MacBook Pro 15″ 2019: un modello appena nato che è già prossimo al tramonto

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Con l’arrivo delle CPU a 6-core/12-threads nei MacBook Pro 2018 sono venuti alla luce degli ovvi problemi di dissipazione per via dello chassis molto sottile e delle piccole ventole adibite al raffreddamento. Apple è corsa ai ripari con un fix che ha stabilizzato le performance e ridotto il thermal throttling, tuttavia l’i9 sotto stress non riesce comunque a spingere a sufficienza per distanziare l’i7. Anzi, nelle operazioni intensive sono pressoché identici, rendendo quasi inutile l’eventuale upgrade.

Con l’arrivo dei modelli 2019 e di CPU ancora più spinte, ora dotate di 8-core e 16-threads nelle varianti con i9, è lecito avere dei timori sulle effettive performance. Tanto più dopo che iFixit ha rivelato che non ci sono state variazioni sul fronte termico per sopperire a questa ulteriore potenza. Tuttavia l’esperienza dei modelli 2018 è servita ad Apple per affinare i driver ed anche se questo non significa riuscire a sfruttare pienamente la capacità delle CPU top di gamma, i vantaggi rispetto le generazioni precedenti saranno tangibili. Il problema qui non è solo di Apple, perché tutti altri portatili dotati di questi processori faticano se hanno scelto dei case così sottili. Non a caso uno dei pochi in cui le frequenze operative rimangono sempre molto elevate è l’Asus G703GX, che è grosso, brutto e pesante. Molto di più di quanto l’utente medio sia disposto a sopportare.

Asus G703GX: ovvero la strada che Apple non seguirà mai (per fortuna)

È già apparso in rete un test sintetico dell’i9 top di gamma di questi MacBook Pro 2019 che è davvero promettente, ma si tratta del solito Geekbench che non ci dice nulla della reazione termica sotto stress. Questo benchmark è oramai considerato lo standard per mettere nella giusta scala le capacità computazioni, ma non satura la CPU se non per pochi istanti, dunque ci dà la misura delle potenzialità ma non è così concreto all’atto pratico. Al momento non ci sono molti test approfonditi in rete ma dai pochi che ho visto (in particolare quello di D2D e quest’altro di un canale a me sconosciuto), c’è comunque un buon 20% in più di velocità reale rispetto al vecchio i9 di ottava generazione.

È confermato il fatto che le velocità “vendute” sulla base del Turbo Boost siano un miraggio ma almeno non si scende al di sotto della frequenza operativa di base. In particolare è stato provato quasi da tutti il modello con CPU i9 2,4GHz, anche se personalmente credo sia il meno interessante. La configurazione top – che è quasi obbligatoria considerando anche il passaggio da 256GB a 512GB di storage – include già un i9 che pare differenziarsi quasi esclusivamente per 100MHz in meno, attestandosi su 2,3GHz. Considerando l’insieme delle specifiche, questo potrebbe rendere un 4 o 5% in meno del superiore ma credo sia più che legittimo preferirlo visto che per il passaggio sono richieste 220€. Questa spesa non ci ripagherà quasi mai nell’uso quotidiano, per cui ritengo sia meglio destinare quella cifra ad altro, magari la GPU.

Tutto sommato il quadro non sembra comunque così negativo, ma c’è una cosa che mi fa riflettere. Di norma i primi esemplari con un nuovo case sono quelli da evitare, in quanto i successivi vanno ad affinare e risolvere i naturali problemi di gioventù che si possono riscontrare. Con il MacBook Pro Touch Bar, invece, si può dire che la maturità non gli abbia giovato. Siamo arrivati al quarto modello dal 2016 ad oggi e ci troviamo ancora con una tastiera troppo incline a danneggiarsi (Apple stessa l’ha già inclusa nel programma di sostituzione) e più aumentano le potenzialità dei processori più vengono fuori i limiti termici. È uno dei pochi casi in cui gli anni non hanno concesso di perfezionare ma, al contrario, hanno evidenziato limiti sempre maggiori.

Si spera che Apple abbia ammortizzato i costi di progettazione ed ingegnerizzazione sopportati con il primo esemplare e che il prossimo aggiornamento sia ponderato per far fronte alle nuove esigenze termiche. Nella fascia bassa il problema potrebbe essere risolto diversamente, utilizzando processori ARM, ma in quella più alta e professionale tutto ciò non è ancora possibile. I rumor suggeriscono che a Cupertino stiano lavorando ad un nuovo chassis proprio partendo dall’alto, ovvero dove ce n’è più bisogno. Si parla di uno schermo da circa 16″ che molti considerano un erede dei vecchi ed amati 17″. Tuttavia se riducessero molto le cornici questo potrebbe quasi prendere il posto dell’attuale 15,4″. Si vocifera anche dell’eventualità che arrivino schermi OLED, ma la mia speranza è che la priorità sia proprio la dissipazione. Non è un ambito in cui Apple abbia mai brillato, poiché le sue mire sono sempre state in direzione dei computer piccoli e addirittura con areazione passiva in alcuni casi – anche se con tristi conseguenze termiche. Negli ultimi anni l’azienda sta però dimostrando di seguire più da vicino le richieste del mercato e dunque non credo sia del tutto impossibile che questo futuro MacBook Pro venga progettato privilegiando la dissipazione. Dopotutto è stato fatto per l’iMac Pro, esternamente uguale all’iMac 5K ma con un capacità di areazione drasticamente superiore.

imac5k-vs-imacpro

Non dico che i modelli 2019 siano da buttare, dopotutto offrono più prestazioni dei precedenti a parità di prezzo. Tuttavia questo rimane sempre molto elevato e ciò fa anche temere molto per quella che potrebbe essere la fascia di prezzo a seguito di un completo redesign con specifiche più evolute. In questo periodo mi trovo personalmente di fronte alla necessità di un 15″ e sono piuttosto tentato dai modelli appena presentati, però ho come l’impressione che questo case abbia ormai raggiunto il capolinea.

Di certo continuerà ad essere utilizzato il più possibile (ricordo che Apple vende ancora oggi l’Air 2015 con il design del 2010) e tutto sommato è ancora soddisfacente sia in termini di qualità costruttiva che di linea, riuscendo a reggere adeguatamente il carico con componenti di fascia media. In quella più elevata, però, la necessità di qualcosa di più ottimizzato è ormai palese. Speriamo che in Apple stiano lavorando in tal senso e che riescano a tirar fuori dal cilindro qualcosa che possa coniugare la buona portabilità con una migliore dissipazione. Molti prevedono che il vero futuro di Apple sarà lontano da Intel ma personalmente non credo che questa eventualità sia così prossima. Forse degli esemplari di ultra portatili con CPU Ax potrebbero vedere la luce in breve tempo, ma sulla fascia alta e professionale è piuttosto difficile che ciò avvenga. Di sicuro non nei prossimi 2 o 3 anni.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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