Huawei presenta i nuovi Mate 30 e Mate 30 Pro: flagship alla prova della vita senza Google

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C’è vita al di fuori di Google? In Cina sono sicuri di sì: dietro la muraglia i servizi di Big G sono tabù e grazie all’abbondanza di equivalenti locali, seppur con un forte controllo governativo, i produttori di dispositivi Android prosperano in tutta tranquillità, contrastando l’iPhone. Nomi come Huawei, Meizu, Oppo e Xiaomi si sono fatti le ossa nel mercato occidentale inizialmente attraverso i canali d’importazione, grazie alle community di “smanettoni” che sopperivano alla mancanza delle app Google, e più in generale di una benché minima predisposizione per l’uso fuori dal territorio cinese. La buona nomea ha poi permesso a tali marchi di entrare in forze dalle nostre parti, completi di tutta la suite Google, cementando ulteriormente il loro successo. Ma cosa succede quando la situazione in parte s’inverte? Ossia, bisogna mantenere i buoni riscontri dalle nostre parti anche facendo a meno dell’appoggio di Mountain View? Lo scopriremo presto con Huawei, dato che i nuovi Mate 30 e Mate 30 Pro non dispongono di alcun prodotto Google preinstallato a causa del noto ban indetto dall’amministrazione statunitense.

Il Mate 30 Pro è la punta di diamante del duo, nonché l’unico che arriverà da noi. L’estetica colpisce a partire dallo schermo OLED da 6,53″, con risoluzione da 2400×1176 e curvo ai lati, con un angolo di 88°. L’unico tasto fisico rimasto è quello di accensione/sblocco, mentre la regolazione del volume è affidata ad un’area denominata side-touch, presente da ambo i lati e che viene abilitata all’occorrenza da un doppio tocco, per prevenire modifiche accidentali. Huawei non ha badato a spese sul fronte dei metodi di riconoscimento, dato che propone sia uno sblocco facciale completo con sensore infrarossi e tutti gli elementi necessari per operare in sicurezza, anche nelle condizioni ambientali meno favorevoli, sia un sensore d’impronte ad ultrasuoni al di sotto dello schermo. Sempre dal display proviene anche il suono, riutilizzando lo stesso sistema a vibrazioni già visto sul P30 Pro.

L’attenzione al design si nota anche parlando di fotocamere, dove all’interno dell’anello metallico ne troviamo ben 4, con la consueta collaborazione di Leica (che per sua fortuna essendo tedesca è “a prova di Trump”). Le prime due sono da ben 40 Megapixel: la principale fotografica, con apertura f/1.6, e la secondaria denominata SuperSensing Cine, un sensore da 1/1.54″ che oltre ad offrire capacità ultra-grandangolari permette di arrivare a catture fino a quota ISO 512000 (la fotocamera primaria si difende comunque bene arrivando a 409600). Per il video, invece, sfoggia il supporto 4K HDR a 60 fps e varie modalità timelapse, arrivando a quota 7680 fps se ci si accontenta della risoluzione 720p. Le altre due fotocamere di cui si compone il sistema sono invece una teleobiettivo da 8 Megapixel, che permette uno zoom ottico fino a 3X e ibrido 5X (coinvolgendo pienamente lo zoom digitale si arriva a 30X massimi), ed una 3D a tempo di volo. La fotocamera anteriore è da 32 Megapixel, con apertura f/2, dotata di rilevamento della profondità e capace di registrare video a risoluzione Full HD. Oltre a ciò, e alle funzioni di autenticazione già descritte più sopra, tale sensore può essere utilizzato per compiere azioni senza tocco sullo schermo grazie al riconoscimento dei gesti.

Di norma parliamo pressoché subito del SoC, ma qui vi erano altri punti di forza a catturare ancor prima l’occhio. Il Kirin 990, in ogni caso, merita: è sviluppato sulla base del processo produttivo a 7 nanometri e offre 8 potenti core, coadiuvati dalla GPU Mali-G76 e da Neural Processing Unit (NPU) anch’essa multi-core. La RAM a disposizione è di 8 GB, mentre l’archiviazione di tipo UFS 3.0 ammonta a 256 GB, espandibili tramite il formato Nano Memory. Completa la dotazione sul fronte della connettività, che prevede 4G dual-SIM, Wi-Fi 802.11ac, Bluetooth 5.1 e tutti i principali sistemi di navigazione. Successivamente arriverà una configurazione 5G, che beneficerà del modem Balong 5000 integrato in un’apposita del Kirin 990. La batteria è da 4.500 mAh e supporta sia la ricarica cablata veloce fino a 40 W sia quella wireless a 27 W. È prevista anche la possibilità di utilizzare il dispositivo per effettuare ricariche inverse, ovvero dando energia a dispositivi conformi allo standard Qi. La scocca è certificata IP68, resistente a polveri e liquidi. Le colorazioni previste sono davvero numerose: Argento Spaziale, Verde Smeraldo, Viola Cosmico, Nero, cui si affiancano Verde Foresta e Arancione con l’uso di pelle vegan.

Non sarebbe uno Huawei top di gamma senza Leica tanto quanto non lo sarebbe senza Porsche Design. La partnership col noto studio prosegue anche qui, con un’edizione esclusiva dotata di posteriore quasi tutta in pelle, nei colori rosso e nero, e maggiori GB sia per la RAM che per l’archiviazione, rispettivamente 12 e 512 GB. Mate 30 Pro arriverà in Europa ad ottobre, al prezzo di 1099€; la variante Porsche Design ne richiederà invece ben 2095. Per il Mate 30 Pro 5G si dovrà aspettare un po’ di più, ma in compenso il sovrapprezzo potrebbe non essere molto elevato, dato che dovrebbe attestarsi sui 1200€.

Come abbiamo detto prima, il Mate 30 non-Pro non sembra essere previsto dalle nostre parti, ma vale la pena fare un breve cenno. Gran parte delle caratteristiche tecniche vengono condivise col modello maggiore, nondimeno vi sono però delle differenze importanti. Lo schermo è leggermente più grande, 6,62″, ma non presenta curvature. Il comparto fotografico sostituisce la camera Cine con una più “semplice” ultra-grandangolare da 16 Megapixel e si perde il sensore a tempo di volo. La scocca qui deve accontentarsi della certificazione IP53, mentre per la batteria il calo è contenuto attestandosi a 4.200 mAh. Nel mercato cinese si parla di prezzi attorno agli 800€.

Veniamo ora al punto più spinoso, ovvero l’assenza delle app Google. Col ban che non sembra alla fine allentare la sua morsa, Huawei si trova costretta ad utilizzare solo la parte open source di Android 10, riadattandola alla sua EMUI e all’ecosistema proprietario di applicazioni. Per il software di terze parti viene proposto lo store AppGallery, mentre le librerie Ability Gallery e HMS Core si occupano di replicare gran parte delle funzionalità legate ai Google Play Services in modo da supportare adeguatamente le app che ne fanno uso. Non mancano servizi aggiuntivi come Mobile Cloud per l’archiviazione remota, il nuovo Huawei Assistant per compiere azioni rapide con la propria voce, Huawei Video con film e serie TV e HiCar Smart Travel per interfacciarsi coi sistemi d’infotainment automobilistici. Per riavere le app Google, non c’è dunque scelta che “sporcarsi le mani” per reinstallarle, e anche ipotizzando un allentamento del ban che ne consenta il reintegro la strada di Huawei sembra essere tracciata lontano da Big G, con una prospettiva nemmeno troppo remota che un futuro aggiornamento rimpiazzi del tutto Android col fatto in casa Harmony OS. Vedremo intanto dai prossimi risultati di vendita se questa nuova vita “Google-free” sarà compresa ed apprezzata pure qui.

Concludiamo presentando il nuovo smartwatch Huawei Watch GT 2, ambito dove già ben prima delle vicissitudini con gli USA si era consumata la separazione dalle tecnologie software a stelle e strisce. Lo schermo AMOLED da 1,39″ è pressoché senza bordi, con una curvatura 3D; il retro è dotato di tutti i principali sensori per fitness e salute, con la capacità di segnalare problemi cardiaci in presenza di valori anomali per un periodo prolungato e il set di monitoraggio del sonno TruSleep 2.0, che misura durante il sonno notturno il battito del cuore, la respirazione e la qualità del riposo. La modalità TruRelax, oltre a tenere sott’occhio le proprie condizioni fisiche, segnala quando rileva dati riconducibili ad un alto grado di stress fornendo consigli per ridurlo.

Al suo interno dispone del SoC Kirin A1, che garantisce buone prestazioni a fronte di un’elevata autonomia: si parla addirittura di due settimane, con un uso non troppo intensivo (si parla di cardiofrequenzimetro attivo, rilevamento del sonno, chiamate Bluetooth, brevi riproduzioni musicali e 90 minuti di esercizio). Nella modalità più spinta, sportiva con GPS, si scende a 30 ore. Tutti i dati sono riferiti al modello da 46 mm, il primo che arriverà in Italia dal 7 ottobre, nelle colorazioni Titanium Black e Matte Gray, proposte rispettivamente a 199 e 229 €. Verso la fine di quello stesso mese verrà commercializzato anche il modello da 42 mm, con schermo da 1,22″ e autonomia dimezzata. Presso i rivenditori che aderiscono all’iniziativa sarà possibile preordinare Watch GT 2 già ora, ricevendo dopo l’acquisto (da completare entro il 27 ottobre) e la compilazione di un apposito form una coppia di speaker Bluetooth Huawei Mini in regalo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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