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Ieri Apple ha presentato le nuove AirPods Pro e a quanto pare vedremo altre novità con il medesimo suffisso tra oggi e domani. Non c’è nulla di certo ma oltre al vociferato AirTag potrebbe essere arrivato il momento di annunciare la disponibilità all’acquisto per il Mac Pro, cosa che in effetti non richiede un evento dedicato dato che il computer è stato ampiamente coperto in precedenti eventi. Ci sono poi altri due prodotti che potrebbero arrivare a breve, ovvero un aggiornamento (leggero) per l’iPad Pro ed un MacBook Pro 16″ completamente nuovo (anche se per questo un piccolo evento me lo sarei aspettato). Comunque sia il termine Pro è ormai presente in tutta la lineup di Apple, includendo anche gli ultimi smartphone che sono stati declinati nelle varianti iPhone 11 e iPhone 11 Pro.

Questo è l’iMac Pro

Distinguere i computer tra “semplici” e Pro ha senso, a prescindere da quello che puoi si può pensare delle caratteristiche tecniche del singolo dispositivo. Questo perché nel senso comune vi è da sempre l’abitudine a distinguere i PC, nel senso stretto di personal computer, dalle workstation destinate al settore professionale. In fin dei conti il discorso si può estendere con una certa continuità pure sui tablet, soprattutto considerando le qualità hardware dell’iPad Pro e le nuove funzionalità offerte da iPadOS, ma in quel caso l’impiego produttivo è ancora tutto da dimostrare. Vediamo eccessi di chi si autoimpone il suo utilizzo a tutti i costi in sostituzione di un portatile, anche quando per fare la stessa cosa si impiega il triplo del tempo e della fatica, e dell’altro lato chi è del tutto allergico a lavorare sulle “tavolette”. Il tipo di approccio più diffuso si trova a metà strada ed è quello di chi apprezza un saltuario impiego professionale quando necessario ma tende a preferire ancora un computer tradizionale per il lavoro da scrivania.

L’iPad Pro e il MacBook Air a confronto

Se la cosa si fosse fermata qui non ci sarebbe stato nulla su cui discutere, ma negli ultimi anni abbiamo assistito ad un uso sempre più allargato della parola Pro. Succede con gli smartphone (e non soltanto quelli Apple) ed ora anche con gli auricolari. Gli AirPods Pro avranno sicuramente caratteristiche molto interessanti e tecnologie avanzate, ma nulla che abbia effettivamente a che fare con il settore dell’audio professionale. E quindi si fa dell’ironia, si creano meme, si condividono pensieri di chi si sente deluso o persino indispettito dal fatto che Apple presenti un dispositivo di elettronica di consumo massimalista e ci metta dentro il nome il termine Pro. Potevo capirlo anni fa, onestamente, ma ad oggi mi sembra una questione del tutto fuori luogo. Le parole non sono scolpite nella roccia. Alcune nascono spontaneamente, altre si evolvono e possono persino cambiare significato nell’uso comune. E succede anche nel settore scientifico, dove nuove scoperte hanno più volte richiesto di rivedere la definizione stessa delle vecchie teorie per limitarne la sfera di validità. Un esempio a cui penso spesso è quello dell’Intelligenza Artificiale, che fino a poco tempo fa arrivava al grande pubblico solo nella sua essenza originaria – e ancora oggi fantascientifica – di “macchine” capaci di agire e pensare umanamente e razionalmente, mentre da qualche anno a questa parte è stata rubata dai reparti marketing delle aziende hitech per impieghi decisamente più banali, privando il termine del suo più ampio ed originario significato.

AirPods Pro

Quello di cui si deve prendere atto è che la stessa cosa sta succedendo – e anzi è già successa – al termine Pro. E in questo caso il cambiamento è anche meno dirompente dato che, in fin dei conti, non esiste una definizione canonica ed universalmente valida di “pro” che abbia il significato di strumento professionale. Anzi nella nostra lingua indica l’essere a favore (dell’utente?) o la presenza di vantaggi. Nelle recensioni, ad esempio, siamo soliti concludere con una lista di pro e contro. Ma se anche volessimo considerarlo come l’abbreviativo di professionale, chi si arrogherebbe il diritto di dire ad un lavoratore che usa il computer per gestione documentale che il suo impiego è meno “pro” di quello di chi ci gioca perché ne ha acquistato uno con hardware 10 volte inferiore? Insomma, prendiamo le cose per quello che sono e non stiamo a cavillare sui termini usati dal marketing, perché se dovessimo farlo sempre allora il 99% delle informazioni veicolate con finalità di vendita si rivelerebbero inesatte o per lo meno opinabili.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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