizzo di materiali pregiati e quei dettagli che non troviamo nella fascia bassa. Si devono apprezzare queste cose al pari della nuda funzionalità per rientrare nel target di questo prodotto, ma a giudicare dai ripetuti sold out direi che non siamo pochi a farlo. La Nomad Base Station costa $99 e si devono aggiungere $15 per la spedizione da 2/3gg verso l’Italia con FedEx, che salgono a $39.99 includendo anche i costi doganali all’origine. Di base partiamo dall’idea che non si tratta di un dispositivo necessario, visto che ogni dispositivo si carica anche col cavo, per cui ci troviamo in quella vastissima area che include cose potenzialmente utili a discrezione degli acquirenti. Personalmente non posso più fare a meno delle basi Qi perché le trovo di una comodità incredibile, ma c’è anche chi la pensa diversamente e non sta a me fargli cambiare idea. Nell’ottica di un acquisto di piacere, lo stile diventa un fattore importante e spendere qualcosa in più per acquistare un prodotto così bello e rifinito ha un senso. Certo dispiace non poterlo usare anche per Apple Watch, ma c’è anche la versione che lo supporta se riuscite ad accaparrarvela tra un sold out e l’altro. A me è piaciuta molto e se di certo avrei preferito questa versione più completa, ammetto di utilizzare tanto anche l’hub che qui è presente e non c’è nell’altra, dunque non sono così sicuro che per il mio utilizzo quella sia la migliore (anche perché costa di più).

PRO
+ Design molto curato
+ Qualità dei materiali eccellente
+ Possibilità di ricarica di due dispositivi Qi insieme (fino a 10W)
+ Utilissimo hub con due porta USB-A e USB-C per altri prodotti
+ LED di notifica visibili ma non fastidiosi (grazie al sensore di luminosità)
+ Ottimo alimentatore in dotazione

CONTRO
- Prezzo alto
- Il posizionamento con due dispositivi richiede una certa precisione

DA CONSIDERARE
| Questo modello non ha il supporto per Apple Watch ma ha un comodissimo hub

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.