Samsung 860 QVO 4TB: SSD capiente ed economico (relativamente…)

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Alcuni di voi sicuramente ricorderanno quanti anni fa ho iniziato a pressare tutti consigliando l’uso di dischi allo stato solido. Al tempo erano costosissimi, infatti si utilizzavano quasi esclusivamente per il boot con il sistema operativo, le app e i documenti più leggeri. Per fortuna oggi le cose sono molto diverse e seppure gli SSD continuino (e continueranno) ad essere più costosi degli HDD a parità di capienza, si possono finalmente acquistare nei tagli da 500GB o 1TB a prezzi modici. Fino al 2015 ho tuttavia mantenuto il mio lavoro principale solo su HDD tradizionali via USB in RAID 0. Questo perché mi serviva tanta capienza e la velocità in stripe era sufficiente da consentirmi il montaggio video direttamente da lì (ovviamente con materiale dal bitrate relativamente contenuto).

Gli SSD esterni li adoperavo già da tempo, ma ho aspettato un bel pò prima di introdurli nel flusso di lavoro. Nel 2016 i prezzi sono diventati favorevoli e mi sono deciso ad adottarli anche per il video, aggiungendo un gradino a monte del mio precedente metodo. In sostanza tenevo (anzi tengo…) solo i progetti in corso su unità allo stato solido, così da avere silenziosità e velocità, per poi spostarli sugli HDD e fare spazio ai nuovi. L’unico problema è la capienza degli SSD, almeno rispetto all’incremento di peso dei file da archiviare. In campo foto alla fine non è cambiato moltissimo negli ultimi 5 anni, mentre in quello video sono passato da materiale a 28Mbps a 400Mbps, quando non addirittura in ProRes o RAW con la Blackmagic Pocket Cinema Camera 4K.

Quindi ho iniziato con un SSD da 500GB, poi ne ho preso un altro, successivamente sono passato ad uno da 1TB per maggiore comodità e infine ne ho aggiunto un secondo per liberarmi anche del peso delle foto recenti. Anche così, però, ho iniziato ad avere problemi. Mi capita infatti di dover tenere in sospeso anche dei progetti su cui ho iniziato ad archiviare materiale ma che non posso ancora concludere. E considerando anche la cache per i file proxy lo spazio si consuma in fretta. Ho iniziato a guardare le unità da 2TB, che oggi sono relativamente abbordabili, come il Crucial MX500 che costa 250€. Poi però ho pensato che avrei solo rimandato di qualche mese l’inevitabile riempimento, anche a causa dell’intensificazione dei video sul nostro canale YouTube.

Mi sono quindi ricordato di avere da qualche parte un case di Inateck per due SSD configurabili in RAID 0/1 (recensione), dunque ho solleticato l’idea di prendere due MX500 da 2TB, spendendo 500€ (più il costo del case che però avevo già). L’idea non era male ma lavorare in backup non mi avrebbe portato effettivi vantaggi e avrei speso di più per avere una copia dei dati che in realtà già ho su HDD e in modo decisamente più economico. C’era la possibilità di lavorare in stripe, ma la velocità in più non l’avrei praticamente notata e con due dischi in parallelo si sarebbe raddoppiata la probabilità di incorrere in un problema (perché con RAID 0 basta che uno dei due non funzioni per perdere i dati di entrambi). Ormai avevo però abbracciato l’idea dei 4TB, che mi avrebbero consentito di prendere respiro per un bel po’ e rendere il flusso di lavoro più snello, senza dover continuamente svuotare gli SSD.

I dischi da 4TB che ho trovato sono leggermente più costosi di 500€. Tutti tranne uno: il Samsung 860 QVO. Il prezzo attuale di questa unità da 4TB è di 489€, quindi meno della somma di due da 2TB. È sempre una cifra importante, però, e il disco memorizza più informazioni per cella per aumentare la capienza, cosa che in prospettiva ne dovrebbe ridurre la longevità. In realtà il lungo periodo di uso con le MLC ha dimostrato che i problemi dovuti proprio alle NAND sono davvero rari, è più facile che i malfunzionamenti dipendano dai controller che non dalle memorie. Il problema semmai è che nel QVO le prestazioni delle QLC non sono entusiasmanti, limitandosi a circa 160MB/s in scrittura (mentre in lettura i 550MB/s vanno benissimo andando a saturare il limite del collegamento SATA3.

Ad essere del tutto sinceri mi è sembrato un problema marginale, infatti a me interessa principalmente la lettura per la stabilità e le performance nel lavoro di montaggio. Tuttavia anche i dati in scrittura sono effettivamente migliori di quelli, poiché il disco integra la tecnologia Intelligent TurboDrive ed ha la possibilità di utilizzare una cache fino a 78GB in SLC con scrittura a 520MB/s. Quindi pur consapevole che non si tratta del migliore SSD del mercato ho deciso di prenderlo, associandolo ad un case di Icy Box USB-C in metallo.

Il montaggio è semplicissimo, c’è anche in dotazione un piccolo cacciavite, e alla fine si possono mettere dei gommini alla base per rendere il case completamente pulito sia sopra che sotto. Collegato al computer l’ho formattato in ExFAT per avere la comodità di poterlo collegare al PC per alcuni montaggi più impegnativi (dove le GPU NVIDIA sono ancora una spanna sopra alle AMD dei Mac).

Le prestazioni reali che sto riscontrando sono valide e sembrano mantenersi anche durante le copie lunghe. Mi rimane il dubbio che scegliendo ad esempio il Samsung 860 EVO con 110€ avrei avuto migliori prestazioni e sicurezza, ma si trattava di aggiungere altri 120€ circa… non so se ne valeva la pena. Mentre la soluzione a singolo disco rispetto a quella con due da 2TB mi sembra la scelta migliore per la robustezza del sistema, visto che si ha solo un punto di criticità invece che due. Ovviamente però il tutto viene continuamente backuppato sera dopo sera, dunque non rischio certamente di rimanere a piedi. Non essendo proprio una recensione tradizionale evito le conclusioni, ma sono curioso di sapere cosa ne pensate e se secondo voi l’investimento ha un senso per chi effettivamente ha bisogno di avere accesso veloce ad una grossa mole di dati.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.