Il culto dell’anti-segretezza: Google conferma che il prossimo Pixel avrà un equivalente di Face ID

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Nel bene o nel male, purché se ne parli. Una celebre citazione di Oscar Wilde, ripresa poi da numerosi altri personaggi famosi, anche politici. Non tutti la pensano allo stesso modo: fosse per Apple, alla ricerca sinora vana del culto della segretezza, delle sue novità in arrivo se ne dovrebbe parlare solo al momento opportuno e nella sede giusta, ossia in uno dei keynote o al più in un comunicato stampa. C’è chi, invece, sta sorprendentemente testando una strada del tutto diversa. È Google, che conscia delle aspettative sul Pixel 4, sembra volerci giocare stuzzicandole ancor più.

La curiosa iniziativa di Big G prende corpo a giugno, quando con un tweet non solo conferma il nome, ma mostra addirittura la parte posteriore del dispositivo con tanto di fotocamere, collocate in un’area che non sarà poi così tanto dissimile per forma da quella che avranno i nuovi iPhone, almeno stando ai rumor. Così facendo ha inoltre garantito la presenza di un secondo sensore, anche se per ora resta ignoto se si tratta di un teleobiettivo o di un grandangolare; non viene comunque esclusa a priori l’ipotesi di qualche legame con la realtà aumentata di ARCore.

Oggi Google ha fatto ancor di meglio, anticipando altre due delle caratteristiche hardware principali del Pixel 4 con un post dedicato sul proprio blog. La prima è relativa ad un sistema di riconoscimento facciale completo: ad oggi sono pochi i dispositivi nel mondo Android che dispongono di una strumentazione analoga o quantomeno vicina a quella di Face ID negli iPhone, prediligendo invece il mantenimento del più economico sensore d’impronte affiancato da un face unlock “alla buona”, più per velocizzare lo sblocco che per garantire una reale sicurezza. Con la discesa in campo del colosso di Mountain View nell’ambito, finalmente tali sistemi biometrici potrebbero decollare tanto in presenza quanto in utilizzo, avvalorando anche la scelta compiuta da Apple nel 2017 che tuttora genera critiche, addirittura dando corda ad indiscrezioni su una dismissione di Face ID nemmeno troppo lontana nel futuro. Sensore ad infrarossi, proiettore di punti, illuminatore: gli elementi chiave ci sono tutti e la loro collocazione sembra pure suggerire l’assenza di un notch, scartato in favore di un bordo superiore più prominente. Google garantisce che il suo riconoscimento facciale funzionerà in pressoché qualsiasi orientamento e sarà molto proattivo, anticipando le intenzioni dell’utente per la massima velocità di sblocco.

Il merito è del sensore Soli, peculiarità di Google in sviluppo da diverso tempo. Esso rileverà l’approssimarsi dell’utente, attivando l’insieme biometrico e assicurandosi che il Pixel 4 sia già pronto all’uso nella schermata home non appena sollevato in mano. A proposito di mani, Soli è pensato per ridurre le interazioni fisiche col tocco grazie ad un preciso rilevamento dei movimenti, che ricalca quello dei radar su più vasta scala. Anzi, a detta di Google si tratta di un radar miniaturizzato. Oltre a facilitare lo sblocco del terminale, permetterà di compiere operazioni col solo movimento, come rispondere o rifiutare una chiamata, passare in modalità silenzioso, cambiare o stoppare il brano in riproduzione ed altro ancora. Attenzione alla potenziale delusione dietro l’angolo, però. Le funzionalità più avanzate di Soli saranno disponibili solo in certi Paesi. Chi è pronto a scommettere che l’Italia non rientrerà nella lista? Potrebbe comunque essere solo una questione di certificazioni elettromagnetiche, stando a quanto spiega Ars Technica, dal momento che Soli agisce su una banda di frequenze piuttosto elevata, tra i 57 e i 64 GHz. Infine, Google assicura che tutte le operazioni verranno effettuate sul dispositivo per la massima privacy, senza passare attraverso i server dell’azienda.

Meglio l’approccio Google o quello Apple? Difficile dirlo. Alla fine, potrebbero essere due lati della stessa medaglia: da una parte abbiamo Google che preferisce far buon viso a cattivo gioco anticipando lei i leaker, dall’altra troviamo Apple che riceve parecchie attenzioni in anticipo ma ne vorrebbe fare a meno. In entrambi i casi, il risultato finale è lo stesso, ovvero che agli eventi di presentazione si rischia di sbadigliare sapendo in anticipo già tutto o quasi. A quel punto, però, sarà sufficiente soddisfare le attese dell’hype generatosi in precedenza. Purché se ne parli, appunto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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