Dopo la scoperta dell’esistenza di centinaia di soggetti esterni ad Apple che ascoltavano le registrazioni delle richieste rivolte a Siri per confrontarle con quanto compreso dall’assistente vocale, Apple è corsa ai ripari interrompendo il programma. Infatti, detti soggetti erano messi a conoscenza dei dati particolari (come le informazioni sullo stato di salute o sull’orientamento sessuale) e dei dati giudiziari, ossia quelli relativi alle vicissitudini penali, degli utenti dei dispositivi della mela morsicata. Oggi è emersa la notizia del termine del programma stesso: secondo il The Guardian, via Engadget, Cupertino ha cessato i contratti con i propri collaboratori che, per giunta, hanno ricevuto un preavviso di una sola settimana.
Apple fa sapere che con un prossimo aggiornamento di iOS gli utenti potranno scegliere se permettere l’ascolto delle richieste vocali a Siri per il miglioramento della sua IA, opzione che sarà disattivata di default: l’azienda, quindi, adotta un principio caro all’ordinamento europeo, ossia quello del consenso al trattamento dei propri dati. Qualora un utente scelga di consentire l’ascolto delle proprie registrazioni, queste potranno essere analizzate solo dai dipendenti di Cupertino, che dichiara che conserverà più le registrazioni vocali, limitandosi ad archiviare solo le loro trascrizioni, realizzate solo da computer.
Dunque, Apple è la prima azienda a trovare una soluzione al problema dell’ascolto dei comandi vocali al proprio assistente: chissà se Google, Amazon, Facebook e Microsoft la seguiranno su questa scia.
Also, contractors will no longer do grading: “When customers opt in, only Apple employees will be allowed to listen to audio samples of the Siri interactions. Our team will work to delete any recording which is determined to be an inadvertent trigger of Siri.”
— Mark Gurman (@markgurman) 28 agosto 2019