Tira più un iPad col mouse che un MacBook col touchscreen

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Settimana scorsa affrontavamo il discorso relativo al probabile arrivo del supporto mouse su iPad con iOS 13, per quanto seminascosto nelle opzioni di accessibilità. Un’aggiunta utile e richiesta più di quanto si possa pensare, che aumenterà le potenzialità soprattutto per gli iPad Pro di catturare quell’utenza smaliziata che sinora ha ritenuto iOS troppo semplificato per le proprie esigenze. Certo, non basta un cursore a trasformare iOS in un sistema power dal giorno alla notte, la speranza è perlopiù che arrivino maggiori funzionalità e app di classe desktop, le vere chiavi di svolta affinché Apple possa raggiungere il suo obiettivo con la fascia alta dei suoi tablet. Nel frattempo, però, c’è chi si chiede se non fosse in realtà auspicabile il contrario, ovvero un Mac più a portata di dito. Nasce da queste premesse la riflessione di Dan Moren su Macworld.

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La prospettiva di #macOS su #iPadPro è sempre stata affascinante. Oggi si può fare con il dongle #LunaDisplay ma ha delle limitazioni rispetto ad una soluzione nativa. Serve una rete #wifi veloce ovviamente, ma soprattutto il computer non si può risvegliare dallo stop o accendere perché comunque si deve prima fare il login affinché l’app server si avvii sul computer. . Con una buona connessione la velocità è anche buona… non ci sono lag vistosi e solo in alcuni casi si riduce la qualità del rendering (come se scendesse la risoluzione). Però l’effetto è da #wow! Continuo a giocarci un po’! Ah quello che si vede nello schermo è il #Macmini 2018… sto finendo la recensione! Si lo so, sono lento 😂 – Voi cosa ne pensate? Non sarebbe bello poter sfruttare la potenza degli iPad Pro con un sistema operativo più evoluto di iOS? #ipadpro2018 #ipadprocreate #ipadpro11 #ipadproducer #appleipadpro

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Moren è perfettamente consapevole che la sua analisi possa suscitare controversie, e in effetti sta avvenendo, essendo uscita già da alcuni giorni. Tuttavia non si tratta di un utente Mac dell’ultima ora, adopera computer Apple da quasi trent’anni, pertanto ne ha visto i momenti migliori così come quelli più grigi, con Apple sull’orlo del collasso a metà degli anni ’90. Sarebbe pertanto irrispettoso, anzi, sciocco prendere le sue opinioni e cestinarle come se si trattasse di un troll, anche perché è un punto di vista comprensibile e non sta chiedendo di rendere i Mac degli iPad ingigantiti ma solo di aggiungere un ulteriore metodo di input a macOS. Cosa che però difficilmente accadrà: proviamo qui a capire perché.

Quella volta che disse no

Una discussione che va avanti da anni, quella relativa ai Mac con touchscreen. C’è chi la vede come un’opportunità, nell’ottica appunto di un input supplementare a quelli tradizionali, e chi si augura che ad Apple non venga mai in mente una cosa del genere, terrorizzato da un potenziale rincretinimento del Mac e già provato dai frequenti incontri che macOS ha col mondo iOS a livello funzionale. Eppure questi ultimi non dovrebbero avere nulla da temere. Apple ha affermato a più riprese di non avere alcuna intenzione di aggiungere un pannello touch ai Mac, a partire dal 2010.

Come direbbe il buon Sandro Piccinini in telecronaca: incredibile, proprio lui! Si torna a circa 8 anni e mezzo fa, all’evento Back to the Mac. In quell’occasione Steve Jobs presentò l’allora rinnovato design dei MacBook Air (che poi è tuttora visibile nella reliquia, pardon, versione da 1.129 € ancora presente nello Store), la suite iLife ’11 e l’arrivo di FaceTime ed App Store su Mac insieme ad un’anteprima di Mac OS X Lion, che sarebbe uscito l’anno dopo. E descrivendo ciò che iOS poteva insegnare al mondo Mac, si soffermò sulla questione multitouch. Lasciamo che siano le sue parole, da noi qui sotto tradotte, a parlare:

Abbiamo fatto un sacco di test ed è emerso che non funziona. (…) Gli schermi touch sono ottimi per le dimostrazioni ma dopo un breve periodo di tempo si inizia ad avvertire stanchezza, e dopo un periodo esteso il braccio vorrebbe lasciarsi andare giù. Non funziona, è terribile per l’ergonomia. (…) Per questo abbiamo perfezionato negli anni i nostri trackpad multitouch, perché è il modo migliore per usarlo nei portatili. (…) Questo è dunque il modo in cui intendiamo usare il multitouch perché così non funziona (riferendosi all’immagine soprastante del braccio proteso verso lo schermo del MacBook).

Parola più parola meno, il concetto è stato ripetuto a più riprese dopo la morte di Jobs, l’ultima volta alla WWDC 2018, stavolta per bocca di Craig Federighi. L’unica piccola apertura è avvenuta attraverso la Touch Bar, che in ogni caso funge più come sostituta polivalente dei classici tasti funzione fisici e ancora non ha scaldato i cuori.

Vero, spesse volte Apple ha negato cose che alla fine ha fatto: per quanto non sia bello tirare in mezzo qualcuno che non ha possibilità di difendere le sue argomentazioni, ricordiamoci che Jobs stroncò i tablet da 7″ perché inadatti a fornire un’esperienza d’uso ottimale, salvo poi vedere Tim Cook esattamente due anni dopo uscirsene fuori con l’iPad mini (volendo dare una giustificazione scherzosa, è da 7,9″ invece che 7″ perciò più adatto; la ragione più seria è che il mercato li richiedeva ed Apple riuscì a trovare la quadra). Ancora ad oggi ci sono dubbi sulle sue continue negazioni relative all’unione di iOS e macOS in un singolo sistema. Proprio la loro distinzione, finché rimarrà tale, rende probabile un cambio di opinione sui Mac a tocco.

Il tostapane-refrigeratore non funziona

La sonora lezione presa da Microsoft dovrebbe essere ad imperitura memoria. Windows 8, anche meglio noto per Cook come il tostapane-refrigeratore, fece un sonoro flop sulla falsa riga della New Coke (con cui condivide il tentativo di aver toccato dove non doveva). Il suo ideatore, Steven Sinofsky, che sperò di aver dato vita ad un cavallo vincente in vista di una potenziale successione a Ballmer, si ritrovò invece accompagnato alla porta subito dopo il rilascio commerciale di 8 dato che negli uffici di Redmond s’intuì già l’aria pesante attorno.

L’ho detto più volte nel corso degli anni e lo reitero: per quanto demonizzato, Windows 8 era un buon sistema operativo sul piano tecnico, e aveva effettivamente molte migliorie rispetto al commercialmente riuscito 7, il cui successo seppur meritato fu agevolato pure da un altro fiasco precedente, ovvero Vista. Il problema di 8, e più in generale quello di Sinofsky e della Microsoft di allora, fu il voler strafare a forza imponendo un’esperienza d’uso tablet anche sui computer tradizionali. Se avessero perseguito una strategia duale, più sulla falsariga di iOS e macOS, resto convinto che oggi staremmo a ricordare un successo forse ancor più clamoroso di 7 lato desktop e di una seconda forza molto importante sul fronte tablet. La storia ha invece parlato tramite Windows 10, che davanti al rifiuto di 8/8.1 dell’utenza classica del sistema Microsoft, ha sostanzialmente invertito la rotta per non rischiare di rendere 7 il nuovo XP.

Sinofsky, ormai da tempo lontano da Microsoft e poliedrico utilizzatore di tutti i maggiori sistemi operativi, ha commentato come da tweet soprastante la riflessione di Moren. A sua detta, una volta provato un PC touchscreen non si vorrà mai tornare indietro. Col massimo rispetto per Steven, tuttavia, i fatti parlano diversamente. È vero che una discreta parte dei computer commercializzati negli ultimi 7 anni è dotato di uno schermo a tocco, ma non si tratta del mezzo d’input principale né tantomeno viene granché enfatizzato, se non in contesti specifici. Un discorso valido pure per Microsoft, con la gamma Surface più che aperta a lasciarsi usare con tastiera e mouse o trackpad.

È evidente che Apple non sente la necessità di un tostapane-refrigeratore (pur concedendosi comunque qualche commistione dietro le quinte, come evidenziavo nell’analisi di settimana scorsa), né tantomeno di un Mac 2-in-1. Ciò non significa che non ci abbia mai pensato, anzi. Nei laboratori di Cupertino sono circolati e probabilmente circolano ancora MacBook dotati di touchscreen, lo stesso Jobs l’ammise alla luce del sole menzionando i test d’usabilità. Negli anni si sono accumulati numerosi brevetti e oserei pure dire che ci hanno provato a livello di macOS (che di per sé, vale la pena ricordare, supporta già a livello nativo i monitor esterni touch, semplicemente non è un ambiente ottimizzato). Il Launchpad e le app a tutto schermo sono l’anticamera di un ambiente a tocco, inutile prendersi in giro. Forse non avevano del tutto chiuso la porta ad un’evoluzione in tal senso, ma non avendo ottenuto grossi miglioramenti e vedendo quanto successo ha avuto Windows in tal senso, hanno preferito mantenere Mac e iDevice mondi separati.

È più facile il contrario

Per quanto Moren abbia auspici meritevoli di considerazione, le quotazioni nelle ipotetiche scommesse sulla questione restano perlopiù contro di lui. E in fondo, verso la conclusione del suo approfondimento, è esso stesso a suggerire perché. Vede nei recenti rumor sugli sviluppi di Marzipan in macOS 10.15 una possibile via verso il compimento della sua speranza. Trattandosi di applicazioni nate su iOS, hanno una predisposizione tecnica naturale al tocco. Tutto vero, ma si scontra con la tendenza del resto dell’interfaccia.

Proprio Moren osserva che occorrerebbero ulteriori cambiamenti affinché macOS si adatti ad un utilizzo touch, un processo che richiede tempo e ragionamento. Ha senso per Apple intraprendere un percorso del genere? Probabilmente no e nemmeno intende perseguirlo come obiettivo secondario con Marzipan, che è invece concettualmente più simile (ma in una forma finale che dovrebbe risultare più raffinata) a quanto sta facendo Google nel portare le app Android su Chrome OS, altro sistema “da topo”. Riflettendoci è invece molto più semplice andare sulla strada opposta, ovvero aggiungere il supporto a mouse e trackpad su iOS. A fronte di uno spazio leggermente maggiore occupato a schermo, gli elementi grafici toccabili si prestano automaticamente bene pure ad essere cliccati; viceversa, non è affatto detto che un elemento pensato per andarci su col puntatore abbia dimensioni adeguate all’uso touch. Davanti a questi scenari, il primo si può considerare tecnicamente gratuito per Apple, senza necessità di adattamenti. Per questo motivo e per tutto quanto sopra discusso, alla fine, se ci sarà un dispositivo Apple a poter beneficiare di input vecchi e nuovi sarà quasi sicuramente l’iPad Pro e non un MacBook. Mai dire mai, però.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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