Recensione AirPods Pro, la cancellazione del rumore li ha resi ancora migliori

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I primi AirPods risalgono al 2016, quindi parliamo di un prodotto ancora abbastanza giovane ma che è già riuscito a lasciare il segno. Nel periodo del boom dell’iPod si vedevano ovunque persone che indossavano gli auricolari Apple, che spiccavano sugli altri per la loro colorazione bianca. Ed erano anche un elemento caratteristico della storica campagna pubblicitaria con le silhouette su sfondo colorato. Oggi viviamo una sorta di allergia ai cavi che storicamente caratterizzano i dispositivi hi-tech. Ne facciamo volentieri a meno, anche quando significa perdere qualcosa in termini di efficienza. Non è insolito che la praticità vinca sulla qualità, basti pensare agli MP3 che si sono imposti sui CD così come ora si preferisce l’ascolto wireless anche se riduce la fedeltà. La storia ha la curiosa attitudine a ripetersi, per cui quasi 20 anni dopo l’iPod con le sue Earbuds bianche – che in molti chiamavano “cuffiette” – oggi vediamo nuovamente moltissime persone con gli auricolari Apple, ma questa volta si chiamano AirPods ed hanno perso il filo.

Dopo il modello del 2016 è arrivato un aggiornamento a marzo del 2019, così leggero che non è stato neanche cambiato il nome del prodotto. Gli AirPods (di seconda generazione) sono virtualmente identici eppure migliori in tanti modi, in particolare grazie al nuovo chip H1 che ha sostituito il precedente W1 ed aggiunto la possibilità di richiamare sempre Ehi Siri oltre ad una migliore stabilità della connessione, il Bluetooth 5.0 e microfoni più performanti. La novità più evidente, però, è la ricarica wireless, che ci ha liberato da un altro cavo ma ha richiesto un esborso aggiuntivo di 50€ rispetto alla versione con custodia tradizionale (che costa 179€).

Dato il successo del prodotto – che insieme all’Apple Watch contribuisce a gonfiare i profitti per contrastare il lento declino di quelli derivanti dalle vendite di iPhone – Apple ha deciso di alzare l’asticella aggiungendo un nuovo modello più performante, denominato AirPods Pro. Questi auricolari non sostituiscono i precedenti ma vanno ad ampliare l’offerta coprendo una fascia più elevata, così come fanno tutti gli altri prodotti Apple con la parola “Pro” nel nome. Ed è solo una parola, niente di più. Mi sembra inutile polemizzare o sottolineare che non si tratta di auricolari per i professionisti dell’audio o gli amanti dell’alta fedeltà. Il goal di Apple con gli AirPods non è certo questo, quanto quello di offrire un’esperienza d’uso incredibilmente comoda e priva di inutili complicazioni. Questo è ciò che interessa alla “massa”, molto di più che non una riproduzione particolarmente fedele del suono.

Gli AirPods Pro si distinguono principalmente per una funzionalità: la cancellazione attiva del rumore. Si può dire che tutti gli altri cambiamenti derivino essenzialmente da questo, a parte la comoda aggiunta della resistenza al sudore ed agli schizzi d’acqua con la certificazione IPX4. Affinché la soppressione del rumore sia efficace serve prima di tutto un valido isolamento meccanico, cosa che manca completamente ai precedenti AirPods. Tuttavia proprio questa caratteristica viene considerata da molti un vantaggio, perché non isolano dall’ambiente e si possono indossare anche mentre ci si sposta in città o si parla con qualcuno. Gli AirPods Pro sono invece auricolari in-ear, con gommini che servono proprio a sigillare il condotto uditivo e creare una prima barriera che evita al suono di entrare così come di uscire.

Prima di parlare di comodità, audio, microfoni, ecc.. facciamo un passo indietro a partire dalla confezione. La forma ed il design non sono cambiati, la scatola è solo un po’ più alta. All’interno si trovano gli auricolari nel loro case, un set di 2 gommini di dimensioni diverse (S ed L, mentre gli M sono già montati) e infine il cavo di ricarica, che è di tipo Lightning a USB-C. Strana scelta quest’ultima, perché solo nell’iPhone 11 Pro c’è un alimentatore USB-C, quindi i possessori di modelli inferiori o precedenti dovranno utilizzare quello dell’iPhone da Lightning a USB-A, acquistarne uno a parte oppure utilizzare una basetta per la ricarica wireless.

Il case sembra quello degli AirPods ma in modalità landscape. Ha gli stessi materiali, la stessa forma e finitura, soltanto che si apre sul lato lungo. È leggermente più grande ma entra ancora nel taschino dei jeans ed è comodissimo da maneggiare e trasportare. Faccio solo presente che il coperchio più largo ha richiesto una revisione della cerniera per renderla più robusta. Si nota in particolare all’interno, per la maggiore quantità di alluminio, ma fa comunque un po’ più di gioco rispetto alle custodie precedenti.

Negli ultimi anni ho provato qualche decina di auricolari true wireless e di case altrettanto compatti iniziano a vedersene anche altrove, però uno che abbia la medesima robustezza, comodità d’uso e possibilità di apertura e chiusura con una sola mano non l’ho ancora trovato. L’unico che mi piace altrettanto è quello dei Jaybird Vista perché è leggero, piccolo e curato, ma lo stile è molto diverso essendo auricolari per lo sport.

L’esperienza di abbinamento è quella che ormai tutti conoscono e che ha praticamente fatto scuola. Tuttavia ancora in pochi sono riusciti ed eguagliarla in circa 4 anni – giusto Samsung ha fatto qualcosa di simile con i Galaxy Buds usati con i suoi smartphone. È uno dei tanti vantaggi di un ecosistema sinergico di hardware e software, che Apple sa benissimo come mettere a frutto. Basterà aprire la custodia vicino ad un iPhone e si vedrà immediatamente il popup per la richiesta di attivazione. Dopo un paio di tap gli AirPods Pro saranno abbinati al nostro Apple ID e saranno anche utilizzabili da qualsiasi altro dispositivo Apple compatibile (la lista è piuttosto lunga, si trova in fondo a questa pagina).

Gli auricolari ricordano molto i precedenti ma hanno l’asta più corta e leggermente più grossa. Sia all’esterno che all’interno ci sono delle ampie griglie nere che nascondono i microfoni. L’altra differenza sostanziale è nella presenza di gommini, che non sono però quelli tipici degli auricolari in-ear. La prima caratteristica interessante è che questi non si attaccano al classico cilindro sporgente dei driver ma sono completamente vuoti all’interno. Questo fa sì che risultino molto più morbidi e meno fastidiosi nell’orecchio, poiché l’unica parte rigida è alla base e non si infila nel condotto uditivo.

Un secondo dettaglio degno di nota è che alla base dei gommini vi è un’ulteriore griglia che evita allo sporco di arrivare sui driver. Terza nota positiva è nel sistema di aggancio, realizzato in modo da essere semplicissimo ma al tempo stesso stabile: basta allineare il gommino all’auricolare (sono entrambi leggermente ovali, quindi si capisce subito l’angolazione giusta) e schiacciare un po’. Clack! e il gioco è fatto.

Per quanto riguarda l’effettiva comodità è sicuramente una questione soggettiva, posso solo dirvi come vanno per me. Inizio col precisare le mie abitudini e preferenze, così da fornire un quadro generale. Prima di tutto a me piacciono le cuffie e quando posso uso quelle invece degli auricolari. In merito a questi ultimi di solito preferivo in-ear, spesso con inserti in memory foam per massimizzare la resa. Gli EarPods non mi sono mai piaciuti, perché nelle mie orecchie stanno larghi e in particolare in quella sinistra l’auricolare ci naviga, per cui anche il solo peso del cavo tende a farlo cadere. Gli AirPods hanno praticamente la stessa struttura ma non c’è il cavo e a meno di fare movimenti rapidi o urtare da qualche parte (ad esempio correndo veloce o togliendo una maglietta) rimangono tranquillamente al loro posto. Pur non avendo una grandissima stabilità ho imparato in fretta ad apprezzarli perché sono così leggeri e poco invasivi che praticamente non li senti. In pochi anni mi sono abituato a questa sensazione ed ora fatico a tenere gli in-ear per più di 10 minuti… a meno che non siano davvero leggeri e con gommini di piccolo taglio.

Il primo impatto con gli AirPods Pro non è stato come speravo. Appena li ho indossati sembravano comodi ma quando ho eseguito il test di aderenza all’interno delle impostazioni mi ha suggerito di cambiare i cuscinetti perché le prestazioni dell’isolamento acustico non erano ottimali. Per cui sono passato a quelli più grandi e anche con questi il risultato è stato “aggiusta il copriauricolare o provane uno diverso”. Per superare la “dura prova” non ho dovuto solo montare quelli L ma anche schiacciarli tanto nelle orecchie, e usandoli in questo modo li ho trovati un po’ fastidiosi. Il giorno dopo li ho indossati più leggeri, senza pensarci troppo o rieseguire il test, ho solo fatto attenzione a ruotarli leggermente affinché il gommino aderisse su tutti i lati del condotto uditivo. In questo modo l’esperienza è cambiata notevolmente e li ho usati per oltre 1h senza particolare affaticamento. Mentirei se dicessi che sono comodi come gli AirPods, ma con quel formato l’isolamento sarebbe impossibile. Un aspetto positivo è che con il passare dei minuti i gommini si sentono sempre meno. Peccato comunque che Apple non fornisca anche dei copriauricolari in memory foam perché l’aggancio proprietario non consente di adoperarne di terze parti (a meno che qualche azienda in futuro non ne realizzi di compatibili). Sul fronte stabilità, invece, è tutta un’altra musica: non sono arpionati come quelli ad archetto, ma si può tranquillamente correre e fare attività senza avvertire quella sensazione di precarietà tipica degli AirPods.

L’isolamento acustico meccanico è abbastanza buono e impatta positivamente sull’ascolto, soprattutto per le frequenze basse che sono più corpose rispetto a quelle degli AirPods (ma anche un pelino caciarone a mio avviso). La qualità comunque è molto simile, così come il timbro. Direi ampiamente sopra gli auricolari Bluetooth economici, ma niente di speciale. Le cose cambiano quando si attiva il noise cancelling, perché il volume diventa più forte e l’audio sembra anche più preciso. Dico sembra perché una parte della magia è sicuramente da attribuire all’effetto della cancellazione del rumore che esalta la musica riducendo un po’ il resto. Ma questo “resto” non è poi così ampio.

Ciò che effettivamente riescono a fare gli AirPods Pro è eliminare quel rumore di fondo che solitamente tendiamo ad ignorare, perché il cervello si abitua e lo filtra per noi. Tuttavia c’è e può causare stress, stanchezza, persino mal di testa. Inoltre ci porta a dover alzare di più il volume della musica per superarlo. Con gli AirPods questo non è sempre possibile, infatti negli ambienti particolarmente affollati capita che anche il volume massimo sia insufficiente per un buon ascolto. Mi succede in aeroporto, dove non è tanto la singola chiamata ad infastidire ma tutto quell’insieme di suoni che si fondono in un tappeto di rumore caotico contro cui le piccole AirPods non possono fare molto. Nelle stesse identiche condizioni gli AirPods Pro offrono un’esperienza decisamente superiore.

Se ci troviamo in un ristorante e li indossiamo, iniziamo a sentire un primo filtro leggero, simile a quello che offrono tutti gli auricolari in-ear. Quando attiviamo la cancellazione del rumore l’impatto è notevole, perché di colpo sparisce una gran parte di quel brusio di sottofondo, anche senza musica in esecuzione. Subito dopo però ci si accorge che si sente benissimo il rumore delle posate che urtano i piatti, della macchina che passa fuori dalla finestra, della bimba che piange e anche la voce del cameriere che illustra il menu due tavoli più avanti. Qualcuno mi ha chiesto se la cancellazione del rumore degli AirPods Pro fosse paragonabile a quella di buone cuffie over-ear e la risposta chiara, secca ed inconfutabile è: no. Non lo dico a sensazione (anche se onestamente era così palese che neanche avrei dovuto provarlo), ma siccome sono in tanti a dirmi di aver sentito dire questo e quell’altro da tizio e caio, allora ho fatto una comparazione diretta.

Come sapete sono un grande appassionato di cuffie e credo di avere la maggior parte dei modelli Bluetooth più rilevanti del mercato. Parlo delle top di gamma di Sennheiser, Bose, Sony, Bang & Olufsen, Bower & Wilkins, Master & Dynamic (c’è un’abbondanza di & nel settore..), Pioneer, Jabra, Beats e altri. Sono tutte cuffie over-ear con driver importanti ed elettronica evoluta, con una struttura fisica che offre tutto un’altro tipo di isolamento e favorisce anche l’attività dell’ANC. Oggi pomeriggio ho fatto un confronto con le Bose QC35 II (ho anche le nuove 700 ma ho preferito usare come metro un modello che conoscono in molti). Le ho indossate alternativamente ad AirPods Pro, dieci minuti a testa, ovviamente con cancellazione del rumore attiva. Ho mantenuto in riproduzione dei podcast a volume medio, così da avere del suono ma senza coprire del tutto l’ambiente circostante. Risultato: indossando le cuffie Bose non ho sentito le campane della chiesa, non ho sentito l’asciugacapelli e neanche tutte le aperture del cancello scorrevole del condominio. Le stesse cose con gli AirPods Pro le ho avvertite, alcune più chiaramente di altre. Comunque la differenza è piuttosto evidente e infatti il confronto non andrebbe fatto con cuffie over-ear ma con altri auricolari in-ear. Per l’occasione ho scelto i Sony WF-1000xM3, che sono sicuramente i migliori che possiedo per qualità audio e riduzione del rumore. Se per il suono sento un vantaggio abbastanza chiaro rispetto agli AirPods Pro (che a confronto sono più pasticciati), sul fronte ANC sono molto simili. Anzi, forse gli auricolari Apple fanno un miglior lavoro sui rumori ripetuti a bassa frequenza (ad esempio in auto, treno, aereo, ecc..). Nessuno dei due equipara i modelli over-ear per le ragioni che ho detto, ma di sicuro aiutano ad ascoltare meglio la musica.

Quanto detto finora riguarda l’ascolto a basso volume, ma se invece saliamo verso il 70/80% con la cancellazione del rumore attiva, allora l’effetto di separazione diventa molto evidente e i suoni che riescono a disturbarci sono pochi, principalmente quelli davvero forti oppure ad alta frequenza, come un clacson o una sirena. Quindi sì, la qualità audio è sostanzialmente quella dei precedenti AirPods e l’efficacia dell’ANC tutt’altro che stupefacente, ma non bisogna dimenticare l’apporto complessivo offerto della struttura in-ear e quello di un volume leggermente più forte, tutte cose che ci portano ad avere un’esperienza d’ascolto completamente diversa rispetto agli AirPods. Non tanto al chiuso o in ambienti tranquilli, dove si apprezza giusto qualcosa in più sulle basse frequenze, ma proprio dove le precedenti peccano di più, ovvero in aree rumorose ed affollate.

Nelle stesse condizioni è evidente anche lo scarto migliorativo dei microfoni, perché l’interlocutore riesce a sentirci ancor meglio che in passato, cosa non affatto trascurabile considerando che la resa in chiamata dei precedenti AirPods era già tra le migliori della categoria. E la qualità è superiore anche in ambienti tranquilli, al punto che nelle telefonate effettuate con gli AirPods Pro dal mio studio l’interlocutore non ha minimamente intuito che stessi utilizzando degli auricolari finché non gliel’ho detto.

Un’altra cosa che cambia negli AirPods Pro è il sistema di controllo, poiché non c’è più l’accelerometro che ci consentiva di attivare la funzionalità con un doppio tocco. Ci sono in effetti più comandi impartibili grazie al nuovo sistema a pressione, ma non sono ancora del tutto completi. È importante sottolineare che Apple è riuscita comunque ad evitare anche questa volta il rischio di attivazioni involontarie, poiché si deve premere lo stelo tra le due dita. Il feedback che si ottiene è sonoro ma è un clic secco e non fastidioso che causa una leggera vibrazione che riesce quasi a simulare l’effetto di un clic fisico sotto le dita (in modo vagamente simile a quello del trackpad dei MacBook).

Su entrambi gli auricolari c’è il sensore che consente di mettere in pausa quando li rimuoviamo e riprendere la riproduzione indossandoli, esattamente come i precedenti AirPods, ma si ha anche un controllo diretto sulla riproduzione tramite i clic. E questo vale sia per il sinistro che per il destro. Le funzioni (non sono personalizzabili) sono le seguenti:

  1. pressione singola: play/pausa
  2. due pressioni: avanti di una traccia (o di alcuni secondi in alcune app)
  3. tre pressioni: indietro di una traccia (o di alcuni secondi in alcune app)

In più ci sono due comandi separati (e configurabili) per la pressione prolungata su entrambi gli auricolari. Tuttavia le opzioni disponibili sono soltanto due: Siri e Controllo rumore. Dunque continua a mancare il volume, che si gestisce dal dispositivo sorgente o al limite con Siri (cosa che io non amo affatto). È un peccato perché sarebbe bastato offrire la possibilità di utilizzare i clic di uno dei due auricolari per il volume invece che per la riproduzione e si sarebbe risolto il problema senza modificare nulla, soltanto a livello software.

SCRENSHOT opzioni

Il controllo del rumore è inizialmente configurato sulla pressione prolungata su tutti e due auricolari, immagino perché Siri si può richiamare vocalmente come negli AirPods di seconda generazione. Tuttavia io trovo scomodo dire “Ehi Siri” in molte situazioni, dunque l’ho abbinato alla lunga pressione sullo stelo dell’auricolare sinistro. Ho lasciato solo sul destro le opzioni della cancellazione rumore e dalle impostazioni si può anche scegliere di rimuovere una delle tre voci su cui ciclare in modo da alternare più velocemente solo sulle due più importanti:

  1. Cancellazione rumore
  2. Ambiente
  3. Non attivo

Io ho rimosso la spunta sulla terza voce perché non mi interessa molto e perché così passo da massimo isolamento a minimo in un attimo. Ognuna delle modalità ha un suo specifico suono di attivazione, che non è forte e dura pochi istanti, così da non disturbare durante la riproduzione. La modalità Ambiente è il ponte di collegamento tra gli AirPods Pro e gli AirPods in quanto utilizza i microfoni per catturare il suono che viene bloccato dagli auricolari in-ear e ce lo fa ascoltare. In pratica fa l’esatto opposto della cancellazione del rumore e questo ci consente di parlare con qualcuno o semplicemente di sentire i suoni dell’esterno o la nostra stessa voce, un po’ come succede con i tradizionali AirPods. Solo che con quelli è una causa naturale del formato mentre nei Pro il tutto viene simulato digitalmente. Un effetto analogo è presente in quasi tutti i modelli di cuffie o auricolari con cancellazione del rumore, ma devo dire che Apple ha fatto un lavoro eccellente nel renderlo molto naturale. Anzi, probabilmente è il sistema migliore attualmente sul mercato, considerando pure quelli delle cuffie over-ear. Su alcune di queste ci sono mille opzioni in più, ma alla fine non si raggiunge la stessa trasparenza.

Oltre ai controlli fisici possiamo agire sulla riduzione del rumore anche dalle impostazioni degli AirPods Pro – che ricordo si trovano dalle informazioni del dispositivo dall’area Bluetooth – oppure dal Control Center con una pressione prolungata sullo slider del volume). Questo ovviamente su iOS, ma gli auricolari si possono usare anche su Android mantenendo quasi tutte le funzionalità principali (a parte quelle di condivisione e personalizzazione).

Sul fronte autonomia non ci sono sorprese e i dati dichiarati da Apple sono assolutamente veritieri. Durano leggermente di meno degli AirPods di seconda generazione quando la cancellazione del rumore è attiva, ma si fanno comunque oltre 4 ore di riproduzione continua e la custodia ricarica gli auricolari fino ad un totale di circa 20 ore di ascolto. Inoltre bastano solo 5 minuti nella custodia per ottenere 1 ora di autonomia ed è molto comodo il supporto alla ricarica wireless, perché basterà poggiarli ogni tanto su una basetta per non avere mai la batteria scarica.

Conclusione

Voto 5/5Prima di trarre le ultime conclusioni sugli AirPods Pro ci tengo a chiarire un aspetto in particolare relativo all’attuale offerta di prodotti analoghi. Trovo invece del tutto inutile fare confronti con auricolari con filo o cuffie on/over-ear, perché sono prodotti che rispondono ad esigenze completamente diverse ed hanno vantaggi e limiti non comparabili. Mi vorrei invece soffermare un attimo sugli auricolari true wireless e in particolare sui Sony WF-1000XM3 di cui ho già parlato, in quanto sono tecnicamente i più simili che possiedo. In termini di qualità audio i Sony vincono e se fosse solo quello l’elemento in base al quale scegliere, allora li consiglierei senza riserve. Il punto è che non è così, nel senso che questo tipo di prodotto nasce per rispondere a dalle specifiche esigenze e la qualità audio è solo uno degli aspetti da considerare. Non a caso anche io che ho le Sony in questione le uso molto di rado, perché: il case è assurdamente gigante e scomodo da trasportare; gli auricolari hanno tanti gommini ma sono pesanti e se ne deve usare uno stringente per farli rimanere stabili; il Bluetooth non è molto stabile e la sincronizzazione più lenta ad avviarsi; la riduzione del rumore ha molte più opzioni ma l’efficacia è discutibile; il sistema di controllo a tocchi è più scomodo e si attiva involontariamente anche poggiando un auricolare sulla scrivania nel verso sbagliato o sfiorando un cuscino; si può abbinare un unico dispositivo per volta; non hanno ricarica wireless; in chiamata non brillano. In tutte queste cose (e per la verità anche in altre) l’esperienza d’uso e l’ergonomia degli AirPods Pro è nettamente superiore e a mio avviso lo è anche un po’ la cancellazione del rumore. Dunque anche se per l’audio sento un vantaggio abbastanza chiaro nelle Sony in termini di definizione, spazialità e qualità generale, non mi verrebbe mai in mente di uscire di casa con quelle e non con le AirPods Pro.

Il punto è che si devono giudicare i prodotti per quello che sono e non per quello che vorremmo che fossero. Certo mi piacerebbe che Apple si impegnasse di più per ottenere un suono di livello superiore, ma quello che c’è è sufficiente per lo scopo di auricolari che nascono per essere prima di tutto comodi. E in questo si trova la magia degli AirPods. È l’esperienza d’uso che li ha fatti uscire dalla cerchia ristretta degli appassionati e diventare un vero e proprio fenomeno di mercato e costume. Per quanto riguarda il confronto tra i normali e i Pro, a parte le varie differenze che ci possono essere nei controlli o nelle personali preferenze per l’ergonomia, secondo me ci si deve concentrare su un singolo aspetto: chi usa spesso gli auricolari in ambienti rumorosi avrà un giovamento notevole con i nuovi AirPods Pro, mentre per gli altri il cambio di passo sarà meno evidente. A mio avviso non sufficiente per passare dagli AirPods 2 ai Pro, per intenderci. Se però state meditando di acquistarne un paio per la prima volta oppure se avete quelli di prima generazione con batteria ormai poco performante (perché questo è un aspetto da considerare ma che è inutile discutere dato che è comune all’intera categoria ed a tutti i prodotti simili di ogni marchio) allora i 50€ in più del modello Pro sono più che giustificati.

Insomma, ancora una volta l’obiettivo è stato centrato. Trovo tuttavia corretto ribadire una ovvietà: se potete tenere delle cuffie over-ear sulla testa in tutte le condizioni in cui pensare di adoperare gli AirPods Pro, non abbiate dubbi ed investite la stessa cifra per comprare altro, come ad esempio le Sony WH-1000XM3 che offrono tutta un’altra esperienza di ascolto e maggiore isolamento acustico. Ma non prendiamoci in giro, gli AirPods si usano per motivi diversi e in condizioni differenti: se ne prende uno al volo per rispondere al telefono mentre si cucina, si può andare al lavoro indossandoli senza sentirli (e vederli), si tengono in tasca pronti ad essere presi al bisogno e ora si può anche andare a correrci grazie alla certificazione IPX4 ed alla maggiore stabilità. Ad ognuno il suo, e questi AirPods Pro (prezzo migliore su Amazon) confermano tutte le buone qualità del prodotto iniziale andando ad aggiungere una comoda funzionalità che ne espande i campi di applicazione senza perdere la leggendaria trasparenza, sempre ad un clic di distanza grazie all’ottima modalità Ambiente.

PRO
+ Leggere e stabili
+ Molto meno fastidiose come altre in-ear
+ Gommini morbidissimi che rimangono vuoti all’interno
+ Griglia di protezione al di sotto dei gommini
+ Certificazione IPX4
+ Possibilità di utilizzo di entrambi gli auricolari singolarmente e con microfono
+ Qualità della chiamata migliorata grazie alla riduzione del rumore
+ Buon livello di riduzione del rumore (per auricolari in-ear)
+ Ottima naturalezza della modalità “Ambiente”
+ Abbinamento sull’Apple ID per utilizzarli con tutti i nostri device
+ Ottima portata grazie al Bluetooth 5.0
+ Assenza totale di lag e fuori sync tra i due auricolari
+ Abbinamento, accensione e spegnimento vicini alla perfezione
+ Ottima durata della batteria
+ Richiamo dell’assistente vocale con Ehi Siri
+ Praticissima la ricarica Qi
+ Volume più forte rispetto gli AirPods (con ANC attiva)

CONTRO
- Prezzo elevato
- Peccato non si possa controllare il volume

DA CONSIDERARE
| Si spende tanto per la comodità, non per la qualità audio che rimane simile a quella degli AirPods

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.