Recensione Sony 24-70mm f/2,8 GM: confronto con obiettivo kit e Tamron 28-75mm f/2,8

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Quando ho comprato la Sony A7 III (recensione) ho scelto il kit base con il 28-70mm f/3,5-5,6. Di norma preferisco sempre le versioni con obiettivo anche quando non è un granché, come in questo caso. Nel bundle si risparmia parecchio (mi pare sia costato qualcosa come 150€ in più) e fa sempre comodo avere una lente nativa per valutare AF, stabilizzazione, ecc.. Sapevo però che non poteva bastarmi e quasi contemporaneamente ho acquistato il Tamron 28-70mm f/2,8. Complessivamente mi ci trovo bene perché ha una buona resa ottica e non è molto grande, ma il re della categoria è certamente il Sony 24-70mm f/2,8 GM. L’azienda me ne ha inviato uno in prova questo mese e così ho avuto modo di testarlo un po’ sul campo. A livello costruttivo è notevole, di metallo e tropicalizzato per consentirne l’utilizzo anche di fronte alle intemperie. Pesa circa 900 g, dunque si fa sentire, ed anche la stazza è imponente. In realtà è piuttosto simile ai classici 24-70mm f/2,8 per reflex, ma si nota di più quando si monta su una mirrorless di piccolo taglio come la A7 III.

La ghiera dello zoom non presenta nessun gioco, è fluida e con la giusta resistenza. Non si sposta facilmente dalla sua posizione durante l’utilizzo e c’è un utile switch per bloccare l’obiettivo a 24mm durante il trasporto. Sul lato sinistro si trova il selettore AF/MF ed il pulsante G circolare che può essere personalizzato insieme agli altri. La ghiera frontale per la MAF è molto leggera ed essendo elettronica ha una resa dinamica non proprio prevedibile. Più si ruota velocemente e più è rapido il cambio fuoco, dunque non è facile ottenere risultati precisi e replicabili con un follow focus. La lente frontale è da 82mm e in dotazione c’è un paraluce (in plastica) con un pulsante per la rimozione.

A livello ergonomico le mirrorless di Sony non piacciono a tutti, in particolare per l’impugnatura corta, poco sporgente e vicina al barilotto. Per questo motivo ci si sente sempre un po’ precari quando si monta una lente importante come il 24-70mm f/2,8 GM. Tuttavia il peso e le generose dimensioni sono il prezzo che si deve essere disposti a pagare se si vuole tanta luce e buona escursione su full-frame. L’obiettivo è inevitabilmente sbilanciato rispetto la Sony A7 III ma l’esperienza è tutto sommato positiva nella tipica posizione di scatto: bisogna solo abituarsi al fatto che la maggior parte del peso sarà a carico dalla mano sotto l’obiettivo. In termini generali sappiano bene che gli obiettivi G Master di Sony sono eccellenti, realizzati per i professionisti che richiedono il massimo. Ma qual è la differenza effettiva rispetto l’economico 28-70mm f/3,5-5,6 OSS del kit? E rispetto il Tamron 28-75mm f/2,8 Di III RXD? Quello che mi propongo di fare è di rispondere a queste domande concrete correlate all’uso nel mondo reale e non un confronto totale ed asettico su ogni caratteristica tecnica. D’altronde non è nemmeno facile capire quanto sia valido il 24-70mm f/2,8 GM se non gli si pone di fianco un punto di riferimento.

Tutti gli scatti sono realizzati con gli stessi parametri e sul medesimo corpo: Sony A7 III. Per semplicità chiamerò solo Sony GM il 24-70mm f/2,8, Sony Kit il 28-70mm e Tamron il 28-75mm f/2,8.

ISO 100 – Massimo grandangolo f/16

Il Sony GM ha un’angolo di campo superiore in grandangolo, poiché parte da 24mm invece che da 28mm come gli altri due, per questo ho aggiunto solo per lui un secondo scatto alla minima escursione. Su queste focali 4mm possono essere piuttosto rilevanti a dispetto di ciò che potrebbe sembrare, ed è sempre bene ricordarlo. La prima riga di immagini è sviluppata direttamente dal RAW senza applicare alcuna correzione, mentre nella seconda c’è solo il profilo lente per evidenziare la distorsione. Direi che da questo punto di vista non ci sono grandi differenze confrontando gli scatti a focale minima, mentre se si prende il Sony GM a 28mm il barilotto è già molto meno pronunciato. In tutti i casi si tratta di distorsioni facilmente correggibili in post-produzione.

Il Sony Kit a f/16 fa passare più luce degli altri, subito dopo c’è il Sony GM e infine il Tamron. Differenze simili sono comunque normali dal momento che si parla di valori F e non T. I colori del Sony Kit non mi sono piaciuti. È vero che queste immagini non sono sviluppate, ma già alla fonte si vede che sono un po’ slavati e tendenti al verde. Il Tamron ha una resa cromatica più naturale ma leggermente fiacca e nelle zone d’ombra finisce per pasticciare troppo. La foto scattata con il Sony GM è nettamente superiore alle altre, sia nella visione d’insieme che nel dettaglio. In particolare stupisce il fatto che sia capace di restituire una maggiore tridimensionalità a fronte di impostazioni di scatto del tutto analoghe. Questo risultato dipende da molti aspetti, tra cui la maggiore leggibilità nelle aree scure, colori più pieni, migliore tenuta delle luci e, in generale, più informazioni.

28mm – Crop 100% area centrale

Nell’area centrale del frame il Sony Kit ancora regge e il Tamron si comporta davvero bene, infatti si deve guardare proprio ai dettagli più fini per notare un piccolo vantaggio del Sony GM. Spostandoci in un’area leggermente più esterna (ma ancora ben distante dal bordo), il Sony Kit rivela subito i suoi limiti e lascia in partita solo il Tamron. Il crop del Sony GM è davvero impressionante, perché non solo mantiene un ottimo livello di dettaglio ma non ha praticamente difetti ottici e mostra chiaramente tutte le informazioni catturate. Il Tamron prova a difendersi e lo fa dignitosamente, ma se guardate il crop da vicino l’immagine sembra leggermente sfocata a causa delle aberrazioni.

28mm – Crop 100% area esterna media

Andiamo un po’ più in su con le focali fermandoci sui 50mm, che si trovano più o meno a metà della scala per tutti e tre gli zoom. In linea generale si confermano le valutazioni appena fatte circa la risposta cromatica, con l’obiettivo Sony Kit che restituisce colori meno vividi ed una dominante verde, il Tamron ben più piacevole e nitido e il Sony GM capace di restituire un’immagine più naturale, vivida e ricca di dettagli.

ISO 100 – 50mm f/16

Tutti e tre presentano già qui una distorsione a cuscino, ma questa volta è ben più evidente nel Sony Kit rispetto agli altri due. Nell’area centrale le differenze in termini di dettaglio non sono evidentissime, ma iniziano a notarsi spostandosi verso i 2/3 del fotogramma, in una zona analoga a quella analizzata nel precedente scatto. La classifica rimane sostanzialmente invariata, ma a 50mm sia l’obiettivo Kit che il Tamron rispondono meglio e le distanze rispetto al Sony GM si assottigliano.

50mm – Crop 100% area esterna media

Andando su un’area ancora più esterna, è il Tamron a perdere di più mentre il Sony Kit regge meglio e l’immagine rimane più nitida. Continuo a non apprezzare la tinta, ma su quella si può lavorare, mentre il crop del Tamron qui è visibilmente inferiore (ricordo che le condizioni di scatto sono identiche). Complessivamente preferisco ancora una volta la resa del Sony GM, che sembra restituire un’immagine con un più evidente stacco dei piani.

50mm – Crop 100% area esterna estrema

Passiamo a fondo scala, portando tutti gli obiettivi alla massima lunghezza focale. Visto che il soggetto è lo stesso di prima vado direttamente ai crop 1:1, tenendo conto che quello del Tamron sarà leggermente più ravvicinato sfruttando i 5mm in più. La mia impressione è che qui il Sony Kit vada discretamente ma gli altri due abbiano decisamente un marcia in più. In termini di informazioni il Tamron e il Sony GM sono abbastanza simili, ma ancora una volta preferisco la pasta e la tenuta cromatica dell’obiettivo Sony, soprattutto nelle aree colorate e contrastate.

Con un soggetto abbastanza vicino passiamo invece a verificare la resa dello sfocato a parità di apertura minima (quindi f/5,6 per allinearsi al più buio obiettivo Sony Kit) ed anche l’eventuale distorsione presente.

ISO 100 – 70mm f/16

Fatte salve le considerazioni già espresse per i colori e la luminosità, il Sony Kit qui è il peggiore in termini di distorsione a cuscinetto, ma bisogna ricordare che il Tamron non è ancora al massimo tele visto che può spingersi 5mm oltre (più avanti vedremo). L’immagine è un po’ scura perché non volevo trattarla ed ho preferito non bruciare le luci, tuttavia non è la questione nitidezza che mi interessa (le immagini sono a piena risoluzione, potete scaricarle e guardarle voi stessi nel dettaglio), quanto quella del bokeh.

Il primo crop in alto è dell’area centrale, mentre gli altri due sono all’esterno del fotogramma, uno in alto e uno a sinistra. Siamo sempre a f/5,6 per non tagliare fuori l’obiettivo Sony Kit in questo confronto iniziale, ma devo dire che qui a sorprendermi è stato il Tamron. Il suo sfocato è pastoso e il bokeh molto pulito e regolare. Il Sony GM è simile ma un leggermente più nervoso e meno pulito, sia sui contorni che all’interno. L’obiettivo Kit fa il possibile ma è ben distanziato dai due e si noterebbe ancor di più con sorgenti luminose dirette (qui i punti luce sono dati dai riflessi sui fili d’erba).

70mm – Crop 100% diverse aree fuori fuoco a f/5,6

Mettiamo da parte il Sony Kit per limiti fisici e vediamo come se le cavano gli obiettivi più luminosi in un confronto analogo.

ISO 100 – Tele f/2,8

Prima di tutto si può notare che i 5mm che il Tamron ha in più sul tele sono ben meno evidenti dei 4mm che perde in grandangolo rispetto al Sony GM. Che in altre parole significa che le focali 24-70mm sono più versatili di quelle 28-75mm. Per quanto riguarda il bokeh, a f/2,8 la resa quasi si inverte, con il Tamron leggermente più nervoso e meno pastoso rispetto il Sony GM. I primi due crop a seguire sono in area centrale, mentre il terzo è più esterno, in basso a sinistra.

Crop 100% diverse aree fuori fuoco a f/2,8

Un’altra cosa che ho trovato interessante è la resistenza al flare negli scatti controluce, che qui ho enfatizzato puntando proprio al sole tra i rami. Ovvio che uno scatto simile tendenzialmente non si fa, ma ci dà un’idea di come reagiscono le tre lenti, tutte a f/11. Il Sony GM contiene il flare nell’area limitrofa alla sorgente luminosa, con saltuari fenomeni di ghosting intorno ma un buon contrasto all’esterno. Il Sony Kit ha meno ghosting ma soffre pesantemente di velatura su tutto il fotogramma, perdendo nitidezza, contrasto e dettagli praticamente ovunque. Infine il Tamron restituisce un’effetto particolarmente scenografico per la più accentuata forma a stella, ma l’immagine appare profondamente deteriorata per quello e per l’eccessivo ghosting. In condizioni di scatto più moderate rispetto queste, il Sony GM è decisamente il migliore dei tre.

Test Flare estremo a f/11

Di test simili se ne possono fare in grandi quantità, miscelando focali, aperture e condizioni di scatto più disparate, ma più analizzavo queste tre lenti e più vedevo conferme delle impressioni iniziali. Ho altresì evitato di tergiversare molto su aspetti come la vignettatura, che ovviamente è presente a tutta apertura ma è sempre risultata facilmente correggibile in post-produzione. L’obiettivo da kit si dice che “è buono per iniziare” e infatti lo prendo quasi sempre insieme al corpo quando costa poco, ma è giusto per avere una “lente in più” di scorta, perché onestamente non lo uso mai.

Specifiche Sony GM Sony Kit Tamron
Focale 24mm – 70mm 28mm – 70mm 28mm – 75mm
Apertura f/2,8 f/3,5 – f/5,6 f/2,8
Lamelle diaframma 9 7 9
Minima distanza di fuoco 38cm 30cm 19cm
Massimo ingrandimento 0,24x 0,19x 0,34x
Stabilizzazione No No
Peso 886 g 295 g 550 g
Diametro massimo 88mm (filtri 82mm) 72mm (filtri 55mm) 73mm (filtri 67mm)
Lunghezza 136mm 83mm 117mm
Tropicalizzazione No
Prezzo medio di mercato 2249€ 449€ 779€

Questo Sony 28-70mm f/3,5-5,6 OSS ha degli aspetti positivi, perché è piccolissimo, leggero e stabilizzato, ma la qualità ottica è quella che ci si può aspettare da una lente simile (stupisce solo a 70mm). Inoltre bisogna considerare che è piuttosto buio. In termini di AF con buona luce non ha problemi, però in penombra soffre decisamente più degli altri due. Diciamo che ha certamente il vantaggio che se acquistato con il corpo non costa quasi nulla, però eviterei di utilizzarlo abbinato a fotocamere prestanti come la Sony A7 III: meglio risparmiare per altro o dotarsi di un obiettivo fisso, secondo me.


Il Tamron 28-75mm f/2,8 III RXD è sicuramente un obiettivo conveniente. È abbastanza abbordabile ma ha una buona costruzione, è tropicalizzato e la resa ottica è convincente, soprattutto considerando la sua fascia di prezzo. Certo le aberrazioni ci sono e in alcuni casi possono penalizzare notevolmente i risultati, specie nelle aree esterne, ma in generale si comporta benone, è nitido e con buona luminosità costante di f/2,8 su tutte le focali. La partenza da 28mm è un po’ penalizzante per alcuni usi, quindi questa è una cosa da tenere a mente, così come il fatto che in controluce tira fuori tanti di quei difetti che sembra un caleidoscopio. Personalmente non ho molto da recriminare sulla qualità costruttiva, che ho trovato adeguata al prezzo e al corpo. È infatti piuttosto piccolo e non pesa troppo, dunque si abbina perfettamente ai corpi un po’ striminziti delle Sony full-frame. Le uniche due note negative dal punto di vista fisico sono che la ghiera zoom è un po’ dura e che non c’è un selettore fisico AF/MF (cosa che odio). Per l’AF inizialmente era ben inferiore al Sony GM, ma più che altro in quello continuo lato video. Dopo l’ultimo aggiornamento firmware c’è stato però un netto miglioramento ed ora fatico a percepire differenze nel mondo reale rispetto quello nativo, per cui va sicuramente fatto un plauso a Tamron.


Infine c’è lui, il re. Il Sony 24-70mm f/2,8 GM fa pesare la sua corona e purtroppo lo si avverte sia sul portafogli (in fase d’acquisto) che in mano (durante l’uso). La costruzione è eccellente, è tropicalizzato, le ghiere sono perfette. C’è lo switch AF/MF e il tasto G personalizzabile che è sempre utile. Il paraluce in plastica è un po’ sottotono, ma per il resto non c’è molto da recriminare. Certo è voluminoso e pesante, ma le focali e la luminosità sono le più comode. Non per niente il 24-70mm f/2,8 è considerato lo standard negli zoom professionali. E non prendete sotto gamba quei 4mm in più sul grandangolo perché possono fare la differenza in alcune condizioni di ripresa. La messa a fuoco è in genere molto veloce, ma va detto che l’ho provato sulla A7 III che è davvero eccellente. Poche volte ha faticato e solo in condizioni in cui il soggetto fosse davvero scuro. Dal punto di vista ottico l’unico aspetto da tenere sotto controllo è il controluce, ma anche qui è comunque è superiore agli altri obiettivi presi in esame in questo confronto. Il prezzo è importante e dà da pensare, soprattutto quando c’è un Tamron che costa quasi 1/3 e va piuttosto bene. Ma questo obiettivo non è pensato per i fotografi per cui il “piuttosto bene” è sufficiente. Si tratta di una lente professionale che si acquista per scattare con tranquillità e certezza dei risultati, in ogni condizione.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.