Recensione Amazfit Verge, smartwatch economico con GPS e sensore cardio

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Nel campo smartphone mi piace variare e siccome ho due numeri il secondo è quello adibito agli esperimenti, mentre sul primo risiede costantemente un iPhone da una decina di anni a questa parte. Per gli smartwatch la questione è più spinosa perché si indossano e non mi ci vedo a girare con due orologi. Dovendo sceglierne uno la mia preferenza va sicuramente all’Apple Watch, che ritengo uno dei prodotti meglio riusciti dalle fornaci di Cupertino negli ultimi tempi. Soprattutto la versione 4, che ha portato un design decisamente più moderno e gradevole oltre che una generale maturità. Ormai evito di provare altri smartwatch perché tengo tutti i dati salute aggiornati e quando non indosso l’Apple Watch rischio di trovarmi con un vuoto nelle rilevazioni, soprattutto quelle notturne che mi piacciono molto dato che ho dei ritmi ben poco regolari. Tuttavia mi è capitata la possibilità di testare l’Amazfit Verge questa estate ed ho fatto un piccolo sforzo per adoperarlo una decina di giorni.

Il prodotto è realizzato da Huami che fa parte della sterminata famiglia Xiaomi, che ormai include praticamente ogni cosa, dai rasoi ai monopattini. C’è tuttavia un’app dedicata Amazfit che è disponibile anche su iOS, infatti la mia prova l’ho voluta incentrare proprio su iPhone, dove le alternative all’Apple Watch sono effettivamente poche. Lo smartwatch presenta un design sportivo ed è interamente di plastica, compreso il cinturino. Questo è piuttosto leggero e comodo. Direi non proprio bello ma ha il vantaggio di essere ricoperto di fori, dunque è traspirante e consente di stringerlo su ogni polso. Interessante il dettaglio del fermaglio che ha una sporgenza interna per bloccarsi sui fori di regolazione del cinturino per non camminare avanti e indietro.

La cassa è leggera, non particolarmente curata e realizzata con due sezioni accoppiate. Quella inferiore è di un grigio più chiaro, cosa che rende apparentemente meno grande l’orologio quando si indossa e si guarda di lato, anche se in realtà misura 1,2 cm in spessore. L’insieme risulta molto leggero e confortevole, si dimentica facilmente di indossarlo dopo qualche minuto. La certificazione offerta è IP68, quindi si può tranquillamente adoperare nel quotidiano senza preoccuparsi di polvere o acqua, ma non è indicato per il nuoto (che infatti manca tra le 12 attività contemplate).

Lo schermo circolare è un AMOLED da 1,3″ con buona visibilità ed un sistema di adattamento automatico che funziona bene. Ci sono poche situazioni in cui si fatica a vederlo e nella maggior parte dei casi la luminosità risulta adeguata. La risoluzione di 360 x 360 pixel non è affatto male, anche se alcuni font non sono renderizzati al meglio dato che possono apparire leggermente pixellati sui contorni quando invece altri più piccoli si vedono meglio. La forma circolare consente la realizzazione di quadranti ricchi, ma nella gestione di testi con impostazioni e notifiche si taglia parecchio.

La UI è comunque ben sviluppata, difatti ci si sente abbastanza a proprio agio una volta memorizzati i pochi gesti necessari per accedere alle varie sezioni:

  • dal basso verso l’altro si vedono le notifiche (e rimangono anche le vecchie, cosa che risulta molto comoda)
  • dall’alto verso il basso si accede al menu di sistema con i toggle rapidi ed accesso alle impostazioni principali come la luminosità
  • da destra verso sinistra si veda la lista di app, due delle quali possono essere impostate come predefinite e viste prima dell’elenco complessivo

Una cosa che mi piace particolarmente è la possibilità di avere l’orario sempre visibile e la modalità a basso consumo, quindi con luminosità minima. Si accende poi regolarmente quando si solleva il polso, con un’attivazione che mi pare molto precisa. Dalle impostazioni si ha la possibilità di abilitare anche il doppio tap per lo sblocco – cosa che io ho fatto – per cui lo schermo non è effettivamente responsivo finché non lo si tocca due volte. Dal punto di vista logico-operativo è un approccio che trovo valido ed evita attivazioni involontarie, tuttavia questo non è affidabile come il riconoscimento del braccio sollevato, infatti mi trovo spesso a dover premere il tasto laterale per far prima.

L’abbinamento su Android è andato piuttosto liscio mentre su iOS mi ha dato alcuni problemi. L’app richiede di inquadrare un QRCode che appare sullo smartwatch dopo la prima accensione, effettua da sola l’abbinamento Bluetooth e poi dobbiamo solo accertarci di aver abilitato l’accesso a tutto quanto viene richiesto nelle impostazioni. Si può anche attivare il collegamento Wi-Fi per velocizzare alcune operazioni, che per inciso viene proposto automaticamente quando si fa il primo aggiornamento firmware ed ho apprezzato moltissimo il fatto che lo smartwatch comunichi con l’app dandoci la possibilità di mettere la password sulla ben più comoda tastiera dello smartphone.

Il problema che ho riscontrato utilizzando iOS 13 Beta (che potrebbe essere anche il colpevole) è che per attivare la funzione cellulare si deve andare dall’app Amazfit nella sezione Telefono e poi da qui si viene rimandati nelle Impostazioni di sistema Bluetooth, dove si dovrà confermare l’abbinamento con codice di un secondo dispositivo con lo stesso identico nome. A quel punto funziona tutto, almeno finché si tengono entrambi i device connessi, ma se uno dei due si spegne o si riavvia, qualcosa non torna.

Le notifiche continuano ad andare così come l’attività telefonica (sia in entrata che in uscita) ma il dispositivo non sarà più visibile dall’app Amazfit. L’unico modo che ho trovato per “riprenderne” il pieno controllo è quello di staccare l’abbinamento del device che si occupa delle chiamate (hanno lo stesso nome, ma si riconosce perché è quello in cui dal pulsante info non c’è l’opzione per le notifiche) e poi riattivarla. Ribadisco il fatto che ho dovuto necessariamente testarlo con iOS 13 in Beta e mi auguro che sia lui il colpevole, perché è un comportamento insolito e davvero molto scomodo.

Devo però dire che sul fronte chiamate non è malaccio se si accettano due limiti: il primo è che si deve avvicinare la bocca al microfono il più possibile, il secondo è che la soppressione del rumore software entra a gamba tesa, portando completamente a zero l’audio quando siamo in silenzio (all’interlocutore sembrerà che abbiamo attaccato) per poi attaccare di netto qualche istante dopo che iniziamo a parlare (troncando spesso la prima parola). Insomma si può usare ma non è un’esperienza ottimale perfetto.

Le notifiche abbracciano tutte le app (tranne quelle eventualmente limitate da noi tramite l’app) e sono molto puntuali, arrivano subito dopo che lo smartphone emette il suono (se attivo). Si può anche silenziare sull’orologio e mantenere la vibrazione che è piuttosto comoda. I problemi però ci sono e sono essenzialmente tre: non ci sono azioni (tipo risposta), non si vede tutto il contenuto testuale (viene troncato dopo alcuni caratteri) e non si visualizzano gli allegati come le foto. Rimane comunque utile per rimanere aggiornati anche se non completo.

L’accesso al controllo audio avviene sempre dalle notifiche (quindi swipe verso l’alto) ed è piuttosto completo. Abbiamo infatti play/pause, avanti e indietro, modifica del volume e nome dell’artista e traccia in esecuzione, che funziona anche su YouTube senza problemi.

Tornando per un attimo alle caratteristiche tecniche dell’Amazfit Verge, sono rimasto stupito dalla sua longevità, che considerando la presenza di GPS mi aspettavo essere particolarmente ridotta. In realtà i suoi 390 mAh gli consentono di rimanere acceso per circa 5gg connesso allo smartphone con attività normali di notifica, che scendono a 2 o 3gg in caso di utilizzo più o meno impegnativo in qualità di fitness tracker per le attività sportive.

La basetta di ricarica funziona tramite quattro pin a contatto posti sul retro, ma non mi è piaciuta affatto. È un bussolotto in cui si incastra meccanicamente la cassa e che dà proprio una brutta sensazione ogni volta che si mette e si toglie. Ha solo un vantaggio rispetto alle più eleganti soluzioni magnetiche: quando lo smartwatch è in carica non c’è rischio che cada in quanto servono due mani per estrarlo dal caricatore.

Sempre in termini di specifiche va certamente menzionata la buona velocità operativa offerta dal SoC dual-core con 512GB di RAM, che ogni tanto ha un piccolo lag nella risposta ma rimane sempre fluido nella visualizzazione. È anche piuttosto completo sul fronte dei sensori dato che include il rilevamento del battito cardiaco (anche H24) e il GPS+Glonass, cosa che non è usuale nella sua fascia di prezzo. In teoria monitora anche il ciclo sonno/veglia ma da questo punto di vista non è valido. L’ho indossato per prova insieme all’Apple Watch per un paio di notti e mi ha rilevato come dormiente anche quando ero semplicemente riposato a letto a vedere la TV, cosa che ha completamente sballato le rilevazioni. Peccato.

In generale la lettura cardio è efficace e comunica regolarmente con l’app Salute per la sincronizzazione dei dati una volta associata dall’app Amazfit. Considerate che in modalità H24 ovviamente si vedranno i LED verdi posteriori praticamente sempre accesi anche di notte (non so come faccia a non scaricare la batteria in poche ore). Tra le molteplici attività sportive contemplate ci sono: corsa, camminata, corsa domestica (!), ciclismo all’aperto, ciclismo al coperto, allenamento tramite ellittica, corsa trial, scalata, sci, tennis, calcio e persino salto con la corda. Vi mentirei se vi dicessi che le ho provate tutte, ma nei giri in bici si è sempre comportato bene.

Ritorniamo a parlare della sua UI perché ha alcuni aspetti interessanti, tra cui una buona disponibilità di quadranti. Essendo l’OS proprietario non si possono adoperare quelli di Wear OS e se quelli nativi non sono pochi la varietà non mi ha soddisfatto. Ci sono infatti tanti look sportivi, alcuni che richiamano vecchi orologi digitali stile Casio, altri (troppo) moderni con colori fluo, ed alcuni fin troppo essenziali. Mancano completamente dei quadranti che abbiano insieme le doti di pulizia e completezza. I primi sono infatti solitamente esenti di informazioni utili e i secondi a me personalmente non piacciono per il design.

Una cosa molto interessante è che con un recente aggiornamento firmware abbia portato la compatibilità con Alexa, che si attiva dal tasto laterale e comanda direttamente tutti i nostri device. Tuttavia questa opzione non l’ho potuta testare poiché al momento l’app iOS nella sezione Profilo / Aggiungi account dispone solo delle voci: Salute, Strava, Alipay e WeChat, mentre nella versione Android appare anche Amazon. La cosa interessante è che tramite questo non soltanto si accede al controllo vocale di Alexa ma anche ad una serie di funzioni aggiuntive quali promemoria, traduzioni, notizie, domande, ecc.. Ovviamente tutto questo non sarà gestito dallo smartwatch ma direttamente dai server Amazon di Alexa, che potenzialmente si può connettere anche ai calendari per una esperienza d’uso più completa.

Piccola nota sugli update: richiedono almeno il 40% di carica e se provate ad attivarli quando non è possibile concluderli successivamente l’orologio non trova più l’update, dovete attivarlo dalla vecchia notifica che rimarrà visibile… uno strano bug.

Conclusione

Voto 3,5/5L’Amazfit Verge di Huami (brand di Xiaomi) è piuttosto interessante per il suo posizionamento. A ben guardare è forse più un fitness tracker travestito da smartwatch, anche se in fin dei conti il confine è piuttosto labile di suo. L’esperienza d’uso basilare mi ha ricordato molto quella di prodotti super economici come le varie Band, ma all’atto pratico si dimostra molto più versatile. Intanto ha l’aspetto di un orologio, certo non elegante ma adatto ai giovani, e poi ha tante funzioni ben sviluppate per l’attività sportiva con tanto di GPS. Lo schermo si vede piuttosto bene ed ha la giusta dimensione, ma soprattutto ci dà un buon accesso alle notifiche. Queste sono però dei semplici push dei contenuti testuali, quindi senza foto o possibilità di risposta. Alla fine l’utilità c’è comunque e per il prezzo pagato ci può stare. Utilissima secondo me la funzione chiamata, che uso tanto sull’Apple Watch ed ho avuto piacere di ritrovare su questo smartwatch super economico. Anche in questo caso siamo lontani dalla perfezione ma se escludiamo il problema che ho riscontrato con iOS 13 Beta, la telefonata ce la fa concludere. Non proprio piacevolmente per l’interlocutore, forse, perché i tagli netti della riduzione rumore danno un po’ fastidio, ma alla fine non è un sistema che si adopera per le lunghe conversazioni quanto piuttosto per comunicazioni lampo che alla fine si riescono a fare. Sarò sincero: io ho faticato a trovare un quadrante che mi piacesse e anche quello non ha però le info che vorrei. Forse farne realizzare qualcuno a designer con un gusto europeo aiuterebbe. A me lo hanno mandato in prova da Gearbest, dove attualmente è in vendita a 109€ inclusa la spedizione per l’Italia, anche se ovviamente non sarà velocissima (di norma un paio di settimane). Quello che avete visto nelle mie foto è il modello Grigio Carbone, ma sono anche presenti il Blu Ardesia e il Bianco. Di recente è stato anche lanciato il modello Lite che però vi sconsiglio dato che il risparmio è minimo ma l’esperienza d’uso e le funzionalità sono piuttosto inferiori.

PRO
+ Comodo e leggero
+ Schermo AMOLED con luminosità adattabile
+ Ora sempre visibile
+ Presenza di GPS
+ Funzionalità di activity tracker ben sviluppata
+ Sensore cardio anche H24
+ Buona autonomia considerando le funzioni
+ L’interfaccia dei vari menu è ben fatta (e c’è l’italiano)
+ Non è velocissimo ma di certo non è una pena navigare nelle opzioni
+ Possibilità di inviare o ricevere chiamate vocali in vivavoce
+ Funzionamento abbastanza completo anche su iOS
+ Quando è in carica non si stacca facilmente dalla basetta
+ Possibilità di integrazione con Alexa (non su iOS per ora)
+ Prezzo contenuto

CONTRO
- Le notifiche sono in sola lettura, non si vedono gli allegati e non si può rispondere
- Qualche difficoltà per attivare anche le funzionalità telefono su iOS 13 (almeno con l’attuale Beta)
- Design sportivo ma comunque mediocre
- Mancano quadranti eleganti e al tempo stesso ricchi di informazioni utili
- La basetta di ricarica ad incastro è molto cheap
- La valutazione del sonno non è affidabile

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.