L'argomento privacy negli ultimi mesi è al tempo stesso croce e delizia per Apple. In quel di Cupertino l'attenzione alla riservatezza dei dati personali è considerata una posizione di vantaggio rispetto la concorrenza, considerata meno affidabile in tal senso. Eppure, proprio quest'anno non sono mancati degli incidenti di percorso, come gli ascolti non autorizzati delle conversazioni su Siri, questione pressoché risolta con nuove opzioni di gestione in iOS 13.2. Oggi ha tenuto banco una nuova controversia, che riguarda tuttavia solo gli iPhone 11.
Riportata da TechCrunch, la vicenda scaturisce dalle osservazioni del ricercatore di sicurezza Brian Krebs, che ha notato come il suo iPhone 11 Pro continuava a tracciare la posizione anche dopo aver disabilitato i servizi di localizzazione nelle Impostazioni. Ciò naturalmente ha posto subito un controsenso, dal momento che la scelta dell'utente non viene in questo modo rispettata. Non ha aiutato a rassicurare nemmeno la risposta iniziale di Apple, che ha difeso questo tracciamento come un "comportamento previsto", sostenendo in ogni caso che non vi era alcun rischio per la privacy. Krebs è arrivato quindi alla conclusione che quanto osservato ha cause che vanno oltre al software, coinvolgendo qualche componente.
Detto fatto, in seguito alle rimostranze pubbliche non appena la notizia ha preso risalto, Apple ha rilasciato un nuovo chiarimento in cui sostanzialmente conferma l'ipotesi di Krebs. Il responsabile di questi tracciamenti è il chip U1, che supporta la tecnologia di comunicazione Ultra Wide Band; grazie alle sue avanzate capacità di localizzazione, permette di eseguire operazioni a corto raggio come lo scambio di file tramite AirDrop in modo preciso ed efficiente. Essendo, come tutte le tecnologie di questo tipo, soggetta ai regolamenti internazionali, iOS verifica la posizione dell'utente per accertarsi che l'utente non si trovi in un'area dove l'utilizzo di UWB non è consentito, disabilitandolo finché non si esce dalla zona proibita. L'elaborazione, rimarca l'azienda, avviene solo ed esclusivamente sugli iPhone, senza trasferimento di dati verso server online.
Le affermazioni di Apple hanno trovato conferma sul campo: le analisi effettuate dagli esperti di sicurezza, come Will Strafach, autore del firewall Guardian, hanno accertato che i dati di localizzazione non lasciano i dispositivi. In ogni caso, la mela ha promesso l'introduzione di un nuovo toggle in un prossimo aggiornamento di iOS che permetterà di inibire del tutto tali tracciamenti, che presumibilmente però comporterà l'impossibilità di utilizzare UWB. Come prevedibile, però, ciò non ha placato le polemiche riguardanti il mancato rispetto dei settaggi già presenti e l'assenza di una spiegazione convincente sin da subito. Non si può non essere concordi con quanti sostengono che un colosso come Apple, così attento alla comunicazione efficace, avrebbe potuto e dovuto chiarire le cose all'origine, magari con una nota nelle Impostazioni e/o un documento del supporto online. Il classico "tanto rumore per nulla", che con un po' di buonsenso poteva essere evitato.