Recensione BenQ PD2720U: il monitor perfetto per i creativi a 360°

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Ho lavorato nel settore della grafica per oltre dieci anni ed è in quel periodo che ho imparato a prestare particolare attenzione ai monitor. Avendo un piccolo studio ho dovuto tenere sotto controllo le spese, dunque ho evitato i modelli più costosi del mercato, ma ho utilizzato degli ottimi CRT di Nec e LaCie. Considerando la qualità dei primi pannelli LCD ho tardato ad adottarli nella filiera produttiva, ma con il tempo la mia attività si è spostata lentamente dalla stampa al web, dunque i criteri della scelta sono cambiati. In effetti gli schermi proposti da Apple hanno iniziato ad essere abbastanza validi per il mio lavoro verso il 2007 e in quel periodo ho iniziato ad usare quelli degli iMac. Non avevo neanche necessità di grandi capacità di calcolo al tempo, poiché facevo illustrazione bidimensionale ed impaginazione, sempre più spesso destinata agli schermi dei computer e in seguito anche a quelli degli smartphone.

Ancora oggi mi capitano saltuariamente lavori di progettazione grafica e siti internet, ma ho chiuso l’azienda che si occupava esclusivamente di quello per dedicarmi alle nuove passioni. Mi riferisco in particolare alla fotografia ed al video, con quest’ultimo che è diventato preponderante nell’ultima decade. Il montaggio video è una brutta bestia, perché può essere qualcosa di leggero o incredibilmente pesante, tutto dipende dai file che si devono elaborare. Prima erano per lo più quelli leggeri della Canon C100 Mark II, che il Mac Pro 2013 (il cilindro) non aveva troppe difficoltà, ora tra gli HEVC 10bit e i BRAW della BMPCC, l’iMac Pro che uso vacilla. Vero è che le finanze mi hanno consentito di arrivare al massimo a quello base con 8-core, 32GB di RAM e Vega 56, ma parliamo pur sempre di un computer da oltre 5000€.

Comunque è già da qualche anno che alla postazione Mac ne abbino una PC, riavvicinandomi a quel mondo che avevo tagliato fuori dalla mia attività e dalla vita privata nel 2006. Non sono felice di Windows. Certo vedo i miglioramenti che ha avuto nel corso degli ultimi anni, ma non era difficile considerando che l’avevo abbandonato all’epoca di Vista, probabilmente la peggiore release dopo Me. Tuttavia sono ormai completamente assuefatto a macOS, alle sue infinite shortcut ed a quelle piccole grandi utility che non hanno una controparte valida su Windows, come Alfred, Hazel, Keyboard Maestro e simili. Comunque quando apro un software a tutto schermo, che può essere Photoshop o DaVinci Resolve, in fin dei conti le differenze si assottigliano, e dunque riesco a sopportarlo dato che in genere con 2000€ ottengo prestazioni superiori a quelle di un Mac da 5000€ (e molto dipende dalle GPU NVIDIA). Quindi tra Mac Pro (o mini) senza schermo e PC assemblati, ho iniziato di nuovo ad acquistare schermi non Apple. Ho provato tanti modelli di differenti diagonali e risoluzioni, passando tra marche come Asus, Dell, LG e Samsung (in ordine alfabetico), ma da un paio di anni a questa parte ho notato l’importante affermazione di un altro brand: BenQ.

Il produttore non è nuovo nel panorama degli schermi per computer, però negli ultimi anni si è focalizzato sempre di più nel settore coprendo un po’ tutte le fasce e con un’interessante linea destinata al mercato professionale. I modelli PhotoVue sono specifici per la fotografia, i VideoVue per la post-produzione video, entrambi con caratteristiche tecniche di altissimo profilo. Io mi affaccio in entrambi i settori ma faccio anche altro, dunque ho trovato più adatta alle mie esigenze la famiglia DesignVue. In questa si trovano comunque molte delle peculiarità che contraddistinguono i modelli superiori, tra cui la tecnologia AQCOLOR che è caratterizzata da quattro fasi: selezione dei migliori pannelli, cura nella progettazione, calibrazione e certificazione con report su ogni monitor.

Un paio di anni fa ho testato il modello 2017 di questa linea nel taglio da 32″, precisamente il BenQ PD3200U (recensione). Io amo questa diagonale, perché mi sento più produttivo lavorando su un singolo monitor di ampio respiro, ma quest’anno ho optato per il nuovo PD2720U, ritornando sui più canonici 27″. I motivi della decisione sono molteplici, ma prima di tutto c’è quello della flessibilità. Il 27″ occupa meno spazio, quindi riesco ad utilizzarlo su tutte le scrivanie e anche a trasportarlo senza troppa fatica, costa di meno e rimane ampio a sufficienza per la produttività, ma soprattutto è il taglio ideale nel caso in cui se ne vogliano affiancare due. Già perché con l’accentuarsi dell’attività in campo video ho ricominciato a valutare l’idea del doppio monitor, così da poter dividere il layout dei vari controlli su una superficie maggiore ma senza scendere con la risoluzione per pollice come spesso avviene sugli schermi allungati (che per altro non si possono “dividere” in caso di necessità). Diciamo che ho visto questo 27″ come un jolly, adatto al momento a coprirmi la necessità di un nuovo schermo sulla seconda postazione di lavoro (il precedente Dell U2718Q ha mostrato difetti di luminosità dopo 8 mesi e per fortuna Amazon mi ha rimborsato) e al tempo stesso valido per testare nuovamente un setup a doppio monitor dopo 4 anni dall’ultimo esperimento.

Prima di addentrarci sui vari aspetti della prova, vediamo qualcuna delle principali caratteristiche tecniche. Il BenQ PD2720U ha uno schermo da 27″ con tecnologia IPS e risoluzione UHD, ovvero 3840 x 2160 pixel, comunemente nota come 4K. Sul fronte colori abbiamo la prestigiosa validazione di CalMAN e Pantone, con una copertura del 100% dello spazio colore sRGB e del 96% di quello P3 (quindi sostanzialmente completa anche questa). Ma il motivo che mi ha spinto nella direzione del DesignVue è che completa la gamma con una copertura del 100% sia di AdobeRGB che REC. 709. In pratica per un uso avanzato, anche se non magari super specialistico, ci offre già il supporto adeguato per poter gestire con la giusta accuratezza non solo la grafica ma anche la modellazione, le foto e il video. Tanto per capirci i modelli VideoVue hanno funzionalità ancora più avanzate come il supporto nativo per LUT 3D e la certificazione Technicolor, ma la dotazione di serie del BenQ PD2720U è già sufficiente ad uso multi disciplinare evoluto.

È uno schermo poliedrico che si adatta benissimo al lavoro di un creativo a 360°.

Non è invece lo schermo indicato al gaming considerando risoluzione elevata e tempo di risposta (che comunque non è poi troppo male con i suoi 5ms gray to gray) e a mio avviso neanche per l’esclusivo consumo di materiale audiovisivo, perché supporta HDR10 ma la luminosità è comunque limitata a 350 nits e dispone di due speaker integrati da 2W che sono solo “di servizio”. Di certo si dovranno aggiungere delle casse esterne per ascoltare musica o video in qualità soddisfacente e in tal senso è utile l’uscita audio 3,5mm, che funziona automaticamente con la sorgente attiva al momento (nel caso se ne utilizzi più d’una).

Parliamo dunque dei collegamenti, uno degli aspetti più interessanti di questo monitor. Abbiamo due ingressi HDMI 2.0, una DisplayPort 1.4 ed una Thunderbolt 3, la quale supporta anche la ricarica con PD da 65W. In pratica si può usare come schermo per ben 4 sorgenti contemporanee e quando si collega un portatile sulla T3 lo alimenta ed offre una seconda T3 in uscita per altri dispositivi in cascata, come ad esempio un altro monitor o una docking station. Ha poi una USB da connettere al computer per far funzionare un piccolo hub di 2 porte USB (3.1 gen 2), oltre ad una speciale porta destinata al controller esterno Hotkey Puck G2.

In alcuni modelli precedenti questo aveva un proprio alloggiamento sulla base del monitor, cosa che non si trova nel PD2720U. Il controller è piuttosto comodo perché dispone di una rotella con cui regolare al volo la luminosità che può anche essere premuta per accedere al menu. Ai lati ci sono 5 tasti, uno per uscire dal menu (o andare indietro), uno per cambiare sorgente e tre personalizzabili per le funzionalità o i profili colore che si usano con maggiore frequenza. L’Hotkey Puck di prima generazione era piatto e senza rotella, infatti lo trovavo meno utile, mentre questo è davvero comodo. L’unica cosa che non mi piace è il collegamento cablato: spero che in una prossima generazione riescano ad introdurre una piccola batteria interna per farlo funzionare anche wireless, cosa che consentirebbe di mantenere un maggior ordine sulla scrivania.

Per quanto questo monitor appartenga alla fascia professionale, dove solitamente l’estetica è seconda rispetto alla funzionalità, BenQ è riuscita ad unire le due cose in un bel design: semplice nelle forme e impreziosito dalla qualità dei materiali. La base piatta e lo stand tubolare sono infatti di solido metallo, la cornice è sottile e sporge di pochissimo rispetto al pannello. Solo il bordo inferiore è più spesso e in questo ho apprezzato moltissimo la decisione di non inserire alcuna scritta. Il frame stretto sui tre lati è perfetto nel caso si vogliano affiancare più monitor, in quanto l’interruzione orizzontale tra di loro sarà davvero minima. Per lo stesso motivo trovo logica la decisione di non mettere porte laterali e di lasciarle tutte nella zona posteriore: si perde la praticità dei collegamenti al volo sul monitor ma alla fine si risolve con un hub sul computer e si ha il vantaggio di mantenere il tutto più lineare e consistente.

Guardandolo di lato si capisce immediatamente che si tratta di un monitor di fascia alta dato lo spessore e l’ampia ventilazione, ottenuta con un profilo interamente traforato. Questo consente di mantenere elevata la qualità del pannello nel tempo anche quando si utilizza quotidianamente, riducendo il deterioramento dovuto all’eccesso di calore. Inoltre l’alimentatore è integrato, cosa decisamente comoda in quanto sarà sufficiente un semplice cavo per utilizzarlo.

Lo stand si alza e si abbassa grazie ad un efficace sistema a pistone che consente di trovare facilmente la posizione di lavoro ideale. Inoltre si può inclinare lateralmente e ruotare di 90° in modalità pivot. Pur avendo una base robusta il peso dello schermo si fa sentire e sulle scrivanie leggere si può notare un po’ di ondeggiamento indotto dalle vibrazioni del piano di lavoro, ma è comunque contenuto rispetto ai monitor economici. La gestione dei cavi è semplice ma molto efficace, in quanto questi vengono convogliati nella zona centrale dal coperchio posteriore e poi girano sul retro dove si trova un anello che li contiene. Allineandoli con un minimo di cura non se ne vedrà neanche uno frontalmente, eccezion fatta per quello che si collega all’Hotkey Puck G2.

Il monitor dispone di tutti i pulsanti operativi sul retro, nella zona destra, con un piccolo joystick molto utile per navigare nei menu. Questi sono abbastanza semplici e direi canonici per BenQ, piuttosto ricchi di funzionalità evolute. Grazie ai quattro ingressi video possiamo lavorare in PiP oppure affiancando due sorgenti e addirittura anche con quattro contemporaneamente mostrate a scacchiera, ognuna delle quali avrà a disposizione una superficie di 13,5″ di diagonale in FullHD.

Altra cosa davvero utile è la possibilità di utilizzare lo stesso set di mouse e tastiera su due diverse sorgenti. Ad esempio io ho collegato un PC sulla HDMI ed il MacBook Pro sulla Thunderbolt 3, mettendo il ricevitore Logitech Unifying dietro il monitor. Dal menu KVM si possono scegliere le due sorgenti correlate alla funzione così quando si passa dall’una all’altra il monitor sa che deve indirizzare lì il suo hub. Ovviamente non sarà il caso di utilizzare queste porte per dischi o altre periferiche dato il continuo attacca e stacca, ma sono perfette per mouse e tastiera, anche se io ne ho occupata una sola visto che il dongle Unifying li gestisce entrambi.

Sia su Mac che su Windows consiglio di installare subito l’app BenQ Pilot, perché cambia completamente l’esperienza di visione ed uso. Oltre ad offrire tutte le principali funzioni di controllo in punta di clic, evitandoci di entrare nel menu OSD, dispone della comodissima ICC Sync. Questa è in sostanza un ponte tra il computer e lo schermo, che va ad installare ed attivare i profili icc adeguati allo spazio colore selezionato. Sono rimasto davvero stupito di come cambia la qualità di riproduzione attivando il DCI-P3 su macOS, poiché ci porta ad avere quel contrasto tipico dei monitor Apple arrivando davvero vicino alla resa cromatica a cui sono abituato sull’iMac Pro e sul MacBook Pro, con un nero bello profondo e colori della giusta vividezza.

Parte del BenQ AQCOLOR è il fatto che ogni schermo arrivi con un report della calibrazione di fabbrica. Non ricordo di aver mai avuto uno schermo di terze parti capace di raggiungere questo tipo di allineamento con i colori dei Mac con pochissime correzioni manuali. Basterà attivare la modalità P3 per avere una resa già molto soddisfacente, al punto che in pochi sentiranno la necessità di andare oltre. Pur essendo già molto soddisfatto ho voluto fare dei test hardware con la sonda e riporto qui i risultati di quella Spyder5 che genera un report sintetico non super preciso ma comunque chiaro. Se si lavora con il P3 si perde chiaramente la copertura completa AdobeRGB, che scende più meno all’89% (difatti gli stessi valori si ottengono sui pannelli dei computer Apple). Ma per chi produce contenuti destinati ai dispositivi mobile, TV o computer, che siano foto, video o illustrazioni, lo spazio colore P3 è al momento il più interessante, perché inizia ad essere abbastanza supportato ed espande quello sRGB senza introdurre variazioni di rilievo.

Se invece si vuole sfruttare l’AdobeRGB si deve prima attivare la specifica modalità dal menu e in questo modo si arriva ad averne il 97% secondo la mia sonda (che comunque rimane un po’ approssimativa). Devo dire però che nutro qualche riserva sull’utilizzo esclusivo di AdobeRGB a meno che non si lavorino fotografie destinate alla stampa fine art, alla conservazione storica di opere d’arte e simili. È una mia considerazione personale, non dico che sia giusto o sbagliato, vi voglio solo far riflettere sul fatto che se sviluppate una fotografia con quel profilo su un monitor calibrato che lo supporta, nel momento in cui la pubblicherete sul web quasi nessuno la vedrà come voi. E spesso neanche voi, dal momento che non tutti i browser web reagiscono adeguatamente ai profili colore incorporati nelle immagini. E se stampate presso servizi online la situazione non migliora, poiché il 90% di questi (e sono ottimista sul 10%) convertono tutto in sRGB, per giunta con profili standard. Per cui ancora una volta otterrete un risultato differente rispetto a quello previsto.

Vi consiglio dunque di riflettere con attenzione su questa scelta e se optate per lavorare in AdobeRGB assicuratevi di fare la conversione in sRGB voi stessi prima di pubblicare le immagini online o mandarle in stampa, almeno così potrete avere il pieno controllo sul risultato. Diverso è il discorso se avete uno stampatore locale di fiducia poiché in quel caso potete presenziare e/o allinearvi con i profili di stampa. Ed è diverso ancora il caso della stampa tipografica, poiché quella avviene solitamente in CMYK e non in RGB, con RIP e profili colore ancora una volta differenti.

Personalmente ho provato sia la modalità AdobeRGB che P3 (pure le altre, ovviamente) ma alla fine ho optato per quella personalizzabile Utente. Sempre dall’app Pilot, quindi senza accedere al menu OSD, ho modificato poi la luminosità all’80% (che è simile al 100% del MacBook Pro 15″), ridotto un po’ la nitidezza (4 o 3 a seconda dei gusti) e infine sono intervenuto togliendo un po’ di saturazione ai rossi e spostando leggermente la tinta del blu verso il verde. Ho messo diversi sfondi con colori molto accesi sullo schermo interno del Mac e su quello esterno, effettuando qualche altra leggerissima variazione su giallo e magenta, arrivando ad un grado di allineamento che mi sembra davvero ottimo, soprattutto in termini di contrasto e di neri, cosa che non è affatto facile comparando uno schermo lucido ed uno opaco.

Il pannello presenta una copertura opaca che svolge ottimamente il compito di ridurre i riflessi e non sottrae qualità e contrasto all’immagine. Con visione laterale la tenuta dei colori è davvero molto buona, mentre la luminosità scende mano a mano che ci si allontana dal centro, pur rimanendo del tutto apprezzabile nel range dei 120°. La compatibilità con HDR10 non offre la stessa resa che si può avere su un TV data la minore luminosità (ha 350 nits mentre lo standard ne richiederebbe 1000), ma i veri plus di questo monitor si ritrovano nei colori e nella stabilità dell’immagine, cose che offrono un elevato comfort visivo per non affaticare la vista.

Conclusione

Voto 4,5/5BenQ PD2720U è un monitor che non ho dubbi nel valutare eccellente. Si basa su un pannello di qualità molto elevata, ha un’ottima resa cromatica, è costruito davvero bene e con un piedistallo ergonomicamente riuscito, ha un ricco set di connessioni ed una bella linea, il tutto condito da un’elettronica affidabile, funzionalità utili ed un software validissimo. Certo il prezzo sfiora quasi i 1000€, dunque inizia ad essere davvero importante, avvicinandosi a quello di alcuni medio-gamma di EIZO, ma il PD2720U ha più frecce al proprio arco sia in termini di connessioni che di design. In una parola direi che è molto più versatile e anche se non sarebbe certo la prima scelta per il gaming o per la fruizione di contenuti multimediali, se la cava dignitosamente pure in questi ambiti. In base alla mia personale esperienza, si tratta di un monitor professionale completo e forse anche un po’ insolito, perché si spinge decisamente più in là di quello che ci si aspetterebbe da un prodotto definito “per designer” e riesce a raggiungere una qualità più che sufficiente anche nei settori a me più cari della fotografia e del video. Non mi stupisce che non abbia delle casse interne più potenti o che manchi un hub di porte laterali, perché sono scelte assolutamente giustificate dalla sua natura, però mi dispiace che non ci sia la palpebra che troviamo nei modelli superiori, neanche a volerla acquistare separatamente.

Considerando le sue qualità mi avrebbe fatto piacere completare con questa l’ottima esperienza di visione offerta. Infine una nota doverosa per gli utenti Apple, sempre alla ricerca di monitor di elevata qualità da affiancare ai propri Mac e mai davvero soddisfatti dopo l’uscita di scena del vecchio Thunderbolt Display. Non è facile trovare una certa continuità con i profili colore degli schermi usati nei Mac ma questo BenQ ci riesce molto meglio di tutti quelli che ho provato finora e, soprattutto, senza dover fare nulla: basta installare l’app e attivare l’ICC Sync. Pur non avendo lo schermo lucido riesce ad allinearsi piuttosto bene a quella resa visiva e costa meno del solo stand del nuovo Apple Pro Display XDR 32″. Non voglio dire che siano prodotti completamente comparabili, ma se si guarda da questa prospettiva i suoi circa 900€ sembrano decisamente più moderati. A questo punto mi piacerebbe provare anche i modelli specifici per foto e video per capire cosa davvero possano offrire in più di questo ottimo DesignVue.

PRO
+ Design elegante e pulito, bordi sottili
+ Ergonomia ottima, stand e base in metallo
+ Buona gestione dei cavi
+ Pannello IPS 100% sRGB, P3, Adobe RGB
+ Modalità colore specifiche per Video, CAD, Animazione, Camera oscura
+ Comodo controller Hotkey Puck G2
+ Eccellente app Display Pilot con ICC Sync
+ Calibrazione di fabbrica abbastanza valida e già quasi perfetta abbinata ad un Mac
+ Angoli di visuale molto ampi con buona tenuta di luminosità e colore
+ 4 Ingressi video di alta qualità
+ Connessione Thunderbolt 3 con PD da a 65W
+ Uscita Thunderbolt 3 in cascata
+ KVM sposta l’upstream dell’hub USB in base alla sorgente attiva
+ Funzionalità molto evolute di PiP e PbP fino a 4x con molte opzioni
+ Possibilità di selezionare un metodo colore diverso in base all’app attiva
+ Alimentatore interno
+ Possibilità d’uso in verticale (con rilevamento automatico)
+ Colori vividi e ottimo contrasto per un IPS
+ Supporta HDR10
+ Ha due piccoli speaker integrati (di servizio, ma utili)

CONTRO
- Qualche scricchiolio delle plastiche mentre si orienta
- Uniformità di luminanza solo soddisfacente
- Le connessioni sono tutte posteriori ed un po’ scomodo arrivarci in seguito

DA CONSIDERARE
|  Prezzo parecchio superiore rispetto al PD2700U

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.