La Corte Suprema statunitense dà il via libera alle cause contro Apple e l’App Store

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Giorgio Gullotti, Giacomo Fortunati.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Venti di tribunale per Apple all’orizzonte. Stavolta non sono agitati da Qualcomm o Samsung, con le quali la guerra è (almeno per ora) completamente cessata, bensì da sviluppatori e comuni utenti. A finire nel mirino ultimamente è stato l’App Store, fonte di grossi guadagni per l’azienda di Cupertino ma anche il cosiddetto “giardino dorato” che si sta cercando di scardinare o quantomeno aprire con una sorta di dogana, diciamo così. Una posizione apparentemente condivisa dalla Corte Suprema statunitense, che nella persona del Giudice Associato Brett Kavanaugh ha acconsentito all’avvio di procedimenti legali contro Apple sul caso.

La questione è piuttosto interessante perché trova le sue origini nel lontano 2011, quando un gruppo di utenti ha cercato d’intentare causa alla mela per la posizione dominante assunta con l’App Store sulla propria piattaforma, che secondo gli attori avrebbe comportato un gonfiamento dei prezzi dovuto alla ripartizione 70/30 con gli sviluppatori, costringendo questi ultimi a caricare il prezzo finale di vendita delle loro app al fine di raggiungere un profitto sostenibile. In un regime di competizione aperta, come ad esempio può avvenire su Android dove il Play Store può essere affiancato o anche sostituito (nelle build prive di servizi Google) da altri come ad esempio quello di Amazon o Aptoide, i prezzi delle applicazioni sarebbero potenzialmente inferiori non dovendo gli sviluppatori versare la percentuale ad Apple.

Il contenzioso si è protratto in maniera silenziosa per diverso tempo, poiché nel 2013 era stato dismesso per vizi procedurali e poi riavviato nel 2017, arrivando infine presso la Corte Suprema. Essa, nel spiegare la sua decisione, afferma che la mozione di difesa presentata da Apple, in cui non si ritiene responsabile in quanto non è la diretta venditrice delle app, non è convincente dal momento che è l’azienda ad operare la piattaforma di vendita e fare da intermediaria tra utenti e sviluppatori negli acquisti. In conseguenza di ciò, gli utenti vengono configurati legalmente come acquirenti presso Apple e possono procedere nella loro causa, preconfigurando anche un possibile procedimento antitrust per pratiche monopolistiche.

Naturalmente resta una partita tutta da giocare, dal momento che ora ritorna in mano al circuito giudiziario classico coi suoi tempi. Sarà pertanto difficile che prima del 2020, se non addirittura 2021 tenendo conto dei sicuri appelli, si avrà un verdetto definitivo, a favore o contro Apple. È certo però che, nel secondo scenario, si aprirebbero prospettive inaspettate dal punto di vista tecnico. Cook e soci potrebbero essere costretti ad aprire iOS a negozi di app realizzati da terze parti, dare maggiori opzioni d’installazione al di fuori dello Store (ossia non per forza procedendo al sideload da XCode con un account sviluppatore a pagamento o tramite un profilo di configurazione) o ancora, in quello che forse sarebbe a conti fatti il male minore, rivedere per tutte le app la ripartizione dei guadagni portandosi ad esempio su uno schema 85/15 o 90/10 (al momento Apple prevede già una ripartizione 85/15, ma solo per i prodotti in abbonamento e solo se gli utenti restano sottoscritti per più di un anno). Questo, ad onor del vero, è possibile che avvenga pure più a breve-medio termine dal momento che l’Unione Europea ha accolto con favore la mozione di Spotify sull’argomento. Vedremo in che modo Apple perorerà la sua posizione e se saprà essere convincente nel farlo. Nel frattempo, come da comunicato ufficiale riportato da The Verge, si ritiene serena e fiduciosa di terminare il contenzioso a proprio favore.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.