Qualcomm Snapdragon 865, all’assalto della fascia alta con 5G e 8K

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Siamo in prossimità della chiusura per il 2019, ma c’è sempre spazio per qualche novità “dell’ultimo minuto”, specialmente se andranno a definire molto di quello che vedremo nel corso dei prossimi mesi. Dalle Hawaii, Qualcomm presenta il suo nuovo top di gamma Snapdragon 865, che vedremo in numerosi dispositivi Android di fascia alta, come il già preannunciato Xiaomi Mi 10.

Sviluppato col processo a 7 nanometri di TSMC, lo Snapdragon 865 presenta per il suo set di 8 core una configurazione 1+3+4 come 855, ma abbandona le personalizzazioni proprietarie per utilizzare il design nativo top di gamma ARM: 1 core Cortex-A77 alle massime prestazioni a 2,84 GHz con cache pL2 da 512 KB, 3 core intermedi sempre Cortex-A77 ma a 2,42 GHz e con cache pL2 da 256 KB ciascuno, infine 4 core Cortex-A55 più a risparmio energetico con frequenza massima di 1,8 GHz e 128 KB di cache pL2 per ogni nucleo. A seconda della necessità, possono anche operare tutti contemporaneamente. In comune per tutti la cache sL3 da 4 MB, raddoppiata rispetto alla precedente generazione. Il controller di memoria presenta un supporto duplice, in quanto oltre alla LPDDR4X fino a 2133 MHz è già pronto per abbinarsi alle imminenti memorie LPDDR5 con clock massimi di 2750 MHz.

La GPU Adreno 650 è un’evoluzione della 640, non presenta grandissime novità ma apporta comunque un gradito miglioramento delle prestazioni sino al 20% e supporto a schermi con refresh a 144 Hz. Un’altra novità, legata proprio al mondo Android dove questa GPU avrà i maggiori utilizzi, è la possibilità di aggiornarne i driver attraverso il Play Store. Maggiori interventi sono stati fatti sull’Image Signal Processor e sull’intelligenza artificiale. Per il primo ambito, il nuovo Spectra 480 porta supporti piuttosto succulenti nel loro potenziale. Può infatti gestire sensori fotografici da ben 200 Megapixel, non ancora utilizzati negli smartphone (il massimo attuale è di 108 MP), anche se per la cosiddetta esperienza “zero shutter lag” gli OEM non dovranno superare i 64 MP. Tale quantitativo è anche il limite superiore per effettuare la cattura congiunta di foto insieme a video in 4K. A proposito dei filmati, lo Spectra 480 supporta non solo la registrazione in 4K a 120 fps, ma anche in 8K a 30 fps, aprendo così ad una prossima generazione di flagship ulteriormente carrozzata in tal senso; lo slow motion rimane in 720p, ma arriva a quota 960 fps e senza limiti di tempo (rimangono ovviamente quelli di archiviazione). Infine, al supporto HDR10 già presente nei precedenti SoC si aggiunge quello Dolby Vision. Parlando invece dell’AI, il chip Hexagon 698 più che raddoppia le performance, arrivando a quota 15 TOPS (trillion operations per second), un fattore chiave in un mondo sempre più dominato dagli assistenti virtuali e non solo. Sono inoltre supportate le reti neurali basate su Google Tensorflow.

Curiosa la scelta per quel che riguarda la connettività: lo Snapdragon 865 gestisce al suo interno solo Wi-Fi 6 e Bluetooth 5.1, mentre il modem cellulare viene separato dal modulo principale. Ad occuparsene è il chip X55, che supporta sia le reti LTE sia 5G, queste ultime con picchi di download fino a 7 Gbps e in tutte le principali bande (sotto i 6 GHz e, più in alto, le cosiddette mmWave); l’upload massimo arriva a 3 Gbps. Di tutto rispetto comunque anche le prestazioni teoriche in 4G, potendo arrivare a 2,5 Gbps in download. La scelta di separare il modem dal SoC è dovuta alla sua maggiore complessità nello sviluppo con l’avvento del 5G, nonché ad una flessibilità prima non ottenibile dal momento che i chip vengono preparati su due scale temporali diverse. X55 è infatti già disponibile da diversi mesi, il che ha permesso ai produttori di testarlo con largo anticipo nei prototipi dei loro prossimi smartphone e risolvere tempestivamente le criticità lato rete; dall’altro lato, il passaggio da 855 a 865 non è così impattante e l’implementazione del SoC può essere così effettuata in tranquillità anche in una fase avanzata di sviluppo dei dispositivi. Il rovescio della medaglia è naturalmente costituito da uno spazio maggiore richiesto sulla scheda logica, richiedendo così una progettazione adeguata. La separazione è solo dal punto di vista tecnico, non commerciale: chi sceglierà d’implementare lo Snapdragon 865 dovrà farlo in abbinamento al modem X55. Non vale l’opposto, e infatti è molto probabile che vedremo questo chip di rete Qualcomm in azione pure negli iPhone del 2020, fianco a fianco con gli Ax proprietari. Infine, questa iniziativa coinvolge solo il prodotto di punta, come vedremo ora.

Lo Snapdragon 765, insieme alla variante G, si colloca un gradino sotto al modello superiore, promettendo di portare buone prestazioni anche su fasce più sensibili al prezzo. Anche qui il processo di sviluppo è a 7 nanometri, ma Qualcomm ha optato per affidarsi in questo caso a Samsung. Sempre octa-core, presenta una configurazione 1+1+6: un core Cortex-A76 a 2,3 GHz, che salgono a 2,4 per il 765G; un altro core Cortex-A76 ma leggermente inferiore nel clock, a 2,2 GHz; 6 nuclei Cortex-A55 operanti a 1,8 GHz. Niente LPDDR5 qui, ci si deve accontentare del classico, si fa per dire, supporto LPDDR4X 2133. La GPU Adreno 620, nel modello G, arriva sino al 38% di prestazioni in più rispetto alla sua controparte dello scorso anno, Adreno 618. Per quanto riguarda foto e video, può supportare sensori fino a 192 Megapixel, oppure ci si può fermare a 36 Megapixel (o a due sensori da 22) se si preferisce un’esperienza priva di lag nello scatto, mentre la cattura avviene in 4K a 30 fps o 1080 fino a 120 fps, con supporto HDR10. Contrariamente all’865, qui il modem X52 è integrato, ma ha prestazioni meno spettacolari: il 5G si ferma a 3,7 Gbps teorici massimi in download, mentre il 4G deve accontentarsi di 1,2.

In conclusione, alla luce anche dei crescenti rumor che vedono per i prossimi iPhone un doppio sistema di autenticazione Face ID+Touch ID, con quest’ultimo posizionato sotto lo schermo, menzioniamo il nuovo sensore ultrasonico Qualcomm 3D Sonic Max che viene ritenuto da molti il candidato ideale per svolgere tale compito. Comparato al precedente modello, presenta una superficie 17 volte più grande, che permette di utilizzare anche due dita in contemporanea per l’autenticazione. La cattura dell’impronta digitale è più accurata, avvalendosi anche di un machine learning avanzato. Prima di Apple, è verosimile che il 3D Sonic Max vedrà il suo utilizzo da parte di Samsung ed altri produttori, sperando che abbia completamente risolto i grattacapi cui si è assistito col predecessore sui Galaxy S10/Note 10 in presenza di case proteggi-schermo, mitigati attraverso un aggiornamento software.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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