iPad compie 10 anni, entrando in quella che potrebbe essere la sua decade cruciale

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Nella storia di Apple, è una delle pietre miliari arrivata più tardivamente. Eppure la concezione dell’iPad ha le sue origini sin dagli anni ’80. Allora un computer a tutto schermo, da portare più o meno ovunque, era praticamente un sogno su cui fantasticare, roba da film, in attesa che le tecnologie fossero pronte a renderlo realtà. Riguardando alcuni concept Apple dell’epoca, non si può non dire che il pensiero era già proiettato piuttosto in avanti. Occorrerà attendere il 1993 affinché i meri gusci di plastica dei prototipi estetici prendessero vita in prodotti almeno in parte funzionanti, come W.A.L.T.

Acronimo di Wizzy Active Lifestyle Telephone, avrebbe dovuto racchiudere funzionalità telefoniche, fax e Personal Information Management (rubrica, calendario ed altro ancora). Aveva dei legami col Newton, altro progetto del medesimo periodo, condividendo sia il supporto al pennino sia lo stesso sistema di riconoscimento della scrittura. Rispetto al PDA, però, qui si poteva usufruire di uno schermo molto più grande e la base era quella del Macintosh, aprendo a potenzialità interessanti qualora il prodotto fosse diventato realtà commerciale. Cosa che non accadde: pur venendo annunciato alla conferenza MacWorld 1993, W.A.L.T. venne accantonato dopo pochi prototipi, dando massima priorità al Newton che, seppur molto più piccolo, era anche pronto. Ad ingrandirsi ci si poteva pensare in seguito. La storia ha dimostrato che non è andata così, con la sentenza finale sul PDA con la mela pronunciata da Steve Jobs subito dopo il suo ritorno, a causa del poco successo e della sua natura di dispositivo “figlio di John Sculley”, che fu il protagonista della cacciata di Jobs da Apple nel 1985.

Ad onor del vero, dove Apple non riuscì furono altre a farlo, quantomeno se s’intende portare un tablet sugli scaffali. Nel 1989 uscì il GRiDPad, basato su MS-DOS con alcune modifiche. Qualche anno dopo, la stessa Microsoft prese coraggio e spinse insieme agli OEM sull’iniziativa del Pen Computing. Si trattava di portatili opportunamente modificati per il solo input da pennino, con un’edizione speciale di Windows 3.1. In nessuno dei casi si può parlare di un successo fragoroso e, come fece Apple, tutte le principali aziende attive nell’ambito si riciclarono sui PDA, dove Microsoft e Palm conobbero un discreto riscontro, in attesa di passare alla fase successiva coi veri e propri smartphone. Ma a Redmond non erano soliti arrendersi, ambivano a scardinare il mercato dei tablet prima che lo facessero altri, ad anticipare la domanda. Nel 2003 pensarono di esserci riusciti coi Tablet PC, a tutto schermo e disponibili anche come primordiali 2-in-1 con tastiera e touchpad. Il pennino regnava sovrano, così come un’interfaccia, quella di Windows XP, tutto fuorché pensata per essere davvero utilizzata a tocco.

È in quello stesso periodo che, più a sud della costa pacifica, riprende corpo l’idea dell’iPad. Ironia della sorte volle che proprio Microsoft, seppur involontariamente, diede la spinta ad Apple per tornare a fare sul serio coi tablet. Questo estratto dalla biografia ufficiale di Jobs spiega il perché:

Uno dei progettisti della Microsoft che stava lavorando a un computer tablet, marito di un’amica di Laurene e Steve Jobs, volle organizzare per il suo cinquantesimo compleanno una cena alla quale invitò i due, insieme a Melinda e Bill Gates. (…) Come ricorda Jobs:

Questo tizio continuava a vantarsi con me di come la Microsoft avrebbe completamente cambiato il mondo con questo software per PC tablet, eliminando tutti i computer portatili, e di come la Apple avrebbe dovuto ottenere la licenza per questo software. Ma il dispositivo era tutto sbagliato: aveva uno stilo. Se hai uno stilo, sei morto. Questa cena era probabilmente la decima volta che ne parlava ed ero così stufo che tornai a casa e mi dissi: «Vaff…, facciamogli vedere come può davvero essere un tablet».

Quando Jobs giunse in ufficio il giorno successivo, riunì il suo team e disse: «Voglio fare un tablet che non abbia né tastiera né stilo.»

Fu la genesi del progetto “Purple”, che portò alla creazione di un team segreto in Apple ed infine alla presentazione dell’iPhone nel 2007. Cosa c’entra l’iPhone? Il telefono è in realtà frutto di un cambio in corsa, quando Jobs vide negli smartphone un’opportunità più rapida per rivoluzionare un settore. L’iPad verrà temporaneamente accantonato per essere ripreso dopo il 2007. Eppure le voci di un tablet made in Apple stavano già iniziando a circolare e tutti sarebbero stati pronti a scommettere che si sarebbe trattato di un prodotto con Mac OS X. Proprio per questo, quando il 27 gennaio del 2010 venne presentato, colse tutti di sorpresa: non era un Mac né voleva avere a che farci.

ipad

Jobs voleva un prodotto indipendente dal passato, che non avesse alcun legame coi portatili tradizionali né tantomeno coi lenti netbook a basso costo che ai tempi stavano conoscendo un buon periodo tra l’utenza (incluso il sottoscritto). Un prodotto appartenente all’era post-PC. La sua lontananza dal mondo Mac era testimoniata anche dal prezzo contenuto per gli standard Apple, $499. Eppure non fu facilissimo farlo accettare subito come molto di più di un iPhone gigante o di un lettore di ebook: inizialmente fu oggetto anche di derisioni e la natura stessa del prodotto poneva limiti agli scopi. È dall’anno successivo, con l’iPad 2 e un crescente numero di applicazioni ottimizzate, incluse quelle della stessa Apple a fare da fiore all’occhiello, che iniziò l’ascesa.

Nessun competitor è davvero riuscito negli anni ad impensierire gli iPad, nemmeno dopo che il loro boom iniziale si era esaurito attorno a metà dello scorso decennio. I tentativi ambiziosi di BlackBerry e HP sono rovinosamente falliti, e anche le rivali rimaste in gioco non si avvicinano al primato di Apple nell’ambito. Google, insieme agli altri OEM, continua a tentare una strategia duale con Android e Chrome OS, ma entrambi i sistemi operativi continuano a rivelarsi più apprezzati sui prodotti per cui sono originariamente stati concepiti, rispettivamente smartphone e laptop. Lato Windows, gli sforzi più convincenti li ha profusi la stessa Microsoft, ancor prima che col software proprio soprattutto con l’hardware, coi Surface. Sono macchine molto curate e meritano i riscontri positivi che continuano ad ottenere, ma per ironia della sorte sembrano avere quel ruolo che hanno i Mac tra i computer tradizionali: una nicchia felice di fascia alta. All’estremo opposto, sono invece gli Amazon Fire ad aver dato un’alternativa economica agli iPad, senza troppe pretese ma comunque sufficienti per gli usi di base, eccellendo nella lettura grazie alla storica piattaforma di casa Kindle.

Oggi gli iPad hanno ripreso ad accumulare segni positivi nelle vendite, sono di varie dimensioni, per quasi tutti i gusti e prezzi, coi gioielli della corona rappresentati dai Pro, nati alla massima potenza nel 2015 ed evoluti di generazione in generazione. Concedendosi il rischio riuscito di far accettare l’Apple Pencil come mezzo d’input aggiuntivo dopo anni di negazione, ma anche abbracciando più di recente standard come la USB-C in luogo della proprietaria Lightning, che invece almeno per ora resta sugli altri modelli non-Pro. Con l’hardware che sta dando il meglio di sé, la palla passa al software per completare e, come abbiamo potuto constatare fino all’anno scorso, purtroppo iOS si era trasformato più in un limite che in un vantaggio. iPadOS 13 rappresenta la prima svolta importante in tal senso, portando funzionalità esclusive non presenti nell’edizione “telefonica” e aggiungendo un po’ di caratteristiche che lo rendono più desktop-like, incluso il supporto (per quanto ancora tiepido) a mouse e trackpad. È solo l’inizio, però: ci sono tante altre potenzialità ancora inespresse, anche al di là del sistema operativo in sé, e in tal senso Photoshop dovrà risultare la prima di una lunga serie tra le “app da grandi” ad abbracciare iPadOS. La decade appena iniziata sarà fondamentale per il futuro dell’iPad, stabilendo finalmente se l’era post-PC avrà ottenuto i presupporti per entrare nel vivo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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