Facebook ascolta e trascrive i messaggi vocali scambiati con Messenger

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Gli annunci di Zuckerberg su un Facebook più privacy-oriented si sono dimostrati, ancora una volta, una mera mossa di marketing: Bloomberg (dietro paywall) ha scoperto, infatti, che la società ha pagato diverse centinaia di aziende esterne per trascrivere i messaggi vocali scambiati dagli utenti tramite Messenger.

“You’re talking about this conspiracy theory that gets passed around that we listen to what’s going on on your microphone and use that for ads. We don’t do that.”

Queste sono state le parole pronunciate da Zuckerberg in occasione dalla sua audizione innanzi al Congresso degli Stati Uniti d’America nell’aprile 2018. Incalzato da alcuni membri, il CEO ha poi sostenuto che le proprie app usano il microfono dei dispositivi solo ed esclusivamente per le funzioni ad esso connesse e su specifico consenso dell’utente. Sino ad oggi, però, si ignorava che il gigante dei social non solo ascoltasse ogni messaggio vocale, ma anche che avesse appaltato tale attività ad aziende esterne di cui, ad oggi, non si conosce il nome.

Stando a quanto dichiarato da un portavoce di Facebook, l’ascolto e la trascrizione dei messaggi è stata fermata già da una settimana e i file audio erano trattati in forma anonima. Certo, è da chiarire come si possa anonimizzare un file audio senza che, comunque, qualcuno lo abbia preventivamente ascoltato e manipolato in tal senso: in esso sono spesso contenuti nomi, cognomi e altri dati personali (e, sovente, particolari) di una certa importanza. Si pensi, ad esempio, a chi chiede a qualcuno tramite una nota vocale di acquistare per suo conto un determinato medicinale (dato sanitario) o, ancora, messaggi di commento a una data vicenda politica (appartenenza politica) o, infine, a messaggi più o meno “piccanti” che possono intercorrere fra fidanzati, coniugi o amanti (dati attinenti alla vita sessuale).

A quanto pare, la “sbobinatura” dei file audio era finalizzata al loro raffronto con quella elaborata dall’intelligenza artificiale di Facebook per verificarne il corretto funzionamento, ma, stranamente, di questa attività non s’è fatta alcuna menzione nelle privacy policy del social network che si limita ad indicare che:

“systems automatically process content and communications you and others provide to analyze context and what’s in them.”

senza specificare che nei contenuti e nelle comunicazioni siano incluse le note audio e, soprattutto, omettendo la possibilità che i file vocali possano essere ascoltati da persone, dipendenti o appaltatori che siano.

Questa nuova vicenda non fa che generare ulteriori ombre sull’azienda, che ormai sembra gestita da un giovane in pieno delirio di onnipotenza, ma, soprattutto, darà da lavorare per molto tempo alle Autorità Garanti per la Protezione dei Dati Personali europee che, finalmente, avranno la possibilità di comminare le più pesanti sanzioni previste dal GDPR (che, a naso, potrebbero arrivare al massimo previsto, ossia al 4% del fatturato mondiale dell’anno precedente). Noi vi terremo informarti sugli sviluppi della vicenda, voi, nel frattempo, evitate di mandare “messaggi vocali di dieci minuti” (cit.) con Messenger.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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