Una, nessuna e centomila fotografie

Foto, foto, foto. Da quando abbiamo una macchina fotografica sempre in mano il numero di immagini che scattiamo è in continua crescita, anche perché le percepiamo come a costo zero. Le usiamo per memorizzare e condividere momenti, ma anche per per scambiare ed archiviare informazioni. Magari scattiamo 10 foto per una singola situazione e difficilmente ci preoccupiamo di catalogarle o sfoltirle, eliminando il non necessario. Quindi in realtà c’è un prezzo da pagare, anche se è molto diverso rispetto alla concezione analogica. Oggi paghiamo lo smartphone e la sua memoria una sola volta, che sarebbe come acquistare una macchina fotografica con rullini riutilizzabili, ma siamo limitati dalla capacità locale e dobbiamo potenzialmente pagare anche servizi di backup remoto con l’aumentare dell’occupazione. La similitudine è un po’ tirata dai capelli, lo ammetto, ma il punto è che i tempi sono cambiati e dobbiamo essere disposti a ribaltare la nostra vecchia percezione del costo correlato allo sviluppo del rullino. Di certo è facile per chi ci è nato in questo mondo e considera le fotocamere che usavamo vintage, al pari di noi quarantenni dalla chioma sempre più salata. Però forse una cosa la possiamo insegnare alle nuove leve ed è che le fotografie vanno stampate.

Se ci pensate è strano che si sia persa l’ultima catena di un processo che era parte integrante dell’Arte fotografica. Il Dio Binario ha smaterializzato ogni cosa, dalla musica alle immagini, tutto tradotto in bit ed archiviato disordinatamente tra le memorie nostre (locali) e quelle degli altri (cloud). Ma in fondo quel passaggio non è del tutto scomparso, si è solo modificato il mezzo attraverso cui fruiamo delle fotografie, che oggi coincide sempre più spesso con quello che le produce. È lo smartphone: centro a stella delle nostre vite digitali, assorbente di attenzione che promette utilità e procura distrazione. È tramite lui che scattiamo le foto. Le archiviamo, condividiamo ed osserviamo, ma poi finisce lì. Un’immagine tra milioni è importante quanto un singolo pixel che la compone. Fa parte del quadro complessivo ma difficilmente emerge sulle altre e finisce per essere sostanzialmente inutile. Sul serio vi accorgereste se sparisse una delle 50 foto che avete fatto al monumento X nell’ultimo viaggio? Oppure quella dell’ennesimo piatto gourmet degustato attraverso la lente dell’obiettivo ad uso a consumo degli occhi dei vostri follower? Ma se di colpo mancasse quella poggiata sulla madia in soggiorno, quella appesa alla parete o che occupa la pagina 10 di un album, potete stare sicuri che lo notereste immediatamente.

Non tutte le foto vanno stampate. La selezione può anche essere estenuante nonché la ragione per cui molti su annoiano e finiscono per lasciar perdere. Eppure è proprio la scelta a renderle importanti. Il fatto che tra le 1000 fotografie catturate nell’ultimo mese ne stampiamo solo 10 o 20 significherà pur qualcosa. Nel momento in cui le selezioniamo gli attribuiamo noi un valore, lo paghiamo all’atto della produzione cartacea e poi ce lo ritroviamo tra le mani come risultato di un processo che rende quelle immagini più importanti delle altre e quindi meno dimenticabili. Già perché nella quantità difficilmente risiede la qualità e senza una scrematura finiamo per ammassare immagini senza uno scopo. Perciò quale che sia il mezzo prescelto, quale la finalità o la logica attraverso cui eleggiamo una foto sulle altre, non dimentichiamo mai che tradurre quell’ammasso di pixel in un oggetto concreto e ciò che rende un’immagine degna di occupare uno spazio vero nelle nostre vite al di qua dello schermo.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.